Un cuore arido by Carlo Cassola
My rating: 4 of 5 stars
Sicuramente dall’anno della pubblicazione di Un cuore arido (1961) sono trascorsi parecchi anni e, di molti passaggi, ne sentiamo come cose non piu’ nostre.
Sicuramente, ancora, il libro migliora nella terza parte sebbene ne rifrange la versione esistenzialistica di Anna.
In alcuni passaggi, specialmente all’inizio, si ha l’impressione di descrizioni minimalistiche, ma Cassola non e’ ovviamente Carver.
Anna capiva che avrebbe dovuto dir qualcosa; ma non ne fu capace. Lei era fatta cosi’, non sapeva esternare i propri sentimenti: per questo la giudicavano senza cuore. (21)
Anna indugiava a guardare, contenta della bella giornata, dell’operosita’ che le sembrava anch’essa lieta e serena. Finalmente venne via dalla finestra; si lavo’ la faccia nella catinella di coccio e si asciugo’ sbuffando. Infilo’ il golf, rabbrividendo al contatto ruvido della lana; poi, con un pettine che aveva perduto la maggior parte dei denti, prese a ravviarsi i capelli. Accosto’ la faccia allo specchio, provando a guardarsi di sbieco: come se avesse voluto vedere in se stessa, capire quello che aveva dentro. Non vide e non capi’ nulla. “Oh, ma che importa” si disse, e rise. (54)
L’avvenire. Che parola grossa. E qual e’, poi, l’avvenire di una ragazza? L’amore; solo l’amore. Lei non era come la sorella, che parlava sempre di queste cose: pure, era l’amore che faceva capolino in fondo a tutti i suoi pensieri… “Bisognerebbe non conoscerlo mai, l’amore. Continuare a sperarci… ma che non venisse mai.” (185-6)
La vita quotidiana si componeva di tante cose, piccole e grandi, rifare i letti e mangiare, fidanzarsi e sposare; ma la vita vera era come la luce e il calore del sole, qualcosa di segreto e d’inafferabile. (282)
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