Il pellegrinaggio in Oriente by Hermann Hesse
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… mentre in certe tappe del nostro pellegrinaggio, rinunciando a tutte le banali risorse del moderno turismo, a ferrovie e piroscafi, telegrafo e automobili, aeroplani e cosi’ via, noi penetrammo veramente in una zona eroica e magica. Allora infatti era finita da poco la guerra mondiale, e soprattutto al pensiero dei popoli vinti si era affacciato uno stato eccezionale di irrealta’, di disposizione al surreale, anche se in pochissimi casi si varco’ effettivamente qualche barriera e si intrapresero puntate nel regno di una futura psicocrazia. (10-1)
Io sto con Siddharta, il nostro saggio amico d’Oriente, che una volta disse: “Le parole non fanno bene al senso segreto, ogni cosa diventa subito un po’ diversa, un po’ falsata, un po’ strampalata anzi, e pur questo e’ bene, anche con questo sono d’accordo, cio’ che per un uomo e’ tesoro e saggezza, per l’altro ha sempre un tono di stoletzza”. (11)
Quando poi in qualche valle ritrovavo il nostro gruppo, e ascoltavo i nostri canti e mi accampavo dirimpetto alla tenda delle Guide, allora mi rendevo facilmente conto che il mio ritorno all’infanzia o la mia cavalcata con Sancio erano parte integrante del mio viaggio; la nostra meta infatti non era soltanto il paese di levante, o meglio il nostro Oriente non era soltanto un paese e un’entita’ geografica, ma era la patria e la giovinezza dell’anima, era il Dappertutto e l’In-Nessun-Luogo, era l’unificazione di tutti i tempi. (25)
Chi di noi avrebbe mai immaginato che il cerchio magico si sarebbe spezzato cosi’ presto che quasi tutti noi - e anch’io, anch’io! - ci saremmo smarriti negli afoni deserti della realta’ in carta bollata, come impiegati e commessi, dopo un banchetto o dopo una gita domenicale, si riassoggettano prosaicamente alle occupazioni quotidiane! (28)
Si era detto che i personaggi di opere poetiche sono di solito piu’ vivi e reali dei loro poeti. (84)
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