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Sunday, November 30, 2014

Enigmi della storia. Il vero e il falso negli avvenimenti del passatoEnigmi della storia. Il vero e il falso negli avvenimenti del passato by L. Schaffer
My rating: 4 of 5 stars

Il genio sconosciuto.
Malgrado le molte, appassionanti e suggestive ipotesi costruite intorno a un autore sotto mentite spoglie, oggi e' pressoche' universalmente accettato che a scrivere i capolavori cosi' a lungo a lui attribuiti sia stato proprio William Shakespeare di Stratford-upon-Avon.

I piu' interessanti: 5 Storia o leggenda?; 6 Dubbi irrisolti; Una vittoria sprecata? (Carlo XII).

Tra miti infranti (L'ultima battaglia di Custer) e nuove scoperte.

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Thursday, November 27, 2014

I capolavoriI capolavori by Knut Hamsun
My rating: 4 of 5 stars

Presentazione

Il Langtam e lo Stamning sono le caratteristiche dell'anima nordica.

Il Langtam e' il desiderio che ci porta ad uscire di noi stessi, e' la maliconica volutta' di misurare la nostra impotenza;
lo Stamning e' la sensazione che tutte le cose concorrono a creare un'armonia: si stabilisce in tal modo uno scambio simpatico tra noi e le cose. (VI)

PAN

...

UN VIANDANTE CANTA IN SORDINA (****)

Tale gioia piena di speranza suppone una certa stoltezza, pensai, occorre un grado di minorazione per essere sempre contenti della vita e per aspettarsi inoltre qualche novita' e qualche cosa buona. (108-9)

Mi ero trattenuto un bel pezzo tra gli alti monti boscosi ed ero stato ad ascoltare il murmure del cielo e della terra, non si udiva altro. Se si udiva un lievissimo rumore, era una foglia inaridita e attorcigliata che gocciolava per i rami gelati. Sembrava una piccola sorgente. Poi mormoravano di nuovo cielo e terra. Una dolcezza si posava sull'anima mia, la sordina temperava le mie corde. (221)

Se non va una cosa, andra' l'altra. Anche l'altra pero' non va, allora non si perdona Dio, se ne assume, seppure, la difesa. Si puntano le spalle contro il destino, cio' vuol dire che si piega la schiena. Fa un po' male alla carne e al sangue, i capelli diventano grigi; ma un viandante ringrazia Dio per la vita, vivere e' una gioia! (230)

CESPUGLI (**)


SIESTA (****)

Lo vedi, c’e’ sempre qualche cosa che mi si mette sulla strada. Tanto vicino, come quest’ultima volta, non ci son mai stato, eppure ci rimisi per benino. Non risparmio fatica, non mi spavento davanti a nessun viaggio, non evito spese, eppure, eppure non mi giova. E’ destino.
Non c’e’ nulla da fare. (291)

VITTORIA (****)

Giorni vennero e giorni passarono, dolci, cari giorni; meravigliose ore trascorse nella sua camera con i cari ricordi degli anni della fanciullezza, un richiamo alla terra e al cielo, all’aria e ai monti. (321)

Cosi’ era l’amore.
No, no, era molto diverso, ed era come nessun’altra cosa al mondo. Venne sulla terra in una notte di primavera, quando un giovane vide due occhi… due occhi. Fisso’ e vide. Bacio’ una bocca; allora due luci s’incontrarono nel suo cuore, un sole che lampeggio’ dentro una stella. Cadde in un abbraccio, e non vide e non senti’ piu’ nulla del resto del mondo. (329)

Se qualcuno chiedesse che cosa sia l’amore, esso non e’ altro che un vento che spira sulle rose e poi si cheta. Ma spesso e’ pure come un suggello infrangibile, che dura per la vita, dura fino alla morte. Dio l’ha creato di diverse specie e l’ha veduto vivere e perire. (372)

TERRA FAVOLOSA (****)

Ma noi Europei siamo caduti molto in basso, ci piace coricarci, e il nostro letto e’ pieno di cuscini. Arriviamo al punto di desiderare ardentemente l’inverno quando abbiamo avuto alcune settimane di estate, sentiamo il piacere della neve, della morte rigida e fredda. Nessuno si sente triste perche’ l’estate e’ trascorsa, nessuno prova dolore ne’ si rammarica. Sembra un paradosso e non si capisce. … E nelle lunghe serate, quando nulla di fuori per il gelo si puo’ muovere, allora accendiamo le stufe e leggiamo. Leggiamo romanzi e giornali. Ma i popoli antichi non leggono, durante la notte stanno all’aperto e strimpellano canzoni. (422-3)

… ma improvvisamente mi ricordai che di fatto io ero in Russia e che molti Russi sono un pochino diversi dagli altri uomini. (460)

Non vi e’ nulla, nulla assolutamente, al mondo che sia paragonabile con la sensazione di sentirsi isolati da tutto e da tutti, continuo a pensare.
Lo so fin dall’infanzia, quando al mio paese conducevo al pascolo le bestie. Nelle belle giornate mi sdraiavo, le spalle sull’erba, e con l’indice scrivevo su tutto lo spazio del cielo e vivevo ore felici. …
Era una magnifica vita. (466)

Turgenjev non era una gran testa, ma aveva un gran cuore. Egli credeva all’umanesimo, alla bella letteratura, al progresso dell’Europa occidentale. A tutto cio’ credettero anche i suoi contemporanei francesi, ma non tutti i russi alcuni dei quali come Dostojevski e Tolstoj segnarono una frattura nella loro linearita’. Dove l’Europa occidentale vide la salvezza, costoro non videro che speranze fallaci. E distrussero il piu’ antimoderno rispetto della divinita’: l’adorazione di Dio. (488)

Quando Turgenjev mori’, mori’ un sincero credente.
Dostojevski invece mori’ come un fanatico, un folle, come un genio. Egli era estenuato, sproporzionato, come i suoi personaggi. (489)

Gli antichi erano assai indietro nel campo scientifico. Avevano imparato a conoscere soltanto “l’acqua densa”, vi appiccavano fuoco ed essa bruciava, bruciava sempre. Misero questo fenomeno in rapporto con Mitra, col Sole, che bruciava sempre ed era l’immagine di Dio. E quell’acqua divenne sacra per loro, la adorarono, fecero per essa pellegrinaggi. E quando poi qualcuno innalzo’ un tempio sopra questa sorgente di fuoco, grande fu la venerazione di tutti. (512)






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To the LighthouseTo the Lighthouse by Virginia Woolf
My rating: 5 of 5 stars

Beauty will save the world (Fyodor Dostoyevsky)

To the Lighthouse is a ghost story. Mrs. Ramsay’s feast derives its magical quality from its mythical resemblance to the Dionysian feast for the soul of the dead… (xxxiv)

The lost safe-house and garden are the traditions of writings from which the new writer has to travel, out into formidable space. But the new writing keeps trying to find its way back into the past, so there is an old tension in the book between the experimental and the nostalgie. (xxxviii)

If Shakespeare had never existed, he asked, would the world have differed much from what it is to-day? (48)

… all had to be deprecated and concealed under the phrase ‘talking nonsense’, because, in effect, he had not done the thing he might have done. It was a disguise, it was the refuge of a man afraid to own his own feelings, who could not say, This is what I like - this is what I am; (51)

Lily Briscoe went on putting away her brushes, looking up, looking down. Looking up, there he was - Mr. Ramsay - advancing towards them, swinging, careless, oblivious, remote. A bit of a hypocrite? she repeated. Oh no - the most sincere of men, the truest (here he was), the best; but, looking down, she thought, he is absorbed in himself… (52)
Lily Briscoe had looked up at last, and there was Mrs. Ramsay, unwitting entirely what had caused her laughter, still presiding, but now with every trace of wilfulness abolished, and in its stead, something clear as the space which the clouds at last uncover - the little space of sky which sleeps beside the moon. (56-7)

Indeed he (Mr. Ramsay) seemed to her (Mrs. Ramsay) sometimes made differently from other people, born blind, deaf, and dumb, to the ordinary things, but to the extraordinary things, with an eye like an eagle’s. His understanding often astonished her. But did he notices the flowers? No. Did he notice the view? No. … He would sit at the table with them like a person in a dream. (77)
And looking up, she saw above the thin tree the first pulse of the full-throbbing star, and wanted to make her husband look at it; for the sight gave her such keen pleasure. But she stopped herself. He never looked at things. If he did, all he would say would be, Poor little world. which one of his sighs. (78)

She had done the usual trick - been nice. She would never know him. He would never know her. Human relations were all like that, she thought, and the worst (if it had not been for Mr. Bankes) were between men and women. Inevitably these were extremely insincere. (101)

And all the lives we ever lived.
And all the lives to be.
Are full of tree and changing leaves. (129)

… how once the looking-glass had held a face; had held a world hollowed out in which a figure turned, a hand flashed, the door opened, in came children rushing and tumbling; and went out again. Now, day after day, light turned, like a flower reflected in water, its clear image on the wall opposite. Only the shadows of the trees, flourishing in the wind, made obeisance on the wall, and for a moment darkened the pool in which light reflected itself; or birds, flying, made a soft spot flutter slowly across the bedroom floor. (141)

The spring without a leaf to toss, bare a bright like a virgin fierce in her chastity, scornful in her purity, was laid out on fields wide-eyed and watchful and entirely careless of what was done or thought by the beholders. (143)

Did Nature supplement what man advanced? Did she complete what he began? With equal complacence she saw his misery, condoned his menness, and acquiesced in his torture. That dream, then, of sharing, completing, finding in solitude on the beach an answer, but was a reflection in a mirror, and the mirror itself was but the surface glassiness which forms in quiescence when the nobler powers sleep beneath? Impatient, despairing yet loth to go (for beauty offers her lures, has her consolations), to pace the beach was impossible; contemplation was unendurable; the mirror was broken. (146)

What power could now prevent the fertility, the insensibility of nature? (150)

Indeed the voice might resume, as the curtains of dark wrapped themselves over the house, over Mrs. Beckwith, Mr. Carmichael, and Lily Briscoe so that they lay with several folds of blackness on their eyes, why not accept this, be content with this, acquiesce and resign? The sigh of all the seas breaking in measure round the isles soothed them; the night wrapped them; nothing broke their sleep, until, the birds beginning and the dawn weaving thei thin voices in to its whiteness, a cart grinding, a dog somewhere barking, the sun lifted the curtains, broke the veil on their eyes, and Lily Briscoe stirring in her sleep clutched at her blankets as a faller clutches at the turf on the edge of a cliff. Her eyes opened wide. Here she was again, she thought, sitting bolt upright in bed. Awake. (155)

What does it mean then, what can it all mean? Lily briscoe asked herself…
For really, what did she feel, come back after all these years and Mrs. Ramsay dead? Nothing, nothing - nothing that she could express at all. (159)

And he (Mr. Ramsay) shook his head at her (Lily), and strode on (‘Alone’ she heard him say, ‘Perished’ she heard him say) and like everything else this strange morning the words became symbols, wrote themselves all over the grey-green walls. If only she could put them together, she felt, write them out in some sentence, then she would have got at the truth of things. (160-1)

Certainly she (Lily) was losing consciousness of outer things. And as she lost consciousness of outer things, and her name and her personality and her appearance, and whether Mr. Carmichael was there or not, her mind kept throwing up from its depths, scenes, and names, and sayings, and memories and ideas, like a fountain spurting over that glaring, hideously difficult with space, while she modelled it with green and blues. (174)

What is the meaning of life? That was all - a simple question; one that tended to close in on one with years. The great revelation had never come. The great revelation perhaps never did come. Instead there were little daily miracles, illuminations, matches struck unexpectedly in the dark; here was one. This, that, and the other; herself and Charles Tansley and the breaking wave; Mrs. Ramsay bringing them together; Mrs. Ramsay saying ‘Life stand still here’; Mrs. Ramsay making of the moment something permanent (as in another sphere Lily herself tried to make of the moment something permanent) - this was of the nature of a revelation. In the midst of chaos there was shape; this eternal passing and flowing (she looked at the clouds going and the leaves shaking) was struck into stability. Life stand still here, Mrs. Ramsay said. ‘Mrs. Ramsay! Mrs. Ramsay!’ she repeated. She owed this revelation to her. (175-6)

She rammed a little hole in the sand and covered it up, by way of burying in it the perfection of the moment. (187)

She looked at her picture. That would have been his answer, presumably - how ‘you’ and ‘I’ and ‘she’ pass and vanish; nothing stays; all changes; but not words, not paint. (195)

James looked at the Lighthouse. He could see the white-washed rocks; the tower, stark and straight; he could see that it was barred with black and white; he could see windows in it; he could even see washing spread on the rocks to dry. So that was the Lighthouse, was it? (202)

It was some such feeling of completeness perhaps which, ten years ago, standing almost where she stood now, had made her say that she must be in love with the place. Love had a thousand shapes. There might be lovers whose gift it was to choose out the elements of things and place them together and so, giving them a wholeness not theirs in life, make of some scene, or meeting of people (all now gone and separate), one of those globed compacted things over which thought lingers, and love plays. (208-9)

One must keep on looking without for a second relaxing the intensity of emotion, the determination not to be put off, not to be bamboozled. One must hold the scene - so - in a vice and let nothing come in and spoil it. One wanted, she thought, dipping her brush deliberately, to be on a level with ordinary experience, to feel simply that’s a chair, that’s a table, and yet at the same time, It’s a miracle, it’s an ecstasy. (218)
Ceci n’est pas une pipe. (Magritte, 1928)

Mr. Ramsay had almost done reading. One hand hovered over the page as if to be in readiness to turn it the very instant he had finished it. He sat there bareheaded with the wind blowing his hair about, extraordinarily exposed to everything. He looked very old. He looked, James thought, getting his head now against the Lighthouse, now against the waste of waters running away into the open, like some old stone lying on the sand; he looked as if he had become physically what was always at the back of both of their minds - that loneliness which was for both of them the truth about things. (219)

Lily reflects that “nothing stays, all changes; but not words, not paint.”
The truth, according to this assertion, rests in the accumulation of different, even opposing vantage points.
Nevertheless, Lily continues on her quest to “still” or “freeze” a moment from life and make it beautiful. (Sparknotes)

Notes: Sein und Zeit by Martin Heidegger (1927) & To the Lighthouse (1927) & Will You Please Forget Freud, Please? (I'm so sorry, Mr. Carver!) & The Lighthouse = Da-sein.




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Thursday, November 20, 2014

Il cuore dell'uomoIl cuore dell'uomo by Jón Kalman Stefánsson
My rating: 4 of 5 stars

"Only once in your life, I truly believe, you find someone who can completely turn your world around. You tell them things that you’ve never shared with another soul and they absorb everything you say and actually want to hear more. You share hopes for the future, dreams that will never come true, goals that were never achieved and the many disappointments life has thrown at you. When something wonderful happens, you can’t wait to tell them about it, knowing they will share in your excitement. " Emeraldia Ayakashi

… ma ogni coscienza e’ comunque un mondo che si estende dalla terra al cielo, e come puo’ essere, allora, che una cosa tanto grande sparisca cosi’ facilmente fino a diventare nulla, senza lasciarsi dietro neppure una traccia di schiuma, neppure un’eco? (13)

… ma le parole che stiamo per dirti ci tengono caldo, sono la speranza e finche’ ci sono le parole c’e’ la vita. (14)

… e’ stato un errore da parte dell’essere umano alzarsi sugli arti posteriori, e’ stato allora che e’ cominciato questo tiro alla fune tra il paradiso e l’inferno. (22)

… le parole che pronunci oggi torneranno a cercarti tra cinque anni, torneranno da te come un mazzo di fiori, come una consolazione, come un coltello insanguinato. E le frasi che sentirai domani trasformeranno un antico bacio sincero nel ricordo del morso di un serpente. (34)

C’era una volta. Esiste una frase piu’ triste di c’era una volta? C’era una volta, e ora non c’e’ piu’. Una volta ero un bambino. (Wim Wenders?) Una volta i giorni erano palazzi fiabeschi. Poi sono piombati in una selva oscura e si sono perduti, (L’Inferno?) abbiamo lasciato che accadesse. Lasciamo che accada. Lasciamo che la vita ristagni, si appesantisca. Dove vai, vita, dove sei, cara amica? (41)

Da qualche parte sta scritto che chi si smarrisce nel maltempo non muore davvero ma si trasforma in un gabbiano, diventa un lamento nell’aria. (52-3)

Non c’e’ mai modo di sapere che direzione prendera’ la vita, non sappiamo chi sopravvivra’ alla giornata e chi soccombera’, non sappiamo se l’ultimo saluto diventera’ un bacio, una parola amara, uno sguardo che ferisce, basta un attimo di disattenzione, ti dimentichi di guardare a destra e sei morto e allora e’ troppo tardi per ritirare le parole offensive, troppo tardi per chiedere scusa, troppo tardi per dire le cose che contano, le cose che vorremmo dire ma che non riusciamo a esprimere a causa del rancore, della stanchezza della quotidianita’, del tempo che manca, dimentichi di guardare a destra e non ti vedo piu’, e le ultime parole che mi hai detto continueranno a riecheggiarmi dentro per tutti i miei giorni e le mie notti, e il bacio che avresti dovuto ricevere mi si secchera’ sulle labbra, diventera’ una ferita che si riaprira’ ogni volta che altri mi baceranno. (53-4)

Dove sta la felicita’, la pienezza, se non nei libri, nella poesia, nella conoscenza? (61-2)

Jens dorme quando il ragazzo ritorna, freme leggermente nel sonno, come se sognasse la solitudine. Non esiste inferno, soltanto solitudine, tutto impallidisce intorno a lei, le erbe della vita avvizziscono e noi tremiamo al solo pensiero. (77)

… ma che cosa portano i libri, se non morte e tenebre, che cosa fanno, se non ricordarci cio’ che non abbiamo? (78-9)

… perche’ la luce che abita nelle parole impallidisce gia’ mentre le scriviamo? Una carezza puo’ dire piu’ di qualsiasi parola del mondo, e’ vero, ma la carzza svanisce con gli anni e allora abbiamo di nuovo bisogno delle parole, sono le nostre armi contro il tempo, (Proust e Woolf) contro la morte, contro l’oblio, contro l’infelicita’. (109)

Un tempo l’unico tratto umano che sussisteva in noi era la disperazione, allora abbiamo trovato una soffitta abbandonata in una grande casa, un posto dimenticato dove ci siamo appartati, carezzando la vana speranza che il tempo finira’ per cancellarci, noi, gli scarti del mondo, torturati dai ricordi, dai rimpianti e dall’autocommiserazione. (110)

… e il sole e’ la cosa piu’ grande tra tutte quelle che l’uomo puo’ contemplare, e’ l’occhio di Dio, lo si dice anche in una poesia, infatti tutto torna, Dio ha un occhio solo, il che spiega molte cose, chi ha un occhio solo non ci vede bene come gli altri, manca di un raffronto. (124-5)

Ma del resto, che cos’e’ un uomo se non un ricordo? (131)

La vita diventa piu’ grande quando leggi, dice il ragazzo, diventa di piu’, dice, e’ come se possedessi qualcosa che nessuno ti potra’ mai togliere, dice, si diventa piu’ felici. (158)

Purtroppo c’e’ una distanza infinita tra pensare e vivere. (Rilke?) E’ possibile sapere piu’ di qualsiasi altro, conoscere l’esistenza, saperla descrivere con parole efficaci, eppure non avere alcuna idea di ogni giorno. E’ un po’ come conoscere tutte le note ed essere incapaci di fischiettare un banale motivetto. (167)

La cosa peggiore e’ non saper vivere, conoscere tutte le note e non avere una melodia. (168)

Le traduzioni ampliano gli orizzonti dell’uomo e, al tempo stesso, il mondo. (204)

E’ proprio cosi’. Uno pensa troppo alla poesia, dimentica la cerata e muore di freddo. (231)

Chi si ricorda di chi non si e’ mai distratto, o solo di rado, di chi non si e’ mai perso nei sogni, non ha mai sentito la scintilla ed e’ diventato grigio a poco a poco, pallido, ed e’ andato incontro alla monotonia, ed e’ sparito molto prima che la morte venisse a prenderlo? Allora, meglio pregare per sentire questa scintilla, anche se puo’ costarci prematuramente la vita - corriamo il rischio, piuttosto, e viviamo.
Se solo l’avessimo fatto. (231)


… suona musica di duecento anni fa sul suo armonium che non si cura piu’ di accordare, e perche’ del resto dovrebbe farlo, nemmeno la vita, quello strumento grandioso, ha un bel suono, ne’ e’ stata accordata dal Signore. (249)

Se Dio fosse onesto dovrebbe prenderla a calci in culo, certa gente. (253)

I miei ricordi sono pesci freddi, a volte mi nuotano nelle vene, e allora ho freddo. (285)

Alcuni sopportano la banalita’ meglio di altri, e probabilmente per loro e’ una benedizione. (287)

… non si puo’ stare senza musica, senza musica siamo poco piu’ che pesci. (322)

Probabilmente non c’e’ bisogno di sapere molto della vita, basta entrarci dentro. E saperla accogliere quando arriva. (Woolf?) (329)

C’e’ un tale silenzio nel mondo che mi fa paura, vieni a distenderti accanto a me, senti il calore delle mie dita, la dolcezza delle mie labbra, quando il mondo tace e sparisce io ti cerco, accanto a te sono al sicuro. Questo maledetto mondo e’ vivibile finche’ mi ami. (Sant’Agostino?) (359) che parole inutili

A volte i poemi piu’ grandi e piu’ profondi non sono nient’altro che parole inutili affidate alla carta. (367)

L’onesta’ rende l’uomo coraggioso, ma la vita e’ sventura, forse e’ difficile, forse ci disprezza, e per questo sono in tanti a piegarsi, troppo vigliacchi o troppo poco coriacei per continuare a perseguire i loro sogni. Si piegano, si accontentano di cio’ di cui non dovrebbero accontentarsi. (393)

… la vita sono stelle che scintillano, ma allora cos’e’ il buio che le separa? (409)

Bisogna vivere come le stelle, e splendere. (410)


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Sunday, November 2, 2014

Uno zoo d'invernoUno zoo d'inverno by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars

Chiedilo alle stelle.

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Trilogia della città di K.Trilogia della città di K. by Ágota Kristóf
My rating: 4 of 5 stars

Abbiamo un odore misto di letame, pesce, erba, funghi, fumo, latte, formaggio, melma, fango, terra, sudore, orina, muffa.
Puzziamo come Nonna. (15)

Un uomo dice:
Tu chiudi il becco! Le donne non sanno niente della guerra.
La donna dice:
Non sanno niente? Coglione! Abbiamo tutto il lavoro, tutte le preoccupazioni: i bambini da sfamare, i feriti da curare. Voi, una volta finita la guerra siete tutti degli eroi. Morti: eroi. Sopravvissuti: eroi. Mutilati: eroi. E’ per questo che avete inventato la guerra, voi uomini. E’ la vostra guerra. l’avete voluta voi, fatela allora, eroi dei miei stivali! (76)

Buongiorno, Lucas.
Mi conosce?
Tutti la conoscono in citta’. Sono molto felice di poterle essere utile. Compiliamo la sua carta. Nome, cognome, indirizzo, data di nascita. Ha solo quindici anni? E’ molto alto per la sua eta’. Professione? Scrivo “musicista” ?
Lucas dice:
Vivo anche coltivando il mio orto.
Allora scriviamo “ortolano”, fa piu’ serio. Bene, capelli castani, occhi grigi… Appartenenza politica?
Lucas dice:
Questo lo cancelli.
Si’. E qui, cosa vuole che scriva qui: “Apprezzamenti delle autorita’”?
“Scemo”, se puo’. (155)

Ci sono molti libri all’indice?
Quasi tutti. (173)

Sono convinto, Lucas, che ogni essere umano e’ nato per scrivere un libro, e per nient’altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che non scrivera’ niente e’ un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia. (210)

Per quel che concerne il contenuto, non puo’ trattarsi che d’invenzione, poiche’ ne’ gli avvenimenti descritti ne’ i personaggi rappresentati sono mai esistiti nella citta’ di K. (266)

Cerco di scrivere, ma riesco solo a piangere pensando alla “cosa” che ha rovinato la nostra vita, la vita di tutti noi. (332)

Mi metto a letto e prima di addormentarmi parlo mentalmente a Lucas, come faccio da molti anni. Quello che gli dico e’ piu’ o meno la stessa cosa di sempre. Gli dico che se e’ morto, beato lui, e che vorrei essere al suo posto. Gli dico che gli e’ toccata la parte migliore e che sono io a dover reggere il fardello piu’ pesante. Gli dico che la vita e’ di un’inutilita’ totale, e’ non-senso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagita’ che supera l’immaginazione. (374)

Il treno e’ una buona idea. (379)



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