L'infinito viaggiare by Claudio Magris
My rating: 4 of 5 stars
… perche’ il viaggio - nel mondo e sulla carta - e’ di per se’ un continuo preambolo, un preludio a qualcosa che deve sempre ancora venire e sta sempre ancora dietro l’angolo; partire, fermarsi, tornare indietro, fare e disfare le valigie, annotare sul taccuino il paesaggio che, mentre lo si attraversa, fugge, si sfalda e si ricompone come una sequenza cinematografica, con le sue dissolvenze e riassestamenti, o come un volto che muta nel tempo. (vii)
(... o come la lettura o rilettura di un libro.)
Il viaggio dunque come persuasione. Forse e’ soprattutto nei viaggi che ho conosciuto la persuasione, nel senso dato a questa parola da Carlo Michelstaedter; quella vita autosufficiente, libera e appagata…
La persuasione: il possesso presente della propria vita, la capacita’ di vivere l’attimo, ogni attimo e non solo quelli privilegiati ed eccezionali, senza sacrificarlo al futuro, senza annientarlo nei progetti e nei programmi, senza considerarlo semplicemente un momento da far passare presto per raggiungere qualcosa d’altro. (viii)
Come dice il titolo di un fulmineo capitolo di Quesada, l’individuo siede su una panchina, passeggia o legge dei libri per convincersi di esistere, ma non esiste. Sorride, il sorriso malinconico e derisorio di Nessuno. (30)
Ludwig e’ stato un architetto di sogni, costruiti letteralmente come castelli in aria - il castello di Neuschwanstein, che sembra appeso alla montagna - contro tutte le realta’ del XIX secolo, contro il razionalismo, la scienza, la tecnica, l’industria, la borghesia, lo Stato, il liberalismo, il nazionalismo, la democrazia, il socialismo. (76)
Il fascino e la maledizione della Mitteleuropa consistono invece nella struggente e feroce incapacita’ di dimenticare, nella puntigliosa memoria che protocolla tutto e rilegge ogni giorno il verbale dei secoli, … (145)
L’unita’ dell’Europa centrale sotto l’egemonia tedesca e sotto quella sovietica e’ fallita; la nuova Europa che speriamo sorga dall’attuale ribollire dovra’ essere, nella sua varieta’, una civilta’ in qualche modo unitaria, non un furibondo arcipelago di nazioni ed etnie ossessionate dalla propria particolarita’. 9 aprile 1989 (173)
(Caro Claudio, oggi, A.D. 2015, necessitiamo di una nuova riflessione su questi argomenti vista l’attuale egemonia economica franco-tedesca)
In queste stanze, nelle quali e’ stato scritto Delitto e castigo, non si immagina il rituale di un grande scrittore, ma piuttosto il gesto di chi, rientrato a casa, ripone l’ombrello al suo posto. (175)
(... e non potrebbe essere altrimenti con Dostoevskij)
Lo scrittore non puo’ incarnare nulla, neanche una tendenza o un mondo poetico, che sono autentici solo finche’ egli li esprime cosi’ come li vive, senza preoccuparsi di che cosa succedera’ loro, di quale effetto essi avranno nella realta’. Quando egli, anche per spirito di alta responsabilita’ morale, se ne occupa e se ne preoccupa, finisce la sua avventura poetica e comincia la sua gestione di quest’ultima, che deve tener conto di tante cose e conseguenze estranee ad essa. (177)
La retorica, ossia l’organizzazione e l’ingranaggio del sapere, esige questi ultimi uffici, ma la poesia - per usare i termini di Michelstaedter - ha a che fare con la persuasione ovvero con la ricerca, riuscita o fallita, di possedere la propria vita e di guardarla in faccia senza preoccupazioni diplomatiche. (178)
Kafka, Mann e Borges intuiscono l’assenza che c’e’ in ogni espressione, la vita vera cercata e mancata causaquesta ossessiva ricerca talora fuorviante, l’arte che per esprimere l’esistenza la perd, l’Io che scrivendo da’ senso al fluire del mondo ma si scopre un altro, attore o sostituito di se stesso. (218)
Danubio e’ sicuramente migliore di questo L’infinito viaggiare, giacche’, il primo, e’ costituito da un unico corpo (o fiume) e legato a scrittori che Magris ha letto da sempre (fin dalla sua tesi di laurea).
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