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Saturday, May 30, 2015

Un anno. 1: PrimaveraUn anno. 1: Primavera by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Paa e Maa mi dicono che le nuvole, a volte, somigliano a cose che esistono veramente. (8)

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LeviatanoLeviatano by Paul Auster
My rating: 3 of 5 stars

Non stavano cercando di accusarmi di niente, ma il fatto che il morto avesse addosso il mio numero di telefono sembrava dimostrare l’esistenza di un legame tra noi due. Questo dovevo ammetterlo, no? Sì, ho risposto, senz’altro, ma il semplice fatto che sembrasse logico non significava che era vero. (8)

I libri nascono dall’ignoranza, e se continuano a vivere dopo essere stati scritti, lo fanno solo nella misura in cui sfuggono alla comprensione. (45)

Tra i personaggi che appaiono nel romanzo ci sono Emma Lazarus, Toro Seduto, Ralph Waldo Emerson, Joseph Pulitzer, Buffalo Bill, Auguste Bartholdi, Catherine Weldon, Rose Hawthorne (la filgia di Nathaniel), Ellery Channing, Walt Whitman e William Tecumseh Sherman. Ma c’é anche Raskolnikov (arrivato dritto dritto dall’epilogo di Delitto e castigo: rilasciato dalla prigione e appena immigrato negli Stati Uniti, dove il suo nome viene anglicizzato in Ruskin), Huckleberry Finn (un vagabondo di mezza età) e ismaele di Moby Dick (che ha una particina come barman a New York). (47)

Maria tornò a New York , vendette il furgone e andò ad abitare nel loft di Duane Street, … Senza un motivo cosciente cominciò a seguire degli estranei per la strada, scegliendo qualcuno a caso quando usciva al mattino e lasciando che quella scelta determinasse i suoi movimenti per il resto della giornata. Quest’abitudine divenne un metodo per trovare nuove idee, per riempire quel vuoto che sembrava averla ingoiata. (76)

Quando Sachs la ando’ a trovare in ottobre, si era chiuso talmente nel proprio dolore che non riusciva piu’ a vedere se stesso. Intendo in senso fenomenologico, cosi’ come si parla di consapevolezza di se’ o del modo in cui ci si forma un’immagine di se stessi. Sachs aveva perduto la capacita’ di uscire dai propri pensieri e stabilire dove si trovava, di misurare con esattezza le coordinate dello spazio che lo circondava. Quello che Maria riusci’ a fare durante quei mesi fu di attirarlo fuori dal suo guscio. (153)

… i frutti della nostra fantasia non potranno mai tener testa all’imprevedibilita’ delle cose che il mondo reale erutta in continuazione. (190)


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Saturday, May 16, 2015

Carlo Magno: Il signore dell'OccidenteCarlo Magno: Il signore dell'Occidente by Dieter Hägermann
My rating: 5 of 5 stars

… puo’ essere utile ascoltare le sagge parole scritte da Michel de Montaigne nel secondo libro dei suoi Essais: “Dunque per questo, quando si giudica una singola azione, bisogna considerare il suo contesto e l’uomo, in tutte le sue sfaccettature, che l’ha compiuta, prima di giudicarla”. (554)

“Con il tempo, infatti, i grandi uomini sono liberati da ogni dubbio sul loro valore, da ogni conseguenza dell’odio di coloro che hanno sofferto a causa loro. Anzi, spesso sono idealizzati nei modi piu’ svariati, come nel caso di Carlo Magno, l’eroe, il principe e il santo”. (Jacob Burckhardt) (556)

La preoccupazione per i libri e per la robustezza della loro rilegatura e copertina, che dovevano reggere all’uso frequente, era pari a quella per il benessere corporale dei monaci ed entrambe erano una manifestazione di quella particolare forma di pensiero che si e’ soliti definire “razionalismo carolingio”. Con queste disposizioni si manifesta infatti una sorta di ragion pratica che fu caratteristica dell’attivita’ di governo di Carlo Magno… (56)

… e’ da notare lo sforzo con il quale Carlo cerco’ di legare alla sua corte importanti scienziati, eccellenti autori, conoscitori della cultura antica e della patristica: insomma, ogni personalita’ di rilievo. Si tratto’ di un elemento caratteristico della sua politica, che lo eleva ben al di sopra della figura di semplice conquistatore o di eroe di guerra; fu proprio questo, in fondo, a creare quella sintesi franco-romano-cristiana che ha dato al Medioevo europeo una base del tutto peculiare. (64)

In un’epoca come quella di cui stiamo parlando, assai povera di registrazioni scritte, la validita’ degli atti giuridici era garantita da gesti dall’alto valore simbolico. Per esempio, quando il re liberava una persona spesso gettava anche una moneta. Oppure, quando un campo era comprato o venduto, veniva consegnata una zolla di terra. Gli stessi documenti erano spesso percepiti soprattutto come simboli di un atto giuridico e la loro consegna pubblica era necessaria per dare efficacia al contratto che sancivano. (175)

Nonostante gli screzi che potevano occasionalmente sorgere, l’alleanza politico-religiosa con il successore di san Pietro, resa evidente dall’unzione dei figli di Carlo e dalla sua incoronazione, costituiva il secondo elemento portante della monarchia carolingia, assieme all’elezione regia e alla sua approvazione da parte dei grandi, che si ricollegavano all’antica tradizione del popolo franco. (197)

Proprio in questo santissimo giorno di Natale del Signore il papa pose sul capo del re una corona, mentre durante la messa si stava alzando davanti alla confessio di san Pietro, e cosi’ egli fu acclamato da tutto il popolo romano: “Vita e vittoria a Carlo, pacifico imperatore dei Romani incoronato da Dio”. E dopo le laudes gli fu reso onore dal signore apostolico secondo l’uso degli antichi imperatori (con la proskynesis) e, dopo che ebbe lasciato il nome di patrizio, fu chiamato imperator e augustus. (318)

Con l’innalzamento di rango del re franco, con l’accettazione del nome di imperatore da parte di Carlo, non si ristabiliva forse l’ordine voluto da Dio, che secondo Agostino esigeva una coincidenza tra il nome e la cosa, tra il nomen e la res, una coincidenza in base alla quale all’unico e potentissimo signore dell’Imperium christianum doveva assolutamente essere assegnato il titolo di imperatore? (322)

Carlo, dunque, non si limito’ ad accumulare territori disparati e a tenerli assieme attraverso la religione e il potere regio, cosi’ come hanno fatto i dittatori antichi e moderni. Il ricordo del suo intento di sviluppare uno stato che, sulla base di norme giuridiche e dell’etica cristiana, fosse orientato in modo speciale alla difesa dei deboli, della Chiesa, delle vedove, degli orfani, rimase indelebile per tutto il Medioevo e per le generazioni successive. Fu tale intento a permettere a Carlo di assurgere a esempio luminoso nei giorni oscuri dei secoli successivi. (340)

Pertanto, al contrario di quanto e’ stato spesso sostenuto, l’eta’ di Carlo era ben lontana da qualsiasi forma di economia arcaica, o addirittura dell’”eta’ della pietra”. Lo dimostra gia’ il semplice fatto che in tutto l’impero fosse coniata un’unica moneta, il denaro d’argento, l’euro dell’Europa cristiana del tempo. (377)

Cio’ che distinse nettamente l’incoronazione di Ludovico il Pio da quella di Carlo avvenuta il giorno di Natale dell’800 fu l’assenza del papa, il coronator, e del popolo di Roma, l’acclamator. In tal modo l’Impero occidentale in quanto istituzione autonoma recise le sue radici romano-papali. … L’acclamazione davvero necessaria e giuridicamente importante divenne quella dei grandi dell’Impero. (495)

L’arte del governo nell’eta’ di Carlo e per tutto l’alto Medioevo fu sempre un’”arte dell’accomodamento” tra il re e le famiglie piu’ potenti, i principali clan nobiliari dell’Impero, un’arte che permise di raggiungere una certa stabilita’ politica nell’interesse della monarchia. (551)


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Thursday, May 7, 2015

Il libro di Yamato-Il libro dell'universo. La fenice: 4Il libro di Yamato-Il libro dell'universo. La fenice: 4 by Osamu Tezuka
My rating: 3 of 5 stars

Sull'inutilita' dell'immortalita'...

Qui crescera' e diventera'
adulto, e poi tornera' a
ringiovanire ancora e di
nuovo tornera' neonato...
E' un processo che si
ripetera' in eterno.
Non morira' mai! (294)

Da allora continuo a cercare una forma d'uccello,
penso che quell'uccello fosse una superiore entita'
vivente, che abbia forma umana o meno, la vita
cosmica ha sempre un corpo, senza corpo,
vivono solo entita' energetiche che non
possono essere definite esseri viventi.
Avevo sentito che nello spazio esistono
super entita' viventi che, agendo sui
sensi dei propri interlocutori,
possono mostrarsi assumendo
una forma particolare. (297)


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Friday, May 1, 2015

La Vetta degli Dei Vol. 4La Vetta degli Dei Vol. 4 by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

La nuda roccia respira
i venti della stratosfera…
In questa gelida atmosfera
il tempo sembra fermarsi,
avvolto nell’abbraccio della neve. (20)

Il vento
soffiava sulla tenda…
Forse,
in quell’istante
delle imponenti
divinita’ induiste
scendevano dal
cielo…
… danzando
tra le correnti
atmosferiche. (72)

Non sono
molti gli
uomini degni di
raggiungere
quella vetta e
parlare con
il cielo… (129)

“Quando
avrai scalato
la parete
sud ovest…”
“... cosa
pensi ti
aspetti in
cima?”
“Niente.” (171)

La montagna era come
un animale selvaggio…
… un animale
ululante…
… con gli occhi
spalancati nel
buio della
notte…
… e Habu e Fukamachi
si trovavano nel
suo ventre. (286)


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I racconti della KolymaI racconti della Kolyma by Varlam Shalamov
My rating: 4 of 5 stars

Tutti i sentimenti umani - l’amore, l’amicizia, l’invidia, l’umanità, la carità, il desiderio di gloria, l’onestà - li avevamo persi insieme alla carne di cui il lungo periodo di fame ci aveva privati. Nell’insignificante strato muscolare che ancora ricopriva le nostre ossa, che ancora ci dava la possibilità di mangiare, di muoverci e respirare e persino di segare tronchi e ammucchiare con una vanga pietre e sabbia nelle carriole, e persino di trascinare quelle carriole lungo la passerella senza fine di una cava d’oro, lungo la stretta strada di legno che porta al bacile di lavaggio - in quello strato muscolare non si trovava ormai altro che rabbia, il più durevole dei sentimenti umani. (43)

Avevamo imparato la rassegnazione, avevamo disimparato a sorprenderci. Non avevamo orgoglio, egoismo ne’ amor proprio, gelosia e passione ci parevano concetti marziani e, per di piu’, sciocchezze. Ben piu’ importante era imparare ad abbottonarsi i pantaloni d’inverno, col gelo: c’erano uomini adulti che piangevano quando a volte non ci riuscivano. Capivamo che la morte non era in nulla peggiore della vita e non avevamo paura ne’ dell’una ne’ dell’altra. Una grande indifferenza si era impadronita di noi.

Capivamo che verita’ e menzogna sono sorelle, che al mondo esistono migliaia di verita’... (44)

C’era ancora una via all’immortalita’, quella di Tjutcev:
Beato chi ha visitato il mondo
nei suoi attimi fatali. (71)

Non e’ stata la mano a fare un uomo della scimmia, non e’ stato l’embrione del cervello, non e’ stata l’anima: ci sono cani e orsi che agiscono in modo piu’ intelligente e morale dell’uomo. E non e’ stato l’assoggettamento della forza del fuoco: tutto questo e’ avvenuto dopo che si era realizzata la condizione essenziale della sua metamorfosi. Un giorno, in altre condizioni di vita, uguali per tutti, l’uomo si e’ rivelato piu’ forte, fisicamente piu’ resistente di ogni altro animale. (94-5)

L’uomo non vive perche’ crede in qualcosa, perche’ spera in qualcosa. E’ l’istinto di conservazione che lo preserva, come preserva ogni animale. (132)

… un ingenuo sentimento di giustizia e’ radicato nell’uomo e forse e’ inestirpabile. Ci si potrebbe chiedere: perche’ offendersi? Arrabbiarsi? Indignarsi? Quella maledetta perquisizione era il millesimo caso. Ma nel fondo degli animi qualcosa ribolliva, piu’ forte della volonta’, piu’ forte dell’esperienza. I volti dei detenuti erano scuri di collera. (280)

L’amore non torno’. Ah, com’e’ lontano l’amore dall’invidia, dalla paura, dalla rabbia. Com’e’ poco necessario all’uomo! L’amore viene quando tutti gli altri sentimenti umani sono gia’ tornati. L’amore arriva per ultimo, torna per ultimo, se davvero ritorna. (289)

Oppure L’uccellino di Puskin:
Ieri ho aperto la prigione
del mio etereo prigioniero.
Ai boschi ho restituito il canto,
ridandogli la liberta’. (332)

… la solita scritta: “Il lavoro e’ una questione d’onore, di gloria, di coraggio e di eroismo”. (359)

L scale di grandezza sono state sconvolte e qualsiasi concetto umano, pur conservando la propria grafia, il proprio aspetto sonoro, il consueto insieme di lettere e di suoni, racchiude in se’ qualcosa di diverso, che sul continente non ha nome; qui ci sono metri diversi, usi e costumi particolari, e il senso di ogni parola e’ cambiato. (405)

Krivosej ti poteva rispondere con quella bella espressione del lager: “Se non ci credi, prendila per una favola!”. (427)

Gli stivali che ho
fan passare l’H2O. (476)

La differenza tra un furfante e una persona onesta sta in questo: quando un furfante va a finire in galera innocente, crede di essere il solo a non avere colpe, mentre gli altri sono tutti nemici dello Stato e del popolo, tutti delinquenti e mascalzoni. Un uomo onesto, se finisce in galera, pensa che, visto che hanno messo in gabbia lui innocente, la stessa cosa puo’ essere successa al suo vicino di branda.
In questo stanno “Hegel e la saggezza dei libri, e il senso di tutta la filosofia” degli avvenimenti del 1937. (491)

Ecco, e’ tutto: la luce tagliente della lampada alla stazione di Irkutsk, e lo speculatore che si portava dietro fotografie altrui come camuffamento e il vomito che la gola del giovane tenente rovescio’ sulla mia cuccetta, e la prostituta triste sulla terza cuccetta dello scompartimento dei ferrovieri, e il bambino di due anni, tutto sporco, che gridava felice “papa’! papa’!” - questo e’ tutto, e mi e’ rimasto impresso come la prima gioia, l’ininterrotta gioia della “liberta’”. (551)

Il libro era sparito. Chi avrebbe letto quella strana prosa quasi priva di peso, come pronta a volare nel cosmo, dove tutte le proporzioni sono spostate, alterate, dove non ci sono grande e piccolo? Di fronte alla memoria, come di fronte alla morte, tutti sono uguali, e l’autore ha il diritto di ricordare l’abito della serva e dimenticare i gioielli della padrona. Gli orizzonti dell’arte verbale sono stati straordinariamente allargati da questo romanzo. Io, una della Kolyma, un detenuto, ero stato trasportato in un mondo perduto da tempo, in abitudini altrui, dimenticate, inutili. Il tempo per leggere l’avevo. Facevo l’infermiere al turno di notte. Ero stato sopraffatto dai Guermantes. Dai Guermates, dal quarto volume, avevo fatto la conoscenza di Proust. (566)


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