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Tuesday, December 15, 2015

Review: Il ventre di Parigi

Il ventre di Parigi Il ventre di Parigi by Émile Zola
My rating: 5 of 5 stars

Il flusso che minaccia di espandersi anarchicamente, misto di passioni e di cibo, il desiderio dei corpi e il sogno delle anime, l’insieme delle pulsioni anarchiche, che queste forze sperano di controllare, vengono canalizzate in un quadro razionale, destinato a dar loro un ordine. Vogliono imporre lo spazio regolatore della “superficie”, la moderna architettura delle Halles (i cui vari padiglioni sono in costruzione mentre si svolge la vicenda), contro la minaccia del “sotterraneo” e l’esplosione delle cospirazioni. (introduzione, p. 6)

(Un’idea sul naturalismo):
Claude era estasiato da quella baraonda; si perdeva dietro a un effetto di luce, o a un gruppo di bluse, oppure a un carro che stava scaricando. Alla fine uscirono fuori. Procedendo sempre lungo la strada principale furono avvolti a un tratto da un delizioso profumo che si spandeva tutt’intorno e sembrava seguirli. Erano in mezzo al mercato dei fiori. Nello spiazzo, a destra e a sinistra, alcune donne stavano sedute davanti a canestri quadrati, pieni di mazzi di rose, di violette, di dalie, di margherite. I mazzi si scurivano come macchie di sangue, o impallidivano dolcemente in grigi di notevole delicatezza. Vicino a una cesta, una candela accesa spandeva su tutto il buio li’ intorno un’intensa melodia di colori: le screziature vivaci delle margherite, il rosso sanguigno delle dalie, i riflessi bluastri delle violette, la viva carnalita’ delle rose. (61-2)

Florent andava e veniva, nell’odore del timo intiepidito dal sole. Era profondamente felice per la quiete e l’armonia della campagna. Da quasi un anno ormai aveva visto soltanto ortaggi pestati dagli scossoni dei carretti, strappati dalla terra il giorno prima, ancora sanguinanti. Era contento di ritrovarli li’, a casa loro, tranquilli in mezzo al terriccio, intatti e in piena forma. … Allora le Halles che aveva lasciato quella mattina gli parvero un vasto ossario, un luogo di morte cosparso soltanto di cadaveri, un carnaio maleodorante e in via di decomposizione. … Claude aveva ragione alle Halles tutto agonizzava. La terra era la vita, l’eterna culla, la salvezza del mondo. (280)

Intorno a lei, nell’angusta bottega, stava ammassata la frutta. Dietro, lungo la mensola, c’erano file di meloni, di cantalupi coperti di bozzi, poponi dalle trine grigie, culs de singes dalle gobbe nude. Tutta quella bella frutta in mostra, disposta delicatamente nei cesti, tonda come guance ascose, ricordava visi di fanciulle appena intravisti dietro una cortina di foglie; specialmente le pesche, quelle rosseggianti di Montreuil, dalla buccia fine e candida come la pelle delle ragazze del nord; e le pesche del meridione, arse e gialle come il colorito delle ragazze della Provenza. Le albicocche, adagiate sul muschio, assumevano toni ambrati, il colore del sole al tramonto che infiamma le nuche delle brune, dove s’increspa la lanugine dei capelli. (304-5)


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