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Monday, October 27, 2014

Moon PalaceMoon Palace by Paul Auster
My rating: 4 of 5 stars

Pensa alla soddisfazione, spiegavo loro, di ficcarsi a letto sapendo che stai per sognare sulla letteratura americana dell’Ottocento. (6)

Una stanza spoglia e sudicia si era convertita in un luogo di interiorita’, in un punto cruciale di strani presagi e misteriosi eventi arbitrari. Continuai a tenere lo sguardo fisso suul’insegna del Moon Palace, finche’ piano piano capii che ero arrivato al posto giusto, che in quell’appartamentino era veramente il luogo dov’ero destinato a vivere. (23)

Le nostre vite sono determinate da molteplici contingenze, - dissi, cercando di essere il piu’ possibile conciso, - ogni giorno combattiamo contro simili shock e accidenti al fine di mantenere il nostro equilibrio. E’ una lotta a cui, due anni fa, per motivi al tempo stesso personale e filosofici, ho deciso di rinunciare. Non perche’ volessi uccidermi - non deve pensare nulla del genere -, ma perche’ ritenevo che abbandonandomi al caos del mondo, lo stesso mondo avrebbe potuto finire per rivelarmi un’armonia segreta, una forma o una struttura che mi avrebbe aiutato ad approfondire me stesso. Il punto era accettare le cose come sono, andare alla deriva con il fluire dell’universo. (89)

Il sole e’ il passato, la terra il presente e la luna il futuro. (106)

Al centro della tela - nel preciso centro geometrico, mi parve - c’era una luna piena di perfetta rotondita’, un pallido disco bianco che illuminava tutto quel che c’era sopra e sotto: il cielo, un lago, un grande albero dagli eterei rami e le basse montagne sull’orizzonte. (150)

Non si puo’ sapere in che punto della terra ci si trovi, se non in rapporto alla luna o a una stella. (167)

La seconda coazione era piu’ sottile, eppure esercitava su di lui un’influenza ancora piu’ forte, riassumendosi nel concetto che alla fine i materiali di cui disponeva si sarebbero esauriti. Il numero dei tubetti di colore e delle tele di cui disponeva non era illimitato: se voleva continuare a lavorare, doveva consumarli. L’esito finale l’aveva pertanto avuto presente fin dall’inizio. Gia’ mentre dipingeva quei quadri era come se sentisse il paesaggio svanire davanti agli occhi. (185)

Ah! Come se le coincidenze esistessero. (212)

Non riesco a vederti nelle vesti di un bibliotecario, Fogg.
Riconosco che e’ strano, pero’ credo di esserci portato. In definitiva le biblioteche non appartengono al mondo reale. Sono posti separati, ricettacoli del pensiero puro. In quel modo posso continuare a vivere sulla luna per tutta la vita. (233)

A tanto si riduce tutta questa storia, pensai. A una serie di occasioni mancate. (269)

… bastava che continuassi a camminare per capire che mi ero lasciato alle spalle me stesso, che non ero piu’ la persona di un tempo. (327)

Poi dalle alture fece capolino la luna. (328)



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