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Saturday, December 14, 2013

Andare a piedi: Filosofia del camminareAndare a piedi: Filosofia del camminare by Frédéric Gros
My rating: 4 of 5 stars

Critica della camminata pura (ossia senza ragione).

Noi non siamo di quelli che riescono a pensare solo in mezzo ai libri, sotto la scossa di libri - e' nostra consuetudine pensare all'aria aperta, camminando, saltando, salendo, danzando, preferibilmente su monti solitari o sulla riva del mare, laddove sono le vie stesse a farsi meditabonde. Nietzsche (23)

Andiamo, cappello, mantella, i pugni in tasca e usciamo.
Avanti, forza!
Andiamo!
Rimbaud (51)

Spesso l'uomo che incontro m'insegna meno del silenzio che lui stesso rompe.
Thoreau (63)

Ecco: camminare e' accompagnare il tempo, mettersi al suo passo come si fa con un bambino. (79)

Paesaggi, in Nerval, di castelli e di torri merlate, masse rosse mobili dei boschetti sul verde delle valli, dorature aranciate dei tramonti. Alberi, sempre alberi. Paesaggi piatti come un sonno. Le nebbie azzurrine del mattino fanno comparire fantasmi in ogni dove. Le sere d'ottobre sono d'oro vecchio. Vi si cammina come in sogno, lentamente, senza sforzo (pochi rilievi accidentati). Lo scricchiolio delle goglie morte. (149-50)

Alle cinque del pomeriggio, si sapeva che Kant sarebbe uscito a fare la sua passeggiata. Era come un rito immutabile, regolare e capitale come il sorgere del sole. (160)
Probabilmente, come si e' sempre letto, erano le tre del pomeriggio.

Non c'e' modo di essere piu' terreni che marciando: la monotonia smisurata del suolo. (182)

La marcia permette quel rapporto deciso con se' stessi che non appartiene all'ordine dell'introspezione indefinita (quest'ultima preferisce la posizione sdraiata su un divano), ma a quello dell'esame meticoloso. (193)

Manca Hemingway, che scriveva in piedi.

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Saturday, December 7, 2013

Il lupo dei cieli - I mondi chiusiIl lupo dei cieli - I mondi chiusi by Edmond Hamilton
My rating: 4 of 5 stars

Ma niente si muoveva in mezzo alle stelle. Assolutamente niente.
Il tempo trascorse. I superbi soli erano al loro posto da moltissimo tempo, e non avevano fretta di veder morire un uomo. (18)

Per quanto? - domando' Chane.
Voglio dire, per quanto tempo sono rimasti sullo scafo?
E' una domanda stupida - disse Labdibdin.
Quanto e' lungo il tempo? Secondo il loro calendario, o secondo il nostro? Anni, decenni, o forse soltanto mesi. (105)

Dilullo cerco' di indovinare i pensieri di Chane. L' espressione non lo tradiva mai. Gli occhi neri sembravano sempre gli stessi, vigili a tutte le sensazioni, interessati a tutto, ma mai introspettivi. Forse quello era il modo migliore di vivere. Prendere le cose come venivano, giorno per giorno, minuto per minuto, senza mai preoccuparsi, ne' scavare mai sotto la semplice superficie delle cose. E' solo quando si comincia a pensare che tutto diventa complicato. (108)

Il Libero Passaggio era, in sostanza, una forza che permetteva di liberare il modello elettroencefalografico della mente dall'involucro del corpo e inviarlo a velocita' incredibili dovunque volesse andare. Per di piu', conservando la coscienza e le facolta' di osservazione. (202)



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Saturday, November 30, 2013

In una lontana città, #2In una lontana città, #2 by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Vedi le onde? S'infrangono su questa riva, ma chissa' da dove vengono, da quali altri mari... (141)



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Saturday, November 16, 2013

In una lontana città, #1In una lontana città, #1 by Jirō Taniguchi
My rating: 3 of 5 stars

Era difficile da credere, ma ero incappato in una distorsione temporale che mi aveva riportato al tempo dei miei quattordici anni.
'Voglio vivere'. Se questa e' la realta', voglio vivere un'altra volta i miei quattordici anni. Cosi' pensai. (90)

Per un attimo, fui colto da una leggera vertigine. Questo tempo... il tempo di questi 14 anni, sta cambiando sottilmente da quello gia' vissuto. (112)

...il cielo e' cosi' alto.
Nuvole che fluttuano pigre, mi sembra di poterle toccare con una mano.
Com'e' misterioso, il cielo...
Esiste da sempre, lassu', trascendendo il tempo.
L'eternita'... forse e' il cielo stesso...
Sicuramente, nessuno puo' diventare veramente adulto...
Tutti quanti, nel profondo del cuore, sono ancora i bambini che erano un tempo...
...proprio come questo cielo...
Il tempo ci fa solo credere di essere diventati adulti...
Essere adulti significa essere legati da catene che imprigionano anche il cuore dei bambini, che e' libero.
Ora che sono tornato di nuovo ai miei 14 anni, mi rendo conto di poter vedere quelle cose che avevo trascurato, ignorato. (172-3)

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Saturday, November 9, 2013

Creatura del fuocoCreatura del fuoco by Ian Watson
My rating: 3 of 5 stars

Saltando parecchie pagine...

Creature, incarnazioni della forza, cresciute nel torbido cuore della Terra in un calore estremo. Oh no, non demoni, sebbene la gente possa considerarli tali. Nate nel calore venusiano delle origini terrestri, quando il mondo aveva cominciato a raffreddarsi, i metalli, le montagne e le terre a solidificarsi, e le umide paludi a prosciugarsi, le crature si erano rifugiate nelle viscere del pianeta, incandescenti come fornaci. (107)

No, signora. Non si tratta di una banale salamandra, appartenenete al regno animale, proprio come il mercurio filosofico non corrisponde al comune metallo... (168)

Avrei dovuto chiedere in quel momento a Brenda di sposarmi? Brenda, il mio Bodhisattva, la mia guida verso la luce. Sembrava che se lo aspettasse. Poteva aiutarmi, con la sua bonta' immacolata. E io potevo diventare qualcosa di insulso. Un vigliacco. Una persona mediocre appena in grado di reagire. Sentii come una frustrata dentro di me, in segno di protesta. Era il mio parassita, Jack, che esprimeva la sua opinione. Il mio verme solitario, il mio serpente potente, pieno di una forza segreta e selvaggia. (176)

Io posso fuggire... in una vita passata! La' posso nascondermi. Non avevo mai creduto alla reincarnazione, almeno fino ad ora. E' la mia specialita', giusto? Il mio campo. Ora ci credo. Fuggire nel futuro: non e' possibile. Non c'e' futuro finche' non si realizza. Non si puo' fare un salto in avanti. Invece il passato esiste. Perche' e' esistito. (212)

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Monday, October 21, 2013

Artide e Antartide. La grande sfida dei poliArtide e Antartide. La grande sfida dei poli by Imbert
My rating: 4 of 5 stars

Ghiaccio qui, ghiaccio la',
era dovunque, il ghiaccio,
e crosciava, ringhiava, ruggiva e ululava,
i rumori che intendi da svenuto!

S. Coleridge, La ballata del vecchio marinaio

In sedici mesi ci eravamo abituati alla vista e ai rumori del ghiaccio alla deriva...
l'acme fu la vista, dalla terraferma, del ghiaccio da cui eravamo venuti. (137)

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Saturday, October 19, 2013

Al tempo di papàAl tempo di papà by Jirô Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Quando penso al mio
paese natio... un'immagine appare
vivida nella mia mente.
Un primo pomeriggio di primavera,
io, ancora bambino, sto giocando
seduto sul pavimento del negozio da
barbiere di mio padre.
Lo ricordo come un momento felice
della mia infanzia.



La cantina buia...

ricordo le parole dello zio.

Il sake' vive...
bisogna curarlo sempre.

Bisogna conoscere bene il carattere del lievito e il barile.
Se gli parli col cuore loro rispondono e il sake' diventa un buon sake'. (236)


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Saturday, October 5, 2013

AmericaAmerica by Franz Kafka
My rating: 4 of 5 stars

Nei labirinti raccontati da K., senza alcuna possibilita' per l'orizzonte (se ci fosse).

"Allora sono colpevole", disse Karl, facendo una pausa come se si aspettasse dai suoi giudici una parola amichevole, tale da infondergli il coraggio di continuare a difendersi, ma questa parola non venne... (p. 145)

"E' impossibile difendersi quando manca la buona volonta'", si disse Karl, ... (p. 146)

Cosi' si giunge ad una perfetta coincidenza tra l'espatriazione del superstite absburgico, la disintegrazione umana e religiosa dell'Ostjude e l'incomunicabile frantumazione dell'uomo moderno - o piu' precisamente di quello occidentale - in genere.

(Claudio Magris a proposito di Joseph Roth, p. IX)

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L'uomo della tundraL'uomo della tundra by Jirô Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

S'invecchia e gli attacchi
di tosse fanno intravedere
il sipario della vita

Noi torniamo nei profondi
abissi che sono la nostra
casa natia.

...

Come bambini apriamo il
nostro grande cuore

Noi sappiamo che pure i bipedi
sono nostri stretti amici

E poi di nuovo tutti riuniti
danzeremo nel grande oceano

(p. 220)

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Saturday, September 28, 2013

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Welcome to the NHKWelcome to the NHK by Tatsuhiko Takimoto
My rating: 3 of 5 stars

"Non preoccuparti, Yamazaki. Devi sapere che, in quanto a hikikomori, io sono un professionista. Finche' starai con me la tua situazione non potra' peggiorare piu' di cosi'!" (p. 54)

"Be', e va bene, lasciamo perdere. Allora mettiamola cosi': tu quali capacita' hai?"
"In che senso capacita'?"
"Sai disegnare, comporre musica, oppure usare qualche formidabile programma informatico? Qualcosa?"
"Io... non so fare niente. A volerne proprio trovare una, so stare per un anno intero senza vedere nessuno..." (p. 69)

"Non e' una bugia. Io sono il piu' forte hikikomori del mondo. Posso vivere benissimo da solo. E non sta affatto male. Percio', smettila anche di appoggiarti agli altri. Perche' in fin dei conti ognuno di noi e' solo. E stare da soli e' la cosa migliore. Cioe', lo sai anche tu, no? Alla fine restiamo sempre e comunque da soli. E' una cosa naturale. Ed e' stando cosi'che non ci puo' succedere niente di male. Per questo mi chiudo in casa. Si', nel mio monolocale da sei tatami..." (p. 210)

Con tutte le forze che ho mi daro' la spinta con le braccia, faro' un passo lungo con il piede destro... e poi mi tuffero'. Per la prima volta nella mia vita riusciro' a fuggire. Evadero' dalla stanza da sei tatami e dopo essermi sollevato sempre piu' in alto, scappero' via verso il cielo infinito. Un salto, un volo. (p. 243)

Una nippo-young-adult versione di Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder.

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Monday, September 23, 2013

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Knut Hamsun premio nobel per la letteratura 1920Knut Hamsun premio nobel per la letteratura 1920 by Knut Hamsun
My rating: 4 of 5 stars

FAME

Camminavo riflettendo sul problema senza darmene pace; formulai le piu' ampie riserve sull'arbitraria decisione del Signore di farmi pagare le colpe di tutti. ( p. 62)

Era dunque possibile che, a mo' di eterni, aggressivi, fiammeggianti demoni, le mie avversita' non dovessero mai avere fine? A lunghi passi furiosi, il bavero della giacca disordinatamente rialzato sulla nuca, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni, imprecai per tutta la strada contro la mia cattiva stella. (p. 144)

Erano gli animali nel loro originario stato di liberta', con le loro paure ataviche, a interessarmi. I cauti, silenziosi passi nella tenebrosa oscurita' della notte, l'inquietante mormorio del bosco, il trillo di un uccello che prende il volo dinanzi a noi, il vento, l'odore del sangue, il fragore, lassu', dell'universo in movimento - in breve, l'animale selvaggio in un mondo selvaggio... (p. 159)

PAN

Le foglie ingiallivano, le piante di patate erano gia' alte e in fiore, tornava il tempo della caccia, sparavo a pernici, fagiani e lepri, un giorno abbattei un'aquila. Cielo alto, calmo, notti fresche, limpidi rintocchi, dolci suoni per la foresta e per tutta la terra intorno. Il mondo riposava, grande, pacifico... (p. 333)

Salute a voi, uomini, uccelli e animali, per la notte solitaria nella foresta! Per l'oscurita' e l'alito di Dio fra gli alberi, per la dolce, ingenua armonia del silenzio alle mie orecchie, per le foglie verdi e le foglie gialle d'autunno. Salute ai suoni della vita che sento, un muso che annusa nell'erba, un cane che fiuta la terra! Salute alla quiete pietosa che scende tra gli alberi, alle stelle e a questa falce di luna... (p. 336)

LA REGINA DI SABA

Vedi, puoi accorgene anche tu, c'e' sempre qualcosa che viene a mettersi in mezzo. Cosi' vicino, come l'ultima volta non ci sono mai arrivato, eppure vedi, non e' servito a nulla. Non c'e' seccatura che io voglia risparmiarmi, non c'e' viaggio che io non sia disposto a fare, non c'e' pena che non sia disposto a subire, eppure non serve a nulla. E' il destino.
Non c'e' nulla da fare. (p. 420)

UN FANTASMA






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Sunday, September 22, 2013

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A Tale of Two CitiesA Tale of Two Cities by Charles Dickens
My rating: 4 of 5 stars

"I know all, I know all," said the last comer. "Be a brave man, my Gaspard! It is better for the poor little plaything to die so, than to live. It has died in a moment without pain. Could it have lived an hour as happily?" (p. 69)

The father had long ago taken up his bundle and bidden himself away with it, when the women who had tended the bundle while it lay on the base of the fountain, sat there watching the running of the water and the rolling of the Fancy Ball - when the one woman who had stood conspicuous, knitting, still knitted on with the steadfastness of Fate. The water of the fountain ran, the swift river ran, the day ran into evening, so much life in the city ran into death according to rule, time and tide waited for no man, the rats were sleeping close together in their dark holes again, the Fancy Ball was lighted up at supper, all things ran their course. (p. 70)

The men were terrible, in the bloody-minded anger with which they looked from windows, caught up what arms they had, and came pouring down into the streets; but, the women were a sight to chill the boldest. From such household occupations as their bare poverty yielded, from their children, from their aged and their sick crouching on the bare ground famished and naked, they ran out with streaming hair, urging one another, and themselves, to madness with the wildest cries and actions. (p. 139)

For, in these times, as the mender of roads worked, solitary, in the dust, not often troubling himself to reflect that dust he was and to dust he must return, being for the most part too much occupied in thinking how little he had for supper and how much more he would eat if he had it - ... (p. 142)

"May I ask a question, Doctor Manette, before I go?"
"I think you may take that liberty," the Doctor answered, smiling.
"For gracious sake, don't talk about Liberty; we have quite enough of that," said Miss Pross. (p. 181)

The night wore out, and, as he stood upon the bridge listening to the water as it splashed the river-walls of the Island of Paris, where the picturesque confusion of houses and cathedral shone bright in the light of the moon, the day came coldly, looking like a dead face out of the sky. Then, the night, with the moon and the stars, turned pale and died, and for a little while it seemed as if Creation were delivered over to Death's dominion. (p. 197)

"Then tell Wind and Fire where to stop," returned madame (Defarge); "but don't tell me." (p. 213)


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Saturday, September 21, 2013

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Come si legge un libro (e perché)Come si legge un libro by Harold Bloom
My rating: 3 of 5 stars

Leggere bene e' uno dei grandi piaceri che la solitudine puo' concederci perche', ... e' il piu' terapeutico dei piaceri. (p. 9)

- Nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno -
Non lottai con nessuno, perche' nessuno
era degno della mia lotta.
Amai la natura e, con la natura, l'arte:
riscaldai entrambe le mani al fuoco della vita;
si affievolisce, e sono pronto ad andarmene.
Sir Walter Savage Landor
(p. 84)

Leggiamo per trovare noi stessi, in modo piu' pieno e bizzarro di quanto potremmo sperare altrimenti. (p. 92)

- Ode al vento di ponente -
O Vento, se Inverno viene, puo' Primavera essere lontana?
Shelley
(p. 102)

- La torre rotta -
E fu cosi' che entrai nel mondo spezzettato
per inseguire la compagnia visionaria dell'amore, la sua voce
un istante nel vento (non so in quale direzione lanciato)
ma non a lungo per contenere ogni decisione disperata.
Hart Crane
(p. 169)

I romantici lo consideravano il vero compito della poesia: stupirci destandoci dal nostro sonno di morte e iniziandoci a un senso piu' ampio della vita. (p. 171)

La buona lettura ci insegna ad ascoltarci a vicenda, come propone il modello di Cervantes? Oserei dire che e' impossibile ascoltare gli altri come si ascolta un ottimo libro. (p. 246)

Diglielo che anche se hai le scarpe rotte e la
faccia piena di brufoli, si', i denti sporgenti e il
piede deforme, non te ne importa niente, perche'
domani daranno gli ultimi quartetti di
Beethoven alla Carnegie Hall e a casa hai tutta
l'opera di Shakespeare in un unico volume.
Oscar Wilde
(p. 320)

L'uomo
che crede che i segreti del mondo resteranno
nascosti per sempre vive nel mistero e nella
paura. La superstizione lo trascinera' in basso.
La pioggia erodera' gli atti della sua vita. Ma
l'uomo che si assume il compito di individuare
nell'arazzo il filo che tutto ordisce, in virtu'
di questa sola decisione si fa carico del mondo,
ed e' soltanto facendosene carico che egli
puo' trovare il modo di dettare i termini del
proprio destino.
Cormac McCarthy
(p. 332)



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Friday, September 13, 2013

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Educazione siberianaEducazione siberiana by Nicolai Lilin
My rating: 3 of 5 stars

C'e' chi si gode la vita, c'e' chi la soffre, invece noi la combattiamo. (antico detto Urca) (p. 3)

Lui (nonno Kuzja) mi ha ascoltato attentamente, poi mi ha sorriso e mi ha detto che io dovevo ripercorrere la strada del fratello maggiore di mio nonno, e cioe' andare a vivere da solo nei boschi, in mezzo alla natura, perche' ero troppo umano per vivere in mezzo agli uomini. (p. 319)

Non leggere:Lo so che non andrebbe fatto; Il cappello a otto triangoli e il coltello a scatto; Quando la pelle parla; Boris il macchinista.

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Allevare un cane e altri raccontiAllevare un cane e altri racconti by Jirô Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Furuike ya
Kawazu tobikomu
Mizu no oto

nel vecchio stagno
salta una rana
scrosciare d'acqua



Fucho suigetsu

Uccello che fluttua sulle acque in cui la luna si specchia

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Wednesday, August 21, 2013

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Le balene. Giganti del mareLe balene. Giganti del mare by Yves Cohat
My rating: 4 of 5 stars

La straordinaria avventura dell'uomo e della balena. Le rotte oceaniche e le storie di caccia. Le tempeste e le grandi baleniere... Vere e proprie sfide per la sopravvivenza. Come quella di Moby Dick, la balena bianca, e del capitano Achab, fratello di tutti i marinai che hanno condotto per secoli il piu' leggendario duello che abbia opposto l'uomo e l'animale.

Ma se nemmeno conosco la coda della balena, come potrei mai capire la sua testa?... La sua faccia?... Quando non se ne possiede neanche una... Potrai vedere il mio dorso, la mia coda - sembra dire - ma giammai vedrai la mia faccia. Herman Melville, Moby Dick

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Saturday, August 17, 2013

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Il Fiordo dell'EternitàIl Fiordo dell'Eternità by Kim Leine
My rating: 4 of 5 stars

L'UOMO E' NATO LIBERO E OVUNQUE E' IN CATENE
Il contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau

Questi nativi, nota, non sono cosi' selvaggi come si era immaginato. ... Li trova ottusi, freddi, inaffidabili, sporchi, fetidi. Hanno la ben nota capacita' di fissarti senza alcuna espressione quando gli parli. E' come gettare un sasso nel mare senza che si formi alcun cerchio nell'acqua. A quanto pare non vi e' nulla li' dentro, nessun pensiero, niente rabbia ne' gioia, nessuna profondita' emotiva, la pietra cade in un vuoto tenebroso e la superficie vi si richiude sopra, muta. (p. 115-6)

Falck siede con la testa tra le mani. Fuori fa capolino rapido il sole, un rettangolo luminoso sale strisciando sul tavolo e illumina una colonna davanti a lui. Poi si spegne e la carta torna grigia. E' finita, pensa. E' tutto finito. L'unica cosa che desidera ora e' uscire e andarsene a casa, alla missione, chiudersi la porta alle spalle. (p. 172)

Devi capire - dice Bertel al ragazzino, che gli da' le spalle sulla branda - non sono come noi, sono nostri ospiti, non appartengono a questa terra. Tra qualche anno non ci saranno piu', mentre noi saremo ancora qui. (p. 381)

Ecco il fondo, dunque, pensa. Era ora!
Ma al fondo non c'e' mai fine. C'e' sempre un altro fondo, sotto. (p. 401)

A mezzogiorno, dieci giorni dopo aver salutato il contadino, vede delle radure in lontananza. Possono essere solo opera dell'uomo. Il cuore gli batte piu' forte. Poi prova un'avversione all'idea di rivedere degli esseri umani, trattare per un alloggio e un pasto, raccontare da dove viene e dove e' diretto. Usare le loro latrine, lavarsi nei loro catini, mangiare dai loro piatti. Essere gentile ed accettare gentilezze. Portare i propri odori e difetti involontari nella sfera privata di altre persone ed essere a sua volta esposto ai loro odori e ai loro difetti. Alle trivialita'. Si e' sentito cosi' in armonia con il suo corpo negli ultimi giorni ... (p. 505)

Non posso tornare indietro, pensa. Posso solo andare avanti, in un eterno circolo, e quando il cerchio sara' chiuso e il movimento avra' fine, spero di essere dove e' meglio essere. (p. 521)

BOX (NEVER AGAIN)

Who needs protection
Who needs love
Missing in action
No help from above

Who needs friendship
Who needs compassion
Falling of a longship
Care is out of fashion

Who needs tomorrow
Who needs today
When all we do is sorrow
And hope has gone astray

Who needs to lose his face
Who needs to hear what's true
The world is a better place
If no one has a clue

Maybe I should have thought about the girl
But frankly, no one loved her anyway


released 23 April 2013
Written and produced by A.S. Swanski


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Sunday, July 28, 2013

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La Vetta degli Dei Vol. 2La Vetta degli Dei Vol. 2 by Jirô Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

E' in solitaria che l'ascensione rivela la sua vera essenza. - HASE - (p. 216)

C'era un solo posto come quello in tutto il mondo... sfiorato dall'immensita' del cielo.
Il tetto del mondo... (p. 331)

La montagna in inverno non ha poi molri colori. Quelli predominanti sono solamente tre. Il primo e' il bianco della neve che copre tutto. L'azzurro del cielo sereno nelle belle giornate. Infine, il verde degli alberi...Alla montagna non serve altro. (p. 346)


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Friday, July 19, 2013

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Tutti i romanziTutti i romanzi by Georges Bataille
My rating: 4 of 5 stars

L'AZZURRO DEL CIELO (****)

E' essenziale per noi affrontare il pericolo che la letteratura rappresenta. (p. V)

Mi sedetti ad un tavolo di gente che conoscevo poco. Avevo l'impressione di essere importuno, ma non me ne andavo. Gli altri parlavano con la massima serieta' d'ogni cosa che era avvenuta e di cui era utile essere informati: mi apparivano tutti di una realta' precaria, con il cranio vuoto. (p. 31)

C'erano le stelle, un numero infinito di stelle. ... I miei occhi non si perdevano piu' nelle stelle, che brillavano sopra di me realmente, ma nell'azzurro del cielo di mezzo giorno. Li chiudevo per perdermi in quell'azzurro vivo, lucente ... (p. 70)

STORIA DELL'OCCHIO (***)

... due celebri quadri di Valdes Leal raffiguravano cadaveri in putrefazione: nell'orbita oculare di un vescovo stava entrando un enorme topo di fogna ... (p. 137)

... questa esaltazione e' piu' grande di quanto l'immaginazione possa raffigurare, supera tutto. Ma e' la solitudine e l'assenza di senso che la fondano. (p. 150)

Vanitas vanitatum omnia vanitas

MADAME EDWARDA (**)

Della bellezza, gli asceti dicono che e' il tranello del diavolo: solo la bellezza infatti rende sopportabile un bisogno di disordine, di violenza e indegnita' che e' la radice dell'amore. (p. 157)

La sua presenza aveva l'inintelligibile semplicita' di una pietra: nel cuore della citta', avevo la sensazione d'essere la notte sulla montagna, in mezzo a solitudini senza vita. (p. 167)

IL PICCOLO (***)

In cio' che ha di intimo, di dolce, di disinteressato, la societa' si fonda sul male: essa e' come la notte, fatta di angoscia. (p. 179)

L'uomo ha sete del male, della colpevolezza, ma non osa (o non puo') dargli la propria anima, ricorre alla vita obliqua, alla nevrosi, al riso ecc ... (p. 184)

Dio neanche per un istante e' costretto a pensare, per questo non puo' essere. (p. 189)

Scrivere e' ricercare la sorte.
La sorte anima le piu' piccole parti dell'universo: lo scintillio delle stelle e' il suo potere, un fiore dei campi il suo incantesimo. (p. 211)

L'IMPOSSIBILE (*****)

Camminare, durante una tormenta, lungo un sentiero di montagna senza attrattive, non e' distensione (sembra piu' una regione d'essere). (p. 224)

Il gufo sorvola, al chiaro di luna, un campo dove gridano dei feriti.
Cosi' nella notte sorvolo la mia sventura. (p. 232)

Quella notte non pensavo alle memorie dei miei avi, che le nebbie degli acquitrini trattenevano nel fango, l'occhio asciutto e il labbro assottigliato dall'angoscia. Prendendosi dalla durezza della loro condizione il diritto di maledire gli altri, ricavando dalla sofferenza e dalla propria asprezza il principio informatore del mondo. (p. 237)

La liberta' e' niente se non e' liberta' di vivere sull'orlo di limiti in cui ogni comprensione si disgrega. (p. 240)

I lati obliqui dell'essere, da dove sfugge alla povera semplicita' della morte, non si rivelano il piu' delle volte che alla lucidita' indifferente: l'allegra cattiveria dell'indifferenza e' la sola a raggiungere quei lontani limiti in cui perfino il tragico e' senza pretese. E' anche tragico, ma non e' schiacciante. (p. 250)

Se Dio non esiste, quel lamento straziato nella tua solitudine e' l'estremo limite del possibile: in questo senso, non esiste elemento dell'universo che non gli sia subordinato! mentre esso stesso non e' subordinato a nulla, domina tutto pur essendo fatto di una coscienza d'impotenza infinita: del sentimento dell'impossibile, precisamente! (p. 269)

Quello che e' certo il fondo dei mondi: un'ingenuita' sconvolgente, l'abbandono senza limite, un'esuberanza ebbra, un violento -che importa- ... (p. 287)

Non mi rinchiudo nell'idea della sventura. Immagino la liberta' di una nuvola che riempie il cielo, facendosi e disfacendosi con una rapidita' senza fretta, traendo dall'inconsistenza e dalla lacerazione il potere d'invadere. Cosi' della mia dolorosa riflessione che senza l'estrema angoscia sarebbe stata greve, posso dirmi che mi concede, nel momento in cui sto per soccombere, il dominio ... (p. 296)

La verita' della vita non puo' essere separata dal suo contrario e se fuggiamo l'odore della morte, 'lo smarrimento dei sensi' ci riconduce all'appagamento che ad esso si lega. (p. 299)

Ricordo a Tilly la mia curiosita' per i borghigiani, dopo le piogge, il fango, il freddo ... Ero felice di ascoltare la loro vita, scarabocchiando sul mio taccuino, a letto in una camera sporca (e gelida). (p. 315)

... da una parte il soggetto IO
e dall'altra l'oggetto
universo poltiglia di nozioni morte
dove IO getta piangendo gli avanzi
le impotenze
i singulti
i discordanti strilli di gallo delle idee
nulla! (p. 328)

La poesia non e' una conoscenza di se stessi, ancora meno l'esperienza di un lontano possibile (di cio' che prima non era) ma la semplice evocazione attraverso le parole di possibilita' inaccessibili. (p. 337)

L'ABATE C. (***)

La fascinazione del sonno, che risponde col richiamo del vuoto all'ostinarsi di una volonta' impotente, e' una prova che la vita, forse, non ha mai superato. (p. 356)

La cosa peggiore era trovarsi al punto in cui, per un'oscura fatalita', ogni cosa e' spinta all'estremo, e nello stesso tempo sentirsi lasciato in disparte dalla vita. (p. 389)

In un moto di malevola ironia, mi trovavo come a rovescio, ma il rovescio ha, rispetto al diritto, il vantaggio di non poter sembrare vero. (p. 404)

... e pensai che ero vivo solo per meglio sapere d'esser morto. (p. 416)

Non c'e' cosa umana che non serva da tranello a tutti gli uomini: non possiamo evitare che ogni nostro pensiero ci illuda e abbia, per poco che la memoria ci assista, il solo effetto di darci, di li' a poco, motivo di ridere. Persino le nostre grida piu' alte sono destinate all'irrisione, chi le sente smette presto di preoccuparsene, quelli che gridarono si stupiscono di aver gridato. (p. 420)

Rimasi a lungo alla finestra: era di un orrore quanto meno fastidioso. L'Universo interno mi pareva malato... (p. 429)

L'unico modo per riscattare la colpa di scrivere e' distruggere quanto si e' scritto. ... anche se la distruzione non intacca l'essenziale pure posso legare cosi' intimamente l'affermazione alla negazione che la penna via via cancella quello che ha affermato. (p. 440)

Di solito il delitto le appare sotto forma di destino, di fatalita' ineluttabile. La vittima? Sicuro, ma la vittima non e' maledetta: soccombe semplicemente al caso: la fatalita' si abbatte solo sul criminale. E quindi sull'essere sovrano pesa una servitu' che lo opprime, e la condizione degli uomini liberi e' la servilita' voluta. (p. 448)

IL MORTO (**)

Il tempo aveva negato le leggi a cui sottomette la paura. (p. 475)

JULIE (****)

Chi attende finisce per consegnarsi a una verita' odiosa: se attende, e' perche' egli stesso e' l'attesa. L'uomo e' attesa. Di non si sa cosa - che non verra'. (p. 499)

Allo stesso modo che un turbine di polvere annuncia il temporale, una sorta di vuoto aperto alle affannate moltitudini annunciava il passaggio a un tempo di catastrofi deprimenti ma senza limiti.
...
Una guerra e' in qualche modo come un sogno, che ci fa calare nell'opacita' del sonno prima che entrino in gioco figure smisurate di incubo. (p. 505)

Gli uomini si svegliano alla coscienza integrati a un mondo sensato.
Nella moltitudine, uno solo - distaccato dal senso - interroga il vuoto, dove non sa piu' che cosa sta a fare, ne' quello che fa la moltitudine.

Ma un giorno la risposta e' donna.
Egli non interroga piu', con sgomento, la notte.
In quel sogno dove, a un tratto, si sa perduto, dice:
- Io cercavo... cio' che amo! (p. 541)

Ieri ero il bambino abbandonato dalla sorte nel profondo dei boschi. Oggi sono il fuoco - divorato - che divora. E sono fuoco nel misurarmi a chi mi arde.
...
La mia riflessione, venuta dalla filosofia di tutti i tempi, che si prolungava nella solitudine del mio scialbo essere, si tramutava di colpo in accecamento: folgorato ma col cuore martellante, col sangue alla testa, non mi trovavo piu' in quel vuoto dove il pensiero si estenua in svolgimenti infiniti, ma nell'attesa divina di una folgore e di una febbre piu' grandi. Cio' che si tendeva in me era allora il movimento fisico della mia vita. (p. 542)

Senza una tale connivenza con la morte non avrebbe saputo oltrepassare il limite immaginabile come faceva, accedere alla perdita del sentimento, a quel puro adempimento del non-senso, che e' la limpidezza dell'amore. (p. 545)

MIA MADRE (**)

All'infinito la vecchiaia rinnova il terrore. E senza fine riporta l'essere al principio. Il principio che all'orlo della tomba intravedo e' il porco che in me ne' morte ne' ingiuria possono uccidere. Il terrore sull'orlo della tomba e' divino e mi sprofondo nel terrore di cui sono figlio. (p. 549)

Dio e' l'orrore in me di cio' che fu, di cio' che e' e di cio' che sara' talmente orribile che a tutti i costi dovrei negare e a tutta forza urlare ch'io nego che cosi' fu, che cosi' e' e che cosi' sara'.
Ma mentiro'. (p. 559)

Il riso e' piu' divino, e anche piu' inafferabile delle lacrime. (p. 575)

Lo splendore atterrante del cielo e' quello della morte stessa. La mia testa gira nel cielo. La testa non gira mai meglio che nella sua morte. (p. 601)

CHARLOTTE D'INGERVILLE (**)

Di fronte al silenzio immutabile, ero sempre lo stesso, ad avvertire la morte nell'ilarita' del vento. La morte? mi pareva che all'altezza di un movimento che mi devastava, solo la mia solitudine senza di me avrebbe risposto. (p. 647)

LA CASA BRUCIATA (  )
...




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Wednesday, July 17, 2013

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La bella estateLa bella estate by Cesare Pavese
My rating: 4 of 5 stars

LA BELLA ESTATE

A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era cosi' bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. (p. 3)

IL DIAVOLO SULLE COLLINE

Non c'e' niente che sappia di morte - continuo' - piu' del sole d'estate, della gran luce, della natura esuberante. Tu fiuti l'aria e senti il bosco, e ti accorgi che piente e bestie se ne infischiano di te. Tutto vive e si macera in se stesso. La natura e' la morte... (p. 130)

Pensavo a quell'idea di Pieretto che la campagna arroventata sotto il sole d'agosto fa pensare alla morte. (p. 150)

TRA DONNE SOLE

Rosetta disse, sulla mia spalla: - Tutti i giovani sono sciocchi.
- E i vecchi, e le vecchie, e i defunti. Tutti sbagliati. Oh Clelia, insegnami il modo di guadagnare quattro soldi e fuggire in California. La' dicono che non si muore.
- Tu ci credi? - disse Rosetta. (p. 362)



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Sunday, July 7, 2013

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Storie del bosco anticoStorie del bosco antico by Mauro Corona
My rating: 4 of 5 stars

L'ermellino all'inizio del mondo era un pezzo di neve. Una strisciolina di neve caduta dal ramo di un larice e finita sul muso di un piccolo camoscio svenuto. (p. 72)

A un certo punto, mentre l'angelo rompeva il pane, una briciola si stacco' e cadde giu' verso la Terra. ... Il Signore soffio' verso il basso. Improvvisamente la briciola si trovo' due minuscole ali. E invece di cadere prese a volare fin giu', nei boschi della Terra. Era nato lo scricciolo, ... (p. 87)

Le tartarughe, sempre in cerca di un luogo dove poter stare al sicuro dagli attacchi dei predatori, si imbatterono nel silenzio del villaggio abbandonato. Verso sera si mise a piovere. Allora, uno alla volta, entarono nelle casette e si ripararono al calduccio di quelle pareti che contenevano l'ombra dell'antico sapere degli  gnomi. Da quel giorno, si passarono parola, e ogni volta che nasce una tartaruga, va in cerca di una casa abbandonata per impossessarsene. E ne trova sempre perche' gli gnomi abbandonano ogni giorno i loro villaggi. Hanno paura degli uomini che ancora bruciano i boschi ... Alle tartarughe invece e' rimasta l' intelligenza respirata nelle case dei loro antiche benefattori. (p. 106)

Allora gli alberi ... fecero cadere delle foglie colorate che s'attaccarono al corpo del povero bruco. Queste foglie si misero a tremolare e il bruco s'alzo in volo. Era nata la farfalla, che altro non e' se non un piccolo bruco con ali di foglie d'autunno. (p. 137)

I giorni passavano veloci, gli anni un po' meno, ma tutto procedeva bene. Cosi' regnava una calma sovrana e nell'aria una pace tranquilla come a mezzodi' sui pascoli di montagna o sulle creste solitarie delle cime. (p. 143-4)

I racconti migliori: Il riccio - L'allocco - Il ramarro - Il castoro - Il ciuffolotto - La cinciallegra

Il disegno piu' bello: La civetta




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Friday, July 5, 2013

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 The Summit of the Gods Volume 1The Summit of the Gods Volume 1 by Jirô Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

UN'ALTRA CIMA di Jiro Taniguchi

La montagna era interamente ricoperta di neve.
Il mio respiro bianco.

Procedevo lentamente, senza preoccupazioni...

Avevo le racchette, ma la neve arrivava fino alle ginocchia. Non c'era traccia del passagggio di altre persone. Nessuna impronta di animali.
Da tempo non mi sentivo cosi' libero.

Alzai gli occhi verso il cielo. Un blu limpido e lontano...

La neve scendeva leggera, come tracciata da un pennello. Vidi un uccello. Solo la sua silhouette, forse era un'aquila... solcava il vento tracciando ampi cerchi, probabilmente in cerca di una preda sul pendio innevato.

E guardandola divenni io stesso aquila. In volo, libero dalla forza di gravita'. Vidi le alpi come lei le aveva sempre viste. Un magnifico intreccio argentato... Il bianco iridescente della neve mi abbaglio' per un istante.

Le montagne innevate sono uno spettacolo stupendo e maestoso.

Mi voltai e scorsi una foresta di conifere. Nel silenzio, tesi le orecchie. Aguzzai la vista. Qualcosa si muoveva ai margini della foresta, era bianco, un bianco abbagliante che si confondeva con quello della neve. Una lepre bianca...


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Sunday, June 16, 2013

Lord JimLord Jim by Joseph Conrad
My rating: 5 of 5 stars

It's extraordinary how we go through life with eyes half shut, with dull ears, with dormant thoughts. Perhaps it's just as well; and it may be that it is this very dullness that makes life to the incalculable majority so supportable and so welcome. Nevertheless, there can be but few of us who had never known one of these rare moments of awakening when we see, hear, understand ever so much - everything - in a flash - before we fall back again into our agreeable somnolence. (p. 105)

He lived surrounded by deceitful ghosts, by austere shades. (p. 113)

Marlowe: I was no longer young enough to behold at every turn the magnificence that besets our insignificant footsteps in good and evil. (p. 136)

Marlowe: I cannot say I had ever seen him distinctly - not even to this day, after I had my last view of him; but it seemed to me that the less I understood the more I was bound to him in the name of that doubt whic is the inseparable part of our knowledge. (p. 162)

... the haggard utilitarian lies of our civilization wither and die, to be replaced by pure exercises of imagination, that have the futility, often the charm, and sometimes the deep hidden truthfulness, of works of art? (p. 206)

That was all then - and there shall be nothing more; there shall be no message, unless such as each of us can interpret for himself from the language of facts, that are so often more enigmatic than the craftiest arrangement of words. (p. 250)

Then Jim understood. He had retreated from one world, for a small matter of an impulsive jump, and now the other, the work of his own hands, had fallen in ruins upon his head. (p. 301)


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The Better MotherThe Better Mother by Jen Sookfong Lee
My rating: 3 of 5 stars

Living in a world of his own making and escaping from a house in which he never belonged are his two successes. (p. 14-5)

Leaving was one of two choices. He could stay, and work in the curio shop for the rest of his life. He would marry a girl he barely knew or barely tolerated, and live in this house with his parents, eating the same food, staring at them staring at him. If he left, non one would notice him. He would be invisible, moving around this city or another one, one body among many - life unseen, life unplanned. If he left, he could be anonymous for a time, observing and quiet. And then he could create a new Danny, one who took the world's most famous photographs, one who never thought of his parents at all. (p. 95)



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Wednesday, June 12, 2013

FurariFurari by Jirô Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Mi chiedo se non sia finalmente arrivato il momento in cui e' necessario fermarsi per osservare bene cio' che ci circonda, camminare e' il movimento piu' importante per l'essere umano. Siamo liberi di decidere il ritmo dei nostri passi, e di percepire tutto cio' che vediamo nella sua piu' intima verita'. (back cover)

Un passo su una foglia di farfaraccio
Versi di rane. (p. 68)

Attendere... Osservare...
Va' con la schiena dritta
Continua a camminare
Corri come un filo d'erba! (p. 102)

La luna piena
Prendimela subito!
Piange il bambino. (p. 164)

Sulla montagna si fa largo tra le foglie il bramito di un cervo:
malinconia d'autunno. (p. 182)

Per caso sei diventato una formica?
Eh!
Si'. Per un attimo...
Chissa' chi le ha chiamate cosi'.
Il loro ideogramma e' composto dai caratteri "insetto" e "fedelta'".
Fedelta', o meglio "perseveranza" ...
Siamo simili... passo dopo passo... continuiamo a camminare, senza mai fermarci. (p. 193)




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Saturday, June 1, 2013

Il libro del ventoIl libro del vento by Kan Furuyama
My rating: 3 of 5 stars

E' incredibile pensare che fino alla meta' del periodo Edo nessuno aveva letto il Kojiki, praticamente era un libro sconosciuto...

Esattamente, quel libro ha cambiato la storia.

Ha completamente sovvertito l'idea secondo cui l'imperatore era solo un ornamento politico...

...al contrario lo ha designato padrone del nostro paese.

I libri segreti degli Yagyu hanno svolto il loro compito per duecento anni...

Mentre il Kojiki ha permesso al Gaippone di rinascere come nazione divina col Mikado al proprio centro.


Tutti i Racconti: 1897-1922Tutti i Racconti: 1897-1922 by H.P. Lovecraft
My rating: 4 of 5 stars

LA TOMBA
E' una sfortuna, ma e' anche una realta', che la maggior parte della gente abbia un'apertura mentale troppo limitata per valutare con intelligenza i fenomeni rari in cui si imbattono gli individui piu' sensibili, fenomeni che vanno oltre l'esperienza comune e che in pochi riescono a percepire. (p. 5)

DAGON
Non posso pensare al mare profondo senza rabbrividire all'idea degli esseri che forse, in questo momento, si trascinano e guizzano sul fondo melmoso, intenti nell'adorazione degli antichi idoli di pietra e nell'arte di scolpire le loro detestabili fisionomie su obelischi sommersi di granito. Sogno il giorno in cui usciranno dai flutti e stringeranno negli artigli immensi i resti dell'umanita'insignificante, logorata dalle guerre ... il giorno in cui le terre sprofonderanno e il fondo oscuro dell'oceano salira' in superficie, nel pandemonio universale. (p. 22)

LA STELLA POLARE
Dicono che la terra di Lomar esiste solo nelle mie fantasie notturne, che nelle regioni dove la Stella Polare brilla alta nel cielo e Aldebaran striscia lungo l'orizzonte non c'e' altro che neve e ghiaccio da migliaia d'anni e che l'uomo non ci si e' mai avventurato ...

E la Stella Polare, malvagia e mostruosa, mi deride dalla volta nera, ammiccando orribilmente come un occhio folle che guarda, guarda in continuazione e cerca di trasmettere un messaggio misterioso; ma non ricorda quale, se non che una volta ce n'era uno. (p. 27)

OLTRE IL MURO DEL SONNO
E se la maggioranza delle visioni notturne non e' che il debole e fantastico riflesso delle nostre esperienze di veglia - checche' ne dica Freud col suo puerile simbolismo - ve ne sono altre il cui carattere etereo e ultraterreno non consente interpretazioni ordinarie, ma i cui effetti inquietanti, vagamente eccitanti, sembrano aprire uno spiraglio su una sfera d'esistenza mentale non meno importante di quella fisica, e tuttavia separata da quest'ultima per mezzo di una barriera impenetrabile.
...
A volte penso che questa esistenza meno materiale sia quella autentica e che la nostra vana presenza sul globo terracqueo sia di per se' un fenomeno secondario o puramente virtuale. (p. 30)

Mi sveglio' il suono di una strana melodia. Un arpeggio, una serie di vibrazioni armoniche echeggiava ovunque, mentre ai miei occhi si presentava uno spettacolo di bellezza suprema. Mura, colonne e architravi di fuoco vivo splendevano intorno al punto dove io sembravo fluttuare a mezz'aria e svettavano verso un altissimo soffitto a cupola di splendore indescrivibile. ... si scorgevano vedute di valli incantevoli, alte montagne e grotte invitanti. (p. 37)

Sono il tuo fratello di luce e ho volato con te sulle fulgide valli; non mi e' permesso rivelare al tuo io terrestre qual e' la tua vera personalita', ma siamo tutti trasvolatori dei grandi spazi e viaggiatori del tempo. L'anno prossimo, forse, abitero' nell'Egitto che tu chiami antico o nel crudele impero di Tsan-Chan che verra' fra tremila anni. Tu e io ci siamo spinti sui mondi che girano intorno alla rossa Arturo e abbiamo abitato nei corpi degli insetti filosofi che strisciano orgogliosamente sulla quarta luna di Giove. (p. 39)

MEMORIA
E il Demone rispose: "Io sono la Memoria e so molto del passato, ma anch'io sono invecchiato. Le creature di cui mi domandi somigliavano all'acqua del fiume Than, che nessuno potra' mai spiegare. Non so piu' quali fossero le loro imprese, perche' durarono un attimo; anche il loro aspetto mi e' vago, ma era simile a quello delle piccole scimmie. Il nome della loro razza, tuttavia, mi e' rimasto impresso per un'assonanaza con quello del fiume (Than - Man): quelle creature del passato si chiamavano Uomini. (p. 42-3)

EX-BARONE
I figli di Belial, gonfi di vino e d'insolenza. (p. 53)

LA SCOMPARSA DI JUAN ROMERO
Duri, impressionanti polisillabi avevano sostituito la consueta mistura di cattivo spagnolo e inglese ancor peggiore; un'unica parola riuscii a decifrare, ed era il grido ripetuto di 'Huitzilopotchli'. In seguito la rintracciai nell'opera del grande storico e rabbrividii per le implicazioni che suggeriva. (p. 61)

LA NAVE BIANCA
Allo spuntare di un giorno rosato e pieno di luce, vidi le sponde di terre sconosciute e meravigliose. Dal mare sorgevano imponenti terrazze di vegetazione, ricche di alberi e punteggiate qua e la' dai tetti scintillanti e i colonnati di templi misteriosi. (p. 65)

LA ROVINA DI SARNATH
Gnai-Kah, un sacerdote, fu il primo a vedere le ombre che calavano nel lago dallaluna a tre quarti e le minacciose nebbie verdi che si alzavano dalle sponde fino al cielo, avvolgendo in un alone sinistro le guglie e i tetti della condannata Sarnath. (p. 76)

LA DICHIARAZIONE DI RANDOLPH CARTER
Non posso dirtelo Carter! E' troppo al di la' di quello che possiamo concepire... Non oso dirtelo, nessuno puo' saperlo e continuare a vivere! Gran Dio, non avrei mai immaginato QUESTO! (p. 85)

IL TERRIBILE VECCHIO
Al posto dei colleghi, infatti, c'era solo il Terribile Vecchio appoggiato al bastone, un ghigno orribile sulle labbra. Il signor Czanek non aveva mai fatto caso al colore dei suoi occhi, ma ora vide che erano gialli. (p. 91)

I GATTI DI ULTHAR
Si racconta che a Ulthar, la citta' oltre il fiume Skai, la legge proibisca di uccidere i gatti. A me basta osservarli quando fanno le fusa accanto al fuoco per capire il perche': il gatto e' misterioso e affine alle cose invisibili che l'uomo non potra' mai conoscere; e' l'animo dell'antico Egitto, e' il depositario di racconti che risalgono alle citta' dimenticate di Meroe ed Ophir, e' parente dei signori della giungla ed erede dei segreti dell'Africa oscura e misteriosa. La sfinge e' cugina del gatto, che parla la stessa lingua ma e' piu' antico e ricorda cose che essa ha dimenticato. (p. 100)

IL TEMPIO
Solo un pensatore inferiore si affretta a spiegare cio' che e' singolare e complesso usando la primitiva scorciatoia del soprannaturale. (p. 117)

La vita e' una cosa orribile e dietro le nostre esigue conoscenze si affacciano sinistri barlumi di verita' che la rendono ancora piu' mostruosa. (p. 1

CELEPHAIS
Kuranes si era svegliato nel momento stesso che aveva visto la citta', eppure gli era bastato uno sguardo per capire che si trattava di Celephais nella valle di Ooth-Nargai, oltre le colline Tanarie... (p. 144)

DALL'ALTROVE
Vediamo le cose come ci e' permesso di vederle e non possiamo farci nessuna idea della loro realta' assoluta. Con cinque debolissimi sensi pretendiamo di capire un cosmo infinito ed estremamente complesso. (p. 151)

Guardami, stai a sentire quello che ti dico... Pensi che esistano realmente cose come il tempo e le dimensioni? T'immagini che forma e materia abbiano un significato? Ti dico che sono sceso in abissi che il tuo cervellino non puo' nemmeno immaginare! Ho visto oltre i confini dell'infinito e ho evocato demoni dalle stelle... Ho chiamato a raccolta le ombre che volano fra i mondi per seminare morte e follia... (p. 156)

NYARLATHOTEP
Nyarlathotep, il caos strisciante... Io, che sono l'ultimo, parlero' al vuoto in ascolto... (p. 160)

Al di la' dei mondi, vaghi fantasmi di cose mostruose, indistinte colonne di templi blasfemi che poggiano su massi senza nome al di sotto dello spazio e raggiungono vuoti vertiginosi sopra le sfere della luce e della tenebra. E su tutto, in questo ripugnante cimitero dell'universo, si ode un sordo e pazzesco rullio di tamburi, un sottile e monotono lamento di flauti blasfemi che giungono da stanze inconcepibili, senza luce, di la' dal Tempo; la detestabile cacofonia al cui ritmo danzano lenti, goffi e assurdi i giganteschi, tenebrosi ultimi dei. Le cieche, mute, stolide abominazioni la cui anima e' Nyarlathotep. (p. 163)

UN'ILLUSTRAZIONE E UNA VECCHIA CASA
Gli amanti dell'orrido frequentano luoghi strani e solitari: le catacombe di Tolemaide e i mausolei notturni dei paesi dell'incubo sono fatti per loro. Quando c'e' la luna si arrampicano sulle torri in rovina dei castelli del Reno, o si avventurano per neri gradini coperti di ragnatele sotto i resti delle perdute citta' dell'Asia. (p. 167)

EX OBLIVIONE
Piu' felice di quanto avrei mai creduto di poter essere, mi sono dissolto ancora una volta nell'oblio infinito, trasparente, da cui il demone della vita mi aveva chiamato per una breve e sconsolata ora. -Baudealaire-

LA CITTA' SENZA NOME
Il nero dell'abisso che non manda eco. (Lord Dunsany)(p. 186)

Non e' morto cio' che in eterno puo' attendere
E col passar di strani eoni anche la morte puo' morire. (p. 193)

L'ESTRANEO
A me gli dei hanno assegnato una sorte del genere: a me deluso e stupefatto, amareggiato e senza speranza. (p. 215)

Lo shock piu' tremendo e' quello che combina l'effetto dell'imprevisto con quello dell'incredibile. (p. 218)

Adesso corro nel vento della notte con demoni beffardi, miei simili: di giorno mi trastullo fra le catacombe di Nephren-Ka, nella reclusa e ignota valle di Hadoth presso il Nilo. So che la luce mi e' negata, a parte quella della luna che bagna le tombe granitiche di Neb; so che non mi e' concesso altro divertimento all'infuori dei festini esecrandi di Nitocris sotto la Grande Piramide, ma in questa nuova liberta' da ogni freno accetto quasi con gioia l'amarezza dell'alienazione. ( p. 220)

GLI ALTRI DEI
Ad Ulthar, la citta' oltre il fiume Skai, viveva una volta un vecchio che voleva vedere a tutti i costi gli dei della terra; costui conosceva profondamente i sette libri criptici di Hsan ed aveva familiarita' con i Manoscritti pnakotici della lontanissima e gelida Lomar. (p. 225)

LA MUSICA DI ERICH ZANN
Invece quando guardai da quell'altissima finestra d'abbaino, con la luce delle candele alle spalle e la viola impazzita che faceva a gara con l'ululato del vento, non vidi nessuna citta'. Non c'erano luci amichevoli ne' strade familiari, ma solo la tenebra dello spazio illimitato, spazio inaudito vivo di musica e movimento, senza nessuna affinita' con cio' che e' terrestre. (p. 239)

HERBERT WEST, RIANIMATORE
Per capire le limitazioni del tipo accademico ci sarebbe voluta una maggiore maturita': allora si sarebbe reso conto che i professori sono il prodotto di generazioni di puritanesimo, che sono gentili e coscienziosi, a volte cortesi e amabili, ma sempre ristretti, intolleranti, oppressi dal rispetto per l'autorita' e privi di autentica immaginazione. (p. 250)

Accidenti, nemmeno questo era abbastanza fresco! (p. 253)

HYPNOS
A proposito del sonno, sinistra avventura di tutte le nostre notti, possiamo dire che gli uomini vadano a letto quotidianamente con un'audacia che sarebbe incomprensibile, se non sapessimo che dipende dall'ignoranza del pericolo. BAUDELAIRE

Che imbecille sono stato a intraprendere con tanta incoscienza lo studio di misteri che l'uomo non dovrebbe affatto conoscere! (p. 277)

Una notte i venti che soffiavano da spazi ignoti ci spinsero irresistibilmente verso il vuoto illimitato al di la' del pensiero e dell'essere. (p. 279)

Ma sempre mi guardero' dal beffardo e insaziabile Hypnos, signore del sonno, che si agita nel cielo della notte, e mi difendero' dalle pazzesche ambizioni della conoscenza e della filosofia. (p. 283)

SUI RAGGI DI LUNA
Era un'estate spettrale, la luna brillava sul vecchio giardino in cui vagabondavo; era un'estate di fiori narcotici e umidi mari di foglie che portavano sogni fantastici e multicolori. (p. 286)

AZATHOTH
E siccome un panorama d'infinite mura e finestre rende pazzo chi sogna o legge molto, l'inquilino della stanza si sporgeva ogni sera a guardare il cielo, per afferrare un frammento delle cose che stanno oltre il mondo e il grigiore dei grattacieli. (p. 290)

IL SEGUGIO
Da oscuri e sconfinati corridoi popolati di chimere m'insegue, nera, la Nemesi dell'autodistruzione. (p. 294)

Il giorno dopo salpammo dall'Olanda e anche allora avemmo l'impressione che un cane gigantesco abbaiasse in lontananza. Ma il vento d'autunno era triste e lugubre, non potevamo esserne sicuri. (p. 297)

La follia cavalca i venti della notte... artigli e denti affilati su migliaia di cadaveri, nell'arco di secoli... la morte che vomita sangue in mezzo a un festino di pipistrelli e sorge dalle nere rovine dei templi sepolti di Belial... Ora che l'abbaiare di quella mostruosita' defunta e senza carne si fa piu' forte e il fruscio delle ali si fa sempre piu' vicino, cerchero' nella mia pistola l'oblio che e' il solo rifugio di cio' che e' innominato e innominabile. (p. 301)

LA PAURA IN AGGUATO
La notte che andai sulla cima di Tempest Mountain e in una magione abbandonata scoprii la paura in agguato, l'aria era gravida di tuoni. (p. 304)

Che io sia ancora vivo, e che non sia impazzito, e' un miracolo che non riesco a spiegarmi: perche' l'ombra non era quella di George Bennett o di qualsiasi altro essere umano, ma di un'anomalia uscita dai piu' profondi crateri dell'inferno, un abominio informe e senza nome che la mente non puo' accettare in toto e la penna non puo' descrivere. (p. 309)

Andai verso di lui e gli toccai la spalla, ma non si mosse; poi, mentre scherzosamente lo scuotevo, mi sentii afferrare da una paura paralizzante le cui radici affondavano nella notte del passato ancestrale, o meglio nell'abisso senza fine al di la' del tempo. (p. 314)

L'ALCHIMISTA
Solo e affidato alle mie risorse, trascorsi le ore dell'infanzia sui vecchi tomi che riempivano una biblioteca ossessionata dalle ombre, o vagando senza meta nell'eterno crepuscolo del bosco che copre la montagna. L'ambiente cupo, credo, fu resposabile dell'ombra di malinconia che mi affligge, e i miei interessi si volsero ben presto verso quell'area del sapere che riguarda le tenebre e l'occulto. (p. 349)

IL PRATO VERDE
Vivro' in eterno, conservero' la coscienza in eterno, anche se la mia anima supplichera' gli dei per avere la grazia della morte e dell'oblio... E' tutto davanti a me: oltre le cascate assordanti c'e' la terra di Stethelos, dove i giovani sono infinitamente vecchi... Il Prato Verde... Spediro' un messaggio attraverso l'orrendo, sconfinato abisso... (p. 366)

LA POESIA E GLI DEI
Man mano che leggeva, l'ambiente reale scomparve e intorno a lei aleggio' la nebbia dei sogni, quel velo purpureo e tempestato di stelle che si libera dal tempo e in cui si ritrovano gli dei e i sognatori. (p. 369)

Perche' i poeti sono i sogni degli dei e in ogni epoca c'e' stato qualcuno che ha cantato, ignaro, il messaggio e la promessa che viene dai giardini del loto oltre il tramonto. (p. 371)

LA VISIONE DEL CAOS
Quando la nube di vapori che sil alzava dall'abissale spaccatura ebbe nascosto la superficie, tutto il firmamento urlo' per la sofferenza provocata dal boato, come un'eco che scuotesse lo spazio. Ci fu un lampo, un'esplosione, un olocausto accecante e assordante di fuoco, fumo e tuono che cancello' la luna nel suo corso.
Quando il fumo spari' e io cercai di individuare la terra, sullo sfondo di stelle fredde e beffarde non vidi che il sole moribondo e i pallidi sconsolati pianeti che cercavano la loro sorella. (p. 384-5)

L'ORRORE DI MARTIN'S BEACH
Ricordo che pensai a quelle teste e ai loro occhi stravolti, occhi che riflettevano probabilmente la paura, il panico e il delirio di un universo malevolo... il dolore, il peccato, la miseria, le speranze distrutte e i desideri irrealizzati, le angosce, i timori e il disgusto che nascono negli inferni sempre accesi dell'anima e la devastano. (p. 393)

Ma mentre guardavo l'infido riflesso d'argento, con la fantasia accesa e i nervi logorati dalla tensione, da profondita' abissali arrivo' alle mie orecchie l'eco attutita e sinistra di una risata. (p. 394)










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Thursday, May 30, 2013

I persiani e l'imperio di DarioI persiani e l'imperio di Dario by Pierre Briant
My rating: 4 of 5 stars

Se ora tu pensassi quanto fossero differenti quei paesi che possedeva il ra Dario, guarda le raffigurazioni che portano il trono, allora tu ne avrai conoscenza. Allora saprai che la lancia dell'uomo persiano s'e' spinta lontano, allora saprai che l'uomo persiano ha battuto il nemico lontano dalla Persia. (Iscrizione sulla tomba di Dario) (p. 49)

Quando Ahura Mazda vide in lotta questa terra, me la diese ... io la riportai al suo posto. (p. 25)

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Saturday, April 27, 2013

Custode della genesiCustode della genesi by Robert Bauval
My rating: 3 of 5 stars

"Non sai Asclepio, che l'Egitto e' un'immagine del cielo? Oppure, per essere piu' precisi, che in Egitto tutte le operazioni dei poteri che governano e agiscono nel cielo sono state trasferite sulla terra che si trova al di sotto?" (p. 99)

"E io - disse Ermes - rendero' gli esseri umani intelligenti, conferiro' loro la saggezza e faro' conoscere loro la verita'. Non cessero' mai di trarre beneficio dalla vita degli esseri mortali; e poi colmero' ciascuno di benefici, quando la forza della natura che agisce in lui e' in armonia con il movimento delle stelle al di sopra". (p. 172)

- La nostra mente ha perso la sua acutezza, stentiamo a capire gli antichi. - Gregorio di Tours, VI sec. d.C.

Le stelle sbiadiscono come il ricordo nell'istante che precede l'alba. Il sole appare basso a est, dorato come un occhio aperto. Cio' che puo' essere nominato deve esistere. Cio' che viene nominato puo' essere scritto. Cio' che e' scritto deve essere ricordato. Cio' che e' ricordato vive. Nella terra d'Egitto va errando Osiride. (p. 345)



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Tuesday, April 23, 2013

PurgatoryPurgatory by Paul Auster
My rating: 4 of 5 stars

"There are good moments, too," Tom would add, ... "Indelible moments of grace, tiny exaltations, unexpected miracles. Gliding through Times Square at three-thirty in the morning, and all the traffic is gone, and suddenly you're alone in the center of the world, with neon raining down on you from every corner of the sky. ... Or traveling across the Brooklyn Bridge ... (p. 23-25)

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Sunday, April 21, 2013

Città di vetroCittà di vetro by Paul Auster
My rating: 4 of 5 stars

" ... molto piu' tardi avrebbe concluso ... che niente era reale ... tranne il caso." (p. 38)

"E se non possiamo nominare un oggetto qualunque, come possiamo parlare delle cose che ci riguardano davvero?" (p. 106)

Baudelaire: il me semble que je serais toujours bien la' ou' je ne suis pas.
- Mi sembra che staro' sempre bene la' dove non sono.
Piu' brevemente: ovunque non sono, e' il luogo dove sono me stesso.
CLIK
(P. 140-1)


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Saturday, April 20, 2013

Gli insetti preferiscono le orticheGli insetti preferiscono le ortiche by Jun'ichirō Tanizaki
My rating: 3 of 5 stars

Per gli smarriti le illusioni dei tre mondi (apparente, senziente, spirituale)

Per gl'illuminati la consapevolezza che tutto e' vano

In origine non v'era ne' Est ne' Ovest

Dove sta il Nord e il Sud? (p. 132)

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Sunday, March 17, 2013

L'armata dei fiumi perdutiL'armata dei fiumi perduti by Carlo Sgorlon
My rating: 4 of 5 stars

"La madre di Alda cerco' nella sua memoria, e scopri' che era vero. Le piazze dei paesi erano piene di gente entusiasta il giorno in cui la guerra era stata dichiarata. Forse nei periodi di pace e di serenita' gli uomini facevano in tempo a dimenticare quanto fosse tremenda la guerra, e quando tornava a scoppiare ne rivedevano il vero volto con una sorta di sbalordita sorpresa." (p. 86)

"Pensieri peregrini portavano Marta lontano, in direzioni bizzarre, e si mescolavano fra loro curiosamente. Lei si sentiva dominata dalla impressione degli strati del tempo, di cui avvertiva la solennita'. Pero' sapeva bene che la storia che misteriosamente l'attirava non era quella dei grandi eventi politici e militari, la storia dei vincitori e delle loro battaglie, ma il destino faticoso e sofferto di ogni uomo." (p. 102)

" - Il Friuli e la steppa si somigliano almeno in una cosa.
- Ossia?
- Nei nostri cimiteri sono seppelliti molti italiani, e nei vostri molti cosacchi. Una specie di gemellaggio nella morte." (p. 120)

"(Gavrila)Non sarebbe mai tornato alla sua citta' nella steppa, ne' avrebbe mai rivisto i fiumi della Cernozjom. Lui in patria non sarebbe ritornato mai perche' essa non era prevista nel destino degli uomini moderni, la cui sorte era di vagabondare eternamente, di smarrirsi tra illusioni potenti e pensieri fittizi, e di non arrivare mai alla meta. La patria non c'era piu'. (p. 130)

" - La terra non tradisce mai, ragazzo. Non e' come gli uomini, che si dicono amici e poi possono voltarsi contro di te. La terra e' madre. Da essa veniamo e ad essa torneremo. In essa ci seppelliranno quando sara' finita. La terra e' il principio e la fine, e tutto il resto non e' che favola." (p. 184-5)

"L'uomo moderno non sapeva piu' dove andare perche' non credeva piu' nelle cose e nelle idee. Non era piu' capace di pensieri semplici ed essenziali, ed era un essere smarrito che navigava senza meta, tra circi e mostri senza fine." (p. 222)

"Alla fine entro' (Ghirei) nel territorio piu' difficile da intuire e da capire, che cioe' v'era nel mondo moderno, forse a causa della guerra, o forse anche per altri motivi, piu' ardui da definire, una cosa impalpabile che s'insinuava nella mente degli uomini, e impediva loro di ritrovare la propria identita', di riprenderne possesso, di ritrovare se stessi e un modo antico di sentire e di pensare. Forse tutto un mondo, amato e ben conosciuto, si era dissolto per colpa della guerra. Forse tutti gli uomini moderni erano degli esuli, dei profughi, dei senzapatria, al di la' delle vicende della guerra e delle sue vicissitudini. Era la loro stessa anima che non aveva piu' un luogo familiare e ben conosciuto, ne' certezze, ne' dimensioni consolatorie, ed essi non sapevano piu' dove rifugiarsi e a che cosa aggrapparsi." (p. 284-5)









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