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Thursday, April 2, 2015

Il mare degli alberi mortiIl mare degli alberi morti by Kenji Nakagami
My rating: 4 of 5 stars

Karekinada, ovvero “il mare degli alberi morti” che da’ il titolo al libro, zona montuosa a ridosso del mare tra le piu’ povere della regione di Kumano. Vi crescono alberi con tronco e rami deformi e privi di foglie, per via della forte brezza marina. (209)

Ai burakumin (abitanti dei ghetti) era stata infatti proibita anche la conoscenza della lingua scritta e non potevano percio’ che tramandare oralmente la propria mitologia. Una delle principali chiavi di lettura dell’opera letteraria di Nakagami risiede proprio nella volonta’ dello scrittore di confrontarsi con il mito (inteso in senso lato), e nella sua determinazione a riscrivere la mitologia “ufficiale” prendendo in considerazione anche la posizione dei burakumin e, anzi, partendo per la prima volta da essa. (Nota di Irene Tessaro, p. 372-3)

Akiyuki vorrebbe realizzare la distruzione dell’esempio paterno e una vita serena tra la comunita’ dei Vicoli ma cio’ non e’ possibile, pena la rottura di equilibri secolari. (Nota di Irene Tessaro, p. 376)

La sua ombra si proiettava sul terreno. Akiyuki fendeva la terra con il piccone. Con il badile la tirava su. Il corpo, ora null’altro che un insieme di muscoli e membra in movimento, emetteva ritmico il soffio del respiro, in totale empatia con l’aria pregna dell’afrore di terra calda di sole, in perfetta simbiosi con la stessa terra che stava lavorando. Era il respiro della terra. Era il respiro dell’aria. No, di piu’: erano tutti i monti di quel paesaggio che respiravano in lui. Akiyuki trovava incomprensibile che un corpo fisico fatto di lavoro, cosi’ si sentiva in quel momento, potesse avere un passato o, addirittura, un presente. Avrebbe voluto liberarsi di tutto il suo passato. (60-1)

Akiyuki era un miscuglio di sangue e sangue, groviglio di rami e foglie che lo imprigionavano ancora: ma nel vento che lo accarezzava non era infine che pianta, albero, foglia. Un’erba che fermava su di se’ il soffio del vento: questo era Akiyuki. (89)

Lampi di luce guizzarono tra le foglie e le fronde degli alberi; raggiunsero il suolo sparpagliandosi d’intorno e ad Akiyuki sembro’ che il suo corpo ne fosse cosparso. (126)

Aveva sempre saputo che Akiyuki, da grande, sarebbe diventato identico a Quello la’. (314)



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