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Thursday, March 19, 2015

La fiamma di una candelaLa fiamma di una candela by Gaston Bachelard
My rating: 4 of 5 stars

La fiamma ci costringe a immaginare. Davanti a una fiamma, quando si sogna, quel che si percepisce non e’ nulla a confronto di quel che si immagina. La fiamma porta il suo valore di metafore e di immagini nelle piu’ diverse sfere di meditazione.
...
Attraverso la fiamma assunta come oggetto di reverie anche le metafore piu’ fredde si trasformano realmente in immagini. (13)

… seguendo una delle leggi piu’ costanti della reverie davanti alla fiamma, il sognatore vive in un passato che non e’ piu’ unicamente il suo, nel passato dei primi fuochi del mondo. (14)

La fiamma e’ un mondo per l’uomo solo.
E se il sognatore di fiamma parla alla fiamma, parla a se stesso, ed eccolo poeta. Dilatando il mondo, il destino del mondo, meditando sul destino della fiamma, il sognatore dilata il linguaggio poiche’ il linguaggio esprime una delle bellezze del mondo. (15)

In una reverie della piccola luce il sognatore si sente come a casa, l’inconscio del sognatore e’ per lui come una casa. Il sognatore! - questo doppio del nostro essere, questo chiaroscuro dell’essere pensante - ha, in una reverie della piccola luce, la sicurezza d’essere. Chi si affida alla reverie della piccola luce scoprira’ questa verita’ psicologica: l’inconscio tranquillo, l’inconscio privo di incubi, l’inconscio in equilibrio con la propria reverie, … (17)

Un tempo, in un tempo dimenticato dagli stessi sogni, la fiamma di una candela faceva meditare i sapienti: donava infiniti sogni al filosofo solitario. Sul suo tavolo, accanto agli oggetti prigionieri della loro forma, accanto ai libri che istruiscono lentamente, la fiamma della candela richiamava pensieri senza misura, evocava immagini senza limite. (27)

Ricostruendo per noi stessi le immagini della cella del filosofo in meditazione, vediamo sul suo tavolo la candela e la clessidra, due esseri che indicano entrambi il tempo umano, ma in stili quanto diversi! La fiamma e’ una clessidra che scorre verso l’alto. Piu’ leggera della sabbia che sprofonda, la fiamma costruisce la propria forma, come se il tempo stesso avesse sempre qualcosa da fare.
Fiamma e candela, nella meditazione serena, esprimono la comunione del tempo leggero e del tempo pesante.

Ma per il saggio che io immagino, l’insegnamento della fiamma e’ piu’ grande di quello della sabbia che sprofonda. La fiamma chiama chi veglia a sollevare gli occhi dal suo in folio, ad abbandonare il tempo dei doveri, il tempo delle letture, il tempo del pensiero. Nella fiamma anche il tempo si mette a vegliare.
Si’, chi veglia davanti alla sua fiamma interrompe la lettura. Pensa alla vita. Pensa alla morte. La fiamma e’ precaria e vacillante. Questa luce, un soffio l’annienta, una scintilla la riaccende. La fiamma e’ facile nascita e facile morte. (30)

Non si legge piu’ non appena la lettura evoca un sogno. Se la candela illumina il vecchio libro che parla della fiamma, l’ambiguita’ dei pensieri e delle reverie giunge all’estremo.
Niente piu’ simbolo, niente piu’ doppio linguaggio che tradurrebbe il materiale in spirituale, o inversamente. Entriamo, con Vigenere, nell’unita’ forte di una reverie che non puo’ dividersi in una dialettica di oggettivo e soggettivo. Il mondo, in una simile reverie, incarna, in tutti i suoi oggetti, un destino dell’uomo. (34-5)

Sempre bruciando, la fiamma deve reinfiammarsi, tener fede, contro una materia inerte, al comandamento della propria luce. Se avessimo l’orecchio piu’ fine, potremmo udire tutti gli echi di queste agitazioni intime. La vista permette facili unificazioni. Al contrario, i brusii della fiamma non si possono riassumere. La fiamma dice tutte le lotte che e’ necessario sostenere per mantenere un’unita’. (45)

In quale rifugio, in quale cella il poeta e’ realmente un solitario? E anche quando tutto muta col mutare dell’umore del cielo e del colore dei sogni, ogni espressione della solitudine di un grande solitario deve trovare la propria immagine. (52)

Solo, di notte, con un libro rischiarato da una candela - libro e candela, doppia isola di luce, contro le tenebre doppie dello spirito e della notte.

Se alzo gli occhi dal libro per guardare la candela, io non studio, io sogno.
Allora le ore fluttuano nella veglia solitaria. Le ore fluttuano tra la responsabilita’ di un sapere e la liberta’ della reverie, questa troppo facile liberta’ dell’uomo solitario. (53)

“Alcuni alberi diventano piu’ odorosi quando sono toccati dall’arcobaleno” (71)

Fuoco, aria, luce, ogni cosa che sale ha del divino; ogni sogno dispiegato e’ parte integrante dell’essere del fiore. La fiamma di vita dell’essere che fiorisce e’ una tensione verso il mondo della pura luce. (80)

Quale grande compito sarebbe per uno psicologo quello di liberare, nonostante il caos dei sogni e degli incubi, la personalita’ di questo essere intimo, di questo essere doppio che “ci assomiglia come un fratello”! Conosceremmo allora l’unita’ d’essere dei nostri sogni. Saremmo davvero i sognatori di noi stessi. (92)




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Saturday, March 14, 2015

Maschere di donnaMaschere di donna by Fumiko Enchi
My rating: 4 of 5 stars

Lo specchio rifletteva il volto della donna o, meglio, la maschera che copriva il suo volto…
il volto della donna era stato visto, un tempo, in un quadro oramai dimenticato…

Cosi’ come esiste un archetipo muliebre amato dagli uomini attraverso i secoli, nello stesso modo vi deve essere un genere di donna da essi eternamente temuto, possibile proiezione dei mali insiti nella natura maschile. (dalla copertina)
Tutto nella donna e’ enigma, e tutto nella donna trova una soluzione: essa si chiama gravidanza. (Delle donnine vecchie e giovani, Cosi’ parlo’ Zarathustra, Nietzsche)

Nel dire cio’ Mikame bruciava dal desiderio di provare a toccare con la punta di un dito, come per catturare un insetto, la fossetta che appariva e scompariva sulla bianca morbida guancia di Yasuko. (53)

In questo senso Fujitsubo e Murasaki sono donne che dissolvono tutto di se’ nel doloroso tormento di accettare gli uomini, facendo cosi’ sbocciare in loro il fiore dell’amore eterno; al contrario Rokujo e’ una Ryo no onna, una donna-spirito: si consuma nell’incapacita’ di annullare il proprio ego nell’amato, e solo attraverso l’inconscia facolta’ possessiva del suo spirito demoniaco trasmette agli altri la propria volonta’ senza ricorrere ad azioni vere e proprie. (94)

In quel momento Ibuki si accorse con meraviglia che, pur avendola vista molte volte, non ricordava in modo chiaro i suoi lineamenti. Non si erano mai incontrati da soli, vi era sempre Yasuko nelle vicinanze e forse questo ne era il motivo, oppure piuttosto perche’ del viso di Mieko nella memoria restava soltanto l’impressione che fosse circondato da un’aura di soave pallore. Se mai, lo si poteva definire un volto come quelli delle maschere del no, ma piu’ che altro dava una sensazione di vaghezza inafferrabile. (132-3)

… Ibuki continuava a pensare ai “fiori delle tenebre”, una espressione letta chissa’ quando in una composizione poetica di epoca Tang. Tra i fiori che emettevano i loro profumi nell’oscurita’, galleggiava non solo il viso di Mieko, ma anche quello di Yasuko, e persino quello di Harume. (134)

Sei tu giunto a me
o sono io venuta da te,
non ricordo,
e’ stato sogno o realta’,
dormivo o ero sveglia? (155)

Da allora sono immerso nel Poema del Mare
Che, lattescente e invaso dalla luce degli astri,
Morde l'acqua turchese, dentro cui, fluttuando,
Scende estatico un morto pensoso e illividito;

...

Dove, tingendo a un tratto l'azzurrità, deliri
E ritmi prolungati nel giorno rutilante,
Più stordenti dell'alcol, più vasti delle lire,
Fermentano i rossori amari dell'amore!

Io so i cieli che scoppiano in lampi, e so le trombe,
Le correnti e i riflussi: io so la sera, e l'Alba
Che si esalta nel cielo come colombe a stormo;
E qualche volta ho visto quel che l'uomo ha sognato!



Ma basta, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti.
Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro:
L'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.
Oh, la mia chiglia scoppi! Ch'io vada in fondo al mare!

Le Batteux Ivre (Il battello ebbro) - Rimbaud


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Thursday, March 5, 2015

La vetta degli Dei: Volume 3La vetta degli Dei: Volume 3 by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Chi un giorno insegnera’ agli uomini a volare avra’ spostato tutte le pietre di confine; tutte le pietre di confine stesse voleranno in aria per lui ed egli ribattezzera’ la terra chiamandola ‘la leggera’. (Dello spirito di gravita’, 2, Cosi’ parlo’ Zarathustra, Nietzsche)

Prima o poi cadro’... ma fino a quel giorno continuero’ a scalare. (241)

Habu si apprestava a entrare nella terra degli Dei…(305)

Perche’ un uomo … decide di scalare una montagna? (322)

«Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento».
Reinhold Messner


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Ore d'ozioOre d'ozio by Yoshida Kenkō
My rating: 4 of 5 stars

Il monaco buddhista Kenkō, avrebbe via via incollato le strisce di carta contenenti i singoli brani del libro sulle pareti della sua casa. Dopo la sua morte, altri avrebbero messo insieme tali frammenti, in cui molti lettori dovevano trovare quello che è forse il più essenziale concentrato dello spirito giapponese.

Makoto e’ dunque sentire, vivere immediatamente e attraverso i sensi le cose del mondo. E’ una forma di estrinsecazione dell’emotivita’ che, facendo perno sul cuore, ne manifesta i sentimenti in modo vigoroso, schietto e immediato.

Noi troviamo il makoto in Kenko in quel fascino che per lui hanno le cose antiche o che rievocano il passato, nella sua preferenza per la semplicita’, nel suo vivo interesse per gli antichi riti e consuetudini e per le antiche parole ed espressioni e, in senso piu’ ampio, in quella sua avversione per le persone invadenti che vogliono a ogi costo mettersi in evidenza, e contro le quali esercita la sua ironia. (203)

Mono no aware, vale dunque: il turbamento (aware) delle (no) cose (mono), cioe’: la commozione, la simpatia per le cose, gli altri esseri e la stessa natura ci ispirano. (204)

Il titolo Tsurezure-gusa e’ composto di due parole, … Il significato preciso del vocabolo tsurezure non e’ molto chiaro. Di solito viene reso con contemplazione, tempo libero, noia, ozio; ma sembra piuttosto indicare quella feconda beatitudine che riempie l’anima quand’essa e’ sola con se stessa, non turbata o distratt da altro, nel silenzio che la circonda. (209)

Nelle mie ore d’ozio, seduto davanti al calamaio, vado annotando giorno dopo giorno, senza alcun motivo particolare, ogni pensiero che mi passa per la mente, per quanto futile sia: e’ una cosa, questa, che mi procura una sensazione davvero strana, simile a una lieve ebbrezza. (13)

1 * Il lignaggio e l’aspetto noi lo riceviamo dalla natura: ma perche’ non dovremmo almeno far si’ che il nostro cuore diventi sempre piu’ saggio? (14)

13 * Non c’e’ cosa piu’ consolante che sedere sotto una lampada con un libro aperto e far conoscenza con coloro che son vissuti nei tempi passati. (19-20)

73 * Cio’ che in questo mondo viene tramandato e’ in gran parte frutto di fantasia; forse perche’ la verita’, in se’, non e’ mai particolarmente interessante. (53)

75 * Quali saranno mai i sentimenti di colui che vive in un ozio tedioso e melanconico? Stare soli, senza essere turbati da influenze esterne, e’ certo cosa gradita. Se si segue il mond, il proprio cuore viene facilmente traviato dall’impurita’. Frequentando la gente, la parola si adegua alle intenzioni altrui, non al proprio cuore. … Gli uomini sono tutti cosi’: corrono frenetici, e dimenticano la loro follia. (54)

Life is a well of delight; but where the rabble also drink, there all fountains are poisoned. (The rabble, xxviii, Thus Spake Zarathustra, Nietzsche)

91 * Cio’ che si e’ iniziato non giunge alla fine e cio’ a cui miriamo non si realizza, eppure i nostri desideri non hanno limite. Il cuore dell’uomo e’ instabile e tutte le cose non sono che illusioni. C’e’ qualcosa che rimanga, sia pur per breve tempo, immutato? (62)

105 * Nell’ombra del lato a settentrione della casa, dove la neve non sciolta era ghiacciata, stava ferma una vettura, le cui stanghe scintillavano di ghiaccioli. La luna dell’alba era tersa, ma qua e la’ v’erano angoli oscuri. Nel corridoio del tempio solitario sedevano sulla soglia di una porta un uomo, dall’aspetto distinto, e una donna. I due conversavano chissa’ di quale argomento, che sembrava non dovesse mai esaurirsi. Il modo con cui la donna inclinava il capo era segno di eleganza, e l’indefinibile profumo che emanava era delizioso. Quanto avrei voluto udire, sia pure in parte, cio’ che si dissero! (68-9)

108 * Nessuno in questo mondo conferisce valore all’istante. E’ forse per saggezza o per stupidita’? (70)

164 * Quando le persone si incontrano non stanno mai zitte un momento, hanno sempre qualcosa di cui discorrere; ma se si ascolta quel che dicono, si tratta quasi sempre di futilita’: voci senza fondamento, commenti benevoli o malevoli, … (101)

166 * Quando considero le cose per cui le creature umane si affannano, mi sembra come se, avendo costruito un Buddha di neve, esse fabbricassero ornamenti d’oro e d’argento e gioielli, e costruissero un tempio o una pagoda per lui. Potrebbe mai il Buddha di neve attendere la fine della costruzione?
Spesso all’uomo sembra che la vita duri eterna, e invece svanisce come neve e lascia molte cose incompiute. (102)

208 * Nel legare i rotoli dei sutra e’ stata sempre consuetudine avvolgere il laccio a croce, come nel tasuki, da sopra a sotto, facendone passare l’estremita’, tirandola per traverso, sotto l’incrocio, in modo da formare un cappio. (123)

211 * Non bisogna mai fidarsi di nessuno e di nulla, in nessuna occasione.

L’uomo e’ l’anima dell’universo, che non conosce limiti: come potrebbe dunque avere una natura diversa? Se agisce con larghezza di vedute e senza restrizioni, allora ne’ la gioia ne’ l’ira lo sfioreranno, ne’ le circostanze lo faranno soffrire. (125)

239 * Il quindicesimo giorno dell’ottava lunazione e il tredicesimo della nona sono dominati dalla costellazione Ro, che fa parte dell’Ariete. Poiche’ tale costellazione e’ straordinariamente luminosa, queste due notti sono particolarmente propizie per contemplar la luna. (142)


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