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Thursday, April 25, 2019

Review: Intorno alla Luna

Intorno alla Luna Intorno alla Luna by Jules Verne
My rating: 4 of 5 stars

Alcuni secondi della vita di Pascal o di Newton sono più preziosi di tutta l'esistenza dell'indigesta folla degli imbecilli...
(pagina 12)

In quell'emisfero di sinistra si stende il «Mare delle Nuvole,» in cui va così di frequente ad annegarsi la ragione umana. Poco lungi apparisce il «Mare delle Pioggie» alimentato da tutti gli intrighi dell'esistenza; più oltre si apre il «Mare delle Tempeste» in cui l'uomo lotta senza tregua contro le sue passioni troppo spesso vittoriose. Poi sfinito dai disinganni, dai tradimenti, dalle infedeltà e da tutto il corteo delle miserie terrestri, che trova egli al fine della sua carriera:? Il vasto «Mare degli Umori,» a mala pena temperato con poche goccie delle acque del «Golfo della Rugiada!» Nuvole, pioggie, tempeste, umori; la vita dell'uomo contiene forse altro e non si riassume tutta con questo quattro parole? L'emisfero di dritta, «dedicato alle signore,» contiene mari più piccoli, i cui nomi significativi riflettono tutti gli incidenti d'una esistenza femminina. Vi è il «Mare della Serenità» sul quale si china la giovinetta; il «Lago dei Sogni» che le riflette un ridente avvenire! E il «Mare del Nettare» coi suoi flutti di tenerezza, le sue brezze d'amore! E il «Mare della Fecondità,» e il «Mare delle Crisi,» poi il «Mare dei Vapori» le cui dimensioni forse sono troppo ristrette, e infine quel vasto «Mare della tranquillità,» dove si assorbono tutte le false passioni, tutti i sogni inutili, tutti i desiderii insoddisfatti ed i cui flutti si versano placidamente nel «Lago della Morte.
(pagina 87)

Agli occhi dei viaggiatori riappariva quell'aspetto arcaico dei passaggi lunari, crudi di toni, senza gradazioni di colore, senza sfumature d'ombre, brutalmente bianchi e neri, poichè la luce diffusa fa loro difetto. Peraltro, la vista di quel mondo desolato li impressionava per la sua stessa singolarità. Essi scorrevano sopra siffatta regione caotica come se fossero trascinati dal soffio d'un uragano. Vedevano le vette sfilare sotto i loro piedi, tuffavano lo sguardo nella cavità, scavalcavano le scanalature, si arrampicavano sulle bastite, scandagliavano le misteriose bocche: ma non era traccia di vegetazione, non apparenza di abitato; nulla, null'altro, fuorchè stratificazioni, canali di lava, piani puliti come specchi immensi, che riflettevano i raggi solari con uno splendore irresistibile. Nulla d'un mondo vivente, tutto d'un mondo morto, dove le valanghe, precipitantisi dalla vetta delle montagne, s'inabissavano senza rumore in fondo alle voragini. Avevano il movimento, ma lo strepito loro mancava ancora.
(pagina 127)


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