Stine by
Theodor Fontane
My rating:
5 of 5 stars
Fontane continua, anche con Stine, a descrivere le premesse del crollo dell’idea del - tutto - senza incrinature (le cosiddette idee solide e definite), nonostante negli stessi anni qualcuno filosofeggiava col martello (altro che Hamilton) precorrendo la particolarizzazione del tutto.
Fontane si accorge, però, che il - tutto - è ormai visibile solo attraverso uno specchio (vedi quello appeso nella camera di Stine): ossia il - tutto - è diventato immagine o lo sta per diventare e, come ben si sa, una immagine non può essere una pipa (per chi fuma e per Magritte).
Non è ancora tempo e Waldemar non può schiodare il - tutto -, il suo martellare è debole, e soccombe.
Alcuni brani:
“Signorina Stine,” disse il giovane conte …”Vengo da lei (e) se posso aiutarla, voglio farlo, e restituirle la sua libertà e svincolarla da questo ambiente. …(pagina 52)
(Waldemar)
Le ore che abbiamo trascorso insieme sono state, fin dal primo giorno, ore di tramonto, …(pagina 117)
Cos’è il realismo di Fontane?
Ma ancora, il lettore di gusto e sensibilità sottili noterà, in questo racconto, quanto scarni e semplici siano i mezzi della scrittura, l’apparato lessicale e sintattico. Nella sorvegliatissima eppure così spontanea misura di esso è il segreto del “realismo” di Fontane: non fotografia nè documento, ma il disegno lieve, essenziale, quasi in punta di penna, dell’esistente osservato quasi dall’interno, mentre si evolve seguendo leggi proprie e quindi libere.(pagina 146, Maria Teresa Mandalari)
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