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Saturday, August 30, 2014

Dal Piave al crollo. L'agonia politica e militare dell'Impero degli AsburgoDal Piave al crollo. L'agonia politica e militare dell'Impero degli Asburgo by Edmund Glaise Horstenau
My rating: 4 of 5 stars

INDIVISIBILITER AC INSEPARABILITER

Ich bin gesund und es geht mir gut. (47)

Qualsiasi cosa potesse accadere sul fronte austriaco – fino a che la spada tedesca manteneva il suo filo, la monarchia danubiana poteva restarsene tranquilla anche di fronte alla piu' grave delle minacce! (55)

Gli italiani non avrebbero potuto in nessun caso rinunciare a quella vittoria che, dopo dodici gravi sconfitte, arrideva ora a loro grazie alla dissoluzione dell'impero degli Asburgo e del suo esercito. (101)

La “grande vittoria” contro un esercito che la sua stessa patria aveva ripudiato e nel quale soltanto un uomo ogni 8 o 10 era ancora disposto a combattere, era ormai fortunatamente ottenuta! (127)

Il modo con cui gli italiani sfruttarono gli effetti di questa confusione per dare dimensioni ancora maggiori alla loro “vittoria” non aveva poi nulla da spartire con il concetto tradizionale di cavalleria e magnanimita' che caratterizza i veri soldati. (145)

Lo sciagurato episodio dell'armistizio di Villa Giusti rappresento' il coerente epilogo della grande, profonda, impressionante tragedia di un esercito le cui tradizioni risalivano al medioevo, all'epoca degli ultimi cavalieri. Un esercito le cui bandiere avevano sventolato per centinaia d'anni e che anche nell'ultimo conflitto mondiale aveva mietuto nuovi allori su tutti i campi di battaglia d'Europa. Un esercito che, nonostante tutti i difetti e le colpe che in questo periodo era possibile ascrivergli, avrebbe certamente meritato un destino migliore. (148)

Chi rimane fedele ad una causa perduta viene umiliato solo se ne abbandona le fila, non se nel corso della battaglia la bandiera e' sfuggita di mano ai difensori ormai esausti. (159)

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Terrore odio amore e vendetta nel Veneto del 13. secoloTerrore odio amore e vendetta nel Veneto del 13. secolo by Benetti, Attilio
My rating: 4 of 5 stars

Eh caro, morte del gato, vita del rato! (25)

Volgendo lo sguardo a levante, vide la Stella Boara (il pianeta Venere), astro che indicava ai bovari quando dovevano alzarsi per governare i buoi. (30)

I boschi e le caverne erano abitati da spiriti che assumevano sembianze umane quando apparivano ai montanari. Gli animali di grossa taglia erano rappresentati dal Basilisco, dal Lupo, dall'Orso, dalla Volpe, dalla Lince, dal Cervo, dal Capriolo e dal Cinghiale.
Il basilisco, essere fantastico, era una grande lucertola, lunga piu' dell'altezza di un uomo, aveva corte ali e sul capo una grande cresta rossa come quella di un gallo. Sputava fuoco e fulminava una persona se lo fissava. Viveva nel folto dei boschi e, per fortuna, era un caso rarissimo incontrarlo. (54)

Il contastorie gli aveva spiegato che quella che sembra una macchia nera sulla luna e' in realta'un uomo condannato per i suoi peccati e tenere acceso un fuoco gettandovi sopra delle spinarelle con un forcone. (64)

Tutto il mondo dei viventi che avevano una vita diurna era all'opera: le talpe stavano scavando le loro gallerie sotterranee, gli scoiattoli eseguivano le loro acrobazie sugli alberi, le formiche si dipartivano dal formicaio e formavano lunghe file di andata e di ritorno, le api volavano di fiore in fiore, i ragni tessevano le tele, gli uccelli stavano covando le uova, senza poi tener conto delle numerose specie meno appariscenti. (113)

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The Ghost of Windy HillThe Ghost of Windy Hill by Clyde Robert Bulla
My rating: 4 of 5 stars

"Shut your eyes, Jamie. Now think of Windy Hill and tell me what you see."
"I see a big house on a high hill," he said, "where the wind comes in from the sea."
"And it's night and there are trees all around," she said. "There's tall grass in the yard. An old man is creeping through the grass - " (8-9)

"Windy Hill is not haunted. We can be sure of that already," said professor Carver. "If something mysterious happens here, it still won't mean there's a ghost in the house.A strange sound might be the wind. A strange sight might be someone playing a joke." (18)

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Friday, August 29, 2014

Girl in TranslationGirl in Translation by Jean Kwok
My rating: 4 of 5 stars

There’s a Chinese saying that the fates are winds that blow through our lives from every angle, urging us along the paths of time. (4)

Despite the cold, I was sweating. What if I ran into Mr. Bogart or one of the kids from my class recognized me? I’d never done anything similar before. Like any good Chinese girl, I’d always followed the rules and been glad to be praised by the teachers. But the only alternative was going into Mr. Bogart’s classroom again. I was learning about desperation. (35)

It was freezing during those days I played hooky in the apartment. After skipping school for almost a week, I saw my first snowfall. Flakes came slanting down from the sky and at first, the concrete sidewalk absorbed them like a sponge. I touched the window with my hands, amazed it was cold when it seemed to me that the falling rice should be warm, as if it were a soup. (40)

Ma put aside the skirt and sat down on a stool. She looked at me, “Don’t get too closed to the other children here. Ah-Kim, you must always remember this: If you play with them, learn to talk like them, act like them - what will make you different? Nothing. And in ten or twenty years, you’ll be doing precisely what the older girls are doing, working on the sewing machines in this factory until you’re worn, and when you are too old for that, you’ll cut thread like Mrs. Wu.” (44)

Even stuffed into my clothes, like a lump of sticky rice tied in bamboo leaves, I was still freezing. (49)

“Without my violin, I’d forget who I was.” (Ma) (108)

I did try to ask Ma about wildlife conservation when we had to read an article on it for classes.
“Why would anyone want to save animals like tigers?” she’d asked, baffled. She looked sad. “A baby in our old village in China was taken by one.” (120)

In a way I gave myself the excuse of not even trying to get close to the others because I knew I couldn’t be a part of their lives. I still had my responsibilities at the factory, but even without that, Ma wouldn’t have allowed me to go out anyway. That wasn’t what nice Chinese girls from her background did. (134)

“No, let’s meet earlier. I can get some bears,” Greg said.
While they discussed the logistic of their evening, my mind whirled. A show that started at midnight. And some bears? Then I realized he had to mean the alcoholic drink, beer. (134)

After the dusty, physical work of the factory, the scientific world created a clear and logical paradise where I could feel safe. Just for pleasure, I had started reading library books about subjects we’d touched upon in school: amino acids, mitosis, prokarytoes, DNA forensic, karyotyping, monohybrid crosses, endothermic reactions. And mathematics was the only language I truly understood. It was pure, orderly and predictable. It gave me great satisfaction to work on mathematical puzzles and forget about my real life at the apartment and factory. (158)

“Brains are beautiful,” I said. (213)

But sometimes our fate is different from the one we imagined for ourselves. (249)

‘A bamboo door needs a bamboo door and a metal door needs a metal door.’ (255)


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Thursday, August 28, 2014

La strada di San GiovanniLa strada di San Giovanni by Italo Calvino
My rating: 3 of 5 stars


Io non riconoscevo ne' una pianta ne' un uccello. Per me le cose erano mute. Le parole fluivano fluivano nella mia testa non ancorate a oggetti, ma ad emozioni fantasie presagi. E bastava un brandello di giornale calpestato che mi finiva tra i piedi ed ero assorto a bere la scrittura che ne sortiva mozza e inconfessabile - nomi di teatri, attrici, vanita' – e gia' la mia mente aveva preso il galoppo, la catena delle immagini non si sarebbe fermata per ore e ore mentre continuavo a seguire in silenzio mio padre, che additava certe foglie di la' da un muro e diceva: “Ypotoglaxia … (18-9)

Ma cio' che muoveva mio padre ogni mattina su per la strada di San Giovanni – e me giu' per la mia via – piu' che dovere di proprietario operoso, disinteresse d'innovatore di metodi agricoli, - e per me, piu' che le definizioni di doveri che via via mi sarei imposto -, era passione feroce, dolore a esistere – cosa se non questo poteva spingere lui a arrampicarsi per i gerbidi e i boschi e me a addentrarmi in un labirinto di muri e carta scritta? - confronto disperato con cio' che resta fuori di noi, spreco di se' opposto allo spreco generale del mondo. (22)

Cos'era stato dunque allora il cinema, in questo contesto, per me? Direi: la distanza. Rispondeva a un bisogno di distanza, di dilazione dei confini del reale, di veder aprirsi intorno delle dimensioni incommensurabili, astratte come entita' geometriche, ma anche concrete, assolutamente piene di facce e situazioni e ambienti, che col mondo dell'esperienza diretta stabilivano una loro rete (astratta) di rapporti. (52)

Continuo a scrutare nel fondovalle della memoria. E la mia paura di adesso e' che appena si profila un ricordo, subito prenda una luce sbagliata, di maniera, sentimentale come sempre la guerra e la giovinezza, diventi un pezzo di racconto con lo stile di allora, che non puo' dirci come erano davvero le cose ma solo come credevamo di vederle e di dirle. (70-1)

… dal fondo dell'opaco io scrivo, ricostruendo la mappa d'un aprico (a solatio) che e' solo un inverificabile assioma per i calcoli della memoria, il luogo geometrico dell'io, di un me stesso di cui il me stesso ha bisogno per sapersi me stesso, l'io che serve solo perche' il mondo riceva continuamente notizie dell'esistenza del mondo, un congegno di cui il mondo dispone per sapere se c'e'. (116)

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La tristezza degli angeliLa tristezza degli angeli by Jón Kalman Stefánsson
My rating: 4 of 5 stars



Mi chiese
cosa avrei portato su un'isola deserta
Una barca e te
dissi
e la barca la bruciamo sulla spiaggia
poi me ne andai
lasciandola li'
per tenermi il sogno (370)

Adesso sarebbe bello dormire finche' i sogni non diventano cielo, un cielo sereno e senza vento, qualche piuma d'angelo che scende volteggiando a terra, per il resto nient'altro che la beatitudine di chi vive ignorando se stesso. Ma il sonno fugge i defunti. Quando chiudiamo i nostri occhi fissi, sono i ricordi ad aggredirci, non il sonno. Prima arrivano isolati, e perfino piacevoli e argentei, poi pero' non tardano a mutarsi in una nevicata scura e soffocante, e cosi' e' da oltre settant'anni. Il tempo passa, la gente muore, il corpo sprofonda nella terra e altro non sappiamo. Del resto qui c'e' poco cielo, le montagne ce lo rubano, e le tempeste, amplificate da quelle stese cime, sono nere come la fine del mondo. Ma a volte quando il cielo si schiarisce dopo una tormenta, ci sembra di vedere la bianca scia degli angeli, lontano, al di sopra delle nubi e dei monti, sopra gli errori e i baci degli uomini, una scia bianca come la promessa di un'immensa beatitudine. (11)

Moriamo se non ascoltiamo quello che ci insegna l'esperienza, ma ammuffiamo dentro se vi prestiamo troppa attenzione. (27)

A che serve la poesia, se non ha il potere di cambiare il destino? Ci sono libri che ti distraggono, ma che non smuovono per niente le sorti profonde. Poi ci sono quelli che ti portano a dubitare, che ti danno speranza, che ampliano la visione del mondo e ti fanno conoscere la vertigine. Alcuni libri sono essenziali, altri ti distraggono. (31)

Molti preferiscono tacere quando la vita fa piu' male, spesso le parole sono solo pietre inerti, vestiti laceri e consunti. Possono anche essere erbacce, pericolosi portatori di infezioni, assi marce che non reggerebbero nemmeno il peso di una formica, figuriamoci la vita umana. Eppure, le parole sono una delle poche cose di cui disponiamo davvero, quando tutto sembra prendersi gioco di noi. Tienilo a mente. E tieni a mente anche una cosa che nessuno capisce: le parole piu' insignificanti e improbabili possono caricarsi inaspettatamente di un pesante fardello, e portare la vita in salvo, al di la' di vertiginosi baratri. (43)

Il destino del resto sa tessere legami inattesi, dobbiamo essergli riconoscenti, altrimenti troppe cose sarebbero prevedibili e l'aria che ci circonda conoscerebbe ben poco movimento, talmente poco che diventerebbe viziata e la vita ci apparirebbe sonnolenta e spenta. La sorpresa, le cose inaspettate sono forze fisiche che mettono in movimento l'aria e caricano la vita di elettricita'; (45-6)

Si capisce meglio il mondo conoscendo molte lingue, ed e' cosi' importante capire? (54)

Allora e' questa, la vita, l'esistenza di cui sentiva sempre la mancanza senza nemmeno conoscerla; immergersi nell'ignoto e nell'incomprensibile per farne ritorno con un grappolo di parole che sono tutte insieme, legna da ardere, fiori e coltelli? Il silenzio copre ogni cosa, c'e' solo la neve che cade e quelle parole che contengono qualcosa di misterioso, un messaggio per il mondo. (58)

sulle lacrime che sono pesci trasparenti (77)

Le parole scritte possono avere piu' profondita' di quelle pronunciate, quasi come se la carta liberasse dei mondi sconosciuti da un incantesimo. La carta e' il terreno fertile delle parole. (84)

A che serve, d'altra parte, dire il nome a voce alta se nessuno ascolta? Alcuni parlano e parlano, abbelliscono la propria esistenza con le parole e ci danno la sensazione che la loro vita sia in un certo senso piu' importante, e migliore, ma forse sono proprio quelle le vite che svaniscono nel nulla appena le parole cessano di ronzare. (85)

Diamo un nome alle cose per preservarci dall'irrazionale e abbracciare il mondo... (105)

Gisli si sporge in avanti nella sedia, s'intravede un libro rilegato di blu nella tasca interna della giacca del direttore della scuola, che non esce mai di casa se non ha almeno un libro con se' per preservarsi dal fastidio del mondo. (112)
(forse Autadafe' di Canetti)

Quanto tempo vive un essere umano, in fin dei conti, quante ore limpide ha a disposizione, quante volte vive con la stessa intensita' della corrente elettrica, tanto da illuminare il mondo? L'uccello canta, il verme si contorce nella terra perche' la vita non soffochi e tu maledici i lunedì, maledici i martedì, le opportunita' scemano e schizzano sullo scintillio argentato dentro di te. (139-40)

All'inizio cercavamo rifugio nell'amarezza, poche cose sanno nutrire bene quanto l'amarezza, che ti alimenta e ti rode e ti macera fino a spezzarti in due, poi abbiamo tentato di consolarci con la malignita', godendoci lo spettacolo della tua vita, gli errori, gli sprechi, le tue sconfitte eterne davanti alla cupidigia. L'amarezza e la malignita', che cos'atro abita nello sputo del demonio, se non queste due sorelle? Un giorno ti racconteremo che cosa e' accaduto, come siamo riusciti a lavarci da quello sputo, ti diremo di quando si e' aperta una breccia che sembra un passaggio tra noi e te. Forse e' solo un'illusione, ma e' attraverso questa fessura che sussuriamo poesie e storie, gioia e sconforto, speranza e disperazione. (140)

I vestiti asciutti, la donna li ha stesi sulla canna fumaria e sul focolare, si chiama Maria, come la madre di Gesu' che pare abbia liberato l'umanita', anche se in questo momento il genere umano non sembra particolarmente libero – chi ci avra' incatenati di nuovo? (169)

Ci sono poche cose di cui ci possiamo fidare in questo mondo, gli dei hanno l'abitudine di tradirci e gli uomini ancora di piu', ma la terra non inganna, puoi chiudere gli occhi senza alcuna esitazione e avanzare di un passo, lei ti riceve, ti accoglie, ti proteggero' io, dice, e per questo la chiamiamo madre. (187)

La poesia uccide, ti dona ali, le agiti un po' e ti accorgi di avere catene. Ti apre mondi nuovi, e poi ti riporta brutalmente indietro, nella tormenta, nello squallore del quotidiano. (257)

La vita e' talmente multiforme da essere quasi ridicola, assurda, al di la' del dicibile, e' molto piu' ragionevole fischiettare piacevolmente un'aria piuttosto che cercare di descriverla a parole. (284)

Diavolo, ragazzi, ma uno viene al mondo in questa vita di merda solo per morire? (350)



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