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Saturday, June 14, 2014

La pauraLa paura by Gabriel Chevallier
My rating: 5 of 5 stars

Si puo' dare cosa piu' ridicola di questa: che un uomo abbia diritto di uccidermi perche' abita sull'altra riva del fiume e il suo sovrano e' in lite con il mio, benche' io non lo sia con lui? PASCAL (11)

Gli uomini sono stupidi ed ignoranti. Da qui la loro infelicita'.Invece di riflettere credono a tutto cio' che gli raccontano, a tutto cio' che gli insegnano. Scelgono capi e padroni senza giudicarli, con una funesta inclinazione per la schiavitu'. Gli uomini sono pecoroni. E questo rende possibili gli eserciti e le guerre. Muoiono vittime della loro stupida docilita'. (23) -Genealogia della morale, Nietzsche-

Una vampata che sembrava investire il mondo intero ci strappo' al torpore. Avevamo appena superato una cresta, e il fronte, davanti a noi, ruggiva con tutte le sue bocche infuocate, fiammeggiando come una fucina infernale i cui mostruosi crogioli trasformavano in una lava di sangue la carne deglu uomini. Ci veniva la pelle d'oca all'idea di essere solo una palata di carbone destinata ad alimentare quella fornace, al pensiero che dei soldati, laggiu', lottavano contro la tempesta di ferro, contro l'uragano di fuoco che faceva ardere il cielo e tremare le fondamenta della terra. (45)

Ho paura? La mia ragione ha paura. Ma io evito di consultarla. (94)

"Ma allora cosa ha fatto in guerra?"
"Quello che mi hanno ordinato, ne' piu' ne' meno. Temo che in quello che ho fatto non ci sia niente di particolarmente glorioso, e che nessuno degli sforzi cui sono stato costretto abbia recato danno al nemico. Temo anche di avere usurpato il posto che occupo in questo ospedale, e persino le vostre cure".
"Lei e' proprio irritante! Su, risponda. Le abbiamo chiesto che cosa ha fatto!"
"Ah, si... Be', ho marciato giorno e notte senza sapere dove stando andando. Ho preso parte alle esercitazioni, sfilato alle parate, scavato trincee, trasportato filo spinato e sacchi di sabbia, montato la guardia alla feritoia. Ho avuto fame senza avere da mangiare, sete senza avere da bere, sonno senza poter dormire, freddo senza potermi scaldare, e i pidocchi senza potermi grattare... Ecco che cosa ho fatto!".
"Tutto qui?". (126-7)

"E la liberta'?".
"La mia liberta' mi segue ovunque. E' nel mio pensiero. Per me Shakespeare e' una patria, e Goethe un'altra... (131)

"Ve la passate bene, lassu'?".
Allibito, guardo quel vecchio babbeo dalla faccia smorta. Ma subito gli rispondo affabilmente:
"Certo, signore... ".
Il suo viso si illumina. Sento che sta per esclamare: "Ah, i nostri intrepidi ragazzi!".
Allora aggiungo:
"... ci divertiamo un mondo: seppelliamo compagni ogni sera!".
Il suo sorriso fa marcia indietro, e il suo complimento gli si strozza in gola. (156)

A un bivio desolato ho scoperto un crocifisso di ferro, corroso da una ruggine simile a sangue rappreso. Sul basamento di pietra graffiato dai proiettili, una mano maldestra ha scritto: "Da smistare nelle retrovie". Non vedo niente di blasfemo in tali parole, niente che alluda alla natura divina del soggetto. Chi le ha incise ha voluto dire che quell'uomo in croce aveva gia' pagato il suo debito, e che al fronte non aveva piu' niente da fare. O forse intendeva suggerire che per avere diritto ad essere rimandati indietro bisogna aver sofferto, come lui, in tutte le membra, nel corpo e nel cuore. (171-2)

L'oscurita' deforma le cose, le ingrandisce, da' loro un aspetto inquietante e minaccioso: il minimo soffio d'aria le anima di vita umana. Gli oggetti hanno sagome di nemici; avverto dappertutto respiri trattenuti, pupille dilatate che mi osservano, dita contratte sui grilletti; mi aspetto da un momento all'altro di veder apparire l'accecante lingua di fuoco di un'arma. (191)

"Non e' una questione di tempo, ne' di attacchi riusciti. Il cambio non arriva se le unita' non hanno perso almeno il cinquanta per cento degli effettivi".
La notizia e'per noi un duro colpo. Meta' degli effettivi! Allora penso: qui siamo quattro e nessuno di noi ha piu' di venticinque anni. Due devono morire. Chi? Mio malgrado cerco sugli altri qualche segno del destino, uno di quegli indizi che contraddistinguono le persone marchiate da una tragica fatalita'. (223-4)

Il colmo dell'orrore, che rende lo scoramento ancora piu' grave, e' che la paura non toglie all'uomo la facolta' di giudicarsi. Egli vede se stesso sull'ultimo gradino dell'ignominia e non riesce a risollevarsi, a giustificarsi ai suoi stessi occhi. (237)

Ci nascondiamo, non vogliamo che ci trovino, e se chiameranno non risponderemo. Basta! Per oggi davvero basta. Non vogliamo piu’ uscire, ne’ attraversare l’altopiano sotto il tiro di sbarramento sperando che un altro miracolo ci salvi la vita. Ci copriamo il viso, facciamo finta di dormire. Ma ascoltiamo con tutte le nostre forze, in preda alla disperazione, in preda al terrore, come pazzi, cio’ che succede sopra le nostre teste: sembra la carica di un branco di elefanti che calpestano e stritolano tutto. Le granate regnano sovrane. Abbiamo paura, paura…
“Non finisce mai… E’ impossibile salvarsi!”.
Uno schianto a una delle uscite. Feriti che urlano, urlano… (252)

Con il passo lungo e agile del fante, Jean Dartemont va a farsi ammazzare su questo altopiano dell’Aisne, senza fare appello ne’ all’idea del dovere ne’ a Dio. (274)

In me non c’e’ odio, detesto solo i mediocri, gli sciocchi, che spesso sono proprio quelli che vengono promossi e diventano onnipotenti. Il mio unico patrimonio e’ la vita. Non ho bene piu’ prezioso da difendere. La mia unica patria e’ cio’ che riusciro’ a raggiungere o creare. Me ne frego di come i vivi si spartiranno il mondo quando saro’ sottoterra, delle loro frontiere, delle loro alleanze e delle loro contese. Chiedo solo di vivere in pace, lontano dalle caserme, dai campi di battaglia e dai geni militari di ogni sorta. Vivere in un posto qualsiasi, purche’ tranquillo, e diventare lentamente cio’ che sono destinato a essere… Il mio ideale non e’ uccidere. E se devo morire voglio che sia liberamente, per un’idea che mi stara’ a cuore, in un conflitto in cui avro’ la mia parte di responsabilita’...”.
“Dartemont!”
“Si’, signor maggiore?”
“Vada subito all’undicesima a vedere dove sono piazzate le mitragliatrici”.
“Si’, signor maggiore!”. (292)



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