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Sunday, January 24, 2016

Review: La conquista di Plassans

La conquista di Plassans La conquista di Plassans by Émile Zola
My rating: 5 of 5 stars

Quando il silenzio conquista, ossia l’abate Faujas.

Marthe era desolata. Guardava, intorno a sé, la casa felice, immersa nell’addio del sole, il giardino, dove l’ombra diventava più scura; guardava i suoi figli, la sua felicità addormentata, raccolta, lì, in quello stretto angolo. (8)

L’abate Faujas, ogni volta che la tirava su questo argomento, avvertiva in lei (Marthe) una vaga amarezza. Era certamente felice, come assicurava; ma egli credeva di individuare antichi conflitti in quella natura nervosa, acquietata ora dall’avvicinarsi della quarantina. E s’immaginava il dramma: una moglie e un marito, simili all’aspetto, che tutti i conoscenti giudicavano fatti l’uno per l’altra, mentre invece dentro di loro, nel profondo del loro essere, il fermento dell’origine bastarda e l’irrequietezza del sangue misto e sempre ribelle esasperavano l’antagonismo di due temperamenti diversi. Poi, si spiegava le rinunce fatali di una vita ritmata, l’usura dei caratteri per le cure quotidiane del commercio, la torpida indolenza di quelle due nature nella fortuna conquistata in quindici anni e goduta modestamente, in fondo al quartiere deserto di una piccola città. Oggi, nonostante fossero tutti e due ancora giovani, sembrava che in loro non fosse rimasta che cenere. (88)

L’abate Faujas, nel mezzo di tanta gioia trionfante, rimaneva serio. Per lui, la vittoria era una pesante realta’. Il cicaleccio della signora Condamin lo stancava; la soddisfazione di quegli ambiziosi volgari lo riempiva di disprezzo. In piedi, appoggiato contro il caminetto, sembrava sognare, con gli occhi fissi lontano. Era il padrone, non aveva piu’ bisogno di mentire, di dominare i suoi istinti; poteva allungare la mano, prendere la citta’, farla tremare. Quell’alta figura nera riempiva il salotto. A poco a poco, le poltrone si erano avvicinate, formando un cerchio intorno a lui. Gli uomini si aspettavano che dicesse una parola di soddisfazione; le donne lo sollecitavano con lo sguardo, come schiave sottomesse. Ma egli, brutalmente, rompendo il cerchio, se ne ando’ via per primo, accomiatandosi con brevi parole. (306-7)

L’abate Faujas, impassibile, lasciava passare quel fiotto di parole ardenti.
Non c’e’ niente, non c’e’ niente! - continuo’ lei (Marthe) con trasporto; - allora mi avete ingannata… Mi avete promesso il cielo, di sotto, sulla terrazza, durante quelle serate piene di stelle. Io ho accettato. Mi sono venduta, mi sono abbandonata. Ero pazza, durante quelle prime lusinghe della preghiera… Oggi i conti non tornano piu’; desidero ritornare nel mio angolo, ritrovare la mia vita tranquilla. Mettero’ tutti alla porta, sistemero’ la casa, rammendero’ la biancheria al mio solito posto, sulla terrazza… Si’, mi piaceva rammendare la biancheria. Cucire non mi stancava… E voglio che Desiree stia accanto a me, sul suo panchetto; rideva, faceva le bambole, cara bambina innocente… (329)

E per come va a finire… Zola non e’ Dickens...



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