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Saturday, September 3, 2016

Review: L'Assommoir

L'Assommoir L'Assommoir by Émile Zola
My rating: 5 of 5 stars

Piu’ che l’Ammazzatoio l’avrei intitolato il Dimenticatoio: luogo ove si trova rifugio dall’orribile e pesante fuori. Oppure il Buco ove mandare tutti a…

Ah! Che voglia di mandare a quel paese il mondo intero! La vita le offriva cosi’ pochi piaceri, che le sembrava gia’ una consolazione poter partecipare a meta’ nel far fuori in quel modo il loro denaro. Ci si trovava bene; perche’ mai avrebbe dovuto andarsene? (391)

Mio Dio! Era mai possibile che degli uomini lasciassero le loro donne e le loro case per rintanarsi in un buco dove soffocavano? (386)

Facevano la fila davanti all’Assommoir di papa’ Colombe, illuminato come una cattedrale per una messa solenne; e in nome di Dio! la si sarebbe detta davvero una funzione, perche’ quei bravi figlioli cantavano la’ dentro con certe facce da cantori al leggio, con le guance gonfie, la pancia tonda e sospinta in avanti. (461)

Un sabato, tornando a casa, Nana’ trovo’ il padre e la madre in condizioni vergognose. …
Nana’ non rispondeva; guardava tutta pallida la stufa fredda, la tavola senza piatti, quella lugubre stanza in cui i due ubriaconi esalavano l’ignobile orrore del loro sfacelo. Non si levo’ il cappello; fece il giro della camera; poi a denti stretti riapri’ la porta e ando’ via. (414)

Incapace d’ogni riflessione metafisica, appagato di conclusioni rudimentali (che confermano il “programma” e l’ideologia), Zola, nell’Assommoir come altrove, nonostante la sua pretesa di fare un ‘opera scientifica, riesce (consapevolmente o no) a intrecciare la solitudine essenziale dell’uomo (impossibile ogni redenzione o riscatto: l’unico “peccato” e’ l’illusione…)... (LIV)

Se pensava all’avvenire, le venivano i sudori freddi, e si paragonava a un soldo lanciato in aria e che ricade testa o croce, a seconda degli accidenti del suolo. (51)

“Ma dite un po’, cameriere, sono forse conigli da grondaia, questi? Sta ancora miagolando!” (93)

Oh! Erano davvero dei vagabondaggi senza fine, una rassegna generale di tutte le osterie del quartiere, la sbornia del mattino smaltita a mezzogiorno e riacchiappata la sera; i giri d’acquavite si moltiplicavano, si perdevano nella notte, come i lampioni di una festa, finche’ l’ultima candela non si spegne insieme all’ultimo bicchiere! (291)



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