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Friday, January 15, 2016

Review: Nebbia

Nebbia Nebbia by Various
My rating: 4 of 5 stars

Nacht und Nebel
niemand gleich!
Notte e nebbia
subito nessuno!
(392)

Come in tutte le antologie… c’e’ di tutto e di meno, ma complessivamente delle ottime scelte.

La mia esperienza con la nebbia: sperduto nella nebbia di Starnberg cercando la croce a memoria di Ludwig II.

Il piu’ divertente: La fermata sbagliata di Italo Calvino.

Nella nebbia si cammina piano, bisogna conoscere i tracciati per non perdersi, ma si arriva sempre e lo stesso da qualche parte. La nebbia e’ buona e ripaga fedelmente chi la conosce e la ama. Camminare nella nebbia e’ piu’ bello che camminare nella neve calpestandola con gli scarponi, perche’ la nebbia non ti conforta solo dal basso ma anche dall’alto, non la insudici, non la distruggi, ti scivola affettuosa d’intorno e si ricompone dopo il tuo passaggio, ti riempie i polmoni come un buon tabacco, ha un profumo forte e sano, ti accarezza le guance e si infila tra il bavero e il mento punzecchiandoti il collo, ti fa scorgere da lontano dei fantasmi che si dissolvono quando ti avvicini, o sorgere all’improvviso di fronte delle figure forse reali, che ti scansano e scompaiono nel nulla. (ix-x)

nebbia la terra, che addormita sembra,
argentea ricopre.
(Carducci, 40)

Lo zio Piero chiamo’ Luisa perche’ vedesse lo spettacolo, l’ultima scena splendida del dramma: il trionfo del sole, la fuga delle nebbie, la gloria delle montagne.
(Fogazzaro, 42)

E se credete che non e’ triste e melanconico trovarsi in mezzo alla nebbia, tutto solo, di notte, provatevi una volta, e poi me ne saprete dire qualcosa.
(Twain, 57)

E Meo: - Lasciaci andare, Milton. Io crepo di fame. Se la nebbia fosse lardo…
(Fenoglio, 63)

E’ per questo che aveva scelto Bruges, Bruges da cui il mare si era ritratto, come una grande felicita’.

Malinconia del grigiore delle strade di Bruges, ove tutti i giorni hanno l’aria di ognissanti!
(Rodenbach, 124)
E per Bruges-Brugge… consiglio una visita (per poi tornare a Venezia… d’inverno!)

Ma dove sono le grandi nebbie di Milano? La nebbia mobilia le citta’, raccoglie i discorsi degli uomini e li conserva; e quando viene primavera, e il sole torna a brillare nelle vetrine dei negozi e le donne si slanciano fuori dai negri portoni delle case, e come fagiane dorate si spandono a starnazzare per la citta’, i discorsi custoditi per tanti mesi dalla nebbia si sciolgono sonoramente, e piovono giu’ dal cielo scintillante.
(Savinio, 151)

O magari un ragazzo scappato di casa
torna proprio quest’oggi, che sale la nebbia
sopra il fiume, e dimentica tutta la vita,
le miserie, la fame e le fedi tradite,
per fermarsi su un angolo, bevendo il mattino.
(Pavese, 164)

… mi posi a meditare sulla poesia della nebbia. Era infatti suggestiva, la nebbia, simile all’ombra grigia del mistero infinito, gravante sulla roteante briciola della Terra;
(London, 209)

The changing light at San Francisco
is none of your East Coast light
none of your
pearly light of Paris

And in that vale of light
the city drifts
anchorless upon the ocean
(Ferlinghetti, 222)

La neve l’e’ il pan de la tera.
La nebbia l’e’ il vin.
(227)

… alla pioggia
e’ seguita una nebbia quale lana
non ancora lavata, molle, calda,
impregnata di letame e di sonno,

(Bertolucci, 257)

Ma sull’antica cresta c’e’ una casa, e di sera gli uomini vedono che le finestre dai piccoli vetri sono illuminate.
E’ un cottage antichissimo, ed e’ sempre stato li’. La gente dice che il suo Abitante parli con le nebbie…
(Lovecraft, 291)
Cosi’ come lo stesso Lovecraft vide le fiamme o le nebbie al largo della sfera di Orione (Philip K. Dick)
L’ospite barbuto sembrava giovane, ma i suoi occhi avevano contemplato antichi misteri; dai racconti che narrava di cose remote, era evidente che la gente del villaggio aveva avuto ragione nel supporre che comunicasse con le nebbie del mare e le nuvole del cielo, …
(Lovecraft, 294-5)

Meglio a chi ‘l senso smarri’ dell’essere,
meglio quest’ombra, questa caligine:
io voglio io voglio adagiarmi
in un tedio, che duri infinito.
(Carducci, 322)

PARIGI, ESTATE DEL 1979. Cammino come un sonnambulo nelle gallerie gelide del museo del Louvre, piene di nebbia. Non e’ possibile vedere i quadri, perche’ anche se li illuminassero con i riflettori piu’ potenti del piu’ potente faro marino verrebbero percepiti come poco piu’ che rettangoli umidi e ammuffiti di materiale vischioso. Nessuno fa la guardia all’entrata del museo e ci si domanda perche’ mai far la guardia a questo immenso coagulo di bruma.
(Ferrero, 357)





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