The Goldfinch by Donna Tartt
My rating: 5 of 5 stars
...and I think of what Hobie said: beauty alters the grain of reality.
The goldfinch gets free from its chains and has robbed my notes, so this is my short review and quotes:
Everyone would like a friend as Hobie…
Quotes:
What was the line from Yeats, about the bemused Chinese sages? All things fall apart and are built again. Ancient glittering eyes. This was wisdom. People had been raging and weeping and destroying things for centuries and wailing about their puny individual lives, when - what was the point? All this useless sorrow? Considers the lilies of the field. Why did anyone ever worry about anything? Weren’t we, as sentient beings, put upon the earth to be happy, in the brief time allotted to us?
Even through a copy Proust was able to re-dream that image, re-shape reality with it, put something all his own from it into the world. Because - the line of beauty is the line of beauty.
...a really great painting is fluid enough to work its way into the mind and heart through all kinds of different angles, in ways that are unique and very particular.
And just as music is the space between notes, just as the stars are beautiful because of the space between them, just as the sun strikes raindrops at a certain angle and throw a prism of color across the sky - so the space where I exist, and want to keep existing, and to be quite frank hope I die in, is exactly this middle distance: where despair struck pure otherness and created something sublime.
The true is that I’ve lost my notes from my tablet (blessed times when books were just on paper).
But one man loved
The pilgrim soul in you
And loved the sorrows
Of you changing face
(W.B. Yeats)
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Saturday, October 22, 2016
Tuesday, October 18, 2016
Review: Storia poliziesca
Storia poliziesca by Imre Kertész
My rating: 4 of 5 stars
Parlo della mia nausea, parlo del mio disgusto quotidiano. Che odio tutto quello che mi sta attorno, tutto. … Che odio entrare in un ufficio, ma anche in un negozio o anche soltanto in un caffe’. Che odio questi sguardi subdoli intorno a me, questi uomini che oggi festeggiano quello che ieri disprezzavano. Odio la sopportazione, la cupidigia, il nascondino, l’eterno gioco del chi e’, i privilegi e lo starsene acquattati… (53)
Certo, anche la vita e’ un modo per suicidarsi: lo svantaggio e’ che dura formidabilmente a lungo.
Sfoglio.
(29)
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My rating: 4 of 5 stars
Parlo della mia nausea, parlo del mio disgusto quotidiano. Che odio tutto quello che mi sta attorno, tutto. … Che odio entrare in un ufficio, ma anche in un negozio o anche soltanto in un caffe’. Che odio questi sguardi subdoli intorno a me, questi uomini che oggi festeggiano quello che ieri disprezzavano. Odio la sopportazione, la cupidigia, il nascondino, l’eterno gioco del chi e’, i privilegi e lo starsene acquattati… (53)
Certo, anche la vita e’ un modo per suicidarsi: lo svantaggio e’ che dura formidabilmente a lungo.
Sfoglio.
(29)
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Sunday, October 16, 2016
Review: Ci sono notti che non accadono mai
Ci sono notti che non accadono mai by Silvia Rocchi
My rating: 5 of 5 stars
e il mio urlo sovrasta
le acque
Mi scaverai
fin dove ho le radici
non per
cercarmi
e non per
aiutarmi
Pensiero,
io non ho piu’ parole.
Poesia, ho tanta paura,
non saltarmi addosso,
ti prego.
quando l’angoscia spande il
suo colore dentro l’anima
buia,
come una pennellata
di vendetta
Ma cosa sei tu in sostanza?
Qualcosa che lacrima a volte,
e a volte da’ luce.
Pensiero, dove hai le radici?
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My rating: 5 of 5 stars
e il mio urlo sovrasta
le acque
Mi scaverai
fin dove ho le radici
non per
cercarmi
e non per
aiutarmi
Pensiero,
io non ho piu’ parole.
Poesia, ho tanta paura,
non saltarmi addosso,
ti prego.
quando l’angoscia spande il
suo colore dentro l’anima
buia,
come una pennellata
di vendetta
Ma cosa sei tu in sostanza?
Qualcosa che lacrima a volte,
e a volte da’ luce.
Pensiero, dove hai le radici?
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Review: Le rane
Le rane by Mo Yan
My rating: 4 of 5 stars
Complessivamente quattro stelle o forse tre (l’equivalente di tre rane e un rospetto).
Cinque stelle per la parte quinta (l’opera in nove atti)... (l’equivalente di cinque rane toro).
Mi aspettavo qualcosa di piu’ da un premio nobel... Ma oggidi’ il nobel spetta anche ai fischiettatori di canzoncine… apprezzabili (le canzoncine) ma la letteratura e’ qualcosa di piu’ completo.
Alcuni brani:
ZIA “Wa” come bambino o “wa” come rana?
GIRINO Per il momento come “rana”, ma possiamo sostituirlo con il carattere che significa “bambino”. Oppure con quello del nome di Nuwa. Nuwa ha generato tutti gli uomini, d’altro canto le rane sono simbolo delle fertilita’, la rana e’ il totem della zona a nordest di Gaomi e nelle nostre sculture con la creta e nei dipinti di Capodanno si trovano molte rappresentazioni del culto della rana.
(349)
Perche’ rana e neonato hanno lo stesso suono, “wa”? Perche’ il vagito di un bambino appena uscito dalla pancia della madre assomiglia moltissimo al gracidare di una rana? Perche’ molte figurine dei bambini di creta tengono una rana in braccio? Perche’ la progenitrice dell’umanita’ si chiama Nuwa? Hanno lo stesso suono, cio’ significa che la nostra antenata era una rana, che gli uomini discendono dalle rane e che la teoria che veniamo dalle scimmie e’ totalmente sbagliata…
(257)
Sta nel destino decidere quanti figli uno fa, - continuo’ mia madre. - C’e’ bisogno della vostra pianificazione? Mi sembra la storia del cieco che accende la candela: un inutile spreco di cera.
(69)
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My rating: 4 of 5 stars
Complessivamente quattro stelle o forse tre (l’equivalente di tre rane e un rospetto).
Cinque stelle per la parte quinta (l’opera in nove atti)... (l’equivalente di cinque rane toro).
Mi aspettavo qualcosa di piu’ da un premio nobel... Ma oggidi’ il nobel spetta anche ai fischiettatori di canzoncine… apprezzabili (le canzoncine) ma la letteratura e’ qualcosa di piu’ completo.
Alcuni brani:
ZIA “Wa” come bambino o “wa” come rana?
GIRINO Per il momento come “rana”, ma possiamo sostituirlo con il carattere che significa “bambino”. Oppure con quello del nome di Nuwa. Nuwa ha generato tutti gli uomini, d’altro canto le rane sono simbolo delle fertilita’, la rana e’ il totem della zona a nordest di Gaomi e nelle nostre sculture con la creta e nei dipinti di Capodanno si trovano molte rappresentazioni del culto della rana.
(349)
Perche’ rana e neonato hanno lo stesso suono, “wa”? Perche’ il vagito di un bambino appena uscito dalla pancia della madre assomiglia moltissimo al gracidare di una rana? Perche’ molte figurine dei bambini di creta tengono una rana in braccio? Perche’ la progenitrice dell’umanita’ si chiama Nuwa? Hanno lo stesso suono, cio’ significa che la nostra antenata era una rana, che gli uomini discendono dalle rane e che la teoria che veniamo dalle scimmie e’ totalmente sbagliata…
(257)
Sta nel destino decidere quanti figli uno fa, - continuo’ mia madre. - C’e’ bisogno della vostra pianificazione? Mi sembra la storia del cieco che accende la candela: un inutile spreco di cera.
(69)
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Saturday, October 15, 2016
Review: Wislawa Szymborska. Si dà il caso che io sia qui
Wislawa Szymborska. Si dà il caso che io sia qui by Alice Milani
My rating: 4 of 5 stars
Ma ricorda
che si scrive per
persone singole.
Si scrive per
un lettore, uno che
sia tanto gentile da
trovare tempo, voglia
e un po’ di silenzio per
leggere una
poesia.
(103)
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
(119)
Si da’ il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell’aria
ali che sono solamente sue,
e sulle mani mi vola un’ombra,
non un’altra, non d’un altro, ma solo sua.
(125)
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My rating: 4 of 5 stars
Ma ricorda
che si scrive per
persone singole.
Si scrive per
un lettore, uno che
sia tanto gentile da
trovare tempo, voglia
e un po’ di silenzio per
leggere una
poesia.
(103)
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
(119)
Si da’ il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell’aria
ali che sono solamente sue,
e sulle mani mi vola un’ombra,
non un’altra, non d’un altro, ma solo sua.
(125)
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Friday, October 7, 2016
Review: Il nipote di Wittgenstein
Il nipote di Wittgenstein by Thomas Bernhard
My rating: 4 of 5 stars
Ma alla fine il nipote di Wittgenstein non e’ altro che il doppio di Bernhard...
Nietzsche:
DOBBIAMO, DI TANTO IN TANTO, RIPOSARCI DAL PESO DI NOI STESSI, VOLGENDO LO SGUARDO LÀ IN BASSO SU DI NOI, RIDENDO E PIANGENDO SU NOI STESSI DA UNA DISTANZA DI ARTISTI: DOBBIAMO SCOPRIRE L’EROE E ANCHE IL GIULLARE CHE SI CELA NELLA NOSTRA PASSIONE DELLA CONOSCENZA, DOBBIAMO, QUALCHE VOLTA, RALLEGRARCI DELLA NOSTRA FOLLIA PER POTER STARE CONTENTI DELLA NOSTRA SAGGEZZA.
E dato che anche Ludwig atterra su queste righe citiamolo: su ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Ed e’ cosi’ che Nietzsche tacque per undici anni (altroche’ pazzo…)
Alcuni brani:
E’ cosi’ che la mente di Paul e’ esplosa, per il semplice fatto che lui non e’ piu’ riuscito, via via, a gettare fuori dalla finestra (della sua mente) le ricchezze del suo spirito. Per lo stesso motivo e’ esplosa altresi’ la mente di Nietzsche. E cosi’ sono esplose in fin dei conti tutte le menti di quei pazzi di filosofi che col passare del tempo non ce l’hanno piu’ fatta a gettare via le ricchezze del loro spirito. (34)
… poiche’, e’ inutile che ce lo nascondiamo, le menti che perlopiu’ ci sono accessibili non hanno per noi il benche’ minimo interesse, da esse non riceviamo di piu’ che dalla compagnia di patate ipertrofiche piantate su poveri corpi macilenti che trascinano nei loro abiti di cattivo o pessimo gusto un’esistenza miserabile… (39-40)
Di fatto tutto io amo fuorche’ la natura… (72)
Un’altra ossessione, anch’essa classificabile come morbosa, Paul e io avevamo in comune: la cosiddetta malattia del contare… Per intere settimane, per mesi interi, ad esempio, ogni volta che viaggio in tram per la citta’, non posso fare a meno, guardando fuori dal finestrino, di contare gli spazi tra le finestre delle case, o le finestre stesse, o le porte, o gli spazi tra le porte… (117)
Per individui come noi niente poteva essere lasciato al caso o alla disattenzione, ogni cosa doveva essere ponderata in tutti i particolari con geometrica, simmetrica e matematica ingegnosita’. (118)
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My rating: 4 of 5 stars
Ma alla fine il nipote di Wittgenstein non e’ altro che il doppio di Bernhard...
Nietzsche:
DOBBIAMO, DI TANTO IN TANTO, RIPOSARCI DAL PESO DI NOI STESSI, VOLGENDO LO SGUARDO LÀ IN BASSO SU DI NOI, RIDENDO E PIANGENDO SU NOI STESSI DA UNA DISTANZA DI ARTISTI: DOBBIAMO SCOPRIRE L’EROE E ANCHE IL GIULLARE CHE SI CELA NELLA NOSTRA PASSIONE DELLA CONOSCENZA, DOBBIAMO, QUALCHE VOLTA, RALLEGRARCI DELLA NOSTRA FOLLIA PER POTER STARE CONTENTI DELLA NOSTRA SAGGEZZA.
E dato che anche Ludwig atterra su queste righe citiamolo: su ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Ed e’ cosi’ che Nietzsche tacque per undici anni (altroche’ pazzo…)
Alcuni brani:
E’ cosi’ che la mente di Paul e’ esplosa, per il semplice fatto che lui non e’ piu’ riuscito, via via, a gettare fuori dalla finestra (della sua mente) le ricchezze del suo spirito. Per lo stesso motivo e’ esplosa altresi’ la mente di Nietzsche. E cosi’ sono esplose in fin dei conti tutte le menti di quei pazzi di filosofi che col passare del tempo non ce l’hanno piu’ fatta a gettare via le ricchezze del loro spirito. (34)
… poiche’, e’ inutile che ce lo nascondiamo, le menti che perlopiu’ ci sono accessibili non hanno per noi il benche’ minimo interesse, da esse non riceviamo di piu’ che dalla compagnia di patate ipertrofiche piantate su poveri corpi macilenti che trascinano nei loro abiti di cattivo o pessimo gusto un’esistenza miserabile… (39-40)
Di fatto tutto io amo fuorche’ la natura… (72)
Un’altra ossessione, anch’essa classificabile come morbosa, Paul e io avevamo in comune: la cosiddetta malattia del contare… Per intere settimane, per mesi interi, ad esempio, ogni volta che viaggio in tram per la citta’, non posso fare a meno, guardando fuori dal finestrino, di contare gli spazi tra le finestre delle case, o le finestre stesse, o le porte, o gli spazi tra le porte… (117)
Per individui come noi niente poteva essere lasciato al caso o alla disattenzione, ogni cosa doveva essere ponderata in tutti i particolari con geometrica, simmetrica e matematica ingegnosita’. (118)
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Tuesday, October 4, 2016
Review: La pergamena maledetta
La pergamena maledetta by Heike Koschyk
My rating: 3 of 5 stars
Molti passaggi interessanti e coinvolgenti, ma lo svelamento del mistero si riduce a poca cosa ed e’ come mangiare un melograno.
Clemente pare vaghi a vuoto (tanto per allungare il racconto). ...e piove
L’acqua e il fuoco, l’ariosa purezza e le profondita’ della terra, la lingua ignota, Hildegard...
“Ogni pietra racchiude in se’ fuoco e umori”, lesse Margherita ad alta voce. “Ma il diavolo teme, detesta e disdegna le gemme, poiche’ ricorda che la loro bellezza risplendeva anche in lui prima che perdesse la purezza conferitagli da Dio. Inoltre, certe pietre preziose originano dal fuoco in cui egli ha trovato il suo castigo”. (337)
Per consolarci: The Origin of Fire - Music and Visions of Hildegard von Bingen: https://www.youtube.com/watch?v=Q8gK0...
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My rating: 3 of 5 stars
Molti passaggi interessanti e coinvolgenti, ma lo svelamento del mistero si riduce a poca cosa ed e’ come mangiare un melograno.
Clemente pare vaghi a vuoto (tanto per allungare il racconto). ...e piove
L’acqua e il fuoco, l’ariosa purezza e le profondita’ della terra, la lingua ignota, Hildegard...
“Ogni pietra racchiude in se’ fuoco e umori”, lesse Margherita ad alta voce. “Ma il diavolo teme, detesta e disdegna le gemme, poiche’ ricorda che la loro bellezza risplendeva anche in lui prima che perdesse la purezza conferitagli da Dio. Inoltre, certe pietre preziose originano dal fuoco in cui egli ha trovato il suo castigo”. (337)
Per consolarci: The Origin of Fire - Music and Visions of Hildegard von Bingen: https://www.youtube.com/watch?v=Q8gK0...
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Saturday, October 1, 2016
Review: L'esistenza delle formiche
L'esistenza delle formiche by Silvia Rocchi
My rating: 4 of 5 stars
Far parte del tutto, per poi essere (finalmente?) nessuno...
C’e’ una vecchia teoria che dice:
“Se diventi esperto di formiche,
arrivi a capire il mondo.” (dalla copertina)
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My rating: 4 of 5 stars
Far parte del tutto, per poi essere (finalmente?) nessuno...
C’e’ una vecchia teoria che dice:
“Se diventi esperto di formiche,
arrivi a capire il mondo.” (dalla copertina)
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Review: Romanzi: Una pagina d'amore. Il fallo dell'abate Mouret. Il piacere della vita.
Romanzi: Una pagina d'amore. Il fallo dell'abate Mouret. Il piacere della vita. by Émile Zola
My rating: 5 of 5 stars
UNA PAGINA D’AMORE (****)
Come mentivano quei romanzi! Aveva ben ragione di non leggerne mai. Erano favole buone per le teste vuote che non hanno punto il sentimento esatto della vita. E pur tuttavia, ella rimaneva sedotta, sognava invincibilmente il cavaliere Ivanhoe… (46)
Ma non si rammentavano piu’ dove. Intorno a loro era un vero deserto; non il piu’ piccolo rumore, non una voce umana: era l’impressione di un mare nero, ove soffia una tempesta. Erano lontani dal mondo, a mille miglia dalla terra. E quell’oblio dei vincoli che li attaccavano agli esseri della terra ed alle cose, era cosi’ assoluto, che sembrava loro di esser nati in quel luogo, nell’istante stesso, e di dover morire fra poco, quando si sarebbero presi in braccio l’uno dell’altra. (182)
… in faccia a Parigi, e per sempre. (232)
IL FALLO DELL’ABATE MOURET (*****)
Niente trascende l’umanita’, tutto nasce dall’ambiente, dal “terreno”, cosi’ per le piante come per l’uomo. (prefazione di Ottavio Cecchi, xiv)
Al sole meridiano, la casa, con le persiane chiuse, pareva addormentata in mezzo al ronzio dei mosconi, che salivano lungo l’edera fino al tetto. Una pace beata inondava quella rovina assolata. (271)
Si’, io (Mouret) nego la vita, io dico che la morte della specie e’ preferibile all’abominazione continua che ci vuole per propagarla. La colpa insozza tutto. E’ un puzzo universale che sciupa l’amore, avvelena la camera degli sposi, la culla dei neonati,e perfino i fiori che si schiudono al sole e gli alberi che lasciano scoppiare le loro gemme. La terra nuota in questa impurita’, le cui gocce piu’ piccole si tramutano in vergognose vegetazioni. (331)
Altre volte, credendolo addormentato, Albine spariva per delle ore; e quando tornava lo trovava con gli occhi lustri per la curiosita’, divorato dall’impazienza. Le gridava:
“Da dove vieni?”
La prendeva per le braccia, le annusava le sottane, la camicetta, le guance.
“Tu sai odore di mille cose buone. Dimmi? Hai camminato tra l’erba.”
Lei rideva e gli mostrava gli stivalini fradici di brina.
“Tu vieni dal giardino! tu vieni dal giardino” ripeteva incantato. “Lo sapevo. Quando sei entrata, parevi un gran fiore… Mi porti tutto il giardino nelle tue vesti.” (343)
Certamente l’albero tanto cercato, la cui ombra dava la felicita’ perfetta, doveva trovarsi li’. Ne sentivano la vicinanza dall’incanto che scorreva dentro di loro nella penombra delle volte slanciate. Gli alberi apparivan loro come creature buonissime, piene di forza, piene di silenzio, piene d’una felice immobilita’. Li guardavano a uno a uno, li amavano tutti, aspettavano dalla sovrana tranquillita’ qualche confessione che li facesse diventar grandi com’essi, nella gioia di una vita possente. Gli aceri, i frassini, i carpini, i cornioli, erano un popolo di colossi, una moltitudine di una dolcezza superba, dei buoni uomini eroici che vivevano della pace… (393)
Era il giardino che aveva voluto il fallo. Per delle settimane s’era prestato al lento sviluppo dei loro affetti. (420)
(Mouret) “Ho pensato spesso ai santi di pietra che si incensano da secoli nel fondo delle loro nicchie” disse lui sottovoce. “A lungo andare debbono essere tutti impregnati d’incenso, ed io, io sono come uno di quei santi. Ho dell’incenso sin nell’ultima piega dei miei organi. E’ questa imbalsamazione, che forma la mia serenita’, la morte tranquilla della mia carne, la pace che gusto a non vivere… Ah! che nulla mai mi distolga dalla mia immobilita’! Rimarro’ freddo, rigido, con l’eterno sorriso delle mie labbra di granito, incapace di discendere fra gli uomini. Questo e’ l’unico mio desiderio.” (510)
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UNA PAGINA D’AMORE (****)
Come mentivano quei romanzi! Aveva ben ragione di non leggerne mai. Erano favole buone per le teste vuote che non hanno punto il sentimento esatto della vita. E pur tuttavia, ella rimaneva sedotta, sognava invincibilmente il cavaliere Ivanhoe… (46)
Ma non si rammentavano piu’ dove. Intorno a loro era un vero deserto; non il piu’ piccolo rumore, non una voce umana: era l’impressione di un mare nero, ove soffia una tempesta. Erano lontani dal mondo, a mille miglia dalla terra. E quell’oblio dei vincoli che li attaccavano agli esseri della terra ed alle cose, era cosi’ assoluto, che sembrava loro di esser nati in quel luogo, nell’istante stesso, e di dover morire fra poco, quando si sarebbero presi in braccio l’uno dell’altra. (182)
… in faccia a Parigi, e per sempre. (232)
IL FALLO DELL’ABATE MOURET (*****)
Niente trascende l’umanita’, tutto nasce dall’ambiente, dal “terreno”, cosi’ per le piante come per l’uomo. (prefazione di Ottavio Cecchi, xiv)
Al sole meridiano, la casa, con le persiane chiuse, pareva addormentata in mezzo al ronzio dei mosconi, che salivano lungo l’edera fino al tetto. Una pace beata inondava quella rovina assolata. (271)
Si’, io (Mouret) nego la vita, io dico che la morte della specie e’ preferibile all’abominazione continua che ci vuole per propagarla. La colpa insozza tutto. E’ un puzzo universale che sciupa l’amore, avvelena la camera degli sposi, la culla dei neonati,e perfino i fiori che si schiudono al sole e gli alberi che lasciano scoppiare le loro gemme. La terra nuota in questa impurita’, le cui gocce piu’ piccole si tramutano in vergognose vegetazioni. (331)
Altre volte, credendolo addormentato, Albine spariva per delle ore; e quando tornava lo trovava con gli occhi lustri per la curiosita’, divorato dall’impazienza. Le gridava:
“Da dove vieni?”
La prendeva per le braccia, le annusava le sottane, la camicetta, le guance.
“Tu sai odore di mille cose buone. Dimmi? Hai camminato tra l’erba.”
Lei rideva e gli mostrava gli stivalini fradici di brina.
“Tu vieni dal giardino! tu vieni dal giardino” ripeteva incantato. “Lo sapevo. Quando sei entrata, parevi un gran fiore… Mi porti tutto il giardino nelle tue vesti.” (343)
Certamente l’albero tanto cercato, la cui ombra dava la felicita’ perfetta, doveva trovarsi li’. Ne sentivano la vicinanza dall’incanto che scorreva dentro di loro nella penombra delle volte slanciate. Gli alberi apparivan loro come creature buonissime, piene di forza, piene di silenzio, piene d’una felice immobilita’. Li guardavano a uno a uno, li amavano tutti, aspettavano dalla sovrana tranquillita’ qualche confessione che li facesse diventar grandi com’essi, nella gioia di una vita possente. Gli aceri, i frassini, i carpini, i cornioli, erano un popolo di colossi, una moltitudine di una dolcezza superba, dei buoni uomini eroici che vivevano della pace… (393)
Era il giardino che aveva voluto il fallo. Per delle settimane s’era prestato al lento sviluppo dei loro affetti. (420)
(Mouret) “Ho pensato spesso ai santi di pietra che si incensano da secoli nel fondo delle loro nicchie” disse lui sottovoce. “A lungo andare debbono essere tutti impregnati d’incenso, ed io, io sono come uno di quei santi. Ho dell’incenso sin nell’ultima piega dei miei organi. E’ questa imbalsamazione, che forma la mia serenita’, la morte tranquilla della mia carne, la pace che gusto a non vivere… Ah! che nulla mai mi distolga dalla mia immobilita’! Rimarro’ freddo, rigido, con l’eterno sorriso delle mie labbra di granito, incapace di discendere fra gli uomini. Questo e’ l’unico mio desiderio.” (510)
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