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Friday, May 16, 2014

Il placido Don. Da: Racconti del Don. Nobel 1965Il placido Don. Da: Racconti del Don. Nobel 1965 by Mikhail Sholokhov
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Pantelej Prokofjevic si segno', guardando il vertice bianco del campanile lontano, poi impugno' la falce. Il suo naso adunco pareva verniciato, tanto era lucido; nell'incavo delle sue guance magre si raccoglieva il sudore. Egli sorrise, mostrando in mezzo alla barba nera una fila compatta di denti bianchi, e alzo' la falce, volgendo a destra il suo collo rugoso. L'erba, tagliata su un semicerchio di due metri, si distese ai suoi piedi. (63)

Ma il frumento calpestato dal bestiame si rialza. Sotto l'azione del sole e della rugiada le spighe appiattite si risollevano; sulle prime restano curve come un uomo che abbia portato un fardello soverchio, poi si raddrizzano, alzano la testa e, come prima, le illumina la luce del giorno e oscillano al vento... (133)

Al mattino un leggero strato di ghiaccio ricopriva ancora l'acqua, ma verso mezzogiorno la terra si riscaldava e nell'aria si diffondeva un sentore di marzo, di scorza gelata dei ciliegi, di paglia ammuffita. (276)

In una delle vetture, appoggiato contro la mangiatoia di legno, Gregorio vedeva, attraverso lo sportello aperto, passare le terre degli altri, mentre in lontananza baluginava la striscia delicata e azzurrognola della foresta. I cavalli maciullavano il fieno e agitavano le zampe, sentendo sotto gli zoccoli un appoggio mobile. Nella vettura alitava un odore di erbe della steppa, di sudore dei cavalli, di umidita' dello sgelo, e lontano appariva all'orizzonte la foresta, azzurra, meditabonda e inaccessibile come una tenue stella vespertina. (346-7)

S'e' svegliato alfine e mosso
Il Don placido e ortodosso.
Ha risposto alla chiamata
Dello Zar la nostra armata. (386)

I loro corpi imputridivano sui campi della Galizia e della Prussia orientale, sui Carpazi e in Rumania, ovunque dove avvampava il bagliore della guerra e s'imprimeva l'orma degli zoccoli dei loro cavalli. (411)

Non stare a ragionare troppo. Tu sei un cosacco e il tuo mestiere e' di sciabolare senz'altro. Ammazzare in guerra un nemico e' una cosa santa. Per ogni nemico ucciso Dio ti perdona un peccato, proprio come se tu avessi ammazzato un serpente. Non sta bene scannare le bestie senza bisogno, un vitello diciamo, o un'altra bestia; ma gli uomini devono essere sterminati. L'uomo e' perfido ed immondo, puzza sulla terra, dove vive come un fungo velenoso. (474)

Ampia e' la steppa, e nessuno mai l'ha misurata. Molte sono le strade, molte le piste che la percorrono. Piu' buia del buio e' la notte d'autunno; e, quanto all'orme lasciate dai cavalli, c'e' la pioggia che a perfezione le lava... (603)

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