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Saturday, May 24, 2014

Il paese delle ultime coseIl paese delle ultime cose by Paul Auster
My rating: 4 of 5 stars

Metto un piede davanti all'altro e poi l'altro di nuovo davanti e poi spero di riuscire a farlo, ancora. Niente di piu', niente di meno. Capisci come vanno le cose per me. (9-10)

Probabilmente sarebbe un bene, credo, diventare tanto insensibile da non lasciarsi piu' coinvolgere da nulla. (25)

Le parole di solito hanno una durata leggermente piu' lunga delle cose, ma alla fine anch'esse decadono insieme con le rappresentazioni che un tempo evocavano. Intere categorie d'oggetti scompaiono - vasi di fiori, per esempio, o filtri di sigarette, o elastici - e per un certo periodo di tempo sei in grado di riconoscere queste parole anche se non ricordi il loro significato. Ma poi, a poco a poco, le parole divengono solo suoni, una collezione a casaccio di gutturali e fricative, una tempesta di roteanti fonemi e finalmente il tutto va a finire in discorsi inarticolati. (87)

Se si considera che vi erano sette piani di scaffali, dire che un libro era nel posto sbagliato significava dire che aveva cessato di esistere. (110)

Il signor Frick aveva uno strano sgrammaticato modo di parlare, e spesso faceva un pasticcio di idee nel tentativo di esprimerle. (126)

Tutti diamo certe cose per scontate e quando si tratta di cose basilari come cibo e alloggio, cose che probabilmente sono nostre per diritto naturale, non ci mettiamo molto tempo a considerarle come parte integrante di noi stessi. E' solo quando le perdiamo che facciamo caso a quanto avevamo. Ma appena le recuperiamo, smettiamo di nuovo di farci caso. (133)

Ogni volta la storia era diversa e ciononostante alla fine era sempre la stessa. La sfilza di avvenimenti sfortunati, i calcoli errati, il peso crescente delle circostanze. Le nostre vite altro non sono che la somma di molteplici contingenze e non importa quanto possano essere diverse nei dettagli, tutte condividono una essenziale casualita' nel loro disegno: questo poi quello, e a causa di quello, questo. (135)

Boris Stepanovich allontanava i Restauratori dagli oggetti stessi, attirandoli a entrare in un regno dove la cosa in vendita non era piu' la tazza da te' ma la stessa contessa Oblomov. (142) -(che aveva posseduto ta tazza)-

"E' meglio non dover essere me stesso", mi disse (Sam) una volta.
"Se non avessi quell'altra persona dietro cui nascondermi - quella che indossa il camice bianco e si mette un'espressione comprensiva in faccia - non credo che potrei reggere. Le storie mi schiaccerebbero... (157)

Dopo di che, racimolando altro denaro contante vendendo i libri della biblioteca - due scaffali interi di Dickens... (166)

Le parole diventano sempre piu' piccole, cosi' piccole che forse non sono neppure piu' leggibili. Mi viene da pensare a Ferdinand e alle sue navi, alla sua flotta lillipuziana di barche a vela e golette. (171)

Non oso neppure pensare a quello che ci capitera' la' fuori. (174)

Le parole e il loro ordine (la grammatica)e il senso ed il loro significato: vale cio' che resta?

RAINER MARIA RILKE:

Ci volgiamo alle cose che di noi nulla sanno

Ci volgiamo alle cose che di noi nulla sanno,
all’albero che dirama e ci sovrasta,
a ogni luogo appartato, ogni silenzio;
ma proprio così richiudiamo il circolo
che passando per tutto ciò che non ci appartiene,
torna a sfociare-intatto sempre- in noi.
Oh abitaste voi, cose, fra le stelle!
Il nostro vivere segue il suo corso
senza nulla smuovere.


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