Tutti i Racconti: 1897-1922 by H.P. Lovecraft
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LA TOMBA
E' una sfortuna, ma e' anche una realta', che la maggior parte della gente abbia un'apertura mentale troppo limitata per valutare con intelligenza i fenomeni rari in cui si imbattono gli individui piu' sensibili, fenomeni che vanno oltre l'esperienza comune e che in pochi riescono a percepire. (p. 5)
DAGON
Non posso pensare al mare profondo senza rabbrividire all'idea degli esseri che forse, in questo momento, si trascinano e guizzano sul fondo melmoso, intenti nell'adorazione degli antichi idoli di pietra e nell'arte di scolpire le loro detestabili fisionomie su obelischi sommersi di granito. Sogno il giorno in cui usciranno dai flutti e stringeranno negli artigli immensi i resti dell'umanita'insignificante, logorata dalle guerre ... il giorno in cui le terre sprofonderanno e il fondo oscuro dell'oceano salira' in superficie, nel pandemonio universale. (p. 22)
LA STELLA POLARE
Dicono che la terra di Lomar esiste solo nelle mie fantasie notturne, che nelle regioni dove la Stella Polare brilla alta nel cielo e Aldebaran striscia lungo l'orizzonte non c'e' altro che neve e ghiaccio da migliaia d'anni e che l'uomo non ci si e' mai avventurato ...
E la Stella Polare, malvagia e mostruosa, mi deride dalla volta nera, ammiccando orribilmente come un occhio folle che guarda, guarda in continuazione e cerca di trasmettere un messaggio misterioso; ma non ricorda quale, se non che una volta ce n'era uno. (p. 27)
OLTRE IL MURO DEL SONNO
E se la maggioranza delle visioni notturne non e' che il debole e fantastico riflesso delle nostre esperienze di veglia - checche' ne dica Freud col suo puerile simbolismo - ve ne sono altre il cui carattere etereo e ultraterreno non consente interpretazioni ordinarie, ma i cui effetti inquietanti, vagamente eccitanti, sembrano aprire uno spiraglio su una sfera d'esistenza mentale non meno importante di quella fisica, e tuttavia separata da quest'ultima per mezzo di una barriera impenetrabile.
...
A volte penso che questa esistenza meno materiale sia quella autentica e che la nostra vana presenza sul globo terracqueo sia di per se' un fenomeno secondario o puramente virtuale. (p. 30)
Mi sveglio' il suono di una strana melodia. Un arpeggio, una serie di vibrazioni armoniche echeggiava ovunque, mentre ai miei occhi si presentava uno spettacolo di bellezza suprema. Mura, colonne e architravi di fuoco vivo splendevano intorno al punto dove io sembravo fluttuare a mezz'aria e svettavano verso un altissimo soffitto a cupola di splendore indescrivibile. ... si scorgevano vedute di valli incantevoli, alte montagne e grotte invitanti. (p. 37)
Sono il tuo fratello di luce e ho volato con te sulle fulgide valli; non mi e' permesso rivelare al tuo io terrestre qual e' la tua vera personalita', ma siamo tutti trasvolatori dei grandi spazi e viaggiatori del tempo. L'anno prossimo, forse, abitero' nell'Egitto che tu chiami antico o nel crudele impero di Tsan-Chan che verra' fra tremila anni. Tu e io ci siamo spinti sui mondi che girano intorno alla rossa Arturo e abbiamo abitato nei corpi degli insetti filosofi che strisciano orgogliosamente sulla quarta luna di Giove. (p. 39)
MEMORIA
E il Demone rispose: "Io sono la Memoria e so molto del passato, ma anch'io sono invecchiato. Le creature di cui mi domandi somigliavano all'acqua del fiume Than, che nessuno potra' mai spiegare. Non so piu' quali fossero le loro imprese, perche' durarono un attimo; anche il loro aspetto mi e' vago, ma era simile a quello delle piccole scimmie. Il nome della loro razza, tuttavia, mi e' rimasto impresso per un'assonanaza con quello del fiume (Than - Man): quelle creature del passato si chiamavano Uomini. (p. 42-3)
EX-BARONE
I figli di Belial, gonfi di vino e d'insolenza. (p. 53)
LA SCOMPARSA DI JUAN ROMERO
Duri, impressionanti polisillabi avevano sostituito la consueta mistura di cattivo spagnolo e inglese ancor peggiore; un'unica parola riuscii a decifrare, ed era il grido ripetuto di 'Huitzilopotchli'. In seguito la rintracciai nell'opera del grande storico e rabbrividii per le implicazioni che suggeriva. (p. 61)
LA NAVE BIANCA
Allo spuntare di un giorno rosato e pieno di luce, vidi le sponde di terre sconosciute e meravigliose. Dal mare sorgevano imponenti terrazze di vegetazione, ricche di alberi e punteggiate qua e la' dai tetti scintillanti e i colonnati di templi misteriosi. (p. 65)
LA ROVINA DI SARNATH
Gnai-Kah, un sacerdote, fu il primo a vedere le ombre che calavano nel lago dallaluna a tre quarti e le minacciose nebbie verdi che si alzavano dalle sponde fino al cielo, avvolgendo in un alone sinistro le guglie e i tetti della condannata Sarnath. (p. 76)
LA DICHIARAZIONE DI RANDOLPH CARTER
Non posso dirtelo Carter! E' troppo al di la' di quello che possiamo concepire... Non oso dirtelo, nessuno puo' saperlo e continuare a vivere! Gran Dio, non avrei mai immaginato QUESTO! (p. 85)
IL TERRIBILE VECCHIO
Al posto dei colleghi, infatti, c'era solo il Terribile Vecchio appoggiato al bastone, un ghigno orribile sulle labbra. Il signor Czanek non aveva mai fatto caso al colore dei suoi occhi, ma ora vide che erano gialli. (p. 91)
I GATTI DI ULTHAR
Si racconta che a Ulthar, la citta' oltre il fiume Skai, la legge proibisca di uccidere i gatti. A me basta osservarli quando fanno le fusa accanto al fuoco per capire il perche': il gatto e' misterioso e affine alle cose invisibili che l'uomo non potra' mai conoscere; e' l'animo dell'antico Egitto, e' il depositario di racconti che risalgono alle citta' dimenticate di Meroe ed Ophir, e' parente dei signori della giungla ed erede dei segreti dell'Africa oscura e misteriosa. La sfinge e' cugina del gatto, che parla la stessa lingua ma e' piu' antico e ricorda cose che essa ha dimenticato. (p. 100)
IL TEMPIO
Solo un pensatore inferiore si affretta a spiegare cio' che e' singolare e complesso usando la primitiva scorciatoia del soprannaturale. (p. 117)
La vita e' una cosa orribile e dietro le nostre esigue conoscenze si affacciano sinistri barlumi di verita' che la rendono ancora piu' mostruosa. (p. 1
CELEPHAIS
Kuranes si era svegliato nel momento stesso che aveva visto la citta', eppure gli era bastato uno sguardo per capire che si trattava di Celephais nella valle di Ooth-Nargai, oltre le colline Tanarie... (p. 144)
DALL'ALTROVE
Vediamo le cose come ci e' permesso di vederle e non possiamo farci nessuna idea della loro realta' assoluta. Con cinque debolissimi sensi pretendiamo di capire un cosmo infinito ed estremamente complesso. (p. 151)
Guardami, stai a sentire quello che ti dico... Pensi che esistano realmente cose come il tempo e le dimensioni? T'immagini che forma e materia abbiano un significato? Ti dico che sono sceso in abissi che il tuo cervellino non puo' nemmeno immaginare! Ho visto oltre i confini dell'infinito e ho evocato demoni dalle stelle... Ho chiamato a raccolta le ombre che volano fra i mondi per seminare morte e follia... (p. 156)
NYARLATHOTEP
Nyarlathotep, il caos strisciante... Io, che sono l'ultimo, parlero' al vuoto in ascolto... (p. 160)
Al di la' dei mondi, vaghi fantasmi di cose mostruose, indistinte colonne di templi blasfemi che poggiano su massi senza nome al di sotto dello spazio e raggiungono vuoti vertiginosi sopra le sfere della luce e della tenebra. E su tutto, in questo ripugnante cimitero dell'universo, si ode un sordo e pazzesco rullio di tamburi, un sottile e monotono lamento di flauti blasfemi che giungono da stanze inconcepibili, senza luce, di la' dal Tempo; la detestabile cacofonia al cui ritmo danzano lenti, goffi e assurdi i giganteschi, tenebrosi ultimi dei. Le cieche, mute, stolide abominazioni la cui anima e' Nyarlathotep. (p. 163)
UN'ILLUSTRAZIONE E UNA VECCHIA CASA
Gli amanti dell'orrido frequentano luoghi strani e solitari: le catacombe di Tolemaide e i mausolei notturni dei paesi dell'incubo sono fatti per loro. Quando c'e' la luna si arrampicano sulle torri in rovina dei castelli del Reno, o si avventurano per neri gradini coperti di ragnatele sotto i resti delle perdute citta' dell'Asia. (p. 167)
EX OBLIVIONE
Piu' felice di quanto avrei mai creduto di poter essere, mi sono dissolto ancora una volta nell'oblio infinito, trasparente, da cui il demone della vita mi aveva chiamato per una breve e sconsolata ora. -Baudealaire-
LA CITTA' SENZA NOME
Il nero dell'abisso che non manda eco. (Lord Dunsany)(p. 186)
Non e' morto cio' che in eterno puo' attendere
E col passar di strani eoni anche la morte puo' morire. (p. 193)
L'ESTRANEO
A me gli dei hanno assegnato una sorte del genere: a me deluso e stupefatto, amareggiato e senza speranza. (p. 215)
Lo shock piu' tremendo e' quello che combina l'effetto dell'imprevisto con quello dell'incredibile. (p. 218)
Adesso corro nel vento della notte con demoni beffardi, miei simili: di giorno mi trastullo fra le catacombe di Nephren-Ka, nella reclusa e ignota valle di Hadoth presso il Nilo. So che la luce mi e' negata, a parte quella della luna che bagna le tombe granitiche di Neb; so che non mi e' concesso altro divertimento all'infuori dei festini esecrandi di Nitocris sotto la Grande Piramide, ma in questa nuova liberta' da ogni freno accetto quasi con gioia l'amarezza dell'alienazione. ( p. 220)
GLI ALTRI DEI
Ad Ulthar, la citta' oltre il fiume Skai, viveva una volta un vecchio che voleva vedere a tutti i costi gli dei della terra; costui conosceva profondamente i sette libri criptici di Hsan ed aveva familiarita' con i Manoscritti pnakotici della lontanissima e gelida Lomar. (p. 225)
LA MUSICA DI ERICH ZANN
Invece quando guardai da quell'altissima finestra d'abbaino, con la luce delle candele alle spalle e la viola impazzita che faceva a gara con l'ululato del vento, non vidi nessuna citta'. Non c'erano luci amichevoli ne' strade familiari, ma solo la tenebra dello spazio illimitato, spazio inaudito vivo di musica e movimento, senza nessuna affinita' con cio' che e' terrestre. (p. 239)
HERBERT WEST, RIANIMATORE
Per capire le limitazioni del tipo accademico ci sarebbe voluta una maggiore maturita': allora si sarebbe reso conto che i professori sono il prodotto di generazioni di puritanesimo, che sono gentili e coscienziosi, a volte cortesi e amabili, ma sempre ristretti, intolleranti, oppressi dal rispetto per l'autorita' e privi di autentica immaginazione. (p. 250)
Accidenti, nemmeno questo era abbastanza fresco! (p. 253)
HYPNOS
A proposito del sonno, sinistra avventura di tutte le nostre notti, possiamo dire che gli uomini vadano a letto quotidianamente con un'audacia che sarebbe incomprensibile, se non sapessimo che dipende dall'ignoranza del pericolo. BAUDELAIRE
Che imbecille sono stato a intraprendere con tanta incoscienza lo studio di misteri che l'uomo non dovrebbe affatto conoscere! (p. 277)
Una notte i venti che soffiavano da spazi ignoti ci spinsero irresistibilmente verso il vuoto illimitato al di la' del pensiero e dell'essere. (p. 279)
Ma sempre mi guardero' dal beffardo e insaziabile Hypnos, signore del sonno, che si agita nel cielo della notte, e mi difendero' dalle pazzesche ambizioni della conoscenza e della filosofia. (p. 283)
SUI RAGGI DI LUNA
Era un'estate spettrale, la luna brillava sul vecchio giardino in cui vagabondavo; era un'estate di fiori narcotici e umidi mari di foglie che portavano sogni fantastici e multicolori. (p. 286)
AZATHOTH
E siccome un panorama d'infinite mura e finestre rende pazzo chi sogna o legge molto, l'inquilino della stanza si sporgeva ogni sera a guardare il cielo, per afferrare un frammento delle cose che stanno oltre il mondo e il grigiore dei grattacieli. (p. 290)
IL SEGUGIO
Da oscuri e sconfinati corridoi popolati di chimere m'insegue, nera, la Nemesi dell'autodistruzione. (p. 294)
Il giorno dopo salpammo dall'Olanda e anche allora avemmo l'impressione che un cane gigantesco abbaiasse in lontananza. Ma il vento d'autunno era triste e lugubre, non potevamo esserne sicuri. (p. 297)
La follia cavalca i venti della notte... artigli e denti affilati su migliaia di cadaveri, nell'arco di secoli... la morte che vomita sangue in mezzo a un festino di pipistrelli e sorge dalle nere rovine dei templi sepolti di Belial... Ora che l'abbaiare di quella mostruosita' defunta e senza carne si fa piu' forte e il fruscio delle ali si fa sempre piu' vicino, cerchero' nella mia pistola l'oblio che e' il solo rifugio di cio' che e' innominato e innominabile. (p. 301)
LA PAURA IN AGGUATO
La notte che andai sulla cima di Tempest Mountain e in una magione abbandonata scoprii la paura in agguato, l'aria era gravida di tuoni. (p. 304)
Che io sia ancora vivo, e che non sia impazzito, e' un miracolo che non riesco a spiegarmi: perche' l'ombra non era quella di George Bennett o di qualsiasi altro essere umano, ma di un'anomalia uscita dai piu' profondi crateri dell'inferno, un abominio informe e senza nome che la mente non puo' accettare in toto e la penna non puo' descrivere. (p. 309)
Andai verso di lui e gli toccai la spalla, ma non si mosse; poi, mentre scherzosamente lo scuotevo, mi sentii afferrare da una paura paralizzante le cui radici affondavano nella notte del passato ancestrale, o meglio nell'abisso senza fine al di la' del tempo. (p. 314)
L'ALCHIMISTA
Solo e affidato alle mie risorse, trascorsi le ore dell'infanzia sui vecchi tomi che riempivano una biblioteca ossessionata dalle ombre, o vagando senza meta nell'eterno crepuscolo del bosco che copre la montagna. L'ambiente cupo, credo, fu resposabile dell'ombra di malinconia che mi affligge, e i miei interessi si volsero ben presto verso quell'area del sapere che riguarda le tenebre e l'occulto. (p. 349)
IL PRATO VERDE
Vivro' in eterno, conservero' la coscienza in eterno, anche se la mia anima supplichera' gli dei per avere la grazia della morte e dell'oblio... E' tutto davanti a me: oltre le cascate assordanti c'e' la terra di Stethelos, dove i giovani sono infinitamente vecchi... Il Prato Verde... Spediro' un messaggio attraverso l'orrendo, sconfinato abisso... (p. 366)
LA POESIA E GLI DEI
Man mano che leggeva, l'ambiente reale scomparve e intorno a lei aleggio' la nebbia dei sogni, quel velo purpureo e tempestato di stelle che si libera dal tempo e in cui si ritrovano gli dei e i sognatori. (p. 369)
Perche' i poeti sono i sogni degli dei e in ogni epoca c'e' stato qualcuno che ha cantato, ignaro, il messaggio e la promessa che viene dai giardini del loto oltre il tramonto. (p. 371)
LA VISIONE DEL CAOS
Quando la nube di vapori che sil alzava dall'abissale spaccatura ebbe nascosto la superficie, tutto il firmamento urlo' per la sofferenza provocata dal boato, come un'eco che scuotesse lo spazio. Ci fu un lampo, un'esplosione, un olocausto accecante e assordante di fuoco, fumo e tuono che cancello' la luna nel suo corso.
Quando il fumo spari' e io cercai di individuare la terra, sullo sfondo di stelle fredde e beffarde non vidi che il sole moribondo e i pallidi sconsolati pianeti che cercavano la loro sorella. (p. 384-5)
L'ORRORE DI MARTIN'S BEACH
Ricordo che pensai a quelle teste e ai loro occhi stravolti, occhi che riflettevano probabilmente la paura, il panico e il delirio di un universo malevolo... il dolore, il peccato, la miseria, le speranze distrutte e i desideri irrealizzati, le angosce, i timori e il disgusto che nascono negli inferni sempre accesi dell'anima e la devastano. (p. 393)
Ma mentre guardavo l'infido riflesso d'argento, con la fantasia accesa e i nervi logorati dalla tensione, da profondita' abissali arrivo' alle mie orecchie l'eco attutita e sinistra di una risata. (p. 394)
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