Helgoland by Carlo Rovelli
My rating: 4 of 5 stars
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Monday, January 31, 2022
Sunday, January 30, 2022
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Wednesday, January 26, 2022
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Saturday, January 22, 2022
Sunday, January 16, 2022
Sunday, January 9, 2022
Review: Romanzi e "Continuazioni"
Romanzi e "Continuazioni" by Italo Svevo
My rating: 5 of 5 stars
UNA VITA (*****)
La vita di un inetto o l’inettitudine alla vita.
Superato il velo della superficie si sprofonda la’ dove non e’ piu’ possibile risalire - sono trascorsi i tempi in cui era possibile girare il volto alla luce.
Svevo era una stupenda, sofisticata, perversa, unilaterale macchina da racconto, e non c’e’ nulla di piu’ avvilente di vederlo ridotto alla scala delle fotografie di gruppo o dello scrittore che aveva “un messaggio da lasciare”. (LX)
C’e’ un’altra cosa che lo psicoanalista ignora: che, se non Zeno, almeno Svevo sembra a volte pensare come Dostoevskij quando, nel Diario di uno scrittore, annota:
Non c’e’ nulla di piu’ piacevole che parlare della propria malattia, pur di trovare un ascoltatore; e quando si comincia, e’ ormai impossibile non mentire; e’ una cosa che serve perfino di cura all’ammalato. (LXVIII)
Dacche’ era impiegato, il suo ricco organismo, che non aveva piu’ lo sfogo della fatica di braccia e di gambe da campagnolo, e che non ne trovava sufficiente nel misero lavorio intellettuale dell’impiegato, si contentava facendo fabbricare dal cervello dei mondi intieri. Centro dei suoi sogni era lui stesso, padrone di se’, ricco, felice. (17)
La signorina parla magnificamente il francese! - fece quasi in tono di domanda Alfonso.
Nessuno si curo’ di rispondergli ed egli tacque riconoscendosi sciocco e noioso. (41)
Egli s’era accorto della differenza che correva fra il suo modo di sentire e quello di coloro che lo contornavano e credeva consistesse nel prendere lui con troppa serieta’ le cose della vita. Quella era la sua sventura! (154)
Era stato un sogno magnifico quello di farsi trarre dal suo avvilimento con un bacio di donna. (167)
Se Annetta non lo amava piu’ egli usciva dalla vita, vi perdeva ogni interesse e nella vita contemplativa cui intendeva di dedicarsi non avrebbe avuto il bisogno di adulare o di fingere e non correva il pericolo di ritrovarsi un bel giorno nel cuore un amore nato dalla vanita’ o dalla cupidigia. Sarebbe vissuto con la sua franchezza natia, coi desideri semplici, sinceri e percio’ duraturi. (305)
Egli invece si sentiva incapace alla vita. Qualche cosa, che di spesso aveva inutilmente cercato di comprendere, gliela rendeva dolorosa, insopportabile. Non sapeva amare e non godere; nelle migliori circostanze aveva sofferto piu’ che altri nelle piu’ dolorose. (395)
La liberta’, secondo Schopenhauer, richiede forza, dolorosa rinuncia, lotta quotidiana contro le lusinghe del mondo e contro l’attrazione del nulla, tutte facolta’ di cui Alfonso si dimostra tragicamente privo. (1307)
SENILITA' (****)
Non è solo il personaggio a subire le conseguenze di una vecchiaia non anagrafica, ma tutto il clima culturale fin de siècle. Viene inoltre sottolineato un tratto che è probabilmente la caratteristica peculiare di Emilio: la sua "cecità", la sua ostinata resistenza al reale.
(dal commento, 1368)
La presenza del mediatore, secondo Girard, non è mai casuale: l'innamorato ne ha bisogno per incrementare le attrattive dell'oggetto del desiderio; anzi, si può dire che non si possa dare oggetto del desiderio senza la presenza di un mediatore esterno o interno, tanto che spesso è lo stesso innamorato a esigerne uno.
(dal commento, 1407-8)
Sebbene i tempi de L'eterno marito di Dostoevskij siano passati e Svevo, nella sua crudezza, sembra avvertirne i sintomi.
A lui parve di comprendere dagli occhi di lei ch'ella s'attendeva di venir avvicinata, e fu precisamente questo che gli diede la forza di passare oltre accelerando il passo.
(520)
Siamo ancora nella fase del bisogno di un mediatore: l'assenza preclude l'avvicinamento.
...l'aspro vento d'inverno che geme alla soglia
soffia dentro casa la sua aria affannosa!
(dal commento, Rimbaud, Opere, 1494)
...se gli fosse stato imposto di forzare con la propria voce i clamori del vento e del mare, egli sarebbe stato meno debole e meno infelice.
(599)
Ma l'aspro vento dello 'slacciamento' è arrivato: lui, lei e l'altro si scompongono.
LA COSCIENZA DI ZENO (****)
Il doppio di Dostoevskij pare sorpassato dal personaggio 'ossimorico' di Svevo: dove 'pare' (ancora una volta) che si riunisca dallo sdoppiamento ma, in realtà, si sgretola ancora di più immaginandoci una figura ad intreccio (nel senso quantistico del termine).
Trasformare l'assenza in presenza, convertire l'amnesia in memoria, la cecità in visione, l'incoscienza in coscienza, il disordine e la labilità del tempo in tracce almeno provvisorie di senso: questo sembra essere in ogni caso la scommessa della scrittura di Svevo fin dai suoi primi tentativi letterari.
(Apparati e commento, p. 1542)
Io finsi una malattia, quella malattia che doveva darmi la facoltà di fare senza colpa tutto quello che mi piaceva.
(p. 842)
CONTINUAZIONI
UN CONTRATTO ( )
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My rating: 5 of 5 stars
UNA VITA (*****)
La vita di un inetto o l’inettitudine alla vita.
Superato il velo della superficie si sprofonda la’ dove non e’ piu’ possibile risalire - sono trascorsi i tempi in cui era possibile girare il volto alla luce.
Svevo era una stupenda, sofisticata, perversa, unilaterale macchina da racconto, e non c’e’ nulla di piu’ avvilente di vederlo ridotto alla scala delle fotografie di gruppo o dello scrittore che aveva “un messaggio da lasciare”. (LX)
C’e’ un’altra cosa che lo psicoanalista ignora: che, se non Zeno, almeno Svevo sembra a volte pensare come Dostoevskij quando, nel Diario di uno scrittore, annota:
Non c’e’ nulla di piu’ piacevole che parlare della propria malattia, pur di trovare un ascoltatore; e quando si comincia, e’ ormai impossibile non mentire; e’ una cosa che serve perfino di cura all’ammalato. (LXVIII)
Dacche’ era impiegato, il suo ricco organismo, che non aveva piu’ lo sfogo della fatica di braccia e di gambe da campagnolo, e che non ne trovava sufficiente nel misero lavorio intellettuale dell’impiegato, si contentava facendo fabbricare dal cervello dei mondi intieri. Centro dei suoi sogni era lui stesso, padrone di se’, ricco, felice. (17)
La signorina parla magnificamente il francese! - fece quasi in tono di domanda Alfonso.
Nessuno si curo’ di rispondergli ed egli tacque riconoscendosi sciocco e noioso. (41)
Egli s’era accorto della differenza che correva fra il suo modo di sentire e quello di coloro che lo contornavano e credeva consistesse nel prendere lui con troppa serieta’ le cose della vita. Quella era la sua sventura! (154)
Era stato un sogno magnifico quello di farsi trarre dal suo avvilimento con un bacio di donna. (167)
Se Annetta non lo amava piu’ egli usciva dalla vita, vi perdeva ogni interesse e nella vita contemplativa cui intendeva di dedicarsi non avrebbe avuto il bisogno di adulare o di fingere e non correva il pericolo di ritrovarsi un bel giorno nel cuore un amore nato dalla vanita’ o dalla cupidigia. Sarebbe vissuto con la sua franchezza natia, coi desideri semplici, sinceri e percio’ duraturi. (305)
Egli invece si sentiva incapace alla vita. Qualche cosa, che di spesso aveva inutilmente cercato di comprendere, gliela rendeva dolorosa, insopportabile. Non sapeva amare e non godere; nelle migliori circostanze aveva sofferto piu’ che altri nelle piu’ dolorose. (395)
La liberta’, secondo Schopenhauer, richiede forza, dolorosa rinuncia, lotta quotidiana contro le lusinghe del mondo e contro l’attrazione del nulla, tutte facolta’ di cui Alfonso si dimostra tragicamente privo. (1307)
SENILITA' (****)
Non è solo il personaggio a subire le conseguenze di una vecchiaia non anagrafica, ma tutto il clima culturale fin de siècle. Viene inoltre sottolineato un tratto che è probabilmente la caratteristica peculiare di Emilio: la sua "cecità", la sua ostinata resistenza al reale.
(dal commento, 1368)
La presenza del mediatore, secondo Girard, non è mai casuale: l'innamorato ne ha bisogno per incrementare le attrattive dell'oggetto del desiderio; anzi, si può dire che non si possa dare oggetto del desiderio senza la presenza di un mediatore esterno o interno, tanto che spesso è lo stesso innamorato a esigerne uno.
(dal commento, 1407-8)
Sebbene i tempi de L'eterno marito di Dostoevskij siano passati e Svevo, nella sua crudezza, sembra avvertirne i sintomi.
A lui parve di comprendere dagli occhi di lei ch'ella s'attendeva di venir avvicinata, e fu precisamente questo che gli diede la forza di passare oltre accelerando il passo.
(520)
Siamo ancora nella fase del bisogno di un mediatore: l'assenza preclude l'avvicinamento.
...l'aspro vento d'inverno che geme alla soglia
soffia dentro casa la sua aria affannosa!
(dal commento, Rimbaud, Opere, 1494)
...se gli fosse stato imposto di forzare con la propria voce i clamori del vento e del mare, egli sarebbe stato meno debole e meno infelice.
(599)
Ma l'aspro vento dello 'slacciamento' è arrivato: lui, lei e l'altro si scompongono.
LA COSCIENZA DI ZENO (****)
Il doppio di Dostoevskij pare sorpassato dal personaggio 'ossimorico' di Svevo: dove 'pare' (ancora una volta) che si riunisca dallo sdoppiamento ma, in realtà, si sgretola ancora di più immaginandoci una figura ad intreccio (nel senso quantistico del termine).
Trasformare l'assenza in presenza, convertire l'amnesia in memoria, la cecità in visione, l'incoscienza in coscienza, il disordine e la labilità del tempo in tracce almeno provvisorie di senso: questo sembra essere in ogni caso la scommessa della scrittura di Svevo fin dai suoi primi tentativi letterari.
(Apparati e commento, p. 1542)
Io finsi una malattia, quella malattia che doveva darmi la facoltà di fare senza colpa tutto quello che mi piaceva.
(p. 842)
CONTINUAZIONI
UN CONTRATTO ( )
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