La fiamma di una candela by Gaston Bachelard
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La fiamma ci costringe a immaginare. Davanti a una fiamma, quando si sogna, quel che si percepisce non e’ nulla a confronto di quel che si immagina. La fiamma porta il suo valore di metafore e di immagini nelle piu’ diverse sfere di meditazione.
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Attraverso la fiamma assunta come oggetto di reverie anche le metafore piu’ fredde si trasformano realmente in immagini. (13)
… seguendo una delle leggi piu’ costanti della reverie davanti alla fiamma, il sognatore vive in un passato che non e’ piu’ unicamente il suo, nel passato dei primi fuochi del mondo. (14)
La fiamma e’ un mondo per l’uomo solo.
E se il sognatore di fiamma parla alla fiamma, parla a se stesso, ed eccolo poeta. Dilatando il mondo, il destino del mondo, meditando sul destino della fiamma, il sognatore dilata il linguaggio poiche’ il linguaggio esprime una delle bellezze del mondo. (15)
In una reverie della piccola luce il sognatore si sente come a casa, l’inconscio del sognatore e’ per lui come una casa. Il sognatore! - questo doppio del nostro essere, questo chiaroscuro dell’essere pensante - ha, in una reverie della piccola luce, la sicurezza d’essere. Chi si affida alla reverie della piccola luce scoprira’ questa verita’ psicologica: l’inconscio tranquillo, l’inconscio privo di incubi, l’inconscio in equilibrio con la propria reverie, … (17)
Un tempo, in un tempo dimenticato dagli stessi sogni, la fiamma di una candela faceva meditare i sapienti: donava infiniti sogni al filosofo solitario. Sul suo tavolo, accanto agli oggetti prigionieri della loro forma, accanto ai libri che istruiscono lentamente, la fiamma della candela richiamava pensieri senza misura, evocava immagini senza limite. (27)
Ricostruendo per noi stessi le immagini della cella del filosofo in meditazione, vediamo sul suo tavolo la candela e la clessidra, due esseri che indicano entrambi il tempo umano, ma in stili quanto diversi! La fiamma e’ una clessidra che scorre verso l’alto. Piu’ leggera della sabbia che sprofonda, la fiamma costruisce la propria forma, come se il tempo stesso avesse sempre qualcosa da fare.
Fiamma e candela, nella meditazione serena, esprimono la comunione del tempo leggero e del tempo pesante.
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Ma per il saggio che io immagino, l’insegnamento della fiamma e’ piu’ grande di quello della sabbia che sprofonda. La fiamma chiama chi veglia a sollevare gli occhi dal suo in folio, ad abbandonare il tempo dei doveri, il tempo delle letture, il tempo del pensiero. Nella fiamma anche il tempo si mette a vegliare.
Si’, chi veglia davanti alla sua fiamma interrompe la lettura. Pensa alla vita. Pensa alla morte. La fiamma e’ precaria e vacillante. Questa luce, un soffio l’annienta, una scintilla la riaccende. La fiamma e’ facile nascita e facile morte. (30)
Non si legge piu’ non appena la lettura evoca un sogno. Se la candela illumina il vecchio libro che parla della fiamma, l’ambiguita’ dei pensieri e delle reverie giunge all’estremo.
Niente piu’ simbolo, niente piu’ doppio linguaggio che tradurrebbe il materiale in spirituale, o inversamente. Entriamo, con Vigenere, nell’unita’ forte di una reverie che non puo’ dividersi in una dialettica di oggettivo e soggettivo. Il mondo, in una simile reverie, incarna, in tutti i suoi oggetti, un destino dell’uomo. (34-5)
Sempre bruciando, la fiamma deve reinfiammarsi, tener fede, contro una materia inerte, al comandamento della propria luce. Se avessimo l’orecchio piu’ fine, potremmo udire tutti gli echi di queste agitazioni intime. La vista permette facili unificazioni. Al contrario, i brusii della fiamma non si possono riassumere. La fiamma dice tutte le lotte che e’ necessario sostenere per mantenere un’unita’. (45)
In quale rifugio, in quale cella il poeta e’ realmente un solitario? E anche quando tutto muta col mutare dell’umore del cielo e del colore dei sogni, ogni espressione della solitudine di un grande solitario deve trovare la propria immagine. (52)
Solo, di notte, con un libro rischiarato da una candela - libro e candela, doppia isola di luce, contro le tenebre doppie dello spirito e della notte.
…
Se alzo gli occhi dal libro per guardare la candela, io non studio, io sogno.
Allora le ore fluttuano nella veglia solitaria. Le ore fluttuano tra la responsabilita’ di un sapere e la liberta’ della reverie, questa troppo facile liberta’ dell’uomo solitario. (53)
“Alcuni alberi diventano piu’ odorosi quando sono toccati dall’arcobaleno” (71)
Fuoco, aria, luce, ogni cosa che sale ha del divino; ogni sogno dispiegato e’ parte integrante dell’essere del fiore. La fiamma di vita dell’essere che fiorisce e’ una tensione verso il mondo della pura luce. (80)
Quale grande compito sarebbe per uno psicologo quello di liberare, nonostante il caos dei sogni e degli incubi, la personalita’ di questo essere intimo, di questo essere doppio che “ci assomiglia come un fratello”! Conosceremmo allora l’unita’ d’essere dei nostri sogni. Saremmo davvero i sognatori di noi stessi. (92)
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