La musica del caso by Paul Auster
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Fu uno di quegli incontri casuali, imprevisti, che sembrano nascere dall’aria sottile - un ramoscello spezzato dal vento che improvvisamente atterra ai tuoi piedi. (3)
La velocita’ era la cosa essenziale, la gioia di sedersi in macchina e precipitarsi avanti attraverso lo spazio. Divenne il bene primario, una fame da saziare a ogni costo. Nulla attorno a lui per piu’ di un momento, e poiche’ i momenti si susseguivano, era come se lui solo continuasse a esistere. Lui era il punto fermo in un vortice di cambiamenti, un corpo che restava in equilibrio, assolutamente immobile, mentre il mondo gli si gettava incontro e scompariva. L’automobile divenne il sacrario dell’invulnerabilita’, un rifugio dentro il quale nulla poteva piu’ colpirlo. Mentre guidava non aveva fardelli da portare, era libero dalla benche’ minima particella della vita precedente. (13)
Dopo tre o quattro mesi, aveva solo da salire in macchina per sentire che stava liberandosi del suo corpo, che appena premeva il piede sull’acceleratore e iniziava a guidare, la musica l’avrebbe trasportato in un mondo senza peso. (13)
Ero esausto. Ho dovuto sdraiarmi a fare un sonnellino.
Si’, ma non hai fatto nessun sonnellino, vero? Sei
andato di sopra e hai cominciato a fare un giretto per quella stronzata di Citta’ del Mondo. Perche’ diavolo hai fatto una cosa cosi’ assurda? Io sono da basso ad aspettare che tu ritorni, e poco alla volta comincio a perdere la concentrazione. Dov’e’ che e’? continuo a chiedermi, che cosa diavolo gli e’ successo? Vado un po’ peggio adesso, non vinco piu’ tante mani come prima. E poi, proprio nel momento in cui le cose cominciano ad andare male davvero, ti salta in testa di rubare un pezzo del modello. … Fare una cosa del genere e’ come commettere un peccato, e’ violare una legge fondamentale. Avevamo costruito una perfetta armonia. Eravamo arrivati al punto in cui ogni cosa per noi si trasformava in musica, e poi tu dovevi salire di sopra e spaccare tutto. Ti sei intromesso nell’ordine dell’universo, amico mio, e quando un uomo fa queste cose deve pagarne il prezzo. Mi dispiace solo che anch’io abbia dovuto pagare con te. (134)
… finche’ un giorno, in preda al disgusto, rischia tutto quello che ha voltando una sola carta... (William Faulkner, L’urlo e il furore)
JERUSALEM (from 'Milton')
by: William Blake (1757-1827)
And did those feet in ancient time
Walk upon England's mountains green?
And was the holy Lamb of God
On England's pleasant pastures seen?
And did the Countenance Divine
Shine forth upon our clouded hills?
And was Jerusalem builded here
Among these dark Satanic Mills?
Bring me my bow of burning gold!
Bring me my arrows of desire!
Bring me my spear! O clouds, unfold!
Bring me my chariot of fire!
I will not cease from mental fight,
Nor shall my sword sleep in my hand,
Till we have built Jerusalem
In England's green and pleasant land.
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