L'onesta bugiarda by Tove Jansson
My rating: 4 of 5 stars
L’ossimoro nel titolo de L’onesta bugiarda ci da’ l’idea che le relazioni umane, oggidi’, oltre che pericolose (liaisons dangereuses), utilizzano geometrie del sovrappiu’, dell’eccesso. Il triangolo che ha oberato la letteratura ottocentesca (ad esempio L’eterno marito di Dostoevskij) e’ dimenticato.
Alcuni brani:
E quando tutti i veli furono svaniti, apparve la terra, umida e scura e pronta a cedere sotto la pressione di tutto cio’ che attendeva di poter crescere. (177)
Non vi e’ nulla che sia quieto e interminabile come una lunga oscurita’ invernale, che continua e continua, e’ come vivere in un tunnel dove il buio di tanto in tanto s’infittisce nella notte o diventa alba, si e’ separati da tutto, protetti e piu’ soli del solito. (16)
Anna prese a rileggere i propri libri, e d’un tratto le parve di avere una grande cerchia di amici che vivevano tutti piu’ o meno avventurosamente. (63)
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Friday, September 16, 2016
Review: I figli del capitano Grant: America del Sud
I figli del capitano Grant: America del Sud by Jules Verne
My rating: 4 of 5 stars
Ah! amici miei, un esploratore che ha scoperto una terra e’ un vero inventore. Ne condivide le emozioni e le sorprese! Ma oggi questa miniera e’ quasi esaurita! Si e’ visto tutto, si e’ esplorata ogni cosa, inventato tutto in fatto di continenti e di nuovi mondi, e a noi, ultimi arrivati nella scienza geografica, non rimane piu’ nulla da fare.
(54)
… e come disse Goethe: “Nulla di cio’ che ci rende felici e’ illusione.”
(147)
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My rating: 4 of 5 stars
Ah! amici miei, un esploratore che ha scoperto una terra e’ un vero inventore. Ne condivide le emozioni e le sorprese! Ma oggi questa miniera e’ quasi esaurita! Si e’ visto tutto, si e’ esplorata ogni cosa, inventato tutto in fatto di continenti e di nuovi mondi, e a noi, ultimi arrivati nella scienza geografica, non rimane piu’ nulla da fare.
(54)
… e come disse Goethe: “Nulla di cio’ che ci rende felici e’ illusione.”
(147)
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Review: Favola di Venezia
Favola di Venezia by Hugo Pratt
My rating: 4 of 5 stars
(Corto Maltese)
Non ho gridato
“Viva qualcuno”, sono
divenuto antipatico a
qualcun altro e cosi’ ho
dovuto difendermi e
fuggire, sono tempi
difficili.
(da qualche parte)
(Corto Maltese)
Me ne andro’ cosi’...
tanto per
andare.
(da qualche parte)
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My rating: 4 of 5 stars
(Corto Maltese)
Non ho gridato
“Viva qualcuno”, sono
divenuto antipatico a
qualcun altro e cosi’ ho
dovuto difendermi e
fuggire, sono tempi
difficili.
(da qualche parte)
(Corto Maltese)
Me ne andro’ cosi’...
tanto per
andare.
(da qualche parte)
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Review: Corto Maltese: Una ballata del mare salato
Corto Maltese: Una ballata del mare salato by Hugo Pratt
My rating: 4 of 5 stars
(Corto Maltese)
E come no, mia cara… quando
ero bambino mi accorsi che non
avevo la linea della fortuna sulla
mano, e allora presi il rasoio di
mio padre e zac… me ne feci
una come volevo.
(103)
Come la bianca ala dell’albatros sul monotono respiro
del pacifico, cosi’, vagabonda per vagare, va la vela
del vero marinaio. Ieri come oggi,
(265)
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My rating: 4 of 5 stars
(Corto Maltese)
E come no, mia cara… quando
ero bambino mi accorsi che non
avevo la linea della fortuna sulla
mano, e allora presi il rasoio di
mio padre e zac… me ne feci
una come volevo.
(103)
Come la bianca ala dell’albatros sul monotono respiro
del pacifico, cosi’, vagabonda per vagare, va la vela
del vero marinaio. Ieri come oggi,
(265)
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Sunday, September 11, 2016
Review: I figli della terra: storie di gente di montagna: come eravamo e come siamo diventati
I figli della terra: storie di gente di montagna: come eravamo e come siamo diventati by Alberto. FOLGHERAITER
My rating: 4 of 5 stars
Vita quotidiana.
Nelle case contadine le mosche annunciavano l’estate.
Da S. Vigili (26 giugno) le mosche
da zento le deventa mili.
Da S. Lorenzo (10 agosto)
da mili le deventa zento.
(19)
La medicina empirica.
No gh’e’ erba che varda ‘n su
che no g’abia la so virtu’.
Chi cura la so pel
cura ‘n gran castel.
(89)
El mal el ven a careti
Ma ‘l va via o onze.
(96)
Infanzia e abbandoni.
A chi che nasce disgrazia’
piove sul cul anca se ‘l sta senta’.
(131)
La mitologia.
Dopo l’Ave Maria
i mola le anguane.
(143)
Giochi e passatempi.
Gli adulti giocavano solo la domenica o nelle sere invernali quando la neve ed il freddo imponevano il riposo: alla campagna, al bosco ed agli uomini. (167)
Emigrazione.
Val de pu pan e formai a casa soa
Che ‘n arosto en casa d’altri.
(213)
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My rating: 4 of 5 stars
Vita quotidiana.
Nelle case contadine le mosche annunciavano l’estate.
Da S. Vigili (26 giugno) le mosche
da zento le deventa mili.
Da S. Lorenzo (10 agosto)
da mili le deventa zento.
(19)
La medicina empirica.
No gh’e’ erba che varda ‘n su
che no g’abia la so virtu’.
Chi cura la so pel
cura ‘n gran castel.
(89)
El mal el ven a careti
Ma ‘l va via o onze.
(96)
Infanzia e abbandoni.
A chi che nasce disgrazia’
piove sul cul anca se ‘l sta senta’.
(131)
La mitologia.
Dopo l’Ave Maria
i mola le anguane.
(143)
Giochi e passatempi.
Gli adulti giocavano solo la domenica o nelle sere invernali quando la neve ed il freddo imponevano il riposo: alla campagna, al bosco ed agli uomini. (167)
Emigrazione.
Val de pu pan e formai a casa soa
Che ‘n arosto en casa d’altri.
(213)
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Saturday, September 10, 2016
Review: Liquidazione
Liquidazione by Imre Kertész
My rating: 4 of 5 stars
Bisogna considerare la “liquidazione” come svendita delle ultime possibilita’.
Il destino e’ uno straccio sfilacciato appeso ad un filo spinato (oramai ben noto).
La perdita per crudele che sia non puo’ nulla contro il possesso, non e’ che una seconda acquisizione (da memoria libera, secondo Rilke).
Alcuni brani:
Diceva che l’uomo completamente ridotto, altrimenti detto sopravvissuto, non e’ tragico, ma comico, perche’ non ha destino. D’altro canto vive con una coscienza tragica della sorte. E’ un paradosso… (24)
La lettura e’ come una droga, capace di liberarci piacevolmente dai tratti crudeli della vita che domina su di noi. (40)
Ho dato alla luce una creatura, una vita squisita e fragile, soltanto per distruggerla. Se sai qualcosa, taci. Sono come dio, questo mascalzone… (71)
(Keseru) Ma io credo nella scrittura. In nient’altro, se non nella scrittura. L’uomo vive come un verme, ma scrive come gli dei. (88)
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My rating: 4 of 5 stars
Bisogna considerare la “liquidazione” come svendita delle ultime possibilita’.
Il destino e’ uno straccio sfilacciato appeso ad un filo spinato (oramai ben noto).
La perdita per crudele che sia non puo’ nulla contro il possesso, non e’ che una seconda acquisizione (da memoria libera, secondo Rilke).
Alcuni brani:
Diceva che l’uomo completamente ridotto, altrimenti detto sopravvissuto, non e’ tragico, ma comico, perche’ non ha destino. D’altro canto vive con una coscienza tragica della sorte. E’ un paradosso… (24)
La lettura e’ come una droga, capace di liberarci piacevolmente dai tratti crudeli della vita che domina su di noi. (40)
Ho dato alla luce una creatura, una vita squisita e fragile, soltanto per distruggerla. Se sai qualcosa, taci. Sono come dio, questo mascalzone… (71)
(Keseru) Ma io credo nella scrittura. In nient’altro, se non nella scrittura. L’uomo vive come un verme, ma scrive come gli dei. (88)
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Saturday, September 3, 2016
Review: L'Assommoir
L'Assommoir by Émile Zola
My rating: 5 of 5 stars
Piu’ che l’Ammazzatoio l’avrei intitolato il Dimenticatoio: luogo ove si trova rifugio dall’orribile e pesante fuori. Oppure il Buco ove mandare tutti a…
Ah! Che voglia di mandare a quel paese il mondo intero! La vita le offriva cosi’ pochi piaceri, che le sembrava gia’ una consolazione poter partecipare a meta’ nel far fuori in quel modo il loro denaro. Ci si trovava bene; perche’ mai avrebbe dovuto andarsene? (391)
Mio Dio! Era mai possibile che degli uomini lasciassero le loro donne e le loro case per rintanarsi in un buco dove soffocavano? (386)
Facevano la fila davanti all’Assommoir di papa’ Colombe, illuminato come una cattedrale per una messa solenne; e in nome di Dio! la si sarebbe detta davvero una funzione, perche’ quei bravi figlioli cantavano la’ dentro con certe facce da cantori al leggio, con le guance gonfie, la pancia tonda e sospinta in avanti. (461)
Un sabato, tornando a casa, Nana’ trovo’ il padre e la madre in condizioni vergognose. …
Nana’ non rispondeva; guardava tutta pallida la stufa fredda, la tavola senza piatti, quella lugubre stanza in cui i due ubriaconi esalavano l’ignobile orrore del loro sfacelo. Non si levo’ il cappello; fece il giro della camera; poi a denti stretti riapri’ la porta e ando’ via. (414)
Incapace d’ogni riflessione metafisica, appagato di conclusioni rudimentali (che confermano il “programma” e l’ideologia), Zola, nell’Assommoir come altrove, nonostante la sua pretesa di fare un ‘opera scientifica, riesce (consapevolmente o no) a intrecciare la solitudine essenziale dell’uomo (impossibile ogni redenzione o riscatto: l’unico “peccato” e’ l’illusione…)... (LIV)
Se pensava all’avvenire, le venivano i sudori freddi, e si paragonava a un soldo lanciato in aria e che ricade testa o croce, a seconda degli accidenti del suolo. (51)
“Ma dite un po’, cameriere, sono forse conigli da grondaia, questi? Sta ancora miagolando!” (93)
Oh! Erano davvero dei vagabondaggi senza fine, una rassegna generale di tutte le osterie del quartiere, la sbornia del mattino smaltita a mezzogiorno e riacchiappata la sera; i giri d’acquavite si moltiplicavano, si perdevano nella notte, come i lampioni di una festa, finche’ l’ultima candela non si spegne insieme all’ultimo bicchiere! (291)
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My rating: 5 of 5 stars
Piu’ che l’Ammazzatoio l’avrei intitolato il Dimenticatoio: luogo ove si trova rifugio dall’orribile e pesante fuori. Oppure il Buco ove mandare tutti a…
Ah! Che voglia di mandare a quel paese il mondo intero! La vita le offriva cosi’ pochi piaceri, che le sembrava gia’ una consolazione poter partecipare a meta’ nel far fuori in quel modo il loro denaro. Ci si trovava bene; perche’ mai avrebbe dovuto andarsene? (391)
Mio Dio! Era mai possibile che degli uomini lasciassero le loro donne e le loro case per rintanarsi in un buco dove soffocavano? (386)
Facevano la fila davanti all’Assommoir di papa’ Colombe, illuminato come una cattedrale per una messa solenne; e in nome di Dio! la si sarebbe detta davvero una funzione, perche’ quei bravi figlioli cantavano la’ dentro con certe facce da cantori al leggio, con le guance gonfie, la pancia tonda e sospinta in avanti. (461)
Un sabato, tornando a casa, Nana’ trovo’ il padre e la madre in condizioni vergognose. …
Nana’ non rispondeva; guardava tutta pallida la stufa fredda, la tavola senza piatti, quella lugubre stanza in cui i due ubriaconi esalavano l’ignobile orrore del loro sfacelo. Non si levo’ il cappello; fece il giro della camera; poi a denti stretti riapri’ la porta e ando’ via. (414)
Incapace d’ogni riflessione metafisica, appagato di conclusioni rudimentali (che confermano il “programma” e l’ideologia), Zola, nell’Assommoir come altrove, nonostante la sua pretesa di fare un ‘opera scientifica, riesce (consapevolmente o no) a intrecciare la solitudine essenziale dell’uomo (impossibile ogni redenzione o riscatto: l’unico “peccato” e’ l’illusione…)... (LIV)
Se pensava all’avvenire, le venivano i sudori freddi, e si paragonava a un soldo lanciato in aria e che ricade testa o croce, a seconda degli accidenti del suolo. (51)
“Ma dite un po’, cameriere, sono forse conigli da grondaia, questi? Sta ancora miagolando!” (93)
Oh! Erano davvero dei vagabondaggi senza fine, una rassegna generale di tutte le osterie del quartiere, la sbornia del mattino smaltita a mezzogiorno e riacchiappata la sera; i giri d’acquavite si moltiplicavano, si perdevano nella notte, come i lampioni di una festa, finche’ l’ultima candela non si spegne insieme all’ultimo bicchiere! (291)
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