Il cuore delle cose by Natsume Sōseki
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Seguendo il sentiero, nell’ora del crepuscolo, che conduce alla morte degli dei ‘il cuore delle cose’ (kokoro) illustra l’intramontabile domanda: cosa resta?
Il mio dubbio andava oltre. Da dove veniva la rassegnazione del maestro nei confronti del genere umano? Era forse solo il risultato di una fredda osservazione del mondo attuale, e una riflessione su se stesso? E se una persona era riflessiva, intelligente e lontana dal mondo come il maestro, era inevitabile arrivare alle sue conclusioni? (64)
Scomparsi il cane e i bambini, il vasto giardino dalle giovani foglie era tornato tranquillo. Noi rimanemmo per un po’, senza muoverci, come sospesi in quel silenzio. Il bel colore del cielo comincio’ allora a prendere luminosita’. Gli alberi che avevamo davanti, quasi tutti aceri, e le leggere foglie verdi che spuntavano come gocce dai rami sembravano diventare via via piu’ scuri. Si sentiva in lontananza il rotolio delle ruote dei carri, e io immaginavo che fosse l’andirivieni della gente di campagna che portava a qualche mercato piante e verdure. A quel suono, il maestro si alzo’, quasi ritornasse alla vita dopo una profonda meditazione. (95)
Il fatto e’ che, per K, il passato era una cosa tanto sacra che non poteva venire gettato via come un vestito smesso. Si puo’ dire che il passato fosse stata la sua vita, e negarlo avrebbe significato togliere qualsiasi scopo agli anni che aveva vissuto. (248)
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