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Sunday, January 18, 2015

SanshirōSanshirō by Sōseki Natsume
My rating: 5 of 5 stars

Una nuvola alta nel cielo non si muove liberamente, ma neppure puo’ stare ferma; il suo movimento e’ come un lento dissolversi. lo sguardo della ragazza dava la stessa impressione. A Sanshiro parve di leggervi una malinconia profonda e allo stesso tempo una insopprimibile vitalita’; un insieme che rappresentava per lui un prezioso frammento della vita umana e una straordinaria scoperta. (84)

Poco per volta Yojiro si calmo’ e sembro’ piu’ disposto alla serenita’; arrivo’ persino a citare una poesia cinese: “In autunno, e’ bello leggere sotto la luce della lampada…” (101)

…, Sanshiro leggeva poco. Amava invece, quando avveniva qualcosa di gradevole, richiamare piu’ volte alla mente l’accaduto, per assaporarne il piacere. Gli sembrava che cio’ desse un significato piu’ profondo alla sua vita. (104)

(Sanshiro) “Cosa stai guardando?”.
(Mineko) “Prova a indovinare”.
“Le galline?”.
“No”.
“Quell’albero?”.
“No”.
“Cosa allora? Non capisco”.
“Stavo guardando quelle nuvole bianche”. In effetti, nuvole candide attraversavano la distesa del cielo. Il cielo era tutto sereno e sulla superficie limpida e azzurra passavano nuvole soffici, come bioccoli di cotone luminoso. Il vento doveva essere forte perche’ i bordi delle nuvole, sfilacciati, erano cosi’ evanescenti da lasciar trasparire l’azzurro. Altrove, si ricomponevano in minuti frammenti, simili a morbidi aghi bianchi. Mineko indico’ con il dito. (115)

Pity’s akin to love
(Compassione e’ gia’ dir che t’amo) (124)

“Sotto questo cielo, il cuore e’ malinconico, ma lo spirito e’ leggero”, disse Sanshiro dopo poco.
“Come sarebbe a dire?” Lui stesso non avrebbe saputo spiegarsi. Non rispose, ma aggiunse: “E’ un cielo che rende tranquilli, come in un sogno”. Mineko volse di nuovo lo sguardo verso le nuvole. (143)

Il professore (Hirota) riprese a parlare: “Dovresti dare ascolto a tua madre. I giovani d’oggi rispetto a quelli dei miei tempi, sono troppo consapevoli di se’, troppo individualisti. Quando ero studente, tutto cio’ che facevo, ogni cosa, era in funzione degli altri, era per l’imperatore, per i genitori, per il paese, per la societa’. A loro spettava il primo posto. In altre parole, coloro che possedevano un’istruzione si comportavano da ipocriti. Quando la societa’ e’ cambiata e l’ipocrisia non ha piu’ avuto via libera, il risultato e’ stato che l’egoismo si e’ gradualmente introdotto nel pensiero e nel comportamento, e la coscienza di se’ si e’ sviluppata in modo straordinario. Al posto dell’ipocrisia di un tempo, oggi ci troviamo di fronte, per cosi’ dire, all’ostentazione del proprio egoismo. Ne hai sentito parlare?”.
“No”. (184)

Notes: Soseki and Mishima were both concerned with the erosion of Japanese traditions. After World War II the gap between the young and the old was made more apparent and traditions were lost. Mishima felt that Japan had succumbed to western ideas and cultures and was diluted of its own cultural heritage. Soseki also felt that the gap between old and young people was widening and that this was causing misunderstandings between generations. (from DirectEssays.com)

Se, per la propria serenita’, gli era necessario un chiarimento, l’unica via percorribile era quella di incontrare la donna e attendere che, con il suo comportamento, Mineko gli offrisse una risposta conclusiva. L’incontro del giorno dopo avrebbe fornito elementi indispensabili a tale risposta e percio’ Sanshiro si sforzava di immaginare le reazioni di Mineko, ma ne ricavava solo ipotesi a lui favorevoli. La cosa era sospetta. Era come guardare una bella fotografia di un brutto posto: non c’e’ dubbio che la fotografia, in quanto tale, riproduce la realta’, ma, dal momento che e’ altrettanto innegabile la bruttezza dell’oggetto ritratto, i due elementi - realta’ e fotografia - che pure dovrebbero essere identici, non possono coincidere. (205)
Senza quasi rendersene conto rivolse lo sguardo allo specchio e, questa volta, vide riflessa la figura di Mineko. La porta, che gli sembrava la cameriera avesse chiuso, era ora aperta, e la ragazza reggeva con una mano la cortina sospesa al di la’ del battente. Anche Mineko vide Sanshiro attraverso lo specchio e gli sorrise.
“Ciao” disse, alle sue spalle. Fu costretto a voltarsi verso di lei e i due si fissarono. La donna si inchino’ appena, abbassando solo un poco la testa dai capelli raccolti sulla nuca alla moda occidentale; il gesto aveva in se’ una qualche intimita’ che rendeva inutile un saluto formale, ma Sanshiro, alzandosi dalla poltrona, si inchino’ compitamente. Mineko non sembro’ accorgersene e ando’ a sedersi di fronte a lui, volgendo le spalle allo specchio. (208-9)
(L’immagine e l’immaginazione che racchiudono di piu’ e oltre di quello che l’oggetto in se’ puo’ dire.
Vedere e toccare.)

“Senza tregua si disperdono i petali dei papaveri, senza domandare se valga la pena di consegnare il ricordo eterno alla memoria degli uomini” (Hydriotaphia) (246)

Sic ego componi versus in ossa velim (by Tibullus) - Thus I wanted to compose poetry on bones.

- Darknesse and light divide the course of time, and oblivion shares with memory, a great part even of our living beings; we slightly remember our felicities, and the smartest stroaks of affliction leave but short smart upon us. Sense endureth no extremities, and sorrows destroy us or themselves. To weep into stones are fables. Afflictions induce callosities, miseries are slippery, or fall like snow upon us, which notwithstanding is no unhappy stupidity. To be ignorant of evils to come, and forgetfull of evils past, is a mercifull provision in nature, whereby we digest the mixture of our few and evil dayes, and our delivered senses not relapsing into cutting remembrances, our sorrows are not kept raw by the edge of repetitions. A great part of Antiquity contented their hopes of subsistency with a transmigration of their souls. A good way to continue their memories, while having the advantage of plurall successions, they could not but act something remarkable in such variety of beings, and enjoying the fame of their passed selves, make accumulations of glory unto their last durations. Others rather then be lost in the uncomfortable night of nothing, were content to recede into the common being, and make one particle of the publick soul of all things, which was no more then to return unto their unknown and divine Originall again. Ægyptian ingenuity was more unsatisfied, contriving their bodies in sweet consistences, to attend the return of their souls. But all was vanity, feeding the winde,24 and folly. The Ægyptian Mummies, which Cambyses or time hath spared, avarice now consumeth. Mummie is become Merchandise, Mizraim cures wounds, and Pharaoh is sold for balsoms.

In vain do individuals hope for Immortality, or any patent from oblivion, in preservations below the Moon: Men have been deceived even in their flatteries above the Sun, and studied conceits to perpetuate their names in heaven. The various Cosmography of that part hath already varied the names of contrived constellations; Nimrod is lost in Orion, and Osyris in the Dogge-starre. While we look for incorruption in the heavens, we finde they are but like the Earth; Durable in their main bodies, alterable in their parts: whereof beside Comets and new Stars, perspectives begin to tell tales. And the spots that wander about the Sun, with Phaetons favour, would make clear conviction.

There is nothing strictly immortall, but immortality...

(Hydriotaphia by Sir Thomas Browne)

Mineko, immobile, avvolta nel silenzio, il ventaglio fra le mani, faceva gia’ parte del quadro. Agli occhi di Sanshiro, Haraguchi non stava facendole un ritratto, ma, partendo da un quadro ricco di una misteriosa profondita’, impegnava la sua energia per ottenere una mediocre immagine di Mineko, che mancava proprio di quella profondita’. Eppure, nonostante cio’, la seconda Mineko, nella quiete della stanza, prendeva pian piano forma accanto alla prima. Fra le due era racchiuso il tempo che scorreva tranquillo, non sfiorato neppure dal ticchettio dell’orologio. E mentre il tempo passava, cosi’ impercettibile che neppure il pittore se ne rendeva conto, la seconda Mineko si faceva avanti, e nel momento in cui si fosse incontrata e fusa con la prima, lo scorrere del tempo avrebbe cambiato direzione, sprofondando nell’eternita’. (251)

(Il sogno di Hirota)
Le ho detto che non era cambiata affatto e lei mi ha risposto: “Perche’ l’anno in cui avevo quel viso, il mese in cui avevo quei vestiti e il giorno in cui ero pettinata in quelo modo, mi sono cari piu’ di ogni cosa”. “Ma quando e’ stato?”, ho chiesto. “Venti anni fa, quando ti ho incontrato”, ha detto. Mi sono domandato, meravigliato, come mai ero invece diventato vecchio, e la ragazza mi ha risposto: “Perche’ tu sei sempre andato in cerca di qualcosa piu’ bello di quel momento”. “Tu sei un quadro”, le ho detto. “E tu una poesia”, ha risposto”. (280)









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