Mother-Machine by Michel Weatherall
My rating: 4 of 5 stars
After reading Mother - Machine…
Because of Christmas...
Christmas
It was Christmas. I was walking across the vast plain. The snow was like glass. It was cold. The air was lifeless. No movement, not a sound. The horizon was round. The sky black. The stars dead. The moon carried to its grave yesterday. The sun not risen. I screamed. I could not hear myself. I screamed again. I saw a body lying on the snow. It was the Christ child. Its limbs white and rigid. Its halo a yellow frozen disc. I took the child in my hands. I moved its arms up and down. I opened its lids. It had no eyes. I was hungry. I ate the halo. It tasted like old bread. I bit his head off. Old marzipan. I continued on my way.
(Friedrich Dürrenmatt)
Mother - Machine tells the story of a hungry man.
Do you prefer eating or sleeping by night? They (the ghouls) prefer to eat!
Inside your stomach a nightmarish supper.
So, eat light next time.
Or, your mother, the first machine from which you eat.
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Sunday, December 27, 2015
Sunday, December 20, 2015
Review: La ragazza scomparsa
La ragazza scomparsa by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars
A dormire tra campi di fiori, nel verde…
A essere soffiato tra campi di fiori, nel
verde… non e’ forse il neonato?
No, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce, i fili della luce
Da mane a sera, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce
A dormire tra campi di fiori,
nel verde, e’ il neonato.
(Nakahara Chuya, ‘La Primavera e il Bambino’
Se crolli
prima di aggrapparti,
non arriverai in cima
alla montagna. (247)
Per lei scendero’ sempre
dalle montagne. (338)
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My rating: 4 of 5 stars
A dormire tra campi di fiori, nel verde…
A essere soffiato tra campi di fiori, nel
verde… non e’ forse il neonato?
No, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce, i fili della luce
Da mane a sera, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce
A dormire tra campi di fiori,
nel verde, e’ il neonato.
(Nakahara Chuya, ‘La Primavera e il Bambino’
Se crolli
prima di aggrapparti,
non arriverai in cima
alla montagna. (247)
Per lei scendero’ sempre
dalle montagne. (338)
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Tuesday, December 15, 2015
Review: Il ventre di Parigi
Il ventre di Parigi by Émile Zola
My rating: 5 of 5 stars
Il flusso che minaccia di espandersi anarchicamente, misto di passioni e di cibo, il desiderio dei corpi e il sogno delle anime, l’insieme delle pulsioni anarchiche, che queste forze sperano di controllare, vengono canalizzate in un quadro razionale, destinato a dar loro un ordine. Vogliono imporre lo spazio regolatore della “superficie”, la moderna architettura delle Halles (i cui vari padiglioni sono in costruzione mentre si svolge la vicenda), contro la minaccia del “sotterraneo” e l’esplosione delle cospirazioni. (introduzione, p. 6)
(Un’idea sul naturalismo):
Claude era estasiato da quella baraonda; si perdeva dietro a un effetto di luce, o a un gruppo di bluse, oppure a un carro che stava scaricando. Alla fine uscirono fuori. Procedendo sempre lungo la strada principale furono avvolti a un tratto da un delizioso profumo che si spandeva tutt’intorno e sembrava seguirli. Erano in mezzo al mercato dei fiori. Nello spiazzo, a destra e a sinistra, alcune donne stavano sedute davanti a canestri quadrati, pieni di mazzi di rose, di violette, di dalie, di margherite. I mazzi si scurivano come macchie di sangue, o impallidivano dolcemente in grigi di notevole delicatezza. Vicino a una cesta, una candela accesa spandeva su tutto il buio li’ intorno un’intensa melodia di colori: le screziature vivaci delle margherite, il rosso sanguigno delle dalie, i riflessi bluastri delle violette, la viva carnalita’ delle rose. (61-2)
Florent andava e veniva, nell’odore del timo intiepidito dal sole. Era profondamente felice per la quiete e l’armonia della campagna. Da quasi un anno ormai aveva visto soltanto ortaggi pestati dagli scossoni dei carretti, strappati dalla terra il giorno prima, ancora sanguinanti. Era contento di ritrovarli li’, a casa loro, tranquilli in mezzo al terriccio, intatti e in piena forma. … Allora le Halles che aveva lasciato quella mattina gli parvero un vasto ossario, un luogo di morte cosparso soltanto di cadaveri, un carnaio maleodorante e in via di decomposizione. … Claude aveva ragione alle Halles tutto agonizzava. La terra era la vita, l’eterna culla, la salvezza del mondo. (280)
Intorno a lei, nell’angusta bottega, stava ammassata la frutta. Dietro, lungo la mensola, c’erano file di meloni, di cantalupi coperti di bozzi, poponi dalle trine grigie, culs de singes dalle gobbe nude. Tutta quella bella frutta in mostra, disposta delicatamente nei cesti, tonda come guance ascose, ricordava visi di fanciulle appena intravisti dietro una cortina di foglie; specialmente le pesche, quelle rosseggianti di Montreuil, dalla buccia fine e candida come la pelle delle ragazze del nord; e le pesche del meridione, arse e gialle come il colorito delle ragazze della Provenza. Le albicocche, adagiate sul muschio, assumevano toni ambrati, il colore del sole al tramonto che infiamma le nuche delle brune, dove s’increspa la lanugine dei capelli. (304-5)
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My rating: 5 of 5 stars
Il flusso che minaccia di espandersi anarchicamente, misto di passioni e di cibo, il desiderio dei corpi e il sogno delle anime, l’insieme delle pulsioni anarchiche, che queste forze sperano di controllare, vengono canalizzate in un quadro razionale, destinato a dar loro un ordine. Vogliono imporre lo spazio regolatore della “superficie”, la moderna architettura delle Halles (i cui vari padiglioni sono in costruzione mentre si svolge la vicenda), contro la minaccia del “sotterraneo” e l’esplosione delle cospirazioni. (introduzione, p. 6)
(Un’idea sul naturalismo):
Claude era estasiato da quella baraonda; si perdeva dietro a un effetto di luce, o a un gruppo di bluse, oppure a un carro che stava scaricando. Alla fine uscirono fuori. Procedendo sempre lungo la strada principale furono avvolti a un tratto da un delizioso profumo che si spandeva tutt’intorno e sembrava seguirli. Erano in mezzo al mercato dei fiori. Nello spiazzo, a destra e a sinistra, alcune donne stavano sedute davanti a canestri quadrati, pieni di mazzi di rose, di violette, di dalie, di margherite. I mazzi si scurivano come macchie di sangue, o impallidivano dolcemente in grigi di notevole delicatezza. Vicino a una cesta, una candela accesa spandeva su tutto il buio li’ intorno un’intensa melodia di colori: le screziature vivaci delle margherite, il rosso sanguigno delle dalie, i riflessi bluastri delle violette, la viva carnalita’ delle rose. (61-2)
Florent andava e veniva, nell’odore del timo intiepidito dal sole. Era profondamente felice per la quiete e l’armonia della campagna. Da quasi un anno ormai aveva visto soltanto ortaggi pestati dagli scossoni dei carretti, strappati dalla terra il giorno prima, ancora sanguinanti. Era contento di ritrovarli li’, a casa loro, tranquilli in mezzo al terriccio, intatti e in piena forma. … Allora le Halles che aveva lasciato quella mattina gli parvero un vasto ossario, un luogo di morte cosparso soltanto di cadaveri, un carnaio maleodorante e in via di decomposizione. … Claude aveva ragione alle Halles tutto agonizzava. La terra era la vita, l’eterna culla, la salvezza del mondo. (280)
Intorno a lei, nell’angusta bottega, stava ammassata la frutta. Dietro, lungo la mensola, c’erano file di meloni, di cantalupi coperti di bozzi, poponi dalle trine grigie, culs de singes dalle gobbe nude. Tutta quella bella frutta in mostra, disposta delicatamente nei cesti, tonda come guance ascose, ricordava visi di fanciulle appena intravisti dietro una cortina di foglie; specialmente le pesche, quelle rosseggianti di Montreuil, dalla buccia fine e candida come la pelle delle ragazze del nord; e le pesche del meridione, arse e gialle come il colorito delle ragazze della Provenza. Le albicocche, adagiate sul muschio, assumevano toni ambrati, il colore del sole al tramonto che infiamma le nuche delle brune, dove s’increspa la lanugine dei capelli. (304-5)
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Saturday, December 12, 2015
Review: La stanza delle meraviglie
La stanza delle meraviglie by Brian Selznick
My rating: 4 of 5 stars
This is Major Tom to ground control;
I’m stepping thro’ the door
And I’m floating in a most peculiar way.
And the stars look very different today
For here am I sitting in a tin can far
above the world…
(Space Oddity - David Bowie)
E se un meteorite e una stella cadente erano la stessa cosa, si poteva ancora esprimere un desiderio dopo che il meteorite era caduto sulla Terra? (351)
Avrebbe voluto tanto essere con la mamma alla biblioteca, dove non c’erano pericoli e tutto era certo e numerato e organizzato secondo il sistema decimale Dewey. Avrebbe voluto che il mondo intero fosse organizzato secondo il sistema decimale Dewey. In quel modo chiunque avrebbe potuto trovare quel che cercava, come il senso di un sogno, o suo padre. (446-7)
Il mondo era pieno di meraviglie. (615)
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My rating: 4 of 5 stars
This is Major Tom to ground control;
I’m stepping thro’ the door
And I’m floating in a most peculiar way.
And the stars look very different today
For here am I sitting in a tin can far
above the world…
(Space Oddity - David Bowie)
E se un meteorite e una stella cadente erano la stessa cosa, si poteva ancora esprimere un desiderio dopo che il meteorite era caduto sulla Terra? (351)
Avrebbe voluto tanto essere con la mamma alla biblioteca, dove non c’erano pericoli e tutto era certo e numerato e organizzato secondo il sistema decimale Dewey. Avrebbe voluto che il mondo intero fosse organizzato secondo il sistema decimale Dewey. In quel modo chiunque avrebbe potuto trovare quel che cercava, come il senso di un sogno, o suo padre. (446-7)
Il mondo era pieno di meraviglie. (615)
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Thursday, December 10, 2015
Review: I cani degli dei
I cani degli dei by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars
Per quanto l’uomo possa tentare di impedirglielo, la natura trovera’ sempre il suo corso. Non esiste una forza piu’ travolgente, perche’ essa e’ al di la’ del bene e del male, senza scopo, senza obiettivi, se non quello di perpetuare se stessa. (cover)
Signor
Wayakin…
Non e’ che
mi vende-
rebbe quel
cane, vero?
O almeno
me lo
presti!
Solo per
la durata
della
gara!
Uhm
…
Be’,
questo
…
… dovresti
chiederlo
a lui.
Ma immagi-
no che non
sia possi-
bile.
Lui e’
come il
vento.
Il
vento
…?
Si’, il
vento.
Tra tutte le
forze della
natura, ce n’e’
una sola che
non si puo’
vedere con
gli occhi…
E questa
e’ il vento.
Il vento
si sente.
Al contrario
dell’acqua e
del fuoco non
lo possiamo
afferrare o
manipolare.
(Capitolo 5 Il vento d’argento)
Anticamente
gli dei del
fato si
rivolgevano
ai guerrieri
con queste
parole…
“Odio e potere
dividono la
gente. Vivere in
questo mondo
corrotto e’
penoso.
“Prima che il
mondo crolli
verrano i
giorni del
fuoco e della spada.
“E i guerrieri
combatterranno
finche’ non ne
restera’ soltanto
uno.”
(Capitolo 20 L’ora del fuoco)
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My rating: 4 of 5 stars
Per quanto l’uomo possa tentare di impedirglielo, la natura trovera’ sempre il suo corso. Non esiste una forza piu’ travolgente, perche’ essa e’ al di la’ del bene e del male, senza scopo, senza obiettivi, se non quello di perpetuare se stessa. (cover)
Signor
Wayakin…
Non e’ che
mi vende-
rebbe quel
cane, vero?
O almeno
me lo
presti!
Solo per
la durata
della
gara!
Uhm
…
Be’,
questo
…
… dovresti
chiederlo
a lui.
Ma immagi-
no che non
sia possi-
bile.
Lui e’
come il
vento.
Il
vento
…?
Si’, il
vento.
Tra tutte le
forze della
natura, ce n’e’
una sola che
non si puo’
vedere con
gli occhi…
E questa
e’ il vento.
Il vento
si sente.
Al contrario
dell’acqua e
del fuoco non
lo possiamo
afferrare o
manipolare.
(Capitolo 5 Il vento d’argento)
Anticamente
gli dei del
fato si
rivolgevano
ai guerrieri
con queste
parole…
“Odio e potere
dividono la
gente. Vivere in
questo mondo
corrotto e’
penoso.
“Prima che il
mondo crolli
verrano i
giorni del
fuoco e della spada.
“E i guerrieri
combatterranno
finche’ non ne
restera’ soltanto
uno.”
(Capitolo 20 L’ora del fuoco)
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Saturday, December 5, 2015
Review: Il caso di Charles Dexter Ward
Il caso di Charles Dexter Ward by H.P. Lovecraft
My rating: 4 of 5 stars
Ripeto...
... non evocate nessuna entita'
che non possiate rimandare indietro. (alla fine)
118
no visitors
%%
Tzava'at Harivash 118
For every letter is a complete
world. Thus when you say the word with great hitkashrut,
surely you bestir those supernal worlds and thereby achieve
great effects.
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My rating: 4 of 5 stars
Ripeto...
... non evocate nessuna entita'
che non possiate rimandare indietro. (alla fine)
118
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Tzava'at Harivash 118
For every letter is a complete
world. Thus when you say the word with great hitkashrut,
surely you bestir those supernal worlds and thereby achieve
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Wednesday, December 2, 2015
Review: Viaggio al centro della terra
Viaggio al centro della terra by Jules Verne
My rating: 4 of 5 stars
Otto Lidenbrock non era un uomo cattivo, ne convengo volentieri; ma, a meno che non si verifichino improbabili mutamenti, egli morra’ nei panni d’un uomo terribilmente stravagante. (11)
Et quacumque viam dederit fortuna sequamur.
E seguiamo in qualunque direzione la via che la sorte ci ha dato. (54)
Tuttavia la mia immaginazione mi trasporta nelle meravigliose ipotesi della paleontologia. Sogno ad occhi aperti, e mi pare di vedere alla superficie delle acque gli enormi chersiti, quelle tartarughe antidiluviane, simili ad isole galleggianti; passano sulle spiagge in penombra i grandi mammiferi delle prime ere…
Tutto questo mondo fossile nasce dalla mia immaginazione. Ritorno col pensiero alle eta’ arcaiche della creazione, assai prima della nascita dell’uomo…
Tutta la vita della Terra si riassume in me; e il mio cuore e’ solo a battere in quel mondo spopolato. (119)
Ed ora che ci penso tranquillamente, ora che la calma e’ ritornata nel mio spirito, che sono passati parecchi mesi dopo quel soprannaturale incontro, che cosa devo pensare, che cosa devo credere? (144)
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My rating: 4 of 5 stars
Otto Lidenbrock non era un uomo cattivo, ne convengo volentieri; ma, a meno che non si verifichino improbabili mutamenti, egli morra’ nei panni d’un uomo terribilmente stravagante. (11)
Et quacumque viam dederit fortuna sequamur.
E seguiamo in qualunque direzione la via che la sorte ci ha dato. (54)
Tuttavia la mia immaginazione mi trasporta nelle meravigliose ipotesi della paleontologia. Sogno ad occhi aperti, e mi pare di vedere alla superficie delle acque gli enormi chersiti, quelle tartarughe antidiluviane, simili ad isole galleggianti; passano sulle spiagge in penombra i grandi mammiferi delle prime ere…
Tutto questo mondo fossile nasce dalla mia immaginazione. Ritorno col pensiero alle eta’ arcaiche della creazione, assai prima della nascita dell’uomo…
Tutta la vita della Terra si riassume in me; e il mio cuore e’ solo a battere in quel mondo spopolato. (119)
Ed ora che ci penso tranquillamente, ora che la calma e’ ritornata nel mio spirito, che sono passati parecchi mesi dopo quel soprannaturale incontro, che cosa devo pensare, che cosa devo credere? (144)
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Saturday, November 28, 2015
Review: Quartieri lontani
Quartieri lontani by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars
Quartieri lontani comprende: In una lontana citta’ # 1 e # 2.
Segui il tuo sentiero e, se si interrompe, prendine un altro (dove? … non e’ importante!)
… il cielo e’ cosi’ alto.
Nuvole che fluttuano pigre,
mi sembra di poterle
toccare con una mano.
Esiste da sempre lassu’,
trascendendo il tempo.
L’eternita’...
forse e’ il cielo stesso…
Sicuramente nessuno
puo’ diventare veramente
adulto…
Tutti quanti, nel profondo
del cuore, sono ancora
bambini che erano un tempo.
… proprio come questo cielo…
Il tempo ci fa solo
credere di essere
diventati adulti…
Essere adulti significa
essere legati da catene
che imprigionano anche
il cuore dei bambini,
che e’ libero.
(178-9)
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My rating: 4 of 5 stars
Quartieri lontani comprende: In una lontana citta’ # 1 e # 2.
Segui il tuo sentiero e, se si interrompe, prendine un altro (dove? … non e’ importante!)
… il cielo e’ cosi’ alto.
Nuvole che fluttuano pigre,
mi sembra di poterle
toccare con una mano.
Esiste da sempre lassu’,
trascendendo il tempo.
L’eternita’...
forse e’ il cielo stesso…
Sicuramente nessuno
puo’ diventare veramente
adulto…
Tutti quanti, nel profondo
del cuore, sono ancora
bambini che erano un tempo.
… proprio come questo cielo…
Il tempo ci fa solo
credere di essere
diventati adulti…
Essere adulti significa
essere legati da catene
che imprigionano anche
il cuore dei bambini,
che e’ libero.
(178-9)
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Friday, November 20, 2015
Review: La cuccagna
La cuccagna by Émile Zola
My rating: 4 of 5 stars
A scuola di amministrazione del bene pubblico (qualcosa di nuovo?).
Come aveva detto felicemente Eugenio Rougon, Parigi si metteva a tavola sognando al dessert una baldoria finale. (70)
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A scuola di amministrazione del bene pubblico (qualcosa di nuovo?).
Come aveva detto felicemente Eugenio Rougon, Parigi si metteva a tavola sognando al dessert una baldoria finale. (70)
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Sunday, November 15, 2015
Review: Verso una nobile morte
Verso una nobile morte by Shigeru Mizuki
My rating: 3 of 5 stars
Gyokusai, la “nobile morte”
URUWASHI TENNEN / SPLENDIDA NATURA
Il canto degli uccelli vibra nell’aria
Dalle montagne il suono delle cascate
Le onde che si infrangono sul bagnasciuga
E’ il suono incessante degli oceani
Ascoltate e godete di questi suoni
Godete di ogni suono della natura
Onoratela con gioia e liberamente
E’ la potente voce della divinita’
(Tanaka Hozumi) (270-3)
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My rating: 3 of 5 stars
Gyokusai, la “nobile morte”
URUWASHI TENNEN / SPLENDIDA NATURA
Il canto degli uccelli vibra nell’aria
Dalle montagne il suono delle cascate
Le onde che si infrangono sul bagnasciuga
E’ il suono incessante degli oceani
Ascoltate e godete di questi suoni
Godete di ogni suono della natura
Onoratela con gioia e liberamente
E’ la potente voce della divinita’
(Tanaka Hozumi) (270-3)
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Friday, November 13, 2015
Review: Il figlio
Il figlio by Philipp Meyer
My rating: 4 of 5 stars
Genesis 3:19
19 By the sweat of your brow
you will eat your food
until you return to the ground,
since from it you were taken;
for dust you are
and to dust you will return.”
(Jeanne Anne) Aveva la voce squillante e gli occhi grigi come una vecchia pistola o un cielo nuvoloso del Texas, … (12)
Mi venne in mente una filastrocca, lama affilata, manico di corno, ecco il mio coltello, dategli il buongiorno. (29)
Poi ripartimmo. La tomba scomparve un pò alla volta, come se i fiori della coperta avessero già cominciato a crescerci sopra, come se quel luogo non potesse serbare memoria della vita, o morte, di nessun uomo. Sarebbe andata come aveva detto mio fratello: le nostre tracce sarebbero sparite appena si fosse alzato il vento. (54)
Un giorno sono spuntate alcune case, - disse Toshaway. - Qualcuno continuava a tagliare alberi. Ovviamente non ce la siamo presa, come non te la prenderesti tu se venissero a casa tua, buttassero via la tua roba e si piazzassero lì con la loro famiglia. Ma forse, non lo so. Forse i bianchi sono diversi. Forse un texano, se gli rubassero la casa, direbbe: “Oh, mi sono sbagliato, l’ho costruita io, ma vedo che piace anche a voi, quindi prendetevela pure, insieme a tutta la buona terra che dà da mangiare alla mia famiglia. (99)
Ma a fine serata certi dettagli non avevano più importanza, e la danza dello scalpo significava proprio questo, noi eravamo eterni, il Popolo Eletto, e i nostri nomi sarebbero echeggiati nella notte per molto tempo, anche dopo la nostra scomparsa dalla terra. (137)
(Peter) Ho sempre pensato che gli europei fossero tornati all’eta’ della pietra quando sbarcarono in America, ma a quanto pare non si sono mai evoluti. (262)
(Jeannie) Come si dice dalle mie parti, ci sono asini e asini. Io appartengo alla prima categoria. (336)
(Eli) La mia matrigna aveva una quarantina d’anni, l’espressione arcigna e la cuffia annodata stretta. Sembreva cresciuta a latte acido, e quando gli indiani pensavano ai bianchi se li figuravano esattamente cosi’. (353)
(Eli) … della santa trinita’: fagioli, mais e zucca. (489)
(Peter) Forse arrivera’ un’altra era glaciale che ridurra’ tutto questo in polvere. Senza lasciare traccia della nostra esistenza, come fa il fuoco. (503)
(Eli) Il mattino dopo cominciarono a gridarlo per le strade: Quanah Parker e gli ultimi Comanche si erano arresi. Sulla terra ne restavano si’ e no un migliaio - l’equivalente di quelli che abitavano nel villaggio di Toshaway - e adesso tutto il Texas era a disposizione dell’uomo bianco. Dissi a Madeline che avevo bisogno di stare un po’ da solo, sellai il cavallo e risalii il Colorado. Cavalcavo, cavalcavo, ma per quanta strada facessi incontravo sempre guardiani di porci e barcaioli. Continuai fino a notte fonda e finalmente trovai il silenzio. Mi arrampicai su un costone, preparai un fuoco e ululai ai lupi. Ma non mi risposero. (521)
(Eli) Il suo scudo era imbottito con le pagine della Storia della decadenza e caduta dell’impero romano di Gibbon. (546)
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Genesis 3:19
19 By the sweat of your brow
you will eat your food
until you return to the ground,
since from it you were taken;
for dust you are
and to dust you will return.”
(Jeanne Anne) Aveva la voce squillante e gli occhi grigi come una vecchia pistola o un cielo nuvoloso del Texas, … (12)
Mi venne in mente una filastrocca, lama affilata, manico di corno, ecco il mio coltello, dategli il buongiorno. (29)
Poi ripartimmo. La tomba scomparve un pò alla volta, come se i fiori della coperta avessero già cominciato a crescerci sopra, come se quel luogo non potesse serbare memoria della vita, o morte, di nessun uomo. Sarebbe andata come aveva detto mio fratello: le nostre tracce sarebbero sparite appena si fosse alzato il vento. (54)
Un giorno sono spuntate alcune case, - disse Toshaway. - Qualcuno continuava a tagliare alberi. Ovviamente non ce la siamo presa, come non te la prenderesti tu se venissero a casa tua, buttassero via la tua roba e si piazzassero lì con la loro famiglia. Ma forse, non lo so. Forse i bianchi sono diversi. Forse un texano, se gli rubassero la casa, direbbe: “Oh, mi sono sbagliato, l’ho costruita io, ma vedo che piace anche a voi, quindi prendetevela pure, insieme a tutta la buona terra che dà da mangiare alla mia famiglia. (99)
Ma a fine serata certi dettagli non avevano più importanza, e la danza dello scalpo significava proprio questo, noi eravamo eterni, il Popolo Eletto, e i nostri nomi sarebbero echeggiati nella notte per molto tempo, anche dopo la nostra scomparsa dalla terra. (137)
(Peter) Ho sempre pensato che gli europei fossero tornati all’eta’ della pietra quando sbarcarono in America, ma a quanto pare non si sono mai evoluti. (262)
(Jeannie) Come si dice dalle mie parti, ci sono asini e asini. Io appartengo alla prima categoria. (336)
(Eli) La mia matrigna aveva una quarantina d’anni, l’espressione arcigna e la cuffia annodata stretta. Sembreva cresciuta a latte acido, e quando gli indiani pensavano ai bianchi se li figuravano esattamente cosi’. (353)
(Eli) … della santa trinita’: fagioli, mais e zucca. (489)
(Peter) Forse arrivera’ un’altra era glaciale che ridurra’ tutto questo in polvere. Senza lasciare traccia della nostra esistenza, come fa il fuoco. (503)
(Eli) Il mattino dopo cominciarono a gridarlo per le strade: Quanah Parker e gli ultimi Comanche si erano arresi. Sulla terra ne restavano si’ e no un migliaio - l’equivalente di quelli che abitavano nel villaggio di Toshaway - e adesso tutto il Texas era a disposizione dell’uomo bianco. Dissi a Madeline che avevo bisogno di stare un po’ da solo, sellai il cavallo e risalii il Colorado. Cavalcavo, cavalcavo, ma per quanta strada facessi incontravo sempre guardiani di porci e barcaioli. Continuai fino a notte fonda e finalmente trovai il silenzio. Mi arrampicai su un costone, preparai un fuoco e ululai ai lupi. Ma non mi risposero. (521)
(Eli) Il suo scudo era imbottito con le pagine della Storia della decadenza e caduta dell’impero romano di Gibbon. (546)
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Tuesday, November 3, 2015
Review: Il colore della magia
Il colore della magia by Terry Pratchett
My rating: 2 of 5 stars
Proprio non sopportavo più di rimanere laggiù a Bes Palargic - continuò gaio Duefiori. - Tutto il giorno seduto a incolonnare cifre e alla fine aspettarsi soltanto la pensione… che cosa c’è di romantico in questo? Mi sono detto: Duefiori, adesso o mai più. Non devi soltanto ascoltare i racconti. Puoi andarci. (22)
O forse è il Rimbow, l’arcobaleno di otto colori che circonda il mondo ed è sospeso nell’aria caliginosa sopra la Cascata. L’ottavo colore è l’ottarino, causato dall’effetto dispersivo della forte luce solare su un campo di grande intensità magica. (57)
OOOOOOOOOO (meaning: Mondo Disco?), no, noia siderale (all’ottava potenza).
Nel mare della causalità si allargarono le increspature del paradosso.
Forse il punto più importante che chiunque al di fuori della globalità del multiverso doveva tenere a mente, era il seguente: sebbene il mago e il turista fossero apparsi soltanto di recente in un aereo in volo, nello stesso preciso momento essi avevano viaggiato su quell’apparecchio nel corso normale delle cose. E cioè: mentre era vero che essi erano appena apparsi in quel particolare insieme di dimensioni, era anche vero che ci erano vissuti da sempre. E’ a questo punto che il linguaggio normale si arrende, e va a bersi qualcosa. (125)
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My rating: 2 of 5 stars
Proprio non sopportavo più di rimanere laggiù a Bes Palargic - continuò gaio Duefiori. - Tutto il giorno seduto a incolonnare cifre e alla fine aspettarsi soltanto la pensione… che cosa c’è di romantico in questo? Mi sono detto: Duefiori, adesso o mai più. Non devi soltanto ascoltare i racconti. Puoi andarci. (22)
O forse è il Rimbow, l’arcobaleno di otto colori che circonda il mondo ed è sospeso nell’aria caliginosa sopra la Cascata. L’ottavo colore è l’ottarino, causato dall’effetto dispersivo della forte luce solare su un campo di grande intensità magica. (57)
OOOOOOOOOO (meaning: Mondo Disco?), no, noia siderale (all’ottava potenza).
Nel mare della causalità si allargarono le increspature del paradosso.
Forse il punto più importante che chiunque al di fuori della globalità del multiverso doveva tenere a mente, era il seguente: sebbene il mago e il turista fossero apparsi soltanto di recente in un aereo in volo, nello stesso preciso momento essi avevano viaggiato su quell’apparecchio nel corso normale delle cose. E cioè: mentre era vero che essi erano appena apparsi in quel particolare insieme di dimensioni, era anche vero che ci erano vissuti da sempre. E’ a questo punto che il linguaggio normale si arrende, e va a bersi qualcosa. (125)
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Thursday, October 29, 2015
Review: Uomini senza donne
Uomini senza donne by Haruki Murakami
My rating: 4 of 5 stars
Nessuno puo’ sapere cosa sogneremo domani. (73)
Le medesime passioni hanno nell'uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo e donna continuano a fraintendersi.
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro che, pur voce umana;
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i' vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
Petrarca
Lui per un certo periodo si dedico’ con particolare passione alla calligrafia. Tracciando ideogrammi sulla carta candida col pennello imbevuto di inchiostro nerissimo, gli pareva di veder sciogliersi a poco a poco il groviglio che aveva nel cuore. (17)
Se nel nostro operato non intervenisse un organo che ci spinge ad altezze vertiginose o ci fa precipitare storditi in fondo al baratro, un organo che a volte ci mostra splendide visioni, a volte ci induce a cercare la morte, la nostra vita sarebbe una cosa ben squallida. Si ridurrebbe a una serie di abitudini. (110)
Perche’ le donne offrivano un tempo speciale che annullava la realta’, pur restandovi immerse. (141)
Ma tra noi due, fin dall’inizio, era come… come dei bottoni sfasati rispetto alle asole…
“Dei bottoni sfasati rispetto alle asole”, penso’ Kino. (165)
To do list: comperare ago e filo.
Alternative: cucire tutte le asole ed usare i bottoni lanciandoli sopra l’acqua di uno stagno (che rimbalzano!).
Infine: ‘Posto che la verita’ sia una donna’... (sempre lui).
Gli bastava pensare a lei, rivedere mentalmente la sua figura, per sentire un calore in petto. E comincio’ a rallegrarsi di non essere un pesce o un girasole.
…
Rimase per molto tempo seduto a occhi chiusi. Assaporava tranquillamente quel calore, come una persona accanto a un falo’. (204-5)
Un giorno all’improvviso diventi uno dei tanti uomini che non hanno una donna.
…
Mentre controlli la pressione delle gomme, versare lacrime sulla strada arida. (215-6)
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My rating: 4 of 5 stars
Nessuno puo’ sapere cosa sogneremo domani. (73)
Le medesime passioni hanno nell'uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo e donna continuano a fraintendersi.
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro che, pur voce umana;
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i' vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
Petrarca
Lui per un certo periodo si dedico’ con particolare passione alla calligrafia. Tracciando ideogrammi sulla carta candida col pennello imbevuto di inchiostro nerissimo, gli pareva di veder sciogliersi a poco a poco il groviglio che aveva nel cuore. (17)
Se nel nostro operato non intervenisse un organo che ci spinge ad altezze vertiginose o ci fa precipitare storditi in fondo al baratro, un organo che a volte ci mostra splendide visioni, a volte ci induce a cercare la morte, la nostra vita sarebbe una cosa ben squallida. Si ridurrebbe a una serie di abitudini. (110)
Perche’ le donne offrivano un tempo speciale che annullava la realta’, pur restandovi immerse. (141)
Ma tra noi due, fin dall’inizio, era come… come dei bottoni sfasati rispetto alle asole…
“Dei bottoni sfasati rispetto alle asole”, penso’ Kino. (165)
To do list: comperare ago e filo.
Alternative: cucire tutte le asole ed usare i bottoni lanciandoli sopra l’acqua di uno stagno (che rimbalzano!).
Infine: ‘Posto che la verita’ sia una donna’... (sempre lui).
Gli bastava pensare a lei, rivedere mentalmente la sua figura, per sentire un calore in petto. E comincio’ a rallegrarsi di non essere un pesce o un girasole.
…
Rimase per molto tempo seduto a occhi chiusi. Assaporava tranquillamente quel calore, come una persona accanto a un falo’. (204-5)
Un giorno all’improvviso diventi uno dei tanti uomini che non hanno una donna.
…
Mentre controlli la pressione delle gomme, versare lacrime sulla strada arida. (215-6)
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Wednesday, October 21, 2015
Review: L'uomo che cammina
L'uomo che cammina by Jirō Taniguchi
My rating: 4 of 5 stars
Nel mondo dell'uomo che cammina si puo' dormire sotto un albero di ciliegio, su un letto di petali, nel giardino dell'infanzia che ritroviamo da adulti, in uno di quei viaggi a ritroso che, attraverso l'esperienza delle sensazioni, ci permette il piu' elusivo dei tragitti, quello attraverso il tempo. (dall'introduzione di Marco M. Lupoi)
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Nel mondo dell'uomo che cammina si puo' dormire sotto un albero di ciliegio, su un letto di petali, nel giardino dell'infanzia che ritroviamo da adulti, in uno di quei viaggi a ritroso che, attraverso l'esperienza delle sensazioni, ci permette il piu' elusivo dei tragitti, quello attraverso il tempo. (dall'introduzione di Marco M. Lupoi)
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Review: La ferocia
La ferocia by Nicola Lagioia
My rating: 4 of 5 stars
Cosa ci lega gli uni agli altri? La ferocia?
Leggibile… ma se ad ogni angolo di questo mondo dovessimo intravedere spiriti o recondite simbologie non basterebbero i multi-mondi di Bohr per rifuggirne.
La predizione è molto ardua, soprattutto se riguarda il futuro. (Niels Bohr) (all’inizio)
E seppure qualcuno ha ventato il pensiero debole come imperante, qualcun altro (ad esempio Lagioia) torna agli istinti forti adducendo che solo quelli ci fanno inchiostrare le pagine del presente.
Se gli uomini d’affari non tenessero alta la soglia dell’inconsapevolezza, se lasciassero affiorare ragionamenti che in superficie esploderebbero nella loro totale contradditorietà, non guiderebbero il mondo come fanno. (117)
Le amiche cercavano di consolarla. Gioia, seduta tra di loro sul divano del soggiorno, continuava a tessere le lodi della sorella morta. Quanto era stata bella. Ricordo’ a tutti il modo confondibile con cui faceva ingresso in una stanza. Una linea sottratta all’indifferenziata gabbia acustica da cui siamo circondati - allora sapevi che Clara era a pochi passi. (156)
L’ingegno umano era libero di inventarsi le architetture piu’ strambe, quelle che piu’ lo illudevano di staccare l’ombra dal terreno che le aveva generate. Ma il fondo delle cose (l’umida terra sotto le pale eoliche, il verme nella serra, la bianca polvere che si levava ovunque) restava chiuso nel suo mistero. Erano i boschi di sempre. Topo segue pifferaio. Carrozza diventa zucca. Lupo mangia maialino. Ragazza in fondo al pozzo. Specchio specchio… (158)
L’agnello crea la tigre facendosi mangiare da lei. (205)
Adesso Clara lo sentiva. Era convinta che il demone lucente di Michele - la traccia che sentiamo dopo aver frequentato una persona a sufficienza perche’ i suoi caratteri primari si ricombinino dentro noi in modo via via piu’ complesso, fino ad avere vita propria - scintillasse in coloro che lo avevano conosciuto da ragazzo. (276)
Ma Michele non cercava la verita’. Qualcosa di piu’ sottile. La nera membrana di celluloide dentro cui e’ imprigionato un fantasma che scompare in fase di sviluppo. Neanche la menzogna, ma un gesto. Qualcosa che spezzasse la catena dei significati, cosi’ che la sete di verita’ non fosse mai nemmeno nata. (365)
Splendido e feroce come la bocca spalancata della tigre di cui aveva letto da ragazzo. (405)
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My rating: 4 of 5 stars
Cosa ci lega gli uni agli altri? La ferocia?
Leggibile… ma se ad ogni angolo di questo mondo dovessimo intravedere spiriti o recondite simbologie non basterebbero i multi-mondi di Bohr per rifuggirne.
La predizione è molto ardua, soprattutto se riguarda il futuro. (Niels Bohr) (all’inizio)
E seppure qualcuno ha ventato il pensiero debole come imperante, qualcun altro (ad esempio Lagioia) torna agli istinti forti adducendo che solo quelli ci fanno inchiostrare le pagine del presente.
Se gli uomini d’affari non tenessero alta la soglia dell’inconsapevolezza, se lasciassero affiorare ragionamenti che in superficie esploderebbero nella loro totale contradditorietà, non guiderebbero il mondo come fanno. (117)
Le amiche cercavano di consolarla. Gioia, seduta tra di loro sul divano del soggiorno, continuava a tessere le lodi della sorella morta. Quanto era stata bella. Ricordo’ a tutti il modo confondibile con cui faceva ingresso in una stanza. Una linea sottratta all’indifferenziata gabbia acustica da cui siamo circondati - allora sapevi che Clara era a pochi passi. (156)
L’ingegno umano era libero di inventarsi le architetture piu’ strambe, quelle che piu’ lo illudevano di staccare l’ombra dal terreno che le aveva generate. Ma il fondo delle cose (l’umida terra sotto le pale eoliche, il verme nella serra, la bianca polvere che si levava ovunque) restava chiuso nel suo mistero. Erano i boschi di sempre. Topo segue pifferaio. Carrozza diventa zucca. Lupo mangia maialino. Ragazza in fondo al pozzo. Specchio specchio… (158)
L’agnello crea la tigre facendosi mangiare da lei. (205)
Adesso Clara lo sentiva. Era convinta che il demone lucente di Michele - la traccia che sentiamo dopo aver frequentato una persona a sufficienza perche’ i suoi caratteri primari si ricombinino dentro noi in modo via via piu’ complesso, fino ad avere vita propria - scintillasse in coloro che lo avevano conosciuto da ragazzo. (276)
Ma Michele non cercava la verita’. Qualcosa di piu’ sottile. La nera membrana di celluloide dentro cui e’ imprigionato un fantasma che scompare in fase di sviluppo. Neanche la menzogna, ma un gesto. Qualcosa che spezzasse la catena dei significati, cosi’ che la sete di verita’ non fosse mai nemmeno nata. (365)
Splendido e feroce come la bocca spalancata della tigre di cui aveva letto da ragazzo. (405)
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Wednesday, October 14, 2015
Review: Il lago
Il lago by Banana Yoshimoto
My rating: 3 of 5 stars
… semplice come sbucciare una banana.
Un altro tentativo di leggere autori contemporanei … andato in fondo al lago.
Nonostante l’età di Chihiro e Nakajima Il lago sembra più un romanzetto per adolescenti...
Da piccola, ogni volta che aprivo gli occhi durante la notte, la trovavo lì (mia madre), a massaggiarmi dolcemente la pancia, a sistemarmi il pigiama e coprirmi con la trapunta.
Me lo ricordavo ancora, lo ricordava il mio corpo: “Essere amati significa questo, avere qualcuno che desidera accarezzarti e trattarti con dolcezza”. Ecco perché il mio corpo è indifferente ai finti affetti. E’ stato “ben educato”. (20)
Da bambina mi bastava guardare in viso mia madre per capire dove mi trovassi, adesso non avevo altri che me stessa. (51)
In quel periodo credevo ancora che il mondo fosse un posto tutto sommato felice, fatto dei rumori delle famiglie a cena, del sorriso di una madre che saluta il marito quando va al lavoro, del tepore di un corpo accanto al nostro quando ci svegliamo nel cuore della notte.
Ma non era così per Nakajima: il suo mondo era immerso nel buio. (76)
(Nakajima)
Vedi, le persone come noi non stanno mai nel mezzo. Siamo sempre ai margini, e in linea generale sono convinto che sia meglio non distinguersi troppo. Il più delle volte vediamo le cose al contrario rispetto a tutti gli altri, e se ci distinguiamo finiamo inevitabilmente per attirarci inimicizie. Ma ci sono cose sulle quali è importante non cedere mai, o si finisce per vivere come degli eremiti. (99)
C’è la superficie, e poi c’è quello che vediamo sotto la superficie. Un tè delizioso, una stanza impolverata, il lago che luccica fuori dalla finestra… (138)
… e perfino il martin pescatore frena il suo volo apprezzando solamente il riflesso sull’acqua.
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My rating: 3 of 5 stars
… semplice come sbucciare una banana.
Un altro tentativo di leggere autori contemporanei … andato in fondo al lago.
Nonostante l’età di Chihiro e Nakajima Il lago sembra più un romanzetto per adolescenti...
Da piccola, ogni volta che aprivo gli occhi durante la notte, la trovavo lì (mia madre), a massaggiarmi dolcemente la pancia, a sistemarmi il pigiama e coprirmi con la trapunta.
Me lo ricordavo ancora, lo ricordava il mio corpo: “Essere amati significa questo, avere qualcuno che desidera accarezzarti e trattarti con dolcezza”. Ecco perché il mio corpo è indifferente ai finti affetti. E’ stato “ben educato”. (20)
Da bambina mi bastava guardare in viso mia madre per capire dove mi trovassi, adesso non avevo altri che me stessa. (51)
In quel periodo credevo ancora che il mondo fosse un posto tutto sommato felice, fatto dei rumori delle famiglie a cena, del sorriso di una madre che saluta il marito quando va al lavoro, del tepore di un corpo accanto al nostro quando ci svegliamo nel cuore della notte.
Ma non era così per Nakajima: il suo mondo era immerso nel buio. (76)
(Nakajima)
Vedi, le persone come noi non stanno mai nel mezzo. Siamo sempre ai margini, e in linea generale sono convinto che sia meglio non distinguersi troppo. Il più delle volte vediamo le cose al contrario rispetto a tutti gli altri, e se ci distinguiamo finiamo inevitabilmente per attirarci inimicizie. Ma ci sono cose sulle quali è importante non cedere mai, o si finisce per vivere come degli eremiti. (99)
C’è la superficie, e poi c’è quello che vediamo sotto la superficie. Un tè delizioso, una stanza impolverata, il lago che luccica fuori dalla finestra… (138)
… e perfino il martin pescatore frena il suo volo apprezzando solamente il riflesso sull’acqua.
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Friday, October 9, 2015
Review: Le avventure del capitano Hatteras
Le avventure del capitano Hatteras by Jules Verne
My rating: 4 of 5 stars
… e Dan Simmons col suo libro The Terror?
Per un pensatore, per un filosofo, la partenza di un bastimento ha sempre qualche cosa di commovente: l’immaginazione volentieri si fa strada e lo segue nelle sue lotte con le onde, nelle sue battaglie con gli uragani, nella sua avventurosa corsa, che non sempre si conclude nelle acque di un porto; e per poco che la fantasia se la figuri alle prese con un incidente imprevisto, quella nave si presenta sotto una luce fantastica, anche se la mente non e’ disposta alla fantasia. (14)
Nel luogo stesso ove Franklin e i suoi compagni passarono pieni di energia e di speranza, non rimaneva per memoria che un gelido marmo. E nonostante questo lugubre avvertimento del destino, il Forward si lanciava ciecamente sulle orme dell’Erebus e del Terror! (104)
Hatteras era quasi invisibile, non prendeva parte ne’ alle cacce ne’ alle perlustrazioni, non s’interessava dei fenomeni meteorologici che erano la passione del dottore. Egli viveva con un’unica idea che si poteva riassumere in tre parole: il Polo Nord. (127)
- Si conosce la forza di resistenza del ghiaccio? - chiese il vecchio marinaio, sempre avido d’istruirsi in compagnia del dottore.
- Perfettamente, - rispose questi. - Che cosa si ignora ormai di cio’ che nel mondo puo’ venir misurato, tranne l’ambizione umana? (178)
Il capitano Hatteras camminava invariabilmente verso il nord. (309)
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My rating: 4 of 5 stars
… e Dan Simmons col suo libro The Terror?
Per un pensatore, per un filosofo, la partenza di un bastimento ha sempre qualche cosa di commovente: l’immaginazione volentieri si fa strada e lo segue nelle sue lotte con le onde, nelle sue battaglie con gli uragani, nella sua avventurosa corsa, che non sempre si conclude nelle acque di un porto; e per poco che la fantasia se la figuri alle prese con un incidente imprevisto, quella nave si presenta sotto una luce fantastica, anche se la mente non e’ disposta alla fantasia. (14)
Nel luogo stesso ove Franklin e i suoi compagni passarono pieni di energia e di speranza, non rimaneva per memoria che un gelido marmo. E nonostante questo lugubre avvertimento del destino, il Forward si lanciava ciecamente sulle orme dell’Erebus e del Terror! (104)
Hatteras era quasi invisibile, non prendeva parte ne’ alle cacce ne’ alle perlustrazioni, non s’interessava dei fenomeni meteorologici che erano la passione del dottore. Egli viveva con un’unica idea che si poteva riassumere in tre parole: il Polo Nord. (127)
- Si conosce la forza di resistenza del ghiaccio? - chiese il vecchio marinaio, sempre avido d’istruirsi in compagnia del dottore.
- Perfettamente, - rispose questi. - Che cosa si ignora ormai di cio’ che nel mondo puo’ venir misurato, tranne l’ambizione umana? (178)
Il capitano Hatteras camminava invariabilmente verso il nord. (309)
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Friday, October 2, 2015
Review: Mille gru
Mille gru by Yasunari Kawabata
My rating: 5 of 5 stars
Tsuru, 鶴
In Giappone la gru è il simbolo della longevità e della buona salute ed è convinzione comune che chi realizza nella vita mille gru con gli origami, potrà realizzare i propri desideri di cuore e vivere più a lungo.
Delle vecchie diapositive si scombinarono tra loro - sovrapponendosi - i vari volti divennero un unico volto che li racchiudeva, riassumeva e confondeva…
ma ogni cuore soggiace solo per un istante all’ebbrezza dell’unione
e dal mucchio raccoglie solo una diapositiva
per poi dimenticarla tra i mille fogli di un libro mai scritto.
Piu’ che a lei, Kikuji si era rivolto al proprio cuore inquieto: si era lasciato condurre con naturalezza in un altro mondo, nel quale pareva che non esistesse alcuna differenza tra lui e suo padre. (72)
La Ota era morta per non aver potuto sottrarsi al sentimento di vergogna che la tormentava? Oppure si era tolta la vita, travolta da una passione incontenibile? Per una settimana Kikuji aveva inutilmente tentato di risolvere il dilemma. (79-80)
Fumiko non conosceva la madre sotto quell’aspetto.
Il fatto che i figli ignorino il corpo della madre, da cui pure sono nati, reca in se’ qualcosa di stranamente bello, come stranamente bello e’ il rivivere di quel corpo in quelle delle figlie. (89)
Un oggetto che era stato della Ota veniva ora maneggiato dalla Kurimoto, e alla morte della Ota era passato nelle mani di Fumiko, e da queste in quelle di Kikuji.
Che strane vicende! Ma forse questa era la sorte che spettava a tutte le porcellane destinate alla cerimonia del te’. (122)
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My rating: 5 of 5 stars
Tsuru, 鶴
In Giappone la gru è il simbolo della longevità e della buona salute ed è convinzione comune che chi realizza nella vita mille gru con gli origami, potrà realizzare i propri desideri di cuore e vivere più a lungo.
Delle vecchie diapositive si scombinarono tra loro - sovrapponendosi - i vari volti divennero un unico volto che li racchiudeva, riassumeva e confondeva…
ma ogni cuore soggiace solo per un istante all’ebbrezza dell’unione
e dal mucchio raccoglie solo una diapositiva
per poi dimenticarla tra i mille fogli di un libro mai scritto.
Piu’ che a lei, Kikuji si era rivolto al proprio cuore inquieto: si era lasciato condurre con naturalezza in un altro mondo, nel quale pareva che non esistesse alcuna differenza tra lui e suo padre. (72)
La Ota era morta per non aver potuto sottrarsi al sentimento di vergogna che la tormentava? Oppure si era tolta la vita, travolta da una passione incontenibile? Per una settimana Kikuji aveva inutilmente tentato di risolvere il dilemma. (79-80)
Fumiko non conosceva la madre sotto quell’aspetto.
Il fatto che i figli ignorino il corpo della madre, da cui pure sono nati, reca in se’ qualcosa di stranamente bello, come stranamente bello e’ il rivivere di quel corpo in quelle delle figlie. (89)
Un oggetto che era stato della Ota veniva ora maneggiato dalla Kurimoto, e alla morte della Ota era passato nelle mani di Fumiko, e da queste in quelle di Kikuji.
Che strane vicende! Ma forse questa era la sorte che spettava a tutte le porcellane destinate alla cerimonia del te’. (122)
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Sunday, September 27, 2015
Review: Bellezza e tristezza
Bellezza e tristezza by Yasunari Kawabata
My rating: 4 of 5 stars
we’re circle no one can break
leave me now - return tonight
the tide will show you the way
forget my name go astray
killer whale trapped in a bay
(the ocean miles away)
I’m a whisper in water (my love)
(Bachelorette, Bjork)
L’immagine sulla tela riproduce la bellezza (al di la’ di ogni possibile categoria estetica), ma col scendere della sabbia nella clessidra (odiando quella mano che la rigira) l’immagine si intristisce e, nell’immemorabile, resta la bellezza.
Unum, verum, bonum et pulchrum.
Il treno correva in mezzo a un paesaggio di boschi anonimi: la fitta foschia fuori dai finestrini dava una sensazione di calore intimo. Sopra la foschia un vago chiarore illuminava le nuvole opache. La luce sembrava emanare dalla terra. Poi, il cielo si era schiarito e i raggi del sole arrivavano fino al pavimento della carrozza. Quando il treno costeggio’ una pineta, si vide il terreno ricoperto di aghi finissimi. Le foglie di bambu’ erano ingiallite. Contro le rocce di un promontorio nero scrisciavano le onde luccicanti. (5)
Di quando in quando, doveva fermarsi perche’ le lacrime le annebbiavano gli occhi. Via via che andava avanti col lavor, Otoko si accorgeva che il ritratto della madre prendeva le sue stesse sembianze. (52)
Grazie, - disse Keiko arrossendo nel collo sottile e flessuoso. - Terro’ con me le sue parole gentili per tutta la vita. Ma quanto durera’ questa bellezza che lei loda? E’ un pensiero triste per una donna. (63)
In un certo senso, sia Oki sia la sua creatura erano ormai completamente svaniti dalla vita di Otoko, benche’ fosse rimasto immutato l’amore per lui.
Scorse veloce il tempo. Per un uomo, tuttavia, lo scorrere del tempo non consiste forse in un’unica corrente, ma in correnti numerose e varie. Proprio come un fiume, il tempo scorre veloce in un senso e in altro senso piu’ lento; ci sono anche dei punti dove il flusso e’ completamente fermo. Nel cielo il tempo scorre con una velocita’ uguale per tutti, mentre in questo mondo esso scorre in ciascuno di noi a un ritmo diverso. Non c’e’ uomo che riesca a scansare il tempo, il quale tuttavia scorre diversamente per ognuno.
…
Era inevitabile che il tempo fluisse per due persone in modo diverso, indipendentemente dall’intensita’ del loro amore reciproco. (134-5)
Otoko aveva seguito lo scorrere del tempo portando Oki dentro di se’. E il ricordo di Oki si era venuto via via tingendo dell’amore di Otoko per se stessa, trasformandosi in tutt’altra cosa. (139)
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leave me now - return tonight
the tide will show you the way
forget my name go astray
killer whale trapped in a bay
(the ocean miles away)
I’m a whisper in water (my love)
(Bachelorette, Bjork)
L’immagine sulla tela riproduce la bellezza (al di la’ di ogni possibile categoria estetica), ma col scendere della sabbia nella clessidra (odiando quella mano che la rigira) l’immagine si intristisce e, nell’immemorabile, resta la bellezza.
Unum, verum, bonum et pulchrum.
Il treno correva in mezzo a un paesaggio di boschi anonimi: la fitta foschia fuori dai finestrini dava una sensazione di calore intimo. Sopra la foschia un vago chiarore illuminava le nuvole opache. La luce sembrava emanare dalla terra. Poi, il cielo si era schiarito e i raggi del sole arrivavano fino al pavimento della carrozza. Quando il treno costeggio’ una pineta, si vide il terreno ricoperto di aghi finissimi. Le foglie di bambu’ erano ingiallite. Contro le rocce di un promontorio nero scrisciavano le onde luccicanti. (5)
Di quando in quando, doveva fermarsi perche’ le lacrime le annebbiavano gli occhi. Via via che andava avanti col lavor, Otoko si accorgeva che il ritratto della madre prendeva le sue stesse sembianze. (52)
Grazie, - disse Keiko arrossendo nel collo sottile e flessuoso. - Terro’ con me le sue parole gentili per tutta la vita. Ma quanto durera’ questa bellezza che lei loda? E’ un pensiero triste per una donna. (63)
In un certo senso, sia Oki sia la sua creatura erano ormai completamente svaniti dalla vita di Otoko, benche’ fosse rimasto immutato l’amore per lui.
Scorse veloce il tempo. Per un uomo, tuttavia, lo scorrere del tempo non consiste forse in un’unica corrente, ma in correnti numerose e varie. Proprio come un fiume, il tempo scorre veloce in un senso e in altro senso piu’ lento; ci sono anche dei punti dove il flusso e’ completamente fermo. Nel cielo il tempo scorre con una velocita’ uguale per tutti, mentre in questo mondo esso scorre in ciascuno di noi a un ritmo diverso. Non c’e’ uomo che riesca a scansare il tempo, il quale tuttavia scorre diversamente per ognuno.
…
Era inevitabile che il tempo fluisse per due persone in modo diverso, indipendentemente dall’intensita’ del loro amore reciproco. (134-5)
Otoko aveva seguito lo scorrere del tempo portando Oki dentro di se’. E il ricordo di Oki si era venuto via via tingendo dell’amore di Otoko per se stessa, trasformandosi in tutt’altra cosa. (139)
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Saturday, September 26, 2015
Review: Tutti i racconti
Tutti i racconti by Cesare Pavese
My rating: 4 of 5 stars
Pavese va letto d'estate (in agosto).
Cara Mariarosa Masoero,
a che servono 300 e passa pagine di note se non mi traduci il piemontese? L’universita’ l’abbiamo gia’ fatta - inutilmente - e se Cesare ha scritto ‘miao’ invece di ‘ciao’, non mi cambia la vita e neppure la voglia di leggerlo.
FERIA D'AGOSTO (*****)
Di quelli piu' belli:
Fine d'Agosto
La giacchetta di cuoio
Primo amore
Il mare
Risveglio
La citta'
La vigna
Anni
Ma ormai io non potevo piu' perdonarle di essere una donna, una che trasforma il sapore remoto del vento in sapore di carne. (p. 10)
Quando c'era Ceresa non mancava mai da ridere: si stava in mutandine nell'acqua, si preparava il catrame, si vuotavano le barche, e alla stagione buona si faceva merenda col secchio dell'uva sul tavolo, sotto le piante. (p. 30)
Sono momenti questi che si possono chiamare di disponibilita' assoluta. S'intravede, dopo che uno li ha vissuti, che tutto il proprio passato visibile e percio' anche il presente e insomma tutta la vita, non conta per quello che si e' fatto voluto sofferto ottenuto, e che tanto varrebbe starsene fermi su un angolo come un pezzente e, borbottando qualcosa che i passanti non capiscano nemmeno, fissare a occhi chiusi questo stupore, quest'abisso. (p. 82)
Tutto si puo' fare al mattino, avendone voglia, - gli dissi. - Ma dove la trovi la donna che si accontenta di mangiare quattro ciliege guardando i tetti? (p. 105)
Adesso ero solo. Naturalmente non trovai nessun lavoro. Nelle torride giornate bighellonavo per le strade, specialmente al mattino; godendomi le bande d'ombra fresca sul marciapiede annaffiato. Spalancavo la finestra sui tetti ogni mattina, tendendo l'orecchio ai rumori vaghi che salivano fin lassu'. Nell'aria limpida i tetti scuri e rugosi mi parevano un'immagine della mia nuova vita: speranze labili sopra un ruvido fondo. In quella calma, in quell'attesa mi sentivo rinascere. (p. 106-7)
Cio' e' tanto vero che di qualunque individuo, anche il piu' colto e creatore, si puo' sostenere che i simboli non si radicano tanto nei suoi incontri libreschi o accademici, quanto nelle mitiche e quasi elementari scoperte d'infanzia, nei contatti umilissimi e inconsapevoli con le realta' quotidiane e domestiche che l'hanno accolto al principio: non l'alta poesia ma la fiaba, il litigio, la prghiera, non la grande pittura ma l'almanacco e la stampa, non la scienza ma la superstizione. (p. 135)
E non e' una caso che Proust per raggiungere il suo passato piu' geloso si sia servito della pura sensazione, che nella sua nudita' pare fatta apposta per accostarci al mondo larvale delle origini istintive. (p. 138)
Son tornato al torrente dove venivo quest'inverno, e come succede in quest'ore calde mi e' venuta l'idea di mettermi nudo. Non mi vedevano che gli alberi e gli uccelli. Il torrente e' incassato in uno spacco della campagna. Se si ha un corpo, tanto vale esporlo al cielo. Le radici che sporgono dalla parete, sono nude.
Mi bagnai nella pozza, dove disteso toccavo fondo. E' un'acqua tiepida, che sa di terra. Di tanto in tanto ci tornavo; cuocevo al sole tutto il tempo, buttato sull'erba, scorrendomi addosso le stille come sudore. Non sapevo piu' di carne ma d'acqua e di terra. Mi vedevo sulla testa tra le punte degli alberi la pozza nuda del cielo. Ci stetti fino a sera. (p. 144)
WALT WHITMAN
Dopo l'ultimo incontro sulla riva del fiume vagabondai nei prati come facevo da ragazzo. La giornata non voleva finire. Io sapevo che un giorno quelle ore le avrei ricordate come ricordo i pomeriggi abbandonati di tanti anni fa. Ero ridotto come un bambino, troppo ammaccato per sentir altro che il mio corpo, e le angosce mi camminavano davanti come guide. Le seguivo istupidito. (p. 151)
Ma non volle venire a cercarlo. Doveva essere caduto nei boschi, sapeva troppo di selvatico. Ora capivo perche' tante cose strane si raccontano nei boschi, perche' ci sono tante piante, tanti fiori mai veduti, e rumori di bestie che si nascondono nei rovi. Forse il lampo diventa una pietra, una lucertola, uno strato di fiorellini, e bisogna sentirlo all'odore. (p. 161)
TESTI GIOVANILI (***)
Di quelli piu’ belli:
Lotte di giovani
Brividi bui di sogni
Il poeta e il suo doppio
Il cattivo meccanico
Il pilota malato
Arcadia
A quello spettacolo mi sentii stringere il cuore. E su quell’immensa agonia della natura, mentre il vento freddo che spazzava quella vetta mi dava un brivido come di febbre, mi occorse il pensiero della morte. Volsi ancora una volta lo sguardo a tutto l’orizzonte e fermai un istante gli occhi sul crepuscolo che in quella luce smorta si spegneva lentamente. Poi, triste, m’incamminai al ritorno. (201)
La notte sprofondata la’, in alto dove, come a raffiche di vento freddo, rabbrividivano le stelle.
Il peso, serrato, del buio sui contorcimenti muti dell’anima.
Lontano, lontano, la gran citta’ che viveva della sua vita immensa, nello scagliarsi di tutte le velocita’ e nelle luci spasmodiche.
La folla degli uomini di cui ciascuna passione era un delirio soffocante e urlante e gli uomini e le passioni vivevano laggiu’, a migliaia. E le grandi citta’ pulsavano e sussultavano sulla terra, a migliaia. (232)
I crepuscoli arroventati d’inverno, quando tutto sul fiume e’ di nebbia, tranne i piccoli lumi alle vie e le moli titaniche di camini e di fabbriche si drizzano sul cielo di fiamma.
I torrenti di fumo che sgorgano in alto e si fondono alle nubi.
La sterilita’ livida dei pochi ciuffi d’erba sulle rive del fiume, coperte di carbone e di pietre e di rotaie d’acciaio.
Gli uomini perduti in quell’orizzonte, sotto il cielo pallido, come tra le rovine di un mondo. (253)
Difatti la citta’ non e’ citta’ se non di notte.
Di notte, scompaiono tutti i controsensi, le meschinita’ provinciali, il cielo libero sull’immensita’ delle case, i particolari cui la luce solare, implacabile, da’ un rilievo esagerato. Di notte, ogni provincialismo, ogni resto campagnolo, scompare nella tenebra e la grande citta’ non e’ piu’ che un misterioso seguito di masse buie e altissime, geometrizzate da occhi luminosi e spaccate in rettilinei dove s’allungano correnti di luci. Nelle piazze, dentro la nebbia leggera, che e’ come il respiro della citta’, s’incrociano costellazioni multicolori, limpidissime, urlanti di fulgore. E a terra, rasente gli asfalti, che paion grandi fiumi silenziosi, lucidissime, scivolano le automobili, masse buie anch’esse, tranne i due occhi sbarrati che si sprofondano come in un abisso.
Di notte, la citta’ presenta l’aspetto irreale di un fondo marino, tenebroso e annebbiato di piccole luci, che compaiono un tratto e poi guizzano via.
L’anima umana artificiosa, creatrice della metropoli, ritrova se stessa nella sua allucinazione, nella tenebra rotta soltanto di centri elettrici e di fragori meccanici, nell’immensa artificiosita’ della sua vita. Mentre il giorno e’ pur sempre il regno del sole, della natura oltreumana. (275)
CIAU MASINO (***)
Di quelli piu’ belli:
La zoppa
I cantastorie
Antenati
Com’a va, madama?
L’altra apri’ due occhi spaventata e con un tono piagnucoloso riconobbe Masin.
Eh, soma si’. (396)
Siamo nati per girovagare su quelle colline,
senza donne e le mani tenercele dietro alla schiena. (418)
ALTRI RACCONTI (1936-1941)(***)
Di quelli piu’ belli:
L’idolo
Il campo di grano.
Dalle porte esalava tanfo di fritto e io solevo sedermi a un’osteria, di fronte alla stazione deserta. Guardavo passsare il gregge i capre, che dav il latte al paese, e m’insonnolivo nella penombra, assaporando la solitudine. Mi tuffavo in un’amara commozione al pensiero che alle mie spalle, oltre le montagne, continuva a vivere il grande mondo e che un giorno l’avrei riattraversato. (Terra d’esilio, 451)
Non tanto di uscire anlavo, quanto che entrasse il mondo nel mio vuoto e lo colorasse, lo scaldasse con gesti e parole. Leggere non bastava, diceva giusto il mio compagno; occorreva che almeno, nel mondo, pensassero a me, me ne dessero i segni, e non tutto svanisse in quell’atroce, innaturale immobilita’. (L’intruso, 491)
Le migliaia di bolle diffondevano un pallore assurdo fra l’acqua e l’aria. Nelle lacrime di pioggia Bianca spazio’ lo sguardo alle rive, ogn’intorno, e ogni cosa svaniva in un profilo incerto. Era sola sul fiume. (La draga, 548-9)
Non sono fatto per le tempeste e per la lotta: se anche in certe mattine scendo tutto vibrante a percorrere le vie, e il mio passo somiglia una sfida, ripeto che null’altro chiedo alla vita se non che si lasci guardare.
Eppure anche quest’ultimo piacere mi lascia talvolta l’amarezza propria di un vizio. Non e’ da ieri che mi sono accorto come a vivere sia necessaria un’astuzia, prima che verso gli altri, verso di se’. (Suicidi, 609)
Risalivo la strada della collina e gli antichi scenari di verde e di muriccioli, via via che sorgevano alle svolte, mi parevano finti. Tanto tempo ne ero vissuto lontano ripensandoci appena in certi istanti svagati, che la loro attualita’ materiale mi faceva ora soltanto l’effetto di un simbolo del passato.
Ma non erano simboli la brezza della sera e l’odore di quella terra. Qui ritrovavo corporalmente l’atmosfera della mia gioventu’, perche’ queste cose non le avevo mai dimenticate, ma in lontane campagne o nei viali delle citta’, tante volte avevo fiutato l’aria riassaporando altri tempi. (Villa in collina, 636)
FALLIMENTI - FRAMMENTI (****)
E poi, se devo dirlo, nella mia monastica rinuncia era entrata una segreta compiacenza, una dolorosa abitudine del passato, che mi faceva preferire l’intimita’ di una vano ricordo ad ogni imprevista novita’. (693)
D’estate all’aria aperta il malumore e’ solamente languidezza, e la gran luce lo smentisce. (777)
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My rating: 4 of 5 stars
Pavese va letto d'estate (in agosto).
Cara Mariarosa Masoero,
a che servono 300 e passa pagine di note se non mi traduci il piemontese? L’universita’ l’abbiamo gia’ fatta - inutilmente - e se Cesare ha scritto ‘miao’ invece di ‘ciao’, non mi cambia la vita e neppure la voglia di leggerlo.
FERIA D'AGOSTO (*****)
Di quelli piu' belli:
Fine d'Agosto
La giacchetta di cuoio
Primo amore
Il mare
Risveglio
La citta'
La vigna
Anni
Ma ormai io non potevo piu' perdonarle di essere una donna, una che trasforma il sapore remoto del vento in sapore di carne. (p. 10)
Quando c'era Ceresa non mancava mai da ridere: si stava in mutandine nell'acqua, si preparava il catrame, si vuotavano le barche, e alla stagione buona si faceva merenda col secchio dell'uva sul tavolo, sotto le piante. (p. 30)
Sono momenti questi che si possono chiamare di disponibilita' assoluta. S'intravede, dopo che uno li ha vissuti, che tutto il proprio passato visibile e percio' anche il presente e insomma tutta la vita, non conta per quello che si e' fatto voluto sofferto ottenuto, e che tanto varrebbe starsene fermi su un angolo come un pezzente e, borbottando qualcosa che i passanti non capiscano nemmeno, fissare a occhi chiusi questo stupore, quest'abisso. (p. 82)
Tutto si puo' fare al mattino, avendone voglia, - gli dissi. - Ma dove la trovi la donna che si accontenta di mangiare quattro ciliege guardando i tetti? (p. 105)
Adesso ero solo. Naturalmente non trovai nessun lavoro. Nelle torride giornate bighellonavo per le strade, specialmente al mattino; godendomi le bande d'ombra fresca sul marciapiede annaffiato. Spalancavo la finestra sui tetti ogni mattina, tendendo l'orecchio ai rumori vaghi che salivano fin lassu'. Nell'aria limpida i tetti scuri e rugosi mi parevano un'immagine della mia nuova vita: speranze labili sopra un ruvido fondo. In quella calma, in quell'attesa mi sentivo rinascere. (p. 106-7)
Cio' e' tanto vero che di qualunque individuo, anche il piu' colto e creatore, si puo' sostenere che i simboli non si radicano tanto nei suoi incontri libreschi o accademici, quanto nelle mitiche e quasi elementari scoperte d'infanzia, nei contatti umilissimi e inconsapevoli con le realta' quotidiane e domestiche che l'hanno accolto al principio: non l'alta poesia ma la fiaba, il litigio, la prghiera, non la grande pittura ma l'almanacco e la stampa, non la scienza ma la superstizione. (p. 135)
E non e' una caso che Proust per raggiungere il suo passato piu' geloso si sia servito della pura sensazione, che nella sua nudita' pare fatta apposta per accostarci al mondo larvale delle origini istintive. (p. 138)
Son tornato al torrente dove venivo quest'inverno, e come succede in quest'ore calde mi e' venuta l'idea di mettermi nudo. Non mi vedevano che gli alberi e gli uccelli. Il torrente e' incassato in uno spacco della campagna. Se si ha un corpo, tanto vale esporlo al cielo. Le radici che sporgono dalla parete, sono nude.
Mi bagnai nella pozza, dove disteso toccavo fondo. E' un'acqua tiepida, che sa di terra. Di tanto in tanto ci tornavo; cuocevo al sole tutto il tempo, buttato sull'erba, scorrendomi addosso le stille come sudore. Non sapevo piu' di carne ma d'acqua e di terra. Mi vedevo sulla testa tra le punte degli alberi la pozza nuda del cielo. Ci stetti fino a sera. (p. 144)
WALT WHITMAN
Dopo l'ultimo incontro sulla riva del fiume vagabondai nei prati come facevo da ragazzo. La giornata non voleva finire. Io sapevo che un giorno quelle ore le avrei ricordate come ricordo i pomeriggi abbandonati di tanti anni fa. Ero ridotto come un bambino, troppo ammaccato per sentir altro che il mio corpo, e le angosce mi camminavano davanti come guide. Le seguivo istupidito. (p. 151)
Ma non volle venire a cercarlo. Doveva essere caduto nei boschi, sapeva troppo di selvatico. Ora capivo perche' tante cose strane si raccontano nei boschi, perche' ci sono tante piante, tanti fiori mai veduti, e rumori di bestie che si nascondono nei rovi. Forse il lampo diventa una pietra, una lucertola, uno strato di fiorellini, e bisogna sentirlo all'odore. (p. 161)
TESTI GIOVANILI (***)
Di quelli piu’ belli:
Lotte di giovani
Brividi bui di sogni
Il poeta e il suo doppio
Il cattivo meccanico
Il pilota malato
Arcadia
A quello spettacolo mi sentii stringere il cuore. E su quell’immensa agonia della natura, mentre il vento freddo che spazzava quella vetta mi dava un brivido come di febbre, mi occorse il pensiero della morte. Volsi ancora una volta lo sguardo a tutto l’orizzonte e fermai un istante gli occhi sul crepuscolo che in quella luce smorta si spegneva lentamente. Poi, triste, m’incamminai al ritorno. (201)
La notte sprofondata la’, in alto dove, come a raffiche di vento freddo, rabbrividivano le stelle.
Il peso, serrato, del buio sui contorcimenti muti dell’anima.
Lontano, lontano, la gran citta’ che viveva della sua vita immensa, nello scagliarsi di tutte le velocita’ e nelle luci spasmodiche.
La folla degli uomini di cui ciascuna passione era un delirio soffocante e urlante e gli uomini e le passioni vivevano laggiu’, a migliaia. E le grandi citta’ pulsavano e sussultavano sulla terra, a migliaia. (232)
I crepuscoli arroventati d’inverno, quando tutto sul fiume e’ di nebbia, tranne i piccoli lumi alle vie e le moli titaniche di camini e di fabbriche si drizzano sul cielo di fiamma.
I torrenti di fumo che sgorgano in alto e si fondono alle nubi.
La sterilita’ livida dei pochi ciuffi d’erba sulle rive del fiume, coperte di carbone e di pietre e di rotaie d’acciaio.
Gli uomini perduti in quell’orizzonte, sotto il cielo pallido, come tra le rovine di un mondo. (253)
Difatti la citta’ non e’ citta’ se non di notte.
Di notte, scompaiono tutti i controsensi, le meschinita’ provinciali, il cielo libero sull’immensita’ delle case, i particolari cui la luce solare, implacabile, da’ un rilievo esagerato. Di notte, ogni provincialismo, ogni resto campagnolo, scompare nella tenebra e la grande citta’ non e’ piu’ che un misterioso seguito di masse buie e altissime, geometrizzate da occhi luminosi e spaccate in rettilinei dove s’allungano correnti di luci. Nelle piazze, dentro la nebbia leggera, che e’ come il respiro della citta’, s’incrociano costellazioni multicolori, limpidissime, urlanti di fulgore. E a terra, rasente gli asfalti, che paion grandi fiumi silenziosi, lucidissime, scivolano le automobili, masse buie anch’esse, tranne i due occhi sbarrati che si sprofondano come in un abisso.
Di notte, la citta’ presenta l’aspetto irreale di un fondo marino, tenebroso e annebbiato di piccole luci, che compaiono un tratto e poi guizzano via.
L’anima umana artificiosa, creatrice della metropoli, ritrova se stessa nella sua allucinazione, nella tenebra rotta soltanto di centri elettrici e di fragori meccanici, nell’immensa artificiosita’ della sua vita. Mentre il giorno e’ pur sempre il regno del sole, della natura oltreumana. (275)
CIAU MASINO (***)
Di quelli piu’ belli:
La zoppa
I cantastorie
Antenati
Com’a va, madama?
L’altra apri’ due occhi spaventata e con un tono piagnucoloso riconobbe Masin.
Eh, soma si’. (396)
Siamo nati per girovagare su quelle colline,
senza donne e le mani tenercele dietro alla schiena. (418)
ALTRI RACCONTI (1936-1941)(***)
Di quelli piu’ belli:
L’idolo
Il campo di grano.
Dalle porte esalava tanfo di fritto e io solevo sedermi a un’osteria, di fronte alla stazione deserta. Guardavo passsare il gregge i capre, che dav il latte al paese, e m’insonnolivo nella penombra, assaporando la solitudine. Mi tuffavo in un’amara commozione al pensiero che alle mie spalle, oltre le montagne, continuva a vivere il grande mondo e che un giorno l’avrei riattraversato. (Terra d’esilio, 451)
Non tanto di uscire anlavo, quanto che entrasse il mondo nel mio vuoto e lo colorasse, lo scaldasse con gesti e parole. Leggere non bastava, diceva giusto il mio compagno; occorreva che almeno, nel mondo, pensassero a me, me ne dessero i segni, e non tutto svanisse in quell’atroce, innaturale immobilita’. (L’intruso, 491)
Le migliaia di bolle diffondevano un pallore assurdo fra l’acqua e l’aria. Nelle lacrime di pioggia Bianca spazio’ lo sguardo alle rive, ogn’intorno, e ogni cosa svaniva in un profilo incerto. Era sola sul fiume. (La draga, 548-9)
Non sono fatto per le tempeste e per la lotta: se anche in certe mattine scendo tutto vibrante a percorrere le vie, e il mio passo somiglia una sfida, ripeto che null’altro chiedo alla vita se non che si lasci guardare.
Eppure anche quest’ultimo piacere mi lascia talvolta l’amarezza propria di un vizio. Non e’ da ieri che mi sono accorto come a vivere sia necessaria un’astuzia, prima che verso gli altri, verso di se’. (Suicidi, 609)
Risalivo la strada della collina e gli antichi scenari di verde e di muriccioli, via via che sorgevano alle svolte, mi parevano finti. Tanto tempo ne ero vissuto lontano ripensandoci appena in certi istanti svagati, che la loro attualita’ materiale mi faceva ora soltanto l’effetto di un simbolo del passato.
Ma non erano simboli la brezza della sera e l’odore di quella terra. Qui ritrovavo corporalmente l’atmosfera della mia gioventu’, perche’ queste cose non le avevo mai dimenticate, ma in lontane campagne o nei viali delle citta’, tante volte avevo fiutato l’aria riassaporando altri tempi. (Villa in collina, 636)
FALLIMENTI - FRAMMENTI (****)
E poi, se devo dirlo, nella mia monastica rinuncia era entrata una segreta compiacenza, una dolorosa abitudine del passato, che mi faceva preferire l’intimita’ di una vano ricordo ad ogni imprevista novita’. (693)
D’estate all’aria aperta il malumore e’ solamente languidezza, e la gran luce lo smentisce. (777)
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Tuesday, September 15, 2015
Review: Il maestro di Go
Il maestro di Go by Yasunari Kawabata
My rating: 4 of 5 stars
kudakutemo
kudakutemo
ari mizu no tsuki. Choshu
Anche se vien infranta
e di nuovo infranta e’ sempre la’
la luna sull’acqua. (225)
Puo’ un occidentale capire il gioco del go?
.. la distanza siderale che separa il go dal “gioco nobile” dell’occidente: gli scacchi. Questi sono la chiara illustrazione di un universo “pieno” (il gioco inizia con i pezzi gia’ disposti sulla scacchiera) e gerarchizzato (pezzi diversi che assolvono a funzioni diverse): esempio tipico di modello centrato in cui la partita termina con la morte definitiva di uno dei due re e dunque con il definitivo annientamento dell’avversario. Per quanto carichi di sapori e suggestioni medievali, gli scacchi - nella loro infantile rozzezza la quale fa piu’ appello all’uso del modello spinale che non a quello del sistema nervoso - costituiscono una eccellente metafora dell’evoluzione del sistema sociale occidentale… (225)
“Nel go o nello shogi, non ci si deve sforzare di comprendere la personalita’ dell’avversario. Scrutare l’animo di chi ti sta di fronte, secondo lo spirito del go, e’ la via sbagliata” disse una volta il maestro… (83)
… ritenevo ugualmente che in occidente lo spirito del go venisse negato. In Giappone e’ una “via”, un’arte che trascende la nozione stessa di forza e gioco. (117)
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My rating: 4 of 5 stars
kudakutemo
kudakutemo
ari mizu no tsuki. Choshu
Anche se vien infranta
e di nuovo infranta e’ sempre la’
la luna sull’acqua. (225)
Puo’ un occidentale capire il gioco del go?
.. la distanza siderale che separa il go dal “gioco nobile” dell’occidente: gli scacchi. Questi sono la chiara illustrazione di un universo “pieno” (il gioco inizia con i pezzi gia’ disposti sulla scacchiera) e gerarchizzato (pezzi diversi che assolvono a funzioni diverse): esempio tipico di modello centrato in cui la partita termina con la morte definitiva di uno dei due re e dunque con il definitivo annientamento dell’avversario. Per quanto carichi di sapori e suggestioni medievali, gli scacchi - nella loro infantile rozzezza la quale fa piu’ appello all’uso del modello spinale che non a quello del sistema nervoso - costituiscono una eccellente metafora dell’evoluzione del sistema sociale occidentale… (225)
“Nel go o nello shogi, non ci si deve sforzare di comprendere la personalita’ dell’avversario. Scrutare l’animo di chi ti sta di fronte, secondo lo spirito del go, e’ la via sbagliata” disse una volta il maestro… (83)
… ritenevo ugualmente che in occidente lo spirito del go venisse negato. In Giappone e’ una “via”, un’arte che trascende la nozione stessa di forza e gioco. (117)
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Saturday, September 12, 2015
Review: Tutta la luce che non vediamo
Tutta la luce che non vediamo by Anthony Doerr
My rating: 5 of 5 stars
Non c’e’ miglior viandante di colui che non appare alla luce, cosi’ come la scoperta di Herr Heinrich Hertz.
il viandante: Solo ora mi accorgo di quanto io sia scortese verso di te, mia amata ombra: non ho ancora usato una parola per dire quanto io mi rallegri di sentirti e non solo di vederti. lo saprai, io amo l'ombra come amo la luce. perchè ci sia bellezza sul volto, chiarezza nel discorso, bontà e saldezza nel carattere, l'ombra è tanto necessaria quanto la luce. esse non sono avversarie: si tengono al contrario amorevolmente per mano, e se la luce sparisce, l'ombra le guizza dietro.
l'ombra: E io odio la stessa cosa che odi tu, la notte; io amo gli uomini, perché essi sono seguaci della luce (Lichtjünger), e mi allieto dello splendore che è nel loro occhio quando conoscono e scoprono (wenn sie erkennen und entdecken), essi, instancabili conoscitori e scopritori. (Nietzsche)
La dea Storia ha volto lo sguardo alla Terra. Solo per mezzo dei fuochi piu’ roventi sara’ conquistata la purificazione. (25)
Marie-Laure e’ troppo giovane e suo padre e’ troppo paziente. I malefici, la rassicura, non esistono. C’e’ la sorte, forse, buona o cattiva. La lieve inclinazione di ogni giorno verso il successo o il fallimento. Ma nessun maleficio. (38)
Le api sono d’argento; i piccioni sono fulvi e ramati e ogni tanto anche d’oro. Gli enormi cipressi che lei e suo padre oltrepassano sul tragitto mattutino sono caleidoscopi scintillanti, ciascun ago un poligono di luce. (53)
E dunque, bambini miei, come fa il cervello, che vive senza uno sprazzo di luce, a costruire per noi un mondo pieno di luce? (56)
Aprite gli occhi, diceva sempre il francese alla radio, e guardate tutto quello che potete prima che si chiudano per sempre. (91)
Un diamante, rammenta il fabbro a se stesso, non e’ che carbonio calcato per un’eternita’ fra le viscere della terra e sospinto in superficie lungo un camino vulcanico. Qualcuno lo sfaccetta, qualcun altro lo lucida. Non alberga maledizioni piu’ di quanto possa albergarne una foglia, uno specchio, una vita. A questo mondo esiste solo il caso, e la fisica. (113)
“Zio, sei tu?”
“Marie-Laure.” La voce e’ bassa e suadente, una pezza di seta da tenere in un cassetto e tirar fuori nelle grandi occasioni, solo per sentirla fra le dita. (138)
L’entropia di un sistema chiuso non decresce mai. (273)
I cerfogli selvatici ondeggiano sui gambi e le api continuano la loro opera. Se solo la vita fosse come un romanzo di Jules Verne, pensa Marie-Laure, e quando ne hai proprio bisogno potessi saltare in avanti e vedere cosa succedera’. (287
I violini turbinano verso il basso, poi risalgono. Etienne prende la mano di Marie-Laure e insieme, sotto il tetto basso - col disco che gira, la trasmittente che invia il suono fin sopra i bastioni, a trapassare i corpi dei tedeschi per arrivare al mare - si mettono a ballare. Lui la fa volteggiare; lei fa guizzare le dita in aria. Alla luce della candela sembra una creatura arcana, il viso tutto lentigginoso e proprio li’, al centro delle efelidi, quei due occhi immobili come sacche ovigere di ragni. Non lo seguono, ma nemmeno lo inquietano; pare quasi che guardino un luogo lontano e piu’ profondo, un mondo fatto solo di musica. (326)
L’entropia totale di qualunque sistema, diceva il dottor Hauptmann, puo’ diminuire solo se l’entropia di un altro sistema aumenta: la natura pretende simmetria. Ordnung muss sein. (348)
Ed e’ proprio in quel momento che Werner osserva tra se’ quanto sia immensamente futile costruire magnifici palazzi, far musica, cantare canzoni, stampare libri enormi pieni di uccelli variopinti in faccia alla sismica e travolgente indifferenza del mondo: quanto pretese hanno, gli esseri umani! Perche’ affannarsi a produrre musica quando il vento e il silenzio sono ben piu’ possenti? Perche’ accendere lumi, quando il buio inevitabilmente li spegnera’? (358)
Mentre in realta’, pensa Werner, il tempo e’ una pozza rilucente che ci portiamo fra le mani; bisognerebbe usare ogni energia per proteggerla. Combattere, impegnarsi davvero per non perderne neppure una goccia. (462)
Perche’ il vento non la sposta, la luce? (468)
… l’aria e’ una biblioteca e un archivio di ogni vita vissuta, ogni frase pronunciata, ogni parola trasmessa, che ancora riecheggia. (509)
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My rating: 5 of 5 stars
Non c’e’ miglior viandante di colui che non appare alla luce, cosi’ come la scoperta di Herr Heinrich Hertz.
il viandante: Solo ora mi accorgo di quanto io sia scortese verso di te, mia amata ombra: non ho ancora usato una parola per dire quanto io mi rallegri di sentirti e non solo di vederti. lo saprai, io amo l'ombra come amo la luce. perchè ci sia bellezza sul volto, chiarezza nel discorso, bontà e saldezza nel carattere, l'ombra è tanto necessaria quanto la luce. esse non sono avversarie: si tengono al contrario amorevolmente per mano, e se la luce sparisce, l'ombra le guizza dietro.
l'ombra: E io odio la stessa cosa che odi tu, la notte; io amo gli uomini, perché essi sono seguaci della luce (Lichtjünger), e mi allieto dello splendore che è nel loro occhio quando conoscono e scoprono (wenn sie erkennen und entdecken), essi, instancabili conoscitori e scopritori. (Nietzsche)
La dea Storia ha volto lo sguardo alla Terra. Solo per mezzo dei fuochi piu’ roventi sara’ conquistata la purificazione. (25)
Marie-Laure e’ troppo giovane e suo padre e’ troppo paziente. I malefici, la rassicura, non esistono. C’e’ la sorte, forse, buona o cattiva. La lieve inclinazione di ogni giorno verso il successo o il fallimento. Ma nessun maleficio. (38)
Le api sono d’argento; i piccioni sono fulvi e ramati e ogni tanto anche d’oro. Gli enormi cipressi che lei e suo padre oltrepassano sul tragitto mattutino sono caleidoscopi scintillanti, ciascun ago un poligono di luce. (53)
E dunque, bambini miei, come fa il cervello, che vive senza uno sprazzo di luce, a costruire per noi un mondo pieno di luce? (56)
Aprite gli occhi, diceva sempre il francese alla radio, e guardate tutto quello che potete prima che si chiudano per sempre. (91)
Un diamante, rammenta il fabbro a se stesso, non e’ che carbonio calcato per un’eternita’ fra le viscere della terra e sospinto in superficie lungo un camino vulcanico. Qualcuno lo sfaccetta, qualcun altro lo lucida. Non alberga maledizioni piu’ di quanto possa albergarne una foglia, uno specchio, una vita. A questo mondo esiste solo il caso, e la fisica. (113)
“Zio, sei tu?”
“Marie-Laure.” La voce e’ bassa e suadente, una pezza di seta da tenere in un cassetto e tirar fuori nelle grandi occasioni, solo per sentirla fra le dita. (138)
L’entropia di un sistema chiuso non decresce mai. (273)
I cerfogli selvatici ondeggiano sui gambi e le api continuano la loro opera. Se solo la vita fosse come un romanzo di Jules Verne, pensa Marie-Laure, e quando ne hai proprio bisogno potessi saltare in avanti e vedere cosa succedera’. (287
I violini turbinano verso il basso, poi risalgono. Etienne prende la mano di Marie-Laure e insieme, sotto il tetto basso - col disco che gira, la trasmittente che invia il suono fin sopra i bastioni, a trapassare i corpi dei tedeschi per arrivare al mare - si mettono a ballare. Lui la fa volteggiare; lei fa guizzare le dita in aria. Alla luce della candela sembra una creatura arcana, il viso tutto lentigginoso e proprio li’, al centro delle efelidi, quei due occhi immobili come sacche ovigere di ragni. Non lo seguono, ma nemmeno lo inquietano; pare quasi che guardino un luogo lontano e piu’ profondo, un mondo fatto solo di musica. (326)
L’entropia totale di qualunque sistema, diceva il dottor Hauptmann, puo’ diminuire solo se l’entropia di un altro sistema aumenta: la natura pretende simmetria. Ordnung muss sein. (348)
Ed e’ proprio in quel momento che Werner osserva tra se’ quanto sia immensamente futile costruire magnifici palazzi, far musica, cantare canzoni, stampare libri enormi pieni di uccelli variopinti in faccia alla sismica e travolgente indifferenza del mondo: quanto pretese hanno, gli esseri umani! Perche’ affannarsi a produrre musica quando il vento e il silenzio sono ben piu’ possenti? Perche’ accendere lumi, quando il buio inevitabilmente li spegnera’? (358)
Mentre in realta’, pensa Werner, il tempo e’ una pozza rilucente che ci portiamo fra le mani; bisognerebbe usare ogni energia per proteggerla. Combattere, impegnarsi davvero per non perderne neppure una goccia. (462)
Perche’ il vento non la sposta, la luce? (468)
… l’aria e’ una biblioteca e un archivio di ogni vita vissuta, ogni frase pronunciata, ogni parola trasmessa, che ancora riecheggia. (509)
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Saturday, September 5, 2015
Review: Jubiabà
Jubiabà by Jorge Amado
My rating: 3 of 5 stars
Non tutti si nasce Oliver Twist.
Vanno la’, quando non vogliono dormire sulla sabbia del porto, da dove si possono ammirare le enormi navi, le stelle del cielo e il verde misterioso del mare. (89)
Furono anni belli, anni liberi, quelli in cui Antonio e la sua banda dominarono la citta’, mendicando nelle strade, litigando nei vicoli, dormendo sulla riva del mare. (94)
Andava al porto ogni sera e rimaneva la’ a lungo a cercare, ad aspettare dal mare un’indicazione sulla “sua strada”, sulla strada che doveva imboccare. (102)
E penso’ che tutti, vivi e morti, erano molto infelici. Anche quelli che dovevano ancora nascere. Soltanto non riusciva a capire perche’ gli uomini fossero cosi’ infelici. (116)
Antonio prese con se’ il Gordo e fuggi’ sul mare a bordo di un battello da cabotaggio. Andava a cercare nelle fiere, nelle piccole citta’, per terra e per mare, la sua risata, la sua strada, la “strada di casa”. (166)
Sto facendo una corsa con Guma. Su, canta una canzone...
Il canto aiuta il vento e aiuta il mare. Questi sono i segreti che solo un vecchio marinaio conosce, segreti che si apprendono vivendo sul mare. (175)
E chissa’ se non racconteranno poi ai figli e agli amici la storia di Antonio Balduino, il quale fece il mendicante, il boxeur, il compositore di sambas, l’avventuriero, uccise un uomo per via di una bambina, e mori’ combattendo contro venti uomini, dopo essersi battuto eroicamente? (218)
Sono diretti alla Lanterna dos Afogados, al porto, dove la notte e’ piu’ bella. Escono dalla Baixa dos Sapateiros e scendono per la Ladeira do Taboao. Finalmente il Gordo ha scoperto una stella che non si e’ vista mai:
Guarda! Una stella nuova: e’ la mia stella! (341)
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My rating: 3 of 5 stars
Non tutti si nasce Oliver Twist.
Vanno la’, quando non vogliono dormire sulla sabbia del porto, da dove si possono ammirare le enormi navi, le stelle del cielo e il verde misterioso del mare. (89)
Furono anni belli, anni liberi, quelli in cui Antonio e la sua banda dominarono la citta’, mendicando nelle strade, litigando nei vicoli, dormendo sulla riva del mare. (94)
Andava al porto ogni sera e rimaneva la’ a lungo a cercare, ad aspettare dal mare un’indicazione sulla “sua strada”, sulla strada che doveva imboccare. (102)
E penso’ che tutti, vivi e morti, erano molto infelici. Anche quelli che dovevano ancora nascere. Soltanto non riusciva a capire perche’ gli uomini fossero cosi’ infelici. (116)
Antonio prese con se’ il Gordo e fuggi’ sul mare a bordo di un battello da cabotaggio. Andava a cercare nelle fiere, nelle piccole citta’, per terra e per mare, la sua risata, la sua strada, la “strada di casa”. (166)
Sto facendo una corsa con Guma. Su, canta una canzone...
Il canto aiuta il vento e aiuta il mare. Questi sono i segreti che solo un vecchio marinaio conosce, segreti che si apprendono vivendo sul mare. (175)
E chissa’ se non racconteranno poi ai figli e agli amici la storia di Antonio Balduino, il quale fece il mendicante, il boxeur, il compositore di sambas, l’avventuriero, uccise un uomo per via di una bambina, e mori’ combattendo contro venti uomini, dopo essersi battuto eroicamente? (218)
Sono diretti alla Lanterna dos Afogados, al porto, dove la notte e’ piu’ bella. Escono dalla Baixa dos Sapateiros e scendono per la Ladeira do Taboao. Finalmente il Gordo ha scoperto una stella che non si e’ vista mai:
Guarda! Una stella nuova: e’ la mia stella! (341)
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Saturday, August 29, 2015
Review: La lega degli uomini spaventati
La lega degli uomini spaventati by Rex Stout
My rating: 3 of 5 stars
Archie - disse Wolfe all’improvviso. - Ad attendere quanto basta, si finirebbe col sapere tutto quello che c’e’ da sapere, a questo mondo. (11)
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Archie - disse Wolfe all’improvviso. - Ad attendere quanto basta, si finirebbe col sapere tutto quello che c’e’ da sapere, a questo mondo. (11)
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Friday, August 21, 2015
Review: The Lovecraft Anthology: Volume 2
The Lovecraft Anthology: Volume 2 by H.P. Lovecraft
My rating: 4 of 5 stars
Maledetto il terreno dove morti pensieri
vivono in corpi estranei…
… e maledetta e’ la mente
che non e’ racchiusa in testa alcuna. (copertina)
Il modello di Pickman
E’ qui che
vengo a catturare
il notturno spirito
d’antico orrore e a
dipingere cose che
altrove non potrei
neppure con-
cepire. (da qualche parte)
Dall’altrove
Che cosa sappiamo del
mondo e dell’universo
che ci circonda?
E’ assurdo quanto siamo
scarsamente dotati di
canali sensoriali e degli
oggetti che ci circondano
abbiamo una percezione
assai limitata.
Ho visto oltre
i confini dell’infinito
e ho evocato demoni
dalle stelle.
Vorrei poter ignorare quel che so dell’aria che ci circonda e del cielo che ci sovrasta. (da qualche parte)
La citta’ senza nome
Non ero del tutto in me e
nelle tenebre la mia mente
lampeggiava di frammenti
dell’amato bagaglio di
sapienza demoniaca. (da qualche parte)
La ricorrenza
Efficiunt Daemones, ut quae non sunt, sic tamen quasi sint, conspicienda hominibus exhibeant. Lattanzio.
Cosi’ operano i demoni, che cio’ che non e’ appaia agli uomini come se fosse.
Ancora oggi, ci sono frasi che
la mia mente non tollera, di
registrare. Versi che riempiono
i miei sogni di terrore. (da qualche parte)
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My rating: 4 of 5 stars
Maledetto il terreno dove morti pensieri
vivono in corpi estranei…
… e maledetta e’ la mente
che non e’ racchiusa in testa alcuna. (copertina)
Il modello di Pickman
E’ qui che
vengo a catturare
il notturno spirito
d’antico orrore e a
dipingere cose che
altrove non potrei
neppure con-
cepire. (da qualche parte)
Dall’altrove
Che cosa sappiamo del
mondo e dell’universo
che ci circonda?
E’ assurdo quanto siamo
scarsamente dotati di
canali sensoriali e degli
oggetti che ci circondano
abbiamo una percezione
assai limitata.
Ho visto oltre
i confini dell’infinito
e ho evocato demoni
dalle stelle.
Vorrei poter ignorare quel che so dell’aria che ci circonda e del cielo che ci sovrasta. (da qualche parte)
La citta’ senza nome
Non ero del tutto in me e
nelle tenebre la mia mente
lampeggiava di frammenti
dell’amato bagaglio di
sapienza demoniaca. (da qualche parte)
La ricorrenza
Efficiunt Daemones, ut quae non sunt, sic tamen quasi sint, conspicienda hominibus exhibeant. Lattanzio.
Cosi’ operano i demoni, che cio’ che non e’ appaia agli uomini come se fosse.
Ancora oggi, ci sono frasi che
la mia mente non tollera, di
registrare. Versi che riempiono
i miei sogni di terrore. (da qualche parte)
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Thursday, August 20, 2015
Review: Cinque settimane in pallone
Cinque settimane in pallone by Jules Verne
My rating: 4 of 5 stars
Ferguson, pero’, si teneva sempre lontano da quelle dotte assemblee, poiche’ apparteneva alla categoria dei militanti e non di chi teorizza, e pensava che il tempo fosse meglio speso nel cercare che non nel discutere, nello scoprire che non nel discorrere. (14)
Altro che ferrovie, con le quali i Paesi si attraversano senza vederli! - ribatteva Kennedy.
Ah, se mi parlate di un pallone, si’, - riprendeva Joe. - Non sembra neanche di camminare, e la natura si prende da se’ il disturbo di passarvi dinanzi agli occhi. (52)
E chissa’, - ribatte’ il dottore - se un giorno o l’altro questa regione non diventera’ il centro della civilta’? Forse, quando le regioni d’Europa non potranno piu’ nutrire i loro abitanti, i popoli del futuro vi emigreranno,
Lo credi? - disse Kennedy. (72)
(Previsione errata…)
Io ho sempre immaginato che l’ultimo giorno del mondo sara’ quello in cui qualche immensa caldaia, scaldata a tre miliardi di atmosfere, fara’ saltare in aria il nostro globo! (73)
(Previsione... )
Siamo ancora lontani dalla costa? - domando’ Joe.
Quale costa, figliolo? Sappiamo forse dove ci condurra’ il caso? (168)
Verso le otto di sera, il Vittoria aveva percorso piu’ di duecento miglia a ovest, e i viaggiatori furono allora testimoni di un magnifico spettacolo.
Un fascio di raggi lunari, insinuandosi fra alcuni intestizi delle nuvole, e scivolando fra i rivoli d’acqua, cadde sulla catena dei monti Hombori. Nulla di piu’ bizzarro di quelle creste d’apparenza basaltica: si profilavano in forme fantastiche sul cielo cupo; si sarebbero dette leggendarie rovine di un’immensa citta’ del Medioevo, tali come appaiono, nelle notti buie, le banchise dei mari glaciali agli occhi stupiti di chi li guarda.
Ecco una localita’ dei Misteri di Udolfo, - disse il dottore; - Ann Radcliffe non avrebbe potuto descrivere queste montagne sotto piu’ terribile aspetto. (172-3)
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My rating: 4 of 5 stars
Ferguson, pero’, si teneva sempre lontano da quelle dotte assemblee, poiche’ apparteneva alla categoria dei militanti e non di chi teorizza, e pensava che il tempo fosse meglio speso nel cercare che non nel discutere, nello scoprire che non nel discorrere. (14)
Altro che ferrovie, con le quali i Paesi si attraversano senza vederli! - ribatteva Kennedy.
Ah, se mi parlate di un pallone, si’, - riprendeva Joe. - Non sembra neanche di camminare, e la natura si prende da se’ il disturbo di passarvi dinanzi agli occhi. (52)
E chissa’, - ribatte’ il dottore - se un giorno o l’altro questa regione non diventera’ il centro della civilta’? Forse, quando le regioni d’Europa non potranno piu’ nutrire i loro abitanti, i popoli del futuro vi emigreranno,
Lo credi? - disse Kennedy. (72)
(Previsione errata…)
Io ho sempre immaginato che l’ultimo giorno del mondo sara’ quello in cui qualche immensa caldaia, scaldata a tre miliardi di atmosfere, fara’ saltare in aria il nostro globo! (73)
(Previsione... )
Siamo ancora lontani dalla costa? - domando’ Joe.
Quale costa, figliolo? Sappiamo forse dove ci condurra’ il caso? (168)
Verso le otto di sera, il Vittoria aveva percorso piu’ di duecento miglia a ovest, e i viaggiatori furono allora testimoni di un magnifico spettacolo.
Un fascio di raggi lunari, insinuandosi fra alcuni intestizi delle nuvole, e scivolando fra i rivoli d’acqua, cadde sulla catena dei monti Hombori. Nulla di piu’ bizzarro di quelle creste d’apparenza basaltica: si profilavano in forme fantastiche sul cielo cupo; si sarebbero dette leggendarie rovine di un’immensa citta’ del Medioevo, tali come appaiono, nelle notti buie, le banchise dei mari glaciali agli occhi stupiti di chi li guarda.
Ecco una localita’ dei Misteri di Udolfo, - disse il dottore; - Ann Radcliffe non avrebbe potuto descrivere queste montagne sotto piu’ terribile aspetto. (172-3)
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Monday, August 17, 2015
Review: L'artefice
L'artefice by Jorge Luis Borges
My rating: 5 of 5 stars
L’ARTEFICE (****)
I rumori della piazza restano indietro, entro nella Biblioteca. In modo quasi fisico sento la gravitazione dei libri, l’ambito sereno d’un ordine, il tempo disseccato e conservato magicamente. (13)
Una delle mie insistenti preghiere a Dio e al mio angelo custode era quello di non sognare specchi. So che li sorvegliavo con inquietudine. Temetti, a volte, che cominciassero a divergere dalla realtà; altre, di vedere sfigurato in essi il mio volto da strane avversità. (21)
Il giorno, fedele a vaste leggi segrete, va movendo e confondendo le ombre nel povero recinto… (39)
Lento nella mia notte, la penombra
vana tento con la canna indecisa,
io che mi figuravo il Paradiso
sotto la specie d’una biblioteca. (60)
Dio ha creato le notti che si colmano
di sogni e le figure dello specchio
affinché, l’uomo senta che è riflesso
e vanità. Per questo ci spaventano. (68)
Ariosto m’insegnò che nell’incerta
luna albergano i sogni, l’imprendibile,
il tempo che si perde, l’impossibile
o il possibile, ch’é la stessa cosa. (74)
Guardare il fiume ch’é di tempo e acqua
e ricordare che anche il tempo è un fiume,
saper che ci perdiamo come il fiume
e che passano i volti come l’acqua. (102)
Limiti
Tra i libri della mia biblioteca (ecco, li guardo)
ce n’é qualcuno che non aprirò più. (106)
Epilogo
Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto. (110)
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My rating: 5 of 5 stars
L’ARTEFICE (****)
I rumori della piazza restano indietro, entro nella Biblioteca. In modo quasi fisico sento la gravitazione dei libri, l’ambito sereno d’un ordine, il tempo disseccato e conservato magicamente. (13)
Una delle mie insistenti preghiere a Dio e al mio angelo custode era quello di non sognare specchi. So che li sorvegliavo con inquietudine. Temetti, a volte, che cominciassero a divergere dalla realtà; altre, di vedere sfigurato in essi il mio volto da strane avversità. (21)
Il giorno, fedele a vaste leggi segrete, va movendo e confondendo le ombre nel povero recinto… (39)
Lento nella mia notte, la penombra
vana tento con la canna indecisa,
io che mi figuravo il Paradiso
sotto la specie d’una biblioteca. (60)
Dio ha creato le notti che si colmano
di sogni e le figure dello specchio
affinché, l’uomo senta che è riflesso
e vanità. Per questo ci spaventano. (68)
Ariosto m’insegnò che nell’incerta
luna albergano i sogni, l’imprendibile,
il tempo che si perde, l’impossibile
o il possibile, ch’é la stessa cosa. (74)
Guardare il fiume ch’é di tempo e acqua
e ricordare che anche il tempo è un fiume,
saper che ci perdiamo come il fiume
e che passano i volti come l’acqua. (102)
Limiti
Tra i libri della mia biblioteca (ecco, li guardo)
ce n’é qualcuno che non aprirò più. (106)
Epilogo
Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto. (110)
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Review: Altre inquisizioni
Altre inquisizioni by Jorge Luis Borges
My rating: 5 of 5 stars
ALTRE INQUISIZIONI (****)
La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’imminenza di una rilevazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico. (14)
Forse la storia universale è la storia della diversa intonazione di alcune metafore. (18)
Perché ci inquieta il fatto che la mappa sia compresa nella mappa e le mille e una notte nel libro delle Mille e una notte? Perché ci inquieta che don Chisciotte sia lettore del Don Chisciotte, e Amleto spettatore dell’Amleto? Credo di aver trovato la causa: tali inversioni suggeriscono che se i personaggi di una finzione possono essere lettori e spettatori, noi, loro lettori e spettatori, possiamo essere fittizi. Nel 1833, Carlyle osservò che la storia universale è un infinito libro sacro che tutti gli uomini scrivono e leggono e cercano di capire, e nel quale sono scritti anch’essi. (59)
Queste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un’enciclopedia cinese che si intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in a) appartenenti all’Imperatore, b) imbalsamati, c) ammaestrati, d) lattonzoli, e) sirene, f) favolosi, g) cani randagi, h) inclusi in questa classificazione, i) che si agitano come pazzi, j) innumerevoli, k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, l) eccetera, m) che hanno appena rotto il vaso, n) che da lontano sembrano mosche. (112-3)
Un libro, qualunque libro, è per noi un oggetto sacro; già Cervantes, che forse non ascoltava tutto quel che diceva la gente, leggeva perfino “le carte strappate nelle strade”. (119)
Che cos’é un’intelligenza infinita?, domanderà forse il lettore. Non c’é teologo che non la definisca; io preferisco un esempio. I passi che muove un uomo, dal giorno della sua nascita a quello della sua morte, disegnano nel tempo un’inconcepibile figura. L’Intelligenza Divina intuisce tale figura immediatamente, come quella degli uomini un triangolo. Quella figura (forse) ha la sua determinata funzione nell’economia dell’universo. (132)
Buber (Was ist der Mensch?, 1938) scrive che vivere è penetrare in una strana abitazione dello spirito, il cui pavimento è la scacchiera sulla quale giochiamo un gioco inevitabile e sconosciuto contro un avversario mutevole e a volte spaventoso. (173)
Anticipo fin d’ora questa conclusione: la vita è troppo misera per non essere anche immortale. Ma non abbiamo neppure la certezza della nostra miseria, giacché il tempo, facilmente confutabile sul piano sensitivo, non lo è altrettanto su quello intellettuale, dalla cui essenza pare inseparabile il concetto di successione. (191)
Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges. (198)
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ALTRE INQUISIZIONI (****)
La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’imminenza di una rilevazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico. (14)
Forse la storia universale è la storia della diversa intonazione di alcune metafore. (18)
Perché ci inquieta il fatto che la mappa sia compresa nella mappa e le mille e una notte nel libro delle Mille e una notte? Perché ci inquieta che don Chisciotte sia lettore del Don Chisciotte, e Amleto spettatore dell’Amleto? Credo di aver trovato la causa: tali inversioni suggeriscono che se i personaggi di una finzione possono essere lettori e spettatori, noi, loro lettori e spettatori, possiamo essere fittizi. Nel 1833, Carlyle osservò che la storia universale è un infinito libro sacro che tutti gli uomini scrivono e leggono e cercano di capire, e nel quale sono scritti anch’essi. (59)
Queste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un’enciclopedia cinese che si intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in a) appartenenti all’Imperatore, b) imbalsamati, c) ammaestrati, d) lattonzoli, e) sirene, f) favolosi, g) cani randagi, h) inclusi in questa classificazione, i) che si agitano come pazzi, j) innumerevoli, k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, l) eccetera, m) che hanno appena rotto il vaso, n) che da lontano sembrano mosche. (112-3)
Un libro, qualunque libro, è per noi un oggetto sacro; già Cervantes, che forse non ascoltava tutto quel che diceva la gente, leggeva perfino “le carte strappate nelle strade”. (119)
Che cos’é un’intelligenza infinita?, domanderà forse il lettore. Non c’é teologo che non la definisca; io preferisco un esempio. I passi che muove un uomo, dal giorno della sua nascita a quello della sua morte, disegnano nel tempo un’inconcepibile figura. L’Intelligenza Divina intuisce tale figura immediatamente, come quella degli uomini un triangolo. Quella figura (forse) ha la sua determinata funzione nell’economia dell’universo. (132)
Buber (Was ist der Mensch?, 1938) scrive che vivere è penetrare in una strana abitazione dello spirito, il cui pavimento è la scacchiera sulla quale giochiamo un gioco inevitabile e sconosciuto contro un avversario mutevole e a volte spaventoso. (173)
Anticipo fin d’ora questa conclusione: la vita è troppo misera per non essere anche immortale. Ma non abbiamo neppure la certezza della nostra miseria, giacché il tempo, facilmente confutabile sul piano sensitivo, non lo è altrettanto su quello intellettuale, dalla cui essenza pare inseparabile il concetto di successione. (191)
Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges. (198)
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Review: L'Aleph
L'Aleph by Jorge Luis Borges
My rating: 5 of 5 stars
L’ALEPH (****)
Forse questi racconti derivano dai limpidi sogni di Lovecraft.
Salomon saith: There is no new thing upon
the earth. So that as Plato had an imagination,
that all knowledge was but remembrance; so
Salomon giveth his sentence, that all novelty is
but oblivion.
Francis Bacon, Essays, LVIII (11)
Nessuno e’ qualcuno, un solo uomo immortale e’ tutti gli uomini. Come Cornelio Agrippa, sono dio, sono eroe, sono filosofo, sono demonio e sono mondo, il che e’ un modo complicato di dire che non sono. (22)
I’m looking for the face I had before the world was made.
Yeats, The winding stair. (47)
Nella Somma Teologica si nega che Dio possa far si’ che il passato non sia stato, ma non si dice nulla dell’intricata concatenazione di cause ed effetti, che e’ tanto vasta e segreta che forse non si potrebbe annullare un solo fatto remoto, per insignificante che sia stato, senza infirmare il presente. (66)
Nel primo volume dei Parerga und Paralipomena rilessi che tutti i fatti che possono accadere a un uomo, dall’istante della sua nascita a quello della sua morte, sono stati preordinati da lui. Cosi’, ogni negligenza e’deliberata, ogni incontro casuale un appuntamento, ogni umiliazione una penitenza, ogni insuccesso una misteriosa vittoria, ogni morte un suicidio. Non c’e’ consolazione piu’ abile del pensiero che abbiamo scelto le nostre disgrazie; una tale teleologia individuale ci rivela un ordine segreto e prodigiosamente ci confonde con la divinita’. (70-1)
Pensai: Sono contento della sconfitta perche’ e’ accaduta, perche’ e’ innumerevolmente unita a tutti i fatti che sono, che furono, che saranno, perche’ censurare o deplorare un solo fatto reale e’ bestemmiare l’universo. (73)
Disse Tennyson che se potessimo comprendere un solo fiore sapremmo chi siamo e cos’e’ il mondo. (92)
Nell’ambito della terra esistono forme antiche, forme incorruttibili ed eterne; una qualunque di esse poteva essere il simbolo che cercavo. Una montagna poteva essere la parola del dio, o un fiume o l’impero o la configurazione degli astri. Ma nel corso dei secoli le montagne si livellano e il percorso di un fiume suole mutare e gli imperi conoscono cambiamenti e distruzioni e la figura degli astri varia. nel firmamento avvengono mutamenti. La montagna e la stella sono individui e gli individui sono caduchi. cercai qualcosa di piu’ tenace, di piu’ invulnerabile. Pensai alle generazioni dei cereali, dei pascoli, degli uccelli, degli uomini. Forse nel mio volto era scritta la magia, forse io stesso ero il fine della mia ricerca. (95-6)
Non ti sei destato alla veglia ma a un sogno precedente. Questo sogno e’ dentro un altro, e cosi’ all’infinito, che e’ il numero dei granelli di sabbia. La strada che dovrai percorrere all’indietro e’ interminabile e morrai prima di esserti veramente destato. (97)
Spiego’ che un Aleph e’ uno dei punti dello spazio che contengono tutti i punti.
…
“L’Aleph?” ripetei.
“Si’, il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli. Non rivelai a nessuno la mia scoperta ma vi tornai ancora. … (131)
… vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina (bambino, solevo meravigliarmi del fatto che le lettere di un volume chiuso non si mescolassero e perdessero durante la notte)... (134)
… due altri grandi temi della narrativa borgesiana: quello del cosmo come caos, affidato alla visionaria architettura della Citta’ degli Immortali, e quello della inconoscibilita’ del reale, affidato al simbolo del labirinto. (160)
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My rating: 5 of 5 stars
L’ALEPH (****)
Forse questi racconti derivano dai limpidi sogni di Lovecraft.
Salomon saith: There is no new thing upon
the earth. So that as Plato had an imagination,
that all knowledge was but remembrance; so
Salomon giveth his sentence, that all novelty is
but oblivion.
Francis Bacon, Essays, LVIII (11)
Nessuno e’ qualcuno, un solo uomo immortale e’ tutti gli uomini. Come Cornelio Agrippa, sono dio, sono eroe, sono filosofo, sono demonio e sono mondo, il che e’ un modo complicato di dire che non sono. (22)
I’m looking for the face I had before the world was made.
Yeats, The winding stair. (47)
Nella Somma Teologica si nega che Dio possa far si’ che il passato non sia stato, ma non si dice nulla dell’intricata concatenazione di cause ed effetti, che e’ tanto vasta e segreta che forse non si potrebbe annullare un solo fatto remoto, per insignificante che sia stato, senza infirmare il presente. (66)
Nel primo volume dei Parerga und Paralipomena rilessi che tutti i fatti che possono accadere a un uomo, dall’istante della sua nascita a quello della sua morte, sono stati preordinati da lui. Cosi’, ogni negligenza e’deliberata, ogni incontro casuale un appuntamento, ogni umiliazione una penitenza, ogni insuccesso una misteriosa vittoria, ogni morte un suicidio. Non c’e’ consolazione piu’ abile del pensiero che abbiamo scelto le nostre disgrazie; una tale teleologia individuale ci rivela un ordine segreto e prodigiosamente ci confonde con la divinita’. (70-1)
Pensai: Sono contento della sconfitta perche’ e’ accaduta, perche’ e’ innumerevolmente unita a tutti i fatti che sono, che furono, che saranno, perche’ censurare o deplorare un solo fatto reale e’ bestemmiare l’universo. (73)
Disse Tennyson che se potessimo comprendere un solo fiore sapremmo chi siamo e cos’e’ il mondo. (92)
Nell’ambito della terra esistono forme antiche, forme incorruttibili ed eterne; una qualunque di esse poteva essere il simbolo che cercavo. Una montagna poteva essere la parola del dio, o un fiume o l’impero o la configurazione degli astri. Ma nel corso dei secoli le montagne si livellano e il percorso di un fiume suole mutare e gli imperi conoscono cambiamenti e distruzioni e la figura degli astri varia. nel firmamento avvengono mutamenti. La montagna e la stella sono individui e gli individui sono caduchi. cercai qualcosa di piu’ tenace, di piu’ invulnerabile. Pensai alle generazioni dei cereali, dei pascoli, degli uccelli, degli uomini. Forse nel mio volto era scritta la magia, forse io stesso ero il fine della mia ricerca. (95-6)
Non ti sei destato alla veglia ma a un sogno precedente. Questo sogno e’ dentro un altro, e cosi’ all’infinito, che e’ il numero dei granelli di sabbia. La strada che dovrai percorrere all’indietro e’ interminabile e morrai prima di esserti veramente destato. (97)
Spiego’ che un Aleph e’ uno dei punti dello spazio che contengono tutti i punti.
…
“L’Aleph?” ripetei.
“Si’, il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli. Non rivelai a nessuno la mia scoperta ma vi tornai ancora. … (131)
… vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina (bambino, solevo meravigliarmi del fatto che le lettere di un volume chiuso non si mescolassero e perdessero durante la notte)... (134)
… due altri grandi temi della narrativa borgesiana: quello del cosmo come caos, affidato alla visionaria architettura della Citta’ degli Immortali, e quello della inconoscibilita’ del reale, affidato al simbolo del labirinto. (160)
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Review: Tutte le opere, Vol. 1
Tutte le opere, Vol. 1 by Jorge Luis Borges
My rating: 5 of 5 stars
Borges: dall’impronta di un dinosauro al volo di una libellula tra i fogli svolazzanti di un libro. La luce dei suoi occhi ci apre alle lontane congetture dei sogni che sognano.
Il tempo, trasformandosi in parole, rallenta il suo perenno corso.
Introduzione
"Freud" disse (Borges) in una delle conversazioni con Richard Burgin "non mi e' mai piaciuto. Ma sono sempre stato un appassionato lettore di Jung. Leggo Jung nello stesso modo in cui potrei leggere, diciamo Plinio o Il ramo d'oro di Frazer, lo leggo come una specie di mitologia, come una specie di museo o enciclopedia di strane leggende". (XLIX)
"Ho letto molto di teologia protestante, di buddismo e di Spinoza. Ma non sono religioso, ne' buddista, ne'spinoziano. Ho utilizzato Berkeley e Schopenhauer per le loro possibilita' letterarie, non perche' credessi alle loro dottrine. I miei racconti non sono favole per convincere qualcuno". (LXXXV)
"Comincia qui la mia disperazione di scrittore. Ogni linguaggio e' un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gli interlocutori condividono; come trasmettere agli altri l'infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia?". (XC)
FERVORE DI BUENOS AIRES
Fine d'anno (39)
Ne' la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
ne' quella metafore inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
ne' il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l'altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici irreparabili rintocchi.
La causa vera
e' il sospetto generael e confuso
dell'enigma del Tempo;
e' lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduti qualcosa in noi:
immobile.
Alba (55)
Nella profonda notte universale
che appena contraddicono i fanali
una raffica perduta
ha offeso le strade taciturne
come presentimento tremulo
dell'alba orribile che fa la ronda
ai sobborghi smantellati del mondo.
Curioso dell'ombra
e impaurito dalla minaccia dell'alba
rivissi la tremenda congettura
di Schopenhauer e di Berkeley
che dichiara che il mondo
e' una attivit' della mente,
un sogno delle anime,
senza base ne' proposito ne' volume.
E gia' che le idee
non sono eterne come il marmo
ma immortali come un bosco o un fiume,
la dottrina citata
assunse un'altra forma nell'alba
e la superstizione di quell'ora
quando la luce come un rampicante
va a implicare le pareti dell'ombra,
piego' la mia ragione
e traccio' il capriccio seguente:
Se sono prive di sostanza le cose
e se questa numerosa Buenos Aires
non e' altro che un sogno
che ergono in condivisa magia le anime,
c'e' un istante
in cui pericola tumultuosamente il suo essere
ed e' l'istante rabbrividito dell'alba,
quando sono pochi coloro che sognano il mondo
e soltanto alcuni nottambuli conservano,
cenerina e appena abbozzata,
l'immagine delle strade
che completeranno poi con gli altri.
Ora in cui il sogno pertinace della vita
corre pericolo di rottura,
ora in cui sarebbe facile a Dio
uccidere del tutto la Sua opera!
Ma di nuovo il mondo si e' salvato.
La luce deambula inventando sporchi colori
e con qualche rimorso
della mia complicita' nel risorgere del giorno
sollecito la mia casa,
attonita e glaciale nella luce bianca,
mentre un uccello trattiene il silenzio
e la notte consumata
e' rimasta negli occhi dei ciechi.
Versi che potei aver scritto e perduto verso il 1922 (87)
Silenziose battaglie del tramonto
in sobborghi ultimi,
sempre antiche sconfitte di una guerra nel cielo,
albe ruinose che ci vengono
dal profondo deserto dello spazio
come dal profondo del tempo,
neri giardini della pioggia, una sfinge di un libro
che avevo paura di aprire
e la cui immagine torna nei sogni,
la corruzione e l'eco che saremo,
la luna sopra il marmo,
alberi che si alzano e durano
come divinita' tranquille,
la mutua notte e la sperata sera,
Walt Whitman, il cui nome e' l'universo,
la spada valorosa di un re
nel silenzioso letto di un fiume,
i sassoni, gli arabi e gli spagnoli
che, senza saperlo, mi generarono,
sono io tali cose e le altre
o sono chiavi segrete e ardue algebre
di cio' che non sapremo mai?
LUNA DI FRONTE
Quasi giudizio finale (125)
Il mio girovago far niente vive e si scatena nella varieta' della notte.
La notte e' una festa lunga e sola.
Nel mio segreto cuore io mi giustifico ed esalto:
Ho testimoniato il mondo; ho confessato la rarita' del mondo.
Ho cantato l'eterno: la chiara luna ritornante e le guance che invogliano l'amore.
Ho commemorato con versi la citta' che mi cinge e i sobborghi che si straziano.
Ho detto stupore dove altri dicono soltanto abitudine.
Davanti alla canzone dei deboli, accesi la mia voce di tramonti.
Gli antenati del mio sangue e gli antenati dei miei sogni ho esaltato e cantato.
Sono stato e sono.
Ho legato con salde parole il mio sentimento che pote' esssersi dissipato in tenerezza.
Il ricordo di una antica vilta' ritorna al mio cuore.
Stanno ancora accanto a me, comunque, le strade e la luna.
L'acqua continua ad essere dolce nella mia bocca e le strofe non mi negano la loro grazia.
Sento lo sgomento della bellezza: chi osera' condannarmi se questa grande luna della mia solitudine mi perdona?
QUADERNO SAN MARTIN
...
EVARISTO CARRIEGO (***)
Il termine las orillas si adatta con straordinaria precisione a quei confini desolati dove la terra fa suo l’aspetto indefinito del mare e pare degna di commentare l’immagine che ci propone Shakespeare: “la terra ha il suo gorgogliare, come l’hanno le acque”. (195)
Ieri sera, finita ormai la cena
e mentre assaporavo il caffé amaro,
mi posi a meditare lungamente:
lo spirito sereno come mai.
Ben lo so che la coppa non è piena
di quel che c’è di meglio, e tuttavia,
per pigrizia, può darsi, non so fare
rimprovero al destino, che non è stato buono…
Ma quasi in virtù di una rara qualità
non mostro alla vita un volto amaro
neppure nelle ore più penose,
nessuno mai avrà il diritto
di esigere da me una smorfia. Tante cose
si possono occultare in fondo al petto! (238)
E’ dal contadino che deriva la parola cultura; dalle città la parola civilizzazione, ma il cavaliere è un impeto che si perde. (258)
DISCUSSIONE (****)
Poscritto. In questa pagina di semplice notizia posso anche comunicare quella di un sogno. Sognai che uscivo da un altro sogno - popolato di cataclismi e di tumulti - e che mi svegliavo in una stanza irriconoscibile. Albeggiava: una immobile luce globale definiva l’estremità del letto di ferro, la sedia esatta, la porta e la finestra chiuse, il tavolo nudo. Pensai con paura “dove sono?” e non potei riconoscermi. La paura crebbe in me. Pensai: questa veglia sconsolata è già l’Inferno, questa veglia senza destino sarà la mia eternità. Allora mi svegliai per davvero: tremando. (370-1)
Io ho compilato una volta un’antologia della letteratura fantastica. Ammetto che quell’opera è fra le pochissime che un secondo Noè dovrebbe salvare da un secondo diluvio, ma denuncio la colpevole omissione degli insospettati e massimi maestri di quel genere. Parmenide, Spinoza, Leibniz, Kant, Francis Bradley. Infatti che cosa sono i prodigi di Wells o di Edgar Allan Poe - un fiore che ci arriva dal futuro, un morto sottoposto all’ipnosi - in confronto all’invenzione di Dio, alla teoria laboriosa di un essere che in qualche modo è tre e che solitariamente perdura fuori del tempo? Che cos’è la pietra bezoar di fronte all’armonia prestabilita, chi è l’unicorno di fronte alla Trinità, chi è Lucio Apuleio di fronte ai moltiplicatori di Buddha del Grande Veicolo, che sono tutte le notti di Sherazade accanto a un argomento di Berkeley? Ho venerato la graduale invenzione di Dio; anche l’Inferno e il Cielo (una remunerazione immortale, un castigo immortale) sono ammirevoli e curiose concezioni dell’immaginazione degli uomini. (429-30)
STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA (***)
Il suo amico Garrett, lo sceriffo che poi lo avrebbe ucciso, gli disse un giorno: “Mi sono esercitato molto nella mira uccidendo bufali”. “Io ancor di più uccidendo uomini” rispose Billy the Kid, soavemente. (479-80)
STORIA DELL’ETERNITA’ (****)
Come mai non ho intuito che l’eternità, anelata con amore da tanti poeti, è uno splendido artificio che ci libera, seppure fugacemente, dall’intollerabile oppressione del successivo? (521)
L’universo richiede l’eternità. I teologi non ignorano che se l’attenzione del Signore si distraesse un solo secondo da questa mia mano destra che scrive, essa ricadrebbe nel nulla, come fulminata da un fuoco senza luce. Perciò affermano che la conservazione di questo mondo è una perpetua creazione e che i verbi conservare e creare, così nemici qui, sono sinonimi nel Cielo. (538)
Traggo anticipatamente questa conclusione: la vita è troppo povera per non essere anche immortale. Ma non abbiamo nemmeno la sicurezza della nostra povertà, poichè il tempo, facilmente confutabile nell’ambito dei sensi, non è tuttavia confutabile in quello intellettuale, dalla cui essenza sembra inseparabile il concetto di successione. (543-4)
le kenningar
l’aria
casa degli uccelli
casa dei venti
le aringhe
frecce del mare
la balena
maiale delle onde
la panca
albero da sedere
la barba
bosco della mascella
la battaglia
assemblea di spade
tempesta di spade
incontro delle sorgenti
volo di lance
canzone di lance
festa di aquile
pioggia degli scudi rossi
festa dei vichinghi
il braccio
forze dell’arco
gamba della scapola
l’avvoltoio
cigno insanguinato
gallo dei morti
il cavallo
agitatore del freno
la testa
sostegno dell’elmo
macigno delle spalle
castello del corpo
la birra
onda del corno
marea della coppa
il cielo
elmo dell’aria
terra delle stelle del cielo
cammino della luna
tazza dei venti
il cuore
mela del petto
dura ghianda del pensiero
il corvo
gabbiano dell’odio
gabbiano delle ferite
cavallo della strega
cugino del corvo
i denti
rupi delle parole
lo scudo
terra della spada
luna della nave
luna dei pirati
tetto della battaglia
nuvolone della battaglia
la spada
ghiaccio della lite
verga dell’ira
fuoco di elmi
drago della spada
roditore di elmi
spina della battaglia
pesce della battaglia
remo del sangue
lupo delle ferite
ramo delle ferite
le frecce
grandine delle corde degli archi
oche della battaglia
il fuoco
sole delle case
rovina degli alberi
lupo dei templi
il guerriero
delizia dei corvi
arrossatore del becco del corvo
rallegratore dell’aquila
albero dell’elmo
albero della spada
tintore di spade
l’ascia
orchessa dell’elmo
caro nutritore dei lupi
la fuliggine
nera rugiada del focolare
la forca
albero dei lupi
cavallo di legno
le lacrime
rugiada della pena
la lancia
drago dei cadaveri
serpente dello scudo
la lingua
spada della bocca
remo della bocca
la mano
sedia del nibbio
paese degli anelli d’oro
il mare
tetto della balena
terra del cigno
cammino delle vele
campo del vichingo
prato del gabbiano
catena delle isole
il morto
albero dei corvi
avena delle aquile
frumento dei lupi
la nave
lupo delle maree
cavallo del pirata
renna del re del mare
pattino del vichingo
cavallo dell’onda
carro che ara il mare
falco della spiaggia
gli occhi
pietre del viso
lune della fronte
l’oro
fuoco del mare
letto del serpente
bagliore della mano
bronzo delle discordie
la pace
riposo delle lance
il petto
casa dell’alito
nave del cuore
base dell’anima
sede delle risate
l’argento
neve della borsa
ghiaccio dei crogiuoli
rugiada della bilancia
il re
signore degli anelli
distributore di tesori
distributore di spade
il fiume
sangue delle rupi
terra delle reti
il sangue
ruscello dei lupi
marea della strage
rugiada del morto
sudore della guerra
birra dei corvi
acqua della spada
onda della spada
il sole
sorella della luna
fuoco dell’aria
la terra
mare degli animali
pavimento delle tempeste
cavallo della nebbia
il toro
signore delle palizzate
l’estate
crescita degli uomini
animazione delle vipere
il vento
fratello del fuoco
danno dei boschi
lupo dei cordami
(550-5)
Nietzsche voleva uomini capaci di tollerare l’immortalità. … “Se ti immagini una lunga pace prima di rinascere, ti giuro che sbagli. Tra l’ultimo istante della coscienza e il primo risplendore di una vita nuova c’è ‘nessun tempo’ - l’intervallo dura quanto un fulmine, anche se non bastano a misurarlo bilioni di anni. Dove manca un io, l’infinito può equivalere alla successione”. (574)
Ripete Marco Aurelio: “Chi ha visto il presente ha visto tutte le cose: quelle che furono nell’insondabile passato, quelle che saranno nel futuro”. (583)
FINZIONI (*****)
Debbo la scoperta di Uqbar alla congiunzione di uno specchio e di una enciclopedia. (623)
Ogni stato mentale è irreducibile: il solo fatto di nominarlo - id est, di classificarlo - comporta una falsificazione. (631)
Oggi, una delle chiese di Tlon sostiene platonicamente che certe cose come un determinato dolore, una determinata sfumatura verdastra del giallo, una determinata temperatura, un determinato suono, costituiscono l’unica realtà. Tutti gli uomini, nel vertiginoso istante del coito, sono lo stesso uomo. Tutti gli uomini che ripetono un verso di Shakespeare sono William Shakespeare. (nota 633)
La storia, madre della verità; l’idea è meravigliosa. Menard, contemporaneo di William James, non vede nella storia l’indagine della realtà, ma la sua origine. La verità storica, per lui, non è ciò che avvenne, ma ciò che noi giudichiamo che avvenne. (657)
… l’impegno di modellare la materia incoerente e vertiginosa di cui si compongono i sogni è il più arduo che possa assumere un uomo, anche se penetri tutti gli enigmi dell’ordine superiore e dell’inferiore: molto più arduo che tessere una corda di sabbia o monetare il vento senza volto. (661)
Temette che suo figlio meditasse su questo strano privilegio e scoprisse in qualche modo la sua condizione di mero simulacro. Non essere un uomo, essere la proiezione del sogno di un altr’uomo: che umiliazione incomparabile, che vertigine! (664)
… nacque la proposta seguente: “Se la lotteria è una intensificazione del caso, una periodica infusione del caos nel cosmo, non converrebbe fare intervenire il caso in tutte le fasi del gioco, e non in una sola? Non è ridicolo che il caso detti la morte di qualcuno e che le circostanze di questa morte - pubblica o segreta, immediata o ritardata d’un secolo - non siano anch’esse soggette al caso?”. (670)
(So d’una regione barbarica i cui bibliotecari ri pudiano la superstizione e vana abitudine di cercare un senso nei libri, e la paragonano a quella di cercare un senso nei sogni o nelle linee caotiche della mano… (682)
Questi esempi permisero a un bibliotecario di genio di scoprire la legge fondamentale della Biblioteca. Questo pensatore osservò che tutti i libri, per diversi che fossero, constavano di elementi eguali: lo spazio, il punto, la virgola, le ventidue lettere dell’alfabeto. (683)
M’inganneranno, forse, la vecchiezza e il timore, ma sospetto che la specie umana - l’unica - stia per estinguersi, e che la Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.
Aggiungo: infinita. (688)
Ts’ui Pen mori’; nessuno, nelle vaste terre che erano state sue, trovo’ il labirinto; fu la confusione del romanzo a suggerirmi che il labirinto fosse il romanzo stesso. (697)
A differenza di Newton e Schopenhauer, il suo antenato non credeva in un tempo uniforme, assoluto. Credeva in infinite serie di tempo, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli. Questa trama di tempi che s’accostano, si biforcano, si tagliano o s’ignorano per secoli, comprende tutte le possibilita’. Nella maggior parte di questi tempi noi non esistiamo;... (700-1)
Noi, in un’occhiata percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini di una pergola. Sapeva le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata d’un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevo’ un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho. … Poteva ricostruire tutti i sogni dei tuoi sonni, tutte le immagini dei tuoi dormiveglia. (712)
Allora vidi il volto di quella voce che aveva parlato tutta la notte. Ireneo aveva diciannove anni; era nato nel 1868; mi parve monumentale come il bronzo, ma antico come l’Egitto, anteriore alle profezie e alle piramidi. (715)
Verso l’alba, sogno’ d’essersi rifugiato in una delle navate della biblioteca del Clementinum. Un bibliotecario dagli occhiali neri gli domando’: “Che cerca?”. Hladik rispose: “Cerco Dio”. Il bibliotecario disse: “Dio e’ in una delle lettere d’una delle pagine d’uno dei quattrocentomila volumi del Clementinum. I miei padri e i padri dei miei padri hanno cercato questa lettera; io sono diventato cieco a cercarla”. (743)
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Borges: dall’impronta di un dinosauro al volo di una libellula tra i fogli svolazzanti di un libro. La luce dei suoi occhi ci apre alle lontane congetture dei sogni che sognano.
Il tempo, trasformandosi in parole, rallenta il suo perenno corso.
Introduzione
"Freud" disse (Borges) in una delle conversazioni con Richard Burgin "non mi e' mai piaciuto. Ma sono sempre stato un appassionato lettore di Jung. Leggo Jung nello stesso modo in cui potrei leggere, diciamo Plinio o Il ramo d'oro di Frazer, lo leggo come una specie di mitologia, come una specie di museo o enciclopedia di strane leggende". (XLIX)
"Ho letto molto di teologia protestante, di buddismo e di Spinoza. Ma non sono religioso, ne' buddista, ne'spinoziano. Ho utilizzato Berkeley e Schopenhauer per le loro possibilita' letterarie, non perche' credessi alle loro dottrine. I miei racconti non sono favole per convincere qualcuno". (LXXXV)
"Comincia qui la mia disperazione di scrittore. Ogni linguaggio e' un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gli interlocutori condividono; come trasmettere agli altri l'infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia?". (XC)
FERVORE DI BUENOS AIRES
Fine d'anno (39)
Ne' la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
ne' quella metafore inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
ne' il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l'altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici irreparabili rintocchi.
La causa vera
e' il sospetto generael e confuso
dell'enigma del Tempo;
e' lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduti qualcosa in noi:
immobile.
Alba (55)
Nella profonda notte universale
che appena contraddicono i fanali
una raffica perduta
ha offeso le strade taciturne
come presentimento tremulo
dell'alba orribile che fa la ronda
ai sobborghi smantellati del mondo.
Curioso dell'ombra
e impaurito dalla minaccia dell'alba
rivissi la tremenda congettura
di Schopenhauer e di Berkeley
che dichiara che il mondo
e' una attivit' della mente,
un sogno delle anime,
senza base ne' proposito ne' volume.
E gia' che le idee
non sono eterne come il marmo
ma immortali come un bosco o un fiume,
la dottrina citata
assunse un'altra forma nell'alba
e la superstizione di quell'ora
quando la luce come un rampicante
va a implicare le pareti dell'ombra,
piego' la mia ragione
e traccio' il capriccio seguente:
Se sono prive di sostanza le cose
e se questa numerosa Buenos Aires
non e' altro che un sogno
che ergono in condivisa magia le anime,
c'e' un istante
in cui pericola tumultuosamente il suo essere
ed e' l'istante rabbrividito dell'alba,
quando sono pochi coloro che sognano il mondo
e soltanto alcuni nottambuli conservano,
cenerina e appena abbozzata,
l'immagine delle strade
che completeranno poi con gli altri.
Ora in cui il sogno pertinace della vita
corre pericolo di rottura,
ora in cui sarebbe facile a Dio
uccidere del tutto la Sua opera!
Ma di nuovo il mondo si e' salvato.
La luce deambula inventando sporchi colori
e con qualche rimorso
della mia complicita' nel risorgere del giorno
sollecito la mia casa,
attonita e glaciale nella luce bianca,
mentre un uccello trattiene il silenzio
e la notte consumata
e' rimasta negli occhi dei ciechi.
Versi che potei aver scritto e perduto verso il 1922 (87)
Silenziose battaglie del tramonto
in sobborghi ultimi,
sempre antiche sconfitte di una guerra nel cielo,
albe ruinose che ci vengono
dal profondo deserto dello spazio
come dal profondo del tempo,
neri giardini della pioggia, una sfinge di un libro
che avevo paura di aprire
e la cui immagine torna nei sogni,
la corruzione e l'eco che saremo,
la luna sopra il marmo,
alberi che si alzano e durano
come divinita' tranquille,
la mutua notte e la sperata sera,
Walt Whitman, il cui nome e' l'universo,
la spada valorosa di un re
nel silenzioso letto di un fiume,
i sassoni, gli arabi e gli spagnoli
che, senza saperlo, mi generarono,
sono io tali cose e le altre
o sono chiavi segrete e ardue algebre
di cio' che non sapremo mai?
LUNA DI FRONTE
Quasi giudizio finale (125)
Il mio girovago far niente vive e si scatena nella varieta' della notte.
La notte e' una festa lunga e sola.
Nel mio segreto cuore io mi giustifico ed esalto:
Ho testimoniato il mondo; ho confessato la rarita' del mondo.
Ho cantato l'eterno: la chiara luna ritornante e le guance che invogliano l'amore.
Ho commemorato con versi la citta' che mi cinge e i sobborghi che si straziano.
Ho detto stupore dove altri dicono soltanto abitudine.
Davanti alla canzone dei deboli, accesi la mia voce di tramonti.
Gli antenati del mio sangue e gli antenati dei miei sogni ho esaltato e cantato.
Sono stato e sono.
Ho legato con salde parole il mio sentimento che pote' esssersi dissipato in tenerezza.
Il ricordo di una antica vilta' ritorna al mio cuore.
Stanno ancora accanto a me, comunque, le strade e la luna.
L'acqua continua ad essere dolce nella mia bocca e le strofe non mi negano la loro grazia.
Sento lo sgomento della bellezza: chi osera' condannarmi se questa grande luna della mia solitudine mi perdona?
QUADERNO SAN MARTIN
...
EVARISTO CARRIEGO (***)
Il termine las orillas si adatta con straordinaria precisione a quei confini desolati dove la terra fa suo l’aspetto indefinito del mare e pare degna di commentare l’immagine che ci propone Shakespeare: “la terra ha il suo gorgogliare, come l’hanno le acque”. (195)
Ieri sera, finita ormai la cena
e mentre assaporavo il caffé amaro,
mi posi a meditare lungamente:
lo spirito sereno come mai.
Ben lo so che la coppa non è piena
di quel che c’è di meglio, e tuttavia,
per pigrizia, può darsi, non so fare
rimprovero al destino, che non è stato buono…
Ma quasi in virtù di una rara qualità
non mostro alla vita un volto amaro
neppure nelle ore più penose,
nessuno mai avrà il diritto
di esigere da me una smorfia. Tante cose
si possono occultare in fondo al petto! (238)
E’ dal contadino che deriva la parola cultura; dalle città la parola civilizzazione, ma il cavaliere è un impeto che si perde. (258)
DISCUSSIONE (****)
Poscritto. In questa pagina di semplice notizia posso anche comunicare quella di un sogno. Sognai che uscivo da un altro sogno - popolato di cataclismi e di tumulti - e che mi svegliavo in una stanza irriconoscibile. Albeggiava: una immobile luce globale definiva l’estremità del letto di ferro, la sedia esatta, la porta e la finestra chiuse, il tavolo nudo. Pensai con paura “dove sono?” e non potei riconoscermi. La paura crebbe in me. Pensai: questa veglia sconsolata è già l’Inferno, questa veglia senza destino sarà la mia eternità. Allora mi svegliai per davvero: tremando. (370-1)
Io ho compilato una volta un’antologia della letteratura fantastica. Ammetto che quell’opera è fra le pochissime che un secondo Noè dovrebbe salvare da un secondo diluvio, ma denuncio la colpevole omissione degli insospettati e massimi maestri di quel genere. Parmenide, Spinoza, Leibniz, Kant, Francis Bradley. Infatti che cosa sono i prodigi di Wells o di Edgar Allan Poe - un fiore che ci arriva dal futuro, un morto sottoposto all’ipnosi - in confronto all’invenzione di Dio, alla teoria laboriosa di un essere che in qualche modo è tre e che solitariamente perdura fuori del tempo? Che cos’è la pietra bezoar di fronte all’armonia prestabilita, chi è l’unicorno di fronte alla Trinità, chi è Lucio Apuleio di fronte ai moltiplicatori di Buddha del Grande Veicolo, che sono tutte le notti di Sherazade accanto a un argomento di Berkeley? Ho venerato la graduale invenzione di Dio; anche l’Inferno e il Cielo (una remunerazione immortale, un castigo immortale) sono ammirevoli e curiose concezioni dell’immaginazione degli uomini. (429-30)
STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA (***)
Il suo amico Garrett, lo sceriffo che poi lo avrebbe ucciso, gli disse un giorno: “Mi sono esercitato molto nella mira uccidendo bufali”. “Io ancor di più uccidendo uomini” rispose Billy the Kid, soavemente. (479-80)
STORIA DELL’ETERNITA’ (****)
Come mai non ho intuito che l’eternità, anelata con amore da tanti poeti, è uno splendido artificio che ci libera, seppure fugacemente, dall’intollerabile oppressione del successivo? (521)
L’universo richiede l’eternità. I teologi non ignorano che se l’attenzione del Signore si distraesse un solo secondo da questa mia mano destra che scrive, essa ricadrebbe nel nulla, come fulminata da un fuoco senza luce. Perciò affermano che la conservazione di questo mondo è una perpetua creazione e che i verbi conservare e creare, così nemici qui, sono sinonimi nel Cielo. (538)
Traggo anticipatamente questa conclusione: la vita è troppo povera per non essere anche immortale. Ma non abbiamo nemmeno la sicurezza della nostra povertà, poichè il tempo, facilmente confutabile nell’ambito dei sensi, non è tuttavia confutabile in quello intellettuale, dalla cui essenza sembra inseparabile il concetto di successione. (543-4)
le kenningar
l’aria
casa degli uccelli
casa dei venti
le aringhe
frecce del mare
la balena
maiale delle onde
la panca
albero da sedere
la barba
bosco della mascella
la battaglia
assemblea di spade
tempesta di spade
incontro delle sorgenti
volo di lance
canzone di lance
festa di aquile
pioggia degli scudi rossi
festa dei vichinghi
il braccio
forze dell’arco
gamba della scapola
l’avvoltoio
cigno insanguinato
gallo dei morti
il cavallo
agitatore del freno
la testa
sostegno dell’elmo
macigno delle spalle
castello del corpo
la birra
onda del corno
marea della coppa
il cielo
elmo dell’aria
terra delle stelle del cielo
cammino della luna
tazza dei venti
il cuore
mela del petto
dura ghianda del pensiero
il corvo
gabbiano dell’odio
gabbiano delle ferite
cavallo della strega
cugino del corvo
i denti
rupi delle parole
lo scudo
terra della spada
luna della nave
luna dei pirati
tetto della battaglia
nuvolone della battaglia
la spada
ghiaccio della lite
verga dell’ira
fuoco di elmi
drago della spada
roditore di elmi
spina della battaglia
pesce della battaglia
remo del sangue
lupo delle ferite
ramo delle ferite
le frecce
grandine delle corde degli archi
oche della battaglia
il fuoco
sole delle case
rovina degli alberi
lupo dei templi
il guerriero
delizia dei corvi
arrossatore del becco del corvo
rallegratore dell’aquila
albero dell’elmo
albero della spada
tintore di spade
l’ascia
orchessa dell’elmo
caro nutritore dei lupi
la fuliggine
nera rugiada del focolare
la forca
albero dei lupi
cavallo di legno
le lacrime
rugiada della pena
la lancia
drago dei cadaveri
serpente dello scudo
la lingua
spada della bocca
remo della bocca
la mano
sedia del nibbio
paese degli anelli d’oro
il mare
tetto della balena
terra del cigno
cammino delle vele
campo del vichingo
prato del gabbiano
catena delle isole
il morto
albero dei corvi
avena delle aquile
frumento dei lupi
la nave
lupo delle maree
cavallo del pirata
renna del re del mare
pattino del vichingo
cavallo dell’onda
carro che ara il mare
falco della spiaggia
gli occhi
pietre del viso
lune della fronte
l’oro
fuoco del mare
letto del serpente
bagliore della mano
bronzo delle discordie
la pace
riposo delle lance
il petto
casa dell’alito
nave del cuore
base dell’anima
sede delle risate
l’argento
neve della borsa
ghiaccio dei crogiuoli
rugiada della bilancia
il re
signore degli anelli
distributore di tesori
distributore di spade
il fiume
sangue delle rupi
terra delle reti
il sangue
ruscello dei lupi
marea della strage
rugiada del morto
sudore della guerra
birra dei corvi
acqua della spada
onda della spada
il sole
sorella della luna
fuoco dell’aria
la terra
mare degli animali
pavimento delle tempeste
cavallo della nebbia
il toro
signore delle palizzate
l’estate
crescita degli uomini
animazione delle vipere
il vento
fratello del fuoco
danno dei boschi
lupo dei cordami
(550-5)
Nietzsche voleva uomini capaci di tollerare l’immortalità. … “Se ti immagini una lunga pace prima di rinascere, ti giuro che sbagli. Tra l’ultimo istante della coscienza e il primo risplendore di una vita nuova c’è ‘nessun tempo’ - l’intervallo dura quanto un fulmine, anche se non bastano a misurarlo bilioni di anni. Dove manca un io, l’infinito può equivalere alla successione”. (574)
Ripete Marco Aurelio: “Chi ha visto il presente ha visto tutte le cose: quelle che furono nell’insondabile passato, quelle che saranno nel futuro”. (583)
FINZIONI (*****)
Debbo la scoperta di Uqbar alla congiunzione di uno specchio e di una enciclopedia. (623)
Ogni stato mentale è irreducibile: il solo fatto di nominarlo - id est, di classificarlo - comporta una falsificazione. (631)
Oggi, una delle chiese di Tlon sostiene platonicamente che certe cose come un determinato dolore, una determinata sfumatura verdastra del giallo, una determinata temperatura, un determinato suono, costituiscono l’unica realtà. Tutti gli uomini, nel vertiginoso istante del coito, sono lo stesso uomo. Tutti gli uomini che ripetono un verso di Shakespeare sono William Shakespeare. (nota 633)
La storia, madre della verità; l’idea è meravigliosa. Menard, contemporaneo di William James, non vede nella storia l’indagine della realtà, ma la sua origine. La verità storica, per lui, non è ciò che avvenne, ma ciò che noi giudichiamo che avvenne. (657)
… l’impegno di modellare la materia incoerente e vertiginosa di cui si compongono i sogni è il più arduo che possa assumere un uomo, anche se penetri tutti gli enigmi dell’ordine superiore e dell’inferiore: molto più arduo che tessere una corda di sabbia o monetare il vento senza volto. (661)
Temette che suo figlio meditasse su questo strano privilegio e scoprisse in qualche modo la sua condizione di mero simulacro. Non essere un uomo, essere la proiezione del sogno di un altr’uomo: che umiliazione incomparabile, che vertigine! (664)
… nacque la proposta seguente: “Se la lotteria è una intensificazione del caso, una periodica infusione del caos nel cosmo, non converrebbe fare intervenire il caso in tutte le fasi del gioco, e non in una sola? Non è ridicolo che il caso detti la morte di qualcuno e che le circostanze di questa morte - pubblica o segreta, immediata o ritardata d’un secolo - non siano anch’esse soggette al caso?”. (670)
(So d’una regione barbarica i cui bibliotecari ri pudiano la superstizione e vana abitudine di cercare un senso nei libri, e la paragonano a quella di cercare un senso nei sogni o nelle linee caotiche della mano… (682)
Questi esempi permisero a un bibliotecario di genio di scoprire la legge fondamentale della Biblioteca. Questo pensatore osservò che tutti i libri, per diversi che fossero, constavano di elementi eguali: lo spazio, il punto, la virgola, le ventidue lettere dell’alfabeto. (683)
M’inganneranno, forse, la vecchiezza e il timore, ma sospetto che la specie umana - l’unica - stia per estinguersi, e che la Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.
Aggiungo: infinita. (688)
Ts’ui Pen mori’; nessuno, nelle vaste terre che erano state sue, trovo’ il labirinto; fu la confusione del romanzo a suggerirmi che il labirinto fosse il romanzo stesso. (697)
A differenza di Newton e Schopenhauer, il suo antenato non credeva in un tempo uniforme, assoluto. Credeva in infinite serie di tempo, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli. Questa trama di tempi che s’accostano, si biforcano, si tagliano o s’ignorano per secoli, comprende tutte le possibilita’. Nella maggior parte di questi tempi noi non esistiamo;... (700-1)
Noi, in un’occhiata percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini di una pergola. Sapeva le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata d’un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevo’ un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho. … Poteva ricostruire tutti i sogni dei tuoi sonni, tutte le immagini dei tuoi dormiveglia. (712)
Allora vidi il volto di quella voce che aveva parlato tutta la notte. Ireneo aveva diciannove anni; era nato nel 1868; mi parve monumentale come il bronzo, ma antico come l’Egitto, anteriore alle profezie e alle piramidi. (715)
Verso l’alba, sogno’ d’essersi rifugiato in una delle navate della biblioteca del Clementinum. Un bibliotecario dagli occhiali neri gli domando’: “Che cerca?”. Hladik rispose: “Cerco Dio”. Il bibliotecario disse: “Dio e’ in una delle lettere d’una delle pagine d’uno dei quattrocentomila volumi del Clementinum. I miei padri e i padri dei miei padri hanno cercato questa lettera; io sono diventato cieco a cercarla”. (743)
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Friday, August 14, 2015
Review: La Montagna Magica
La Montagna Magica by Jirō Taniguchi
My rating: 3 of 5 stars
Tu puoi
proteggere
questa montagna
perche' hai un
cuore puro.
...
Se lo vuoi
veramente, puoi
parlare alla
natura stessa.
Agli
insetti
e agli
animali.
Agli
alberi e
alle piante. (55-6)
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My rating: 3 of 5 stars
Tu puoi
proteggere
questa montagna
perche' hai un
cuore puro.
...
Se lo vuoi
veramente, puoi
parlare alla
natura stessa.
Agli
insetti
e agli
animali.
Agli
alberi e
alle piante. (55-6)
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Review: Peter Wimsey e il cadavere sconosciuto
Peter Wimsey e il cadavere sconosciuto by Dorothy L. Sayers
My rating: 3 of 5 stars
Bunter!
Sì, mylord.
Sua Grazia, mi dice che un rispettabile architetto di Battersea ha scoperto il cadavere di un uomo nel suo bagno.
Davvero, mylord? Molto gratificante. (10)
Effettivamente era quello che più o meno succedeva - confermò lord Peter. - Vedete, lady Swaffham, caso mai vi capitasse di commettere un assassinio, l’unica cosa di cui dovete preoccuparvi è quella di impedire con ogni mezzo possibile e immaginabile che, nel cervello di qualcuno, nasca una determinata associazione di idee. (137)
… anche se lord Peter aveva uno strano modo di parlare dei libri, come se l’autore si fosse confidato in anticipo e gli avesse raccontato come avesse messo insieme la trama e qual era la parte che aveva scritto per prima. (173)
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Bunter!
Sì, mylord.
Sua Grazia, mi dice che un rispettabile architetto di Battersea ha scoperto il cadavere di un uomo nel suo bagno.
Davvero, mylord? Molto gratificante. (10)
Effettivamente era quello che più o meno succedeva - confermò lord Peter. - Vedete, lady Swaffham, caso mai vi capitasse di commettere un assassinio, l’unica cosa di cui dovete preoccuparvi è quella di impedire con ogni mezzo possibile e immaginabile che, nel cervello di qualcuno, nasca una determinata associazione di idee. (137)
… anche se lord Peter aveva uno strano modo di parlare dei libri, come se l’autore si fosse confidato in anticipo e gli avesse raccontato come avesse messo insieme la trama e qual era la parte che aveva scritto per prima. (173)
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Friday, August 7, 2015
Review: Lovecraft - Antologia vol.1
Lovecraft - Antologia vol.1 by H.P. Lovecraft
My rating: 4 of 5 stars
L'ipnotica scrittura di Lovecraft sommerge le immagini e la forza dei sogni di Chtulhu riemergono nei tuoi sogni.
IL RICHIAMO DI CHTULHU
La cosa piu' misericordiosa al
mondo e' la capacita' della mente
umana di mettere in relazione
i suoi contenuti. Abitiamo una
placida isola d'ignoranza tra mari
neri d'infinito e non era previsto
che ce ne allontanassimo. (da qualche parte)
L'ORRORE DI DUNWICH
... qualcosa legato
ai neri abissi d'essenza
e d'esistenza che si
dilatano al di la'
della materia, dello
spazio e del tempo.
Gli Antichi furono, gli Antichi sono, gli Antichi
saranno. (da qualche parte)
DAGON
Ma la notte sogno il giorno in cui le terre sprofonderanno...
... quando quelle innominabili creature sorgeranno dai flutti e trasci-
neranno i resti dell'umanita' inconsistente, logorata dalle guerre,
nell'olezzo dei loro artigli. (da qualche parte)
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My rating: 4 of 5 stars
L'ipnotica scrittura di Lovecraft sommerge le immagini e la forza dei sogni di Chtulhu riemergono nei tuoi sogni.
IL RICHIAMO DI CHTULHU
La cosa piu' misericordiosa al
mondo e' la capacita' della mente
umana di mettere in relazione
i suoi contenuti. Abitiamo una
placida isola d'ignoranza tra mari
neri d'infinito e non era previsto
che ce ne allontanassimo. (da qualche parte)
L'ORRORE DI DUNWICH
... qualcosa legato
ai neri abissi d'essenza
e d'esistenza che si
dilatano al di la'
della materia, dello
spazio e del tempo.
Gli Antichi furono, gli Antichi sono, gli Antichi
saranno. (da qualche parte)
DAGON
Ma la notte sogno il giorno in cui le terre sprofonderanno...
... quando quelle innominabili creature sorgeranno dai flutti e trasci-
neranno i resti dell'umanita' inconsistente, logorata dalle guerre,
nell'olezzo dei loro artigli. (da qualche parte)
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Review: Troiane - Eracle
Troiane - Eracle by Euripides
My rating: 4 of 5 stars
TROIANE (***)
Le Troiane sono le antesignane portavoci di una filosofia di vita che potrebbe essere compendiata nel celebre motto: Fata volentem ducunt, nolentem trahunt ("Il destino accompagna chi lo accetta, trascina chi lo rifiuta"), ... (xii)
Posidone:
E' uno stolto l'uomo che distrugge citta':
se condanna alla desolazione templi e tombe, rifugio dei morti,
non scampa per molto alla sua stessa rovina. (13)
ERACLE (*****)
L'uomo nuovo che Euripide mette in scena e' portavoce di un altrettanto nuovo codice di comportamento: quello di chi non rifiuta il fardello della responsabilita' per gli atti che commette e supera la vergogna che da questi scaturisce non con il suicidio, ma con la sopportazione della vergogna stessa; protagonista diventa l'uomo consapevole della propria debolezza e della propria totale soggezione e passivita' rispetto alla sorte, che non rifiuta l'aiuto del prossimo, ma anzi scopre nella sua amicizia e nella sua solidarieta' l'unica fonte di conforto. (xxix)
Anfitrione
... la cosa piu' saggia,
in battaglia, e' uccidere i nemici
e salvare la vita, senza dipendere dalla sorte. (115)
Coro
Se gli dei avessero senno e sapienza
nei confronti degli uomini,
darebbero una doppia giovinezza
a chi rechi in se' il chiaro sigillo
della virtu', perche' dopo la morte,
torni di nuovo alla luce del sole
nella seconda corsa;
solamente una vita,
invece, meriterebbe chi e' vile. (147)
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TROIANE (***)
Le Troiane sono le antesignane portavoci di una filosofia di vita che potrebbe essere compendiata nel celebre motto: Fata volentem ducunt, nolentem trahunt ("Il destino accompagna chi lo accetta, trascina chi lo rifiuta"), ... (xii)
Posidone:
E' uno stolto l'uomo che distrugge citta':
se condanna alla desolazione templi e tombe, rifugio dei morti,
non scampa per molto alla sua stessa rovina. (13)
ERACLE (*****)
L'uomo nuovo che Euripide mette in scena e' portavoce di un altrettanto nuovo codice di comportamento: quello di chi non rifiuta il fardello della responsabilita' per gli atti che commette e supera la vergogna che da questi scaturisce non con il suicidio, ma con la sopportazione della vergogna stessa; protagonista diventa l'uomo consapevole della propria debolezza e della propria totale soggezione e passivita' rispetto alla sorte, che non rifiuta l'aiuto del prossimo, ma anzi scopre nella sua amicizia e nella sua solidarieta' l'unica fonte di conforto. (xxix)
Anfitrione
... la cosa piu' saggia,
in battaglia, e' uccidere i nemici
e salvare la vita, senza dipendere dalla sorte. (115)
Coro
Se gli dei avessero senno e sapienza
nei confronti degli uomini,
darebbero una doppia giovinezza
a chi rechi in se' il chiaro sigillo
della virtu', perche' dopo la morte,
torni di nuovo alla luce del sole
nella seconda corsa;
solamente una vita,
invece, meriterebbe chi e' vile. (147)
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